Il comunismo: gli inizi
la spietata determinazione di Lenin
Francesco Bertoldi
linee storiche
Il comunismo ha il suo vero e proprio atto di nascita in Russia, nel 1917, con la rivoluzione detta d'Ottobre, guidata da Lenin. Non possono infatti considerarsi esperienze di comunismo le brevi vicende della Comune parigina del 1871, né altri simili esperimenti, contrassegnati da utopica ricerca di eguaglianza totale, disseminati nel corso della storia precedente (come certi fenomeni ereticali tardomedioevali o come la vicenda di Thomas Müntzer).
la situazione precedente alla rivoluzione
La Russia prerivoluzionaria era decisamente arretrata sia da un punto di vista economico-sociale, sia da un punto di vista politico-istituzionale.
- economicamente la Russia era ancora un paese quasi esclusivamente agricolo, non avendo ancora conosciuto un vero decollo industriale: le poche industrie si concentravano nelle zone di Mosca e di S.Pietroburgo;
- di conseguenza la classe operaia era ancora decisamente esigua, mentre numerosissima era la classe contadina;
- dal punto di vista istituzionale la Russia era una monarchia assoluta, una autocrazia, con a capo lo da Caesar -> Csar -> Zar)zar; esisteva un Parlamento, eletto a suffragio censitario, la Duma, ma aveva poteri puramente cioè non decisionali: le sue decisioni non erano vincolanti, a decidere era solo lo Zarconsultivi.
Dal punto di vista culturale erano presenti due grandi atteggiamenti:
- quello slavofilo, che riteneva la cultura russa superiore a quella occidentale e autosufficiente nel fornire soluzioni ai problemi della Russia;
- quello filo-occidentale, che invece era cosciente della arretratezza russa e guardava con interesse alla cultura occidentale, in cui cercava strumenti interpretativi e modelli di azione per affrontare i problemi della Russia.
gli schieramenti politici
- L'area moderata (diremmo noi, di centro-destra) era rappresentata dai cosiddetti Cadetti (dalla sigla KD, cioè Kostituzional-Democratici): espressione della borghesia e della aristocrazia illuminata, volevano una evoluzione della Russia a monarchia parlamentare, costituzionale;
- vi era poi il partito socialrivoluzionario, radicato nel mondo contadino (lavoratori salariati): si rifaceva al filone slavofilo e vedeva nell'esperienza storica dei mir, le comunità di villaggio della antica Russia, in cui vigeva un sistema comunitario e solidaristico, il modello a cui ispirarsi;
- e infine vi era il partito socialdemocratico, che si rifaceva all'atteggiamento filo-occidentale, e guardava alla filosofia di Marx come al proprio pensiero ispiratore; erano divisi in
- menscevichi, si veda la voce riformismoriformisti, e
- bolscevichi, si veda la voce rivoluzionaririvoluzionari
la Rivoluzione d'Ottobre e il comunismo in Russia
L'anno cruciale fu il 1917: in quell'anno avvennero due rivoluzioni:
- la rivoluzione di Febbraio, che pose fine al regime zarista, senza decidere però quale sarebbe stato l'assetto definitivo della Russia;
- e la rivoluzione d'Ottobre, con cui i bolscevichi (comunisti) presero il potere.
Condizione imprescindibile per tali eventi fu sicuramente il forte malcontento causato dalla guerra, la Prima Guerra Mondiale, in cui la Russia era entrata a fianco di Francia e Inghilterra contro Germania e Austria-Ungheria. La guerra infatti aveva causato un numero elevatissimo di morti, soprattutto tra i contadini poveri, e causava anche una complessiva situazione di malessere economico e di instabilità politica.
La rivoluzione di Febbraio (secondo il calendario russo, ma era marzo secondo il calendario occidentale) costrinse lo zar alla abdicazione; ne nacque un governo provvisorio, formato da una coalizione di forze di opposizione allo zarismo. Due ne furono i presidenti: dapprima il principe Georgij L'vov, della destra moderata, e poi (da agosto) il socialrivoluzionario moderato Aleksandr Fedorovic Kerenskij.
Tra febbraio e ottobre in realtà vi fu in Russia un dualismo di poteri:
- da una parte il potere ufficiale, il governo provvisorio,
- e dall'altra i soviet, consigli rivoluzionari degli operai e dei soldati, che pur non avendo alcun riconoscimento ufficiale, detenevano un potere reale non trascurabile.
Nei soviet vigeva un tipo di democrazia assembleare, senza votazioni a scrutinio segreto e senza le tipiche regole di una democrazia rappresentativa, le decisioni venivano prese per acclamazione. In essi avevano una posizione dominante i bolscevichi, abili nell'infiammare gli animi con parole d'ordine semplificatrici e dirette.
il ritorno di Lenin e le tesi di Aprile
Il bolscevico Vladimir Ilic Ulianov, detto Lenin, si era già segnalato in Russia come elemento pericoloso per il regime e perciò aveva dovuto emigrare, riparando in Svizzera. Qui aveva proseguito la sua insonne e febbrile attività di rivoluzionario, che subordinava rigidamente la sua stessa ad esempio Lenin pare non ascoltasse dei tipi di musica, che potessero generare in lui sentimenti di compassione, tali da far desiderare di «accarezzare la testa dei bambini», perché un rivoluzionario deve essere pronto «a mozzargliela» (se sono nemici di classe, borghesi sfruttatori)vita privata all'ideale politico.
Durante la prima guerra mondiale Lenin teorizzò la possibile valenza rivoluzionaria della stessa guerra. Nell'aprile del 1917 colse l'opportunità di tornare in Russia, facendo conto sulla benevola accondiscendenza della Germania (che era d'obbligo attraversare, in assenza di trasporti aerei); questa infatti sperava che Lenin gettasse la Russia nel caos, per le sue idee sovversive e pacifiste, come in effetti accadde.
Appena giunto in Russia, accolto trionfalmente dai suoi compagni bolscevichi, Lenin si convinse che la situazione era matura per una rivoluzione proletaria, e lo teorizzò appunto nelle Tesi di Aprile.
In esse Lenin sosteneva, correggendo Marx,
- che in Russia vi erano le condizioni per una rivoluzione proletaria, nonostante che non vi fosse in Russia un capitalismo maturo, con alle spalle una rivoluzione borghese e la formazione di una numerosa classe operaia; si poteva insomma passare direttamente dal feudalesimo, solo da poco rovesciato, al comunismo, senza passare, come aveva invece previsto Marx, attraverso il capitalismo;
- ciò sarebbe stato possibile, a causa della esiguità della classe operaia, grazie a una alleanza tra operai (l'unica classe rivoluzionaria per Marx) e contadini (verso i quali Marx nutriva delle riserve, e che invece Lenin riteneva pienamente affidabili): per questo nel simbolo del comunismo bolscevico si trovano la falce (usata dai contadini) e il martello (usato dagli operai).
- Per accendere la miccia della rivoluzione era necessario fissare, come obbiettivi e parole d'ordine, la pace e la terra: la pace subito, a qualsiasi costo, e la terra ai contadini, nazionalizzandola senza indennizzi agli aristocratici e ai possidenti; in tal modo Lenin conquistava grandi consensi nel mondo contadino.
Da subito Lenin lanciò anche un'altra parola d'ordine: tutto il potere ai soviet, cioè la fine del governo provvisorio, troppo legato al passato e a una visione democratico-borghese e un governo rivoluzionario, non legittimato da meccanismi formali, ma dal fatto di essere sostanzialmente espressione del proletariato.
La Rivoluzione d'Ottobre
Kerenskij si rivelò un uomo di stato debole e incapace, da una parte, ma d'altra parte la situazione in Russia era così pesante per la guerra, che un profondo cambiamento era difficilmente evitabile; fu poi abilità di Lenin e di Trotzkij cogliere il momento opportuno per prendere il potere.

Il 7 novembre (secondo il nostro calendario, ma 25 ottobre per quello russo) del 1917 vi fu, da parte dei soldati rivoluzionari e delle guardie rosse, l'assalto al Palazzo d'Inverno di S.Pietroburgo, ex sede dello zar e allora sede del governo provvisorio. Il Palazzo cadde in mano ai bolscevichi senza opporre una seria resistenza. Si trattò di un colpo di stato operato dai bolscevichi: ma come reagirono le altre forze politiche? Non si opposero con forza alla violenza bolscevica, contando sulle imminenti elezioni per la assemblea costituente, che si sarebbero dovute tenere a novembre.
Le elezioni in effetti si tennero, e furono una delusione per i bolscevichi, che ottennero circa un quarto dei voti, mentre trionfarono i socialrivoluzionari, forti dell'appoggio delle campagne.
Ma Lenin, che già aveva teorizzato, in Stato e rivoluzione, il superamento della democrazia rappresentativa, rivendicando il diritto dei comunisti di prendere il potere anche senza legittimazione elettorale, non accettò il responso delle urne e sciolse l'Assemblea Costituente nel gennaio del 1918. A quel punto, a coloro che si opponevano al potere bolscevico non restava che la resistenza armata, la guerra civile.
La guerra civile
Lenin cercò di assicurarsi un sostegno diffuso mantenendo la promessa fatta di pace e terra. La terra venne assicurata ai contadini mediante l'esproprio della terra ai possidenti, immediatamente e senza indennizzo. Per quanto riguarda la pace Lenin firmò con la Germania, il 3 marzo del 1918 il trattato di Brest-Litovsk, con cui la Russia usciva dalla guerra, cedendo vastissimi territori.
La guerra civile durò dai primi mesi del '18 alla primavera del'20. Vide la contrapposizione delle Armate Bianche, antibolsceviche, comandate per lo più da generali zaristi, con un appoggio modesto e poco convinto dei paesi occidentali, alla Armata Rossa, abilmente comandata da Lev Davidovic Bronstein, detto Trotzkij, che rivelò notevoli doti strategiche e politiche. Opportunamente egli affiancò ai comandanti militari, spesso provenienti dall'esercito zarista, dei commissari politici, incaricati di valutare le scelte appunto dal punto di vista politico.
La vittoria dell'Armata Rossa si deve soprattutto al fatto che la grande maggioranza del mondo contadino, pur non essendo entusiasta dei bolscevichi, temeva il ritorno allo sfruttamento da parte degli antichi possidenti terrieri.
Lenin al potere
la Terza Internazionale
Con la nascita, per la prima volta in modo stabile e definitivo nella storia, di un regime comunista, si venne a porre una chiara demarcazione all'interno dei marxisti:
- coloro che accettavano il modello russo, leninista, cioè coloro che da allora si chiamarono i comunisti, e
- coloro che pur continuando a riferirsi a Marx, non accettavano tale modello, e da allora si chiamarono socialisti, con una accezione più specifica che in passato.
Lenin cercò di organizzare sistematicamente il movimento comunista internazionale, fondando appunto quella che è passata alla storia come la Terza Internazionale (o Internazionale comunista, o Comintern), nel 1919.
Il disegno di Lenin era quello di impadronirsi dei partiti socialisti già esistenti, espellendone la componente riformista e cambiandone il nome in partito comunista, legato a Mosca.
In realtà le cose non andarono così: furono i comunisti che dovettero andarsene dai partiti esistenti, prendendo comunque appunto il nome di partito comunista (in Italia ciò avvenne nel 1921).
Compito dei partiti comunisti, legati nella Terza Internazionale a Mosca, era difendere l'esperienza sovietica dalle accuse che le venivano rivolte in Occidente, e di cercare di creare le condizioni per fare la rivoluzione anche nei loro paesi.
Si vedano i 21 punti della Terza Internazionale.
il comunismo di guerra e la NEP
Dopo una iniziale fase di anarchia economica, già dall'estate del 1918 e fino al marzo del 1921, il governo comunista russo diede vita a quello che venne chiamato comunismo di guerra
, cioè le industrie e le banche vennero nazionalizzate e le campagne vennero assoggettate a un regime di stretto controllo da parte del potere centrale, per assicurare adeguati rifornimenti alimentari alle città. Fu dunque un tentativo di realizzare una completa collettivizzazione e statalizzazione dell'economia.
Ma questa linea non diede i risultati sperati: se in un primissimo tempo il superamento dello spontaneismo precedente diede qualche frutto, col tempo l'economia precipitò molto in basso. Le campagne non producevano abbastanza per sfamare la gente, tanto che si arrivò a una carestia, nella primavera-estate del 1921, che provocò almeno tre milioni di morti; e nelle città la produzione e l'occupazione erano in forte declino (alla fine del 1920 la produzione industriale era sette volte inferiore a quella del '13).
Di qui un forte malcontento nelle campagne e nelle città, che ebbe il suo episodio più emblematico e drammatico nella rivolta di Kronstadt (marzo 1921), quando si ribellarono i marinai di quella base, precedentemente roccaforte dei bolscevichi.
Così il Partito, sempre nel marzo del '21, prese la decisione di avviare la NEP, una reintroduzione, misurata e pilotata dall'alto, di elementi di libero mercato, di capitalismo:
- nelle campagne i contadini, una volta consegnato allo Stato una certa quantità di derrate alimentari, erano poi liberi di tenere per sè il ricavato della vendita delle eccedenze;
- nelle città era riammesso il piccolo commercio privato;
La NEP ebbe successo: la carestia venne superata e la produttività delle campagne aumentò considerevolmente, così come il commercio nelle città. Solo che, così, nacquero due classi sociali che stridevano con l'ideale collettivista del comunismo: i kulaki, contadini che si arricchivano con la NEP, e i nepmen piccoli imprenditori e commercianti delle città.
da Lenin a Stalin
Lenin morì nel 1924, ma già nel 1922 abbandonò le redini del potere, pur restando una figura carismatica di enorme autorità.

Gli succedette Josif Vissarionovic Djugasvili, detto Stalin (cioè “acciaio”), che venne scelto dai vertici del partito perché appariva come meglio manovrabile del carismatico Trotzkij.
In effetti Stalin e Trotzkij erano in contrasto, soprattutto su due temi:
- la politica interna, con Trotzkij contrario alla burocratizzazione del partito, cioè alla assenza di una per cui per lui era giusto che tutti potessero avanzare obiezioni e dubbi a chi guidava il Partito, a qualsiasi livellolibera dialettica interna, mentre Stalin era favorevole al mantenimento di un per cui tutti i membri del Partito dovevano fare quadrato attorno al verice, accettando senza discutere quanto deciso da quellocentralismo verticistico;
- la politica estera, con Trotzkij favorevole alla rivoluzione permanente, che non desse tregua al capitalismo e impedisse che il comunismo russo si involvesse in una spirale di autoritarismo, per difendersi dal resto del mondo, mentre Stalin era fautore del socialismo in un solo paese: occorreva allacciare rapporti il più possibile distesi coi paesi capitalistici, rassicurandoli sul fatto che la Russia non intendeva accelerare i tempi della rivoluzione al di fuori della Russia.