la seconda guerra mondiale
l'incompiuta
cause
dove ci sono dispotismi, c'è guerra
La seconda guerra mondiale è conseguenza dello scontro tra ideologie in lotta mortale tra loro per il dominio dell'Europa e del mondo: si tratta essenzialmente di tre ideologie, ossia il nazifascismo, il comunismo e il liberalismo “occidentale” (anglo-franco-americano).
Esiste in effetti, fin dall'inizio una triangolazione tra tali tre opposte ideologie e non, come troppo spesso capita di sentire, uno scontro tra “gli alleati” (Occidente e URSS) e i nazifascisti.
Si può vedere al riguardo uno spezzone tratto dal film Katyn, di A.Wajda.
- Ne è documentazione l'evento, su cui troppo si tace, del patto Molotov-Ribbentrop , tra URSS e Germaniza nazista: l'Unione sovietica lo sottoscrive esattamente perché non si fidava di quelli che poi sarebbero divenuti i suoi alleati, gli occidentali.
- Ulteriore documentazione della diffidenza del comunismo reale verso l'Occidente e i suoi alleati è l'eccidio di Katyn, così efficacemente raffigurato dal film di Wajda: migliaia di ufficiali polacchi, sospettati di essere non certo filonazisti, ma filooccidentali, venero massacrati a sangue freddo, benché già prigionieri, tutelati dalla convenzione di Ginevra.
- Ancora, tra i tanti episodi che potremmo citare, ricordiamo il massacro, dopo l'insurrezione di Varsavia, nell'agosto 1944, della Armja krajowa, filooccidentale, effettuato dai tedeschi grazie al connivente attendismo dei sovietici, che anteposero alla sconfitta del nazismo la loro (esclusiva) vittoria.
- Del resto l'esito della seconda guerra mondiale dice nel modo più eloquente come tra le potenze democratiche occidentali e l'URSS vi fosse una profonda divisione, anzi una vera e propria ostilità. Si era rimasti uniti finché c'era da sconfiggere il nemico più pericoloso, il nazifascismo, ma una volta che quello venne definitivamente liquidato, iniziò una nuova guerra, sia pure “fredda”, tra gli ex-“alleati”.
Tre dunque, e non due furono i protagonisti della guerra: i due totalitarismi, di destra e di sinistra, e il mondo occidentale.
totalitarismi = guerra
I totalitarismi, di destra o di sinistra, hanno, in quanto forma estrema di dispotismo, una inesorabile propensione per la guerra. E infatti la guerra viene scatenata da Hitler, che decide, in modo assolutamente pretestuoso, senza alcuna valida ragione, dal dpunto di vista el diritto, di invadere la Polonia. Su questo si può vedere l'agile Democrazia è meglio.
Per questo fu un gravissimo errore quello dei governi democratici, capeggiati dall'inglese Chamberlain e dal francese Daladier, pensare di poter ammansire Hitler, “accontentandolo un po'”. È la politica dell'appeasement, che ebbe il suo momento culminante nella Conferenza di Monaco, con cui la Germania nazista riuscì ad estendere ulteriormente il suo dominio prevaricatore (annettendosi di fatto Boemia e Moravia e facendo della Slovacchia uno stato nel senso che il governo della Slovacchia era schierato su posizioni filo-naziste“liberamente” sottomesso).
Chamberlain e Daladier contavano sull'idea che accontentando Hitler, lo si sarebbe “calmato”. Ma sbagliavano. Aveva invece ragione Churchill, che com'è noto commentò:
«Potevano scegliere tra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra».
Monito purtroppo anche oggi basta vedere la assurda miopia nel riconoscere la situazione creatasi con l'invasione russa dell'Ucrainainascoltato dai più che non si possono “addomesticare” i dispotismi. La logica dei dispotismi è inesorabile, e tende per la sua stessa intrinseca natura, alla guerra.
la dinamica
Si possono distinguere due grandi fasi della 2a guerra mondiale:
- una prima fase, di vantaggio dell'Asse (Germania-Italia-Giappone),
- una seconda fase, di crescente avanzata degli Alleati antinazisti.
Lo spartiacque tra le due fasi è nell'autunno del 1942 (con le battaglie di El-Alamein e di Stalingrado).
l'Asse all'attacco
La guerra, com'è noto, inizia con l'attacco tedesco alla Polonia, a cui fa seguito in brevissima successione l'attacco sovietico, coordinato e concordato in base al patto Molotov-Ribbentrop, coi tedeschi. Nonostante tale duplice invasione Francia e Inghilterra non dichiarano guerra anche all'URSS, ma solo alla Germaniza nazista: non potevano in effetti affrontare due nemici in una sola volta, e inoltre speravano che il ricordato patto si rivelasse fragile, così da portare l'URSS dalla “propria parte” contro Hitler. Cosa che si sarebbe in effetti verificata, ma
- non per merito di Stalin, bensì per iniziativa di Hitler, e
- con conseguenze molto negative per la pace in Europa e nel mondo alla fine della guerra.
Francia e Inghilterra non attaccano la Germania: si verifica quello che i francesi chiamarono la strana guerra (drôle de guerre): Hitler sperava di convincere le due potenze democratiche a chiudere lì la partita, sapendo di non aver ancora ragiunto un livello soddisfacente di preparazione bellica.
Nel frattempo l'Urss attacca la Finlandia, piegandola alle sue richieste (nov. '39 - mar. '40) e la Germania invade Danimarca a Norvegia, installandovi un regime collaborazionista, con a capo Quisling.
L'attacco alla Francia avviene nel maggio del '40, e anche qui si ha un esempio di guerra-lampo, con rapida caduta della Francia, più di metà della quale viene occupata dai tedeschi, mentre l'altra parte (il centro-sud) si organizza sotto il maresciallo Pétain come un regime collaborazionista, di stampo dittatoriale con venatura antisemite. Da notare che i comunisti francesi, spaesati per la strana alleanza tattica nazi-sovietica, non oppongono in un primo tempo una seria resistenza a tale regime.
Per questo il simbolo della resistenza divenne non un comunista, ma il generale Cherles De Gaulle, che riparò a Londra a da lì incitò i francesi a continuare a combattere contro i nazisti.
L'entrata in guerra dell'Italia. Visto l'andamento della guerra, che prometteva una imminente fine con la vittoria tedesca, Mussolini decide di parteciparvi (10 giugno 1940), per goderne qualche frutto. Ma da subito l'Italia si rivela impreparata: ha difficoltà ad affrontare i francesi, per quanto già indeboliti e sconfitti (dai tedeschi), deve arretrare in Cirenaica, davanti agli inglesi, e persino coi greci, che pure non erano particolarmente forti, fa una pessima figura, costringendo la Germania a un, per noi umiliante, intervento di salvatagio, sia in Nord Africa sia nei Balcani.
L'attacco all'Inghilterra: vista l'inutilità delle offerte di trattative di pace agli inglesi, governati da W.Churchill, intenzionato a resistere a oltranza, Hitler accarezzò il progetto di invadere la Gran Bretagna (operazione Leone marino), ma il massiccio bombardamento a cui la Luftwaffe sottopose quotidianamente l'isola, pur infliggendo gravi perdite (450 aerei della RAF vennero abbattuti), non piegò la tenace volontà inglese e a fine settembre il progetto dovette essere rimandato sine die.
un bivio fondamentale
A quel punto Hitler doveva scegliere: o portare fino in fondo la guerra contro l'unica potenza che restava in guerra, la Gran Bretagna, o rimandare i conti con gli inglesi ed eliminare un nemico fino allora rimasto puramente potenziale, l'Unione sovietica. La scelta della seconda alternativa si può spiegare con diversi fattori:
- Hitler non poteva fidarsi troppo di Stalin: finché l'Unione sovietica restava un vicino potentissimo la tranquillità del Reich era seriamente in pericolo;
- egli poteva viceversa sperare, benché tale calcolo si sarebbe rivelato poi errato, che l'Inghilterra lo avrebbe lasciato fare in una operazione di liquidazione del comunismo a cui lei stessa era interessata;
- senza contare che per piegare fino in fondo gli inglesi Hitler avrebbe dovuto portare la guerra in ambito coloniale-marittimo, dove tradizionalmente i tedeschi non erano particolarmente forti.
L'operazione Barbarossa: così la Germania si risolve ad attaccare l'URSS, nel giugno del 1941 le divisioni corazzate tedesche riescono a travolgere le difese russe e ad avanzate in profondità verso Leningrado, Mosca e le fertili terre ucraine; non viene così ripetuto l'errore commesso più di 130 anni prima da Napoleone, ma ci si assicura il possesso di aree economicamente vitali; tuttavia i russi, sia pure ad un prezzo altissimo (dai 3 ai 4 milioni di morti, 20.000 carri armati e 15.000 aerei persi nei primi tre mesi di guerra), riescono a fermare i tedeschi prima dell'inverno, sbarrando loro la conquista di Mosca e Leningrado.
Si tratta, dopo il fallimento del progetto di invazione dell'Inghilterra, del secondo stallo subito dalla Germania nazista.
Con l'attacco a Perl Arbour (7 dic 1941) l'alleato asiatico di Germania e Italia, il Giappone faceva entrare in guerra gli Stati Uniti, che fino allora erano rimasti neutrali, benché legati all'Inghilterra. Per diversi mesi i giapponesi, che già controllavano ampie porzioni di territori cinese, riuscirono a far fruttare il vantaggio ampiando moltissimo i loro domini, che arrivarono ad estendersi a tutta l'Indocina, la Tailandia, la Birmania, la Malesia con Singapore, l'Indonesia, le Filippine e un area molto estesa di isole nell'Oceano Pacifico. I giapponesi seppero abilmente (e falsamente) presentarsi come asiatici che “liberavano” altri asiastici dal giogo imperialista occidentale.
gli Alleati all'attacco
Le cose cambiano con le battaglie di di El Alamein (ott 1942 ) e di Stalingrado (nov 1942): è l'inizio della fine per le forze nazifasciste.
- Come nella prima guerra mondiale inizia a farsi sentire per la Germania la difficoltà degli approvvigionamenti, in particolare del carburante;
- inoltre l'ingresso in guerra degli Stati Uniti e la loro scelta di concentrare il grosso dei loro sforzi contro la Germania più che contro il Giappone, vede una crescente, rapida affermazione della superiorità aerea alleata, con gravissimi danni inferti all'economia e al morale dai sempre più fitti e frequenti massicci bombardamenti;
- più in profondità la Germania nazista paga anche il prezzo per le sue scelte brutali e disumane, di sfruttamento e di oppressione nei territori occupati, e in particolare per la scellerata, criminosa opezione per la “soluzione finale del problema ebraico”: i lager e le camere a gas furono un crimine troppo grande per restare impunito.
Le forze antinaziste avanzano da Est (i sovietici, che dopo Stalingrado continuano a recuperare terreno sui tedeschi) e da Sud (in Nord Africa viene strappato agli italo-tedeschi da una manovra a tenaglia, con lo sbarco (nov. 1942) di truppe angloamericane in Marocco e Algeria e l'avanzata dall'Egitto del gen. Montgomery: nel maggio '43 viene completata l'occupazione alleata di Libia e Tunisia.
una scelta strategica
Gli alleati occidentali decisero
- di concentrare i loro sforzi sul fronte europeo, più nevralgico e minacciato da un pericolo dai contorni più foschi, piuttosto che su quello asiastico,
- inoltre di non limitarsi a liquidare il nazismo, ma di infliggere alla stessa Germania, in quanto tale, una punizione esemplare, che ne sradicasse una volta per tutte lo spirito militaristico, alla base di ben due guerre mondiali;
Se la prima scelta appare giustificata, sulla seconda si possono avere delle fondate perplessità: perché è vero che il popolo tedesco aveva avuto delle responsabilità nell'affidare a Hitler il potere, ma il modo con cui venne punito, la distruzione di obbiettivi civili e un elevatissimo numero di vittime civili, non appare giustificabile.
Il passo successivo fu l'attacco all'Italia: si trattava di aprire un fronte secondario, in cui attrarre il maggior numero di truppo tedesche possible, in vista dell'apertura del fronte principale, quello francese.
L'Italia fece le spese di questa strategia, diventando il teatro di una sanguinosa e crudele guerra civile (espressione contestata, in quanto nobiliterebbe chi stava dalla parte sbagliata, ma l'alternativa è ridurre lo scontro a una questione etnico-patriottica, misconoscendone la portata essenzialmente ideologica).
l'Italia tra il '43 e il '45
Nel luglio del 1943 ci fu lo sbarco alleato in Sicilia; il malcontento contro la guerra, che già si era manifestato con gli scioperi di marzo in alcune grandi città del Nord, divenne ancora più pesante e non solo il Re ma lo stesso vertice del fascismo dovette tenerne conto.
In una drammatica seduta del Gran Consiglio del Fascismo, nella notte tra il 24 e il 25 luglio Mussolini, fatto impensabile fino a poco tempo prima, vi venne messo in minoranza, con un ordine del giorno presentato tra gli altri da D.Grandi e da suo genere G.Ciano.
Il 25 luglio il Re, Vittorio Emanuele III, ricevette un Mussolini sconfitto dai suoi stessi amici e non si lasciò sfuggire l'occasione per privarlo del potere: lo destituì dall'incarico di primo ministro e gli fece trovare, all'uscita, i carabinieri che lo presero in consegna (ufficialmente per “proteggerlo”), portandolo prigioniero sul Gran Sasso.
Quello che accadde in Italia e presso le truppe italiane in guerra all'estero, tra il 25 luglio e l'8 settembre è un raccapricciante susseguirsi di errori da parte di chi guidava lo stato, il Re e il nuovo primo ministro P.Badoglio: i tedeschi furono lasciati entrare in forze nel territorio italiano, una scelta che doveva rivelarsi ben presto tragica. Sbadataggine? Inerzia? O calcolo (mirato all'apertura di un fronte secondario in vista del fronte francese)?
Ma la colpevole inerzia del Re (/di Badoglio) non finisce lì
- Quando, l'8 settembre 1943 venne reso pubblico l'armistizio dell'Italia con gli Alleati, sottoscritto il 3 settembre (nell'ottobre del '43 sarebbe poi stato concesso lo status di cobelligeranza dell'Italia contro la Germania), alle truppe italiane in guerra non vengono date istruzioni chiare così che i tedeschi hanno la meglio, anche se molto inferiori di numero (spesso 1 tedesco contro 10 italiani), sui nostri soldati, che vengon in massa disarmati, arrestati e condotti nei campi di concentramento, dove le condizioni erano disumane.
- E che dire della stranamente facile liberazione del Duce, mossa indispensabile alla creazione di un Repubblica filonazista nel centro-nord? Dalla prigionia sul Gran Sasso infatti il 12 settembre 1943 Mussolini venne liberato da un blitz aereo tedesco.
Mentre la liberazione del Sud Italia fu rapida e indolore (i tedeschi decisero di attestarsi sulla linea Gustav dalla foce del Garigliano alla foce del Sangro (a sud di Pescara), passando per Cassino, dolorosissima fu la guerra che vide lacerata l'Italia del centro-nord tra il '44 e l'aprile del '45.
guerra civile?
Questa espressione, avversata da alcuni, in quanto nobiliterebbe indebitamente chi stava dalla parte sbagliata, è ritenuta da altri insostituibile se si vuole evitare di ridurre lo scontro tra nazifascisti e alleati/partigiani a uno scontro etnico-nazionale (i tedeschi come invasori), mentre esso fu uno scontro ideologico, tra (almeno) due visioni della vita e della realtà, con un non esiguo consenso di italiani alla causa della Repubblica Sociale.
l'Italia antifascista
Dopo 20 anni di clandestinità, con il 25 luglio l'opposizione antifascista aveva potuto venire alla luce e si formarono così diversi partiti: quello comunista, quello socialista, la D.C., il partito liberale e altre formazioni minori. Dopo una iniziale contrapposizione al governo Badoglio, visto come ancora troppo legato al recente passato fascista, si giunse a un compromesso tra il CLN, che raccoglieva i partiti antifascisti, e la monarchia; tale compromesso, reso possibile anche dalla “svolta di Salerno”, spregiudicatamente attuata da Togliatti (marzo '44) per legittimare il PCI, secondo le indicazioni di Stalin, prevedeva una consultazione referendaria a guerra finita, sulla forma dello stato.
Nel frattempo, per ridare credibilità all'istituto monarchico, Vittorio Emanuele III, la cui immagine era compromessa per l'appoggio dato al fascismo lungo i 20 anni della dittatura, abdicò (giugno '44) in favore del figlio Umberto II, che assunse, con prudente modestia, la “luogotenenza del Regno”.
una guerra lacerante
Lo scontro che avvenne fu durissimo e lacerante: il movimento partigiano, soprattutto nelle sue frange più di sinistra (le brigate Garibaldi, legate al PCI e le brigate Matteotti, legate al PSI) attuavano attentati contro la vita dei soldati tedeschi, senza affrontarli in campo aperto, in risposta ai quali i tedeschi effettuavano delle sanguinose rappresaglie, uccidendo 10 italiani per ogni tedesco. Tra le rappresaglie più tristemente famose ricordiamo le Fosse ardeatine (mar. 1944) e la strage di Marzabotto (sett. 1944).
Altre formazioni partigiane, come quelle di ispirazione cattolica, preferivano perciò attaccare non le persone, ma le strutture, evitando così di coinvolgere i civili.
Gli scontri non furono solo tra partigiani e nazifascisti, ma anche tra partigiani, specialmente nell'area friulano-giuliana, dove formazioni comuniste uccisero partigiani cattolici.
la spallata definitiva
Lo sbarco in Normandia (giugno '44) aprì un nuovo fronte: mentre da Est le truppe sovietiche guadagnavano sempre più terreno, avanzavano da Ovest gli angloamericani, forti di una ormai schiacciante supremazia aerea, con cui non solo martellavano le truppe, ma anche le città tedesche, radendone al suolo ampie aree.
Bombardamenti su obbiettivi civili ci furono anche in Italia, pare anche su consiglio di esuli italiani all'estero (l'intento era di esacerbare gli animi contro il regime di Salò).
equivoci accordi
Tra gli alleati, nell'ultima fase della guerra, ci fu una serie di incontri al vertice:
- 1943 (nov): Conferenza di Teheran (primo incontro tra Roosevelt, Churchill e Stalin: convengono lo sbarco in Normandia)
- 1945 (feb): Conferenza di Yalta (dove venne deciso lo smebramento della Germania e la divisione dell'Europa)
- 1945 (lug/ago): Conferenza di Potsdam (stabiliti i confini tra Polonia e Germania sulla linea Oder-Neisse; la Germania fu suddivisa in quattro zone di occupazione).
Tali incontri furono all'insegna dell'equivoco, non fissando con chiarezza quale avrebbe dovuto essere l'assetto dell'Europa liberata, come si sarebbe visto una volta finita la guerra, allorché tra gli “alleati” scoppiò ben presto una nuova guerra, la guerra fredda.
⚖ Per un giudizio
i messaggi di Fatima
Per chi è credente vi possono essere verità comunicate in “rivelazioni private”, quali sono considerati i messaggi di Fatima: in essi lo scoppio della seconda guerra mondiale viene presentato come la conseguenza della mancata conversione del mondo:
messaggio del 13 luglio 1917
«Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte»
Ci sono delle cause, le abbiamo viste sopra, su cui la ricerca storia può convenire scientificamente, cause indiscutibili, e ci sono, non in alternative alle prime, ma come più in profondità, delle cause riconoscibili solo alla luce della fede.
Da questa prospettiva, senza nulla togliere alle componenti “naturali”, scientificamente indagabili, la seconda guerra mondiale, come e più ancora della prima, può essere vista come l'esito, tragico dell'antropocentrismo ribelle a Dio. L'uomo, cioè, che aveva voluto farsi come dio (filosoficamente nelle filosofie ottocentesche: Hegel, Marx, Comte, politicamente soprattutto nei totalitarismi, di destra e di sinistra) ha trovato nella tragedia della seconda guerra mondiale il castigo della sua superbia.
Questa dialettica di colpa/pena, pienamente plausibile solo in una prospettiva religiosa, potrebbe però trovare qualche spazio anche in una prospettiva “laica”, che può ben concepire una correlazione causale tra la costruzione di modelli culturali e storici non realistici, perché pretenziosi, ed effetti negativi proporzionati, da quella derivati.
In questo senso anche un non credente può vedere nella Seconda Guerra mondiale il fallimento di una “superbia” antropocentrica, di una concezione che non teneva conto dei limiti, conoscitivi ed etici, dell'uomo. Potremmo anche dire: il fallimento del Superuomo.
🤔 Quick test
Stalin (l'Unione sovietica) durante la seconda guerra mondiale
L'Italia nei confronti della Germania nazista
Il Giappone, durante la guerra,
L'“operazione Barbarossa”
La destituzione di Mussolini da primo ministro
📚 Bibliografia essenziale
- AA.VV., I colori della resistenza, Milano ().
- Pierre Blet, Pie XII et la Seconde Guerre mondiale d'après les archives du Vatican, Paris 1997, tr.it. Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi vaticani, Paoline, Alba 1999 ().
- Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna. Vol. 10. La seconda guerra mondiale. Il crollo del fascismo. La Resistenza. 1939-1945 , Milano 2014().
- Renzo De Felice, Mussolini l'alleato. La guerra civile (1943-1945) (2 voll.), Torino 1990().
- J.E. Hobsbawm, Il secolo breve, Milano 1995().
- John Keegan, The Second World War, London - New York 1989, tr.it. La seconda guerra mondiale. 1939-1945. Una storia militare., Saggiatore [Il], Milano 2018 ().
- William L. Shirer, The Rise and Fall of the Third Reich, New York 1990().
- Enzo Traverso, A ferro e fuoco. La guerra civile europea 1914-1945, 2008().
🎼 Multimedia
Mia nonna, che era nata a fine '800, raccontava che un presentimento che l'Italia avrebbe perso la guerra (iniziata a fianco della Germania) era alimentato dal fatto che mentre nella Prima Guerra Mondiale c'erano delle canzoni popolari , che accompagnavano con entusiasmo la partecipazione alla guerra, nulla del genere si stava verificando durante la Seconda Guerra Mondiale.
- Nella seconda guerra mondiale la canzone forse più “sentita”, tra i soldati italiani, almeno fino al luglio '43, fu rappresentata dalle struggenti note di Lili Marleen:
- Una canzone che esprime un episodio di strenua resistenza da parte di soldati italiani in Africa è la Sagra di Giarabub:
- Altamente drammatica nella sua ossuta, totalmente scarnificata semplicità melodica e vocale è Nikolajewka, che racconta della disperata ma incrollabile resistenza di soldati italiani sul fronte russo, appunto nell'omonima località:
🎬 Filmografìa
- Un film imperdibile, anche per la sua drammatica attualità, è Darkest Hour (L'ora più buia), del 2017, che evidenzia le difficoltà di Churchill in un'Inghilterra in cui molti, più che la pace, volevano essere lasciati in pace, anche a costo di arrendersi a Hitler.
- La realtà drammatica della vita di un soldato è resa bene da Saving Private Ryan (Salvate il soldato Ryan), del 1998.
- Imperdibile è Hacksaw Ridge (La battaglia di Hacksaw Ridge), del 2016, sulla scelta coraggiosa di un giovane, che vuole partecipare alla guerra, ma senza uccidere: come medico metterà ripetutamente a repentaglio la sua vita per salvate vite di altri, gravemente feriti.
- Sulla battaglia di Stalingrado si può ricordare anche Enemy at the Gates (Il nemico alle porte) (2000).
- Sulla fronte del Pacifico, si può segnalare il bel film Letters From Iwo Jima (Lettere da Iwo Jima) (2006): sullo sfondo dello scontro tra americani e giapponesi si evidenzia la disumanità con cui una dittatura costringe i suoi cittadini alla guerra.
- Ambientato nel contesto della Seconda Guerra Mondiale è anche Pianist (Il Pianista) (2002), di Roman Polanski, che racconta la vicenda di un ebreo polacco, pianista, che cerca di sfuggire al campo di concentramento.
- Un film sulla fine di Hitler, che rende bene la condizione mentale di lontananza del dittatore tedesco dalla realtà è Der Untergang (La Caduta - Gli ultimi giorni di Hitler), un film del 2004.
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