un ritratto di Kant

la Critica della Ragion pratica

la morale del dovere per il dovere

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la legge morale

un rigore non motivato

Dire morale, in Kant, è dire legge morale: egli espelle dall'ambito morale i concetto di fine e quello, connesso, di ricerca della felicità, e in ciò si contrappone all'eudemonismo del pensiero cristiano e di Aristotele. Uno cioè non deve chiedersi se il suo agire lo renderà felice, se lo realizzerrà: deve fare quuello che deve fare, perché deve. Ci si può chiedere se questa impostazione soddisfi il nostro bisogno di motivazioni.

La legge morale in Kant ha tre principali caratteristiche: è autonoma, formale e categorica.

l'autonomia della legge morale

L'etica, secondo Kant, può essere eteronoma o autonoma. Nel primo caso l'etica dipende da qualcosa di altro, dalla metafisica, per il razionalismo, o dall'esperienza, per l'empirismo. Dalla metafisica: dato che sappiamo che la realtà è fatta in un certo modo (metafisica) ne consegue che dobbiamo comportarci in un certo modo; il dover essere consegue all'essere; sappiamo che esiste lo spirituale (Dio e l'anima) e che esso è superiore al materiale, quindi dobbiamo comportarci privilegiando i valori spirituali, che ad esso ci conducono, così da godere poi della felicità. Oppure dall'esperienza: ci comportiamo in quel modo che ci procura il massimo del piacere, come attestato appunto dall'esperienza.

Una tale concezione però, per Kant, è insostenibile. Nel caso della metafisica lo è perché, come abbiamo visto parlando della Ragion Pura, essa è un sapere illegittimo, e quindi non può fungere da fondamento della morale. Nel caso dell'esperienza perché così facendo si priva la morale del carattere di assolutezza, di universalità e necessità, che invece le deve competere. Non resta dunque altra strada che quella di dire che l'etica è autonoma, non si appoggia ad altro da sé, ma ha in sé stessa la forza per autofondarsi.

la categoricità della legge morale

Se la morale è autonoma, il suo imperativo (la formula di ciò che la morale comanda) non potrà più essere un imperativo ipotetico, ossia “fà così se...” (“se vuoi essere felice”, nel caso del razionalismo metafisico, o “se vuoi raggiungere il piacere o l'utilità”, nel caso dell'empirismo), ma dovrà essere un imperativo categorico: “fà così perché devi”.

Kant infatti ritiene non si possa far dipendere l'azione morale da un fine ad essa esterno, perché ciò costituirebbe comunque qualcosa di traballante (sia nel caso della metafisica, sia nel caso dell'empirismo). Essa invece deve essere assoluta, e quindi deve autofondarsi.

il formalismo della legge morale

Non poggiando più sulla metafisica la legge morale non potrà più avere dei contenuti specifici, ma sarà, in qualche modo vuota. Non darà cioè indicazioni precise, contenutistiche, su ciò che debba essere fatto o evitato, ma si limiterà a fornire dei criteri assolutamente generali, universali, ossia fornirà delle “massime”, tre massime:

  1. agisci esclusivamente secondo la massima che possa nel contempo divenire universale;
  2. agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona come nella persona dell'altro, sempre come un fine e mai come un mezzo;
  3. agisci in modo che la volontà possa, in forza della sua massima, considerare sé stessa come legislatrice universale.

La prima e la terza massima si potrebbero tradurre così: “agisci in modo tale che se tutti agissero come stai facendo tu, il mondo andrebbe bene”. Ovvero “agisci in modo tale che tu non debba poi vergognarti di quello che stai facendo”, ossia che tu non debba desiderare che quello che stai facendo resti nascosto.

La seconda massima eprime un rispetto per il valore delle persona umana, un rispetto che è un'eredità della tradizione cristiana. Nessuno può essere strumentalizzato, trattato come un oggetto.

i postulati della legge morale

cacciato dalla porta, torna dalla finestra ...

L'incondizionato, il noumeno, non può essere raggiunto per via teoretica (non lo possiamo conoscere come qualcosa di certo), ma viene “postulato” dalla morale: è appunto il tema dei postulati. Il dato primo è la presenza in noi della legge morale, che come abbiamo visto, si impone senza appoggiarsi su niente di (a lei) esterno. Ma, una volta dato questa fattore, è possibile scoprirne come delle implicazioni, cioè i postulati. Perché la nostra azione morale sia pienamente compiuta abbiamo bisogno di pensare che siano veri questi postulati.

l'esistenza di Dio

Essa deve essere postulata come garanzia di una immancabile proporzione tra merito e felicità, cioè del fatto che facendo il bene se ne ha una ricompensa e facendo il male se ne ha uno svantaggio. Occorre che Dio esista perché i conti tornino, dato che nell'esperienza della vita attuale vediamo al contrario che i cattivi appaiono spesso più felici dei buoni, dei virtuosi. Dio è necessario per far tornare i conti, per dare a ciascuno il suo: ai cattivi il castigo e ai buoni il premio.

l'immortalità dell'anima

La motivazione che Kant ne dà è piuttosto bizzarra: l'anima deve essere immortale dal momento che nella vita presente, terrena, non riesce mai d essere fino in fondo virtuosa, non riesce ad essere quello che dovrebbe essere, a far coincidere l'essere col dover essere, a seguire sempre e fino in fondo la legge morale. Dunque occorre pensare che la vita non finisca con la morte e che ci siano dati come una specie di “tempi supplementari” per avvicinarci sempre più alla perfetta coincidenza tra dover essere ed essere.

Da notare quindi che Kant quindi immagina la vita ultraterrena non come il tempo del riposo, della pace, dopo quello della lotta, ma come un protrarsi della lotta all'infinito. Anche per certi Padri della Chiesa la vita eterna è progresso, solo che per loro è un progresso donato, cioè dovuto all'aiuto di Dio e non allo sforzo umano; mentre in Kant sembra che dovremo rimboccarci le maniche, sforzarci, per l'eternità. Una prospettiva non proprio esaltante.

la libertà del volere

È il postulato sul quale Kant si sofferma di meno, tanto esso appare ovvio: è ovvio infatti che per meritare un premio o un castigo occorra essere liberi di scegliere il bene o il male.

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