la civiltà egizia
un potente anelito all'immortalità
Francesco Bertoldi
introduzione
Questa pagina non ha alcuna pretesa di parlare in modo completo su storia e civiltà dell'antico Egitto. Si tratta molto più modestamente di veloci e brevi appunti su alcuni aspetti di quelle, da una prospettiva piuttosto filosofica che storiografica.
brevi cenni cronologici
Gli studiosi sono soliti distinguere diverse fasi del lunghissimo periodo di storia dell'antico Egitto (prima della perdita di indipendenza, ad opera dei Persiani, nel 525, di Alessandro Magno, nel 332 a.C., prima, e poi dei romani, dal 31 a.C.):
- l'Antico Regno (2850 a.C. - 2191 a.C. ca.): vede l'unificazione del territorio egiziano, precedentemente diviso in molti piccoli regni; a capo di questa nuova entità sta un faraone, a cui è attribuita una natura divina. È in questa prima fase che vengono costruite le tre grandi piramidi di Giza, quella Cheope, Chefren e Micerino. Questa fase si conclude con il cosiddetto Primo Periodo intermedio, contrassegnato da forti spinte centrifughe e da una sostanziale assenza di autorità centrale.
- il Medio Regno (2046 a.C. - 1793 a.C. ca.): riprende l'autorità centrale del re (faraone), ma senza l'aura di sacralità che ne aveva caratterizzato la figura nell'Antico Regno. L'economia si sviluppa: oltre all'agricoltura fioriscono l'artigianato e il commercio. Si realizzano anche opere di bonifica e di irrigazione, che testimoniano un apprezzabile progresso tecnologico. Anche la letteratura e le arti conoscono uno sviluppo positivo. Come l'Antico, anche il Medio Regno finisce con un (Secondo) Periodo intermedio, anch'esso contrassegnato da una situazione di debolezza del potere centrale, che favorisce una parziale occupazione dell'Egitto da parte di un popolo straniero, gli Hyksos.
- il Nuovo regno (1570 a.C. - 525 a.C.): gli Hyksos vengono sconfitti, e si ri-consolida il potere centrale. L'Egitto anzi si espande inizialmente verso Est (ma con alterne vicende e guerre con altri popoli, tra cui gli Ittiti). È in questa fase che regnano faraoni famosi come Akhenaton (1351-1334 a.C., che cercò invano di favorire una sorta di monoteismo, incompreso dal popolo, tuttavia), Tutankhamon (1358-1349, che restaurò il culto tradizionale), Ramesse III (1183-1151 a.c. ca.). Questa fase finisce con la conquista persiana dell'Egitto (525 a.C.)
alcuni tratti salienti della civiltà egizia
Convivono nella civiltà egizia, come del resto ovunque, aspetti positivi e aspetti negativi: dal punto di vista che più qui interessa, quello del senso della vita e quindi del senso religioso, abbiamo da un lato una potente, fortissima, aspirazione all'immortalità, dall'altro essa viene concepita in termini prevalentemente materiali, così come lo è il divino.
Una struggente sete di immortalità ...

Chi ritiene che la religiosità sia qualcosa di artificioso, frutto, poco o tanto, di patologie psichiche (come l'incapacità di affrontare la realtà nella sua durezza e la ricerca infantilistica di un rifugio, oppure la sopravvivenza in età adulta di fantasie tipicamente infantili), tende a pensare che in un essere umano sano non vi sia alcuna paura della morte e alcuna ricerca di una vita dopo la morte, alcuna ricerca di immortalità.
Ma il fatto che una civiltà abbia profuso enormi energie, come quelle che sono state necessarie per costruire le piramidi, proprio per cercare l'immortalità può essere considerato un indizio che va a smentire tale tesi, secondo cui tale ricerca sarebbe artificiosa e posticcia.
D'altronde le piramidi testimoniano un desiderio di immortalità non solo perché proteggono la salma del faraone, ma perché la loro stessa forma “esteriore” è quella più in grado di assicurare la massima permanenza nel tempo.
Senza contare che l'imbalsamazione del cadavere, la sua mummificazione, ne assicura la massima permanenza nel tempo. Tuttavia si tratta di una speranza di sopravvivenza oltre morte collocata “un po' troppo” nella dimensione fisica, materiale.
... declinata troppo naturalisticamente

Non è che si possa più di tanto rimproverare agli antichi egizi di aver concepito l'immortalità in termini ancora confusi e tendenzialmente materialistici: è normale che la consapevolezza umana non arrivi di colpo alla pienezza della verità. È inevitabile che quello del pensiero sia un cammino, progressivo.
Tuttavia, oggettivamente, è un sintomo di una concezione ancora immatura, il pensare che mummificare un cadavere possa essere rilevante ai fini dell'immortalità. Significa dimenticare che il baricentro della persona umana è la sua dimensione spirituale, l'anima.
Inoltre, il naturalismo della religiosità egizia emerge anche nel fatto che le stesse divinità erano concepite come materiali: Hegel era colpito dal fatto che il divino era identificato con
il dio Horusanimali, a riprova di una concezione quantomai primitiva e immatura.
📚 Bibliografia essenziale
- Guy Rachet, Dictionnaire de la Civilisation égyptienne, Paris 1968, 1998, tr.it.
Dizionario della civiltà egizia, Gremese, Roma 1994 (
o
).
- David Silverman, Ancient Egypt, Oxford - New York 1997(
o
).
- Bart Winer, Life in the Ancient World, New York 1961, tr.it. la vita e i costumi dell'antichità, , Milano 1968 (
o
).
🎬 Filmografìa
Films collegati al tema sono, tra gli altri: