La natura del comunismo
un progetto totalizzante e totalitario
Francesco Bertoldi
che cosa non è

Il comunismo, conformemente alle idee di Marx, ribadite e accettate da Lenin, Stalin, Mao e da tutti gli altri suoi leader storici, non ha voluto essere una semplice ricetta per la soluzione di problemi economici. Non ha voluto riguardare insomma solo un livello, un settore (circoscritto), ma ha avuto la pretesa di riguardare tutto l'uomo e ogni suo ambito (pubblico e privato, economico e culturale, sociale e politico, giuridico e artistico).
Per questo il comunismo non è stato solo un mezzo per “aiutare i deboli”, gli oppressi, gli sfruttati, lasciando neutrale e sostanzialmente inalterato il campo delle visioni-del-mondo, in modo che ognuno scegliesse liberamente a quale visione del mondo ispirarsi. Il comunismo, coerentemente alle idee del suo ispiratore, Karl Marx, non è stato neutro riguardo alla visione del mondo, ma ha avuto una sua ben precisa visione del mondo, che ha cercato di imporre come alternativa e incompatibile a qualsiasi altra.
In altri termini il comunismo è stato un tipo di sistema onnicomprensivo e onnipervadente: una forma cioè di totalitarismo.
cristianesimo e comunismo
Qui si pone pertanto un problema di compatibilità del marxismo con la fede cristiana. In particolare negli anni '70 del '900 alcuni credenti, i Cristiani Per il Socialismo, soprattutto in Europa e in America Latina, ritennero che tale compatibilità ci fosse e che il marxismo fornisse gli strumenti per analizzare teoricamente e risolvere praticamente le ingiustizie sociali, senza usare nei confronti del marxismo un adeguato vaglio critico; tale convinzione si basava sul presupposto, almeno implicito, che il marxismo concernesse solo un livello della realtà, senza entrare in rotta di collisione con il livello “spirituale”, incommensurabile a quello. Ma così non era e non è, perché come la fede riguarda ogni aspetto della realtà (=è totalizzante), così il marxismo pretende lui pure di riguardare non solo l'ambito economico-sociale ma l'intera realtà (=lui pure pretende di essere totalizzante). Ora due totalità non possono diventare due parti: o è vera l'una o è vera l'altra. O è vero che esiste Dio, oppure è vero che esiste solo la materia; o è vero che nella storia agisce un fattore non materiale, oppure è vero il contrario.
Questo non significa che tutto ciò che ha detto Marx fosse e sia da scartare, in una prospettiva cristiana. Significa però che l'orizzonte interpretativo dentro cui collocare tutto è dato dalla fede e da una filosofia realistica, e non da una materialistica. Il fattore materiale infatti ha sì la sua importanza, ma non si tratta di una importanza esclusiva, come invece pensa il marxismo.
il comunismo come totalitarismo
Il comunismo come totalitarismo pretendeva di regolare ogni aspetto della vita. Perciò si interessava sì, anzitutto, di economia, attribuendo allo Stato, guidato dal Partito, il ruolo di unico protagonista e controllore di tale ambito: tutti i mezzi di produzione erano statalizzati (collettivismo statalista) e l'economia veniva “pianificata” (si pensi ai piani quinquennali inaugurati da Stalin), cioè non più regolata dal dinamismo della domanda e della offerta, ma governata centralisticamente da uno Stato che stabiliva quanto ogni settore (agricolo e industriale) dovesse produrre.
Ma lo Stato non si limitava all'ambito economico: si interessava anche di ogni problema umano: dalla vita sociale (gestendo il problema della abitazione, del vestiario, della alimentazione, delle comunicazioni, del tempo libero e delle vacanze) alla informazione (sottoposta a una ferrea censura, come e più che in altri sistemi totalitari), dalla cultura (solo gli intellettuali e artisti allineati al regime avevano diritto di pubblica espressione, perseguitati invece i dissidenti, come Andrej Sacharov o Alexandr Solzjenitsin) alla educazione (insegnanti potevano essere solo membri fedelissimi del Partito e loro compito precipuo era quello di promuovere più che la capacità degli alunni, il loro inquadramento ideologico nei ranghi dell'ortodossia comunista).
Infatti ciò a cui il comunismo mirava era la creazione di un uomo nuovo, di una società nuova, da cui il male, la cui radice era identificata nello sfruttamento economico di una classe sull'altra, sarebbe stato alla fine totalmente sradicato. Quello che si agitava all'orizzonte era una promessa di infinito, di infinito, di paradiso sulla terra, nella storia. Il purgatorio della durezza statale instaurata dopo la rivoluzione non era altro che tappa e passaggio obbligato (dalle prevedibili resistenze dei reazionari capitalisti e feudali) verso il Paradiso della piena realizzazione dell'umano.
Un esempio: la persecuzione dei cristiani. Tranne il caso di coloro che “vendevano l'anima” al regime, svolgendo un compito puramente rituale ed esteriore-liturgico (ovviamente senza alcuna forma di proselitismo, ma accompagnando con mesta lentezza al cimitero una fede ritenuta in via di estinzione, pura consolazione per vecchiette nostalgiche), non si contano i casi di vescovi, preti e semplici credenti vessati, incarcerati, torturati e in molti casi uccisi per la loro fede. Su questo si può utilmente vedere il testo della Osipova, Se il mondo vi odia e in genere i testi editi da Russia Cristiana.
Ancora: nelle scuole sovietiche si insegnava non religione, ma ... ateismo. L'ateismo era presentato come dottrina di Stato, come la verità “scientifica” che il regime “consacrava” con la sua autorità.