Nietzsche: problemi interpretativi
la pazzia, il nazismo, il nichilismo
Francesco Bertoldi
pensiero e pazzia
Nietzsche divenne pazzo e ciò non può essere ignorato, nello studiarne il pensiero; ma in che rapporto stanno la sua malattia mentale e la sua filosofia?

Occorre evitare di porre una relazione troppo stretta tra i due elementi, per cui avrebbero solo le due alternative, che a) il suo pensiero è frutto della sua pazzia (tesi decisamente da scartare) e b) che la sua pazzia è frutto del suo pensiero (tesi che contiene una qualche parte di verità).
La malattia mentale di N. può avere avuto cause diverse, senza che si possa escludere da tali cause la “logica” intrinseca del suo pensiero, in quanto radicalmente negatore di significato, cioè radicalmente ateo.
Più problematico è seguire N., come fa ad esempio Abbagnano, nel trovare nella malattia mentale un qualche beneficio, per via di una visione anticonformista e disincantata. Per lui i “sani” sono più soggetti a illusioni, mentre chi soffre fortemente vede dalla sua condizione, con una terribile freddezza, le cose al di fuori: tutte quelle piccole ingannevoli magie in cui di consueto nuotano le cose, quando l'occhio dell'uomo sano vi si affissa, sono invece per lui dileguate
(Aurora, Della conoscenza di colui che soffre).
Nietzsche e il nazismo
Un altro nodo interpretativo fondamentale è il rapporto di N. col nazismo, di cui a lungo è stato visto come il profeta e il teorico, per via della sua concezione di Superuomo.
Si è in effetti partiti con la convinzione che N. fosse antesignano del nazismo: emblematica in tal senso è l'opera di Alfred Bäumler, Nietzsche, il filosofo e la politica, del 1931.
Successivamente si è capito che in buona misura tale accostamento era dovuto agli interventi manipolatori della sorella Elisabeth Förster-Nietzsche (1846-1935): emblematico del suo atteggiamento è ad esempio la sua iniziativa di invitare Hitler a visitare l'archivio Nietzsche, ciò che avvenne il 2 novembre 1933, allorché Elisabeth consegnò un bastone, appartenuto al fratello, al dittatore, che uscì poi tra due ali di folla plaudente; ma si è corso il rischio opposto, di non vedere più alcun legame col nazismo.
In tempi più recenti la critica ha adottato una posizione intermedia: la sorella ha sì accentuato interessatamente i tratti di somiglianza tra il pensiero del fratello e l'ideologia del Terzo Reich, ma non si può negare che certe oggettive tangenze esistano. Ad esempio sull'anti-democraticismo e l'anti-egualitarismo. In questo senso le letture “di sinistra” di N. appaiono decisamente problematiche.
nichilismo e prospettivismo
il nichilismo
Nietzsche distrugge tutti i valori assoluti e le verità assolute: ciò vuole forse dire che egli è nichilista, cioè che pone il nulla alla base di tutto?
Che cosa resta, dopo la distruzione dei valori assoluti? Il vuoto o, per così dire, un nuovo pieno, nuovi valori? Da un lato non esistono più, per N., valori oggettivi, non si tratta di riconoscere qualcosa di dato.
D'altro lato il superuomo, grazie alla volontà di potenza, come abbiamo detto, crea nuovi valori e un nuovo senso, per cui non resta un vuoto, nichilisticamente. Per cui, in questo senso, il nichilismo dovrebbe essere superato. Così almeno si illude Nietzsche.
il prospettivismo
Già nelle Considerazioni inattuali egli aveva definito il fatto come stupido e più simile a un vitello che a un Dio
; nell'ultima fase del suo pensiero egli accentua tale decostruzione dei fatti: non esistono fatti, ma solo interpretazioni (noi non possiamo constatare nessun fatto in sé
).
Di conseguenza il mondo non ha un senso, ma innumerevoli sensi, è interpretabile da innumerevoli prospettive. In sé infatti il mondo è caos, siamo noi a cercare di dargli un senso, tramite le nostre categorie e interpretazioni. Non esistono verità assolute e definitive, le cosiddette verità sono illusioni, di cui si è dimenticata la natura illusoria
, lo stesso linguaggio, lungi dall'essere lo specchio fedele della realtà, è un esercito di metafore
e la logica una invenzione per cercare di porre sotto controllo il caos informe dell'esperienza.
Ci sono dunque molte interpretazioni, senza che nessuna di esse possa pretendere di essere quella assoluta. Ciò non significa che esse siano equivalenti: il criterio per orientarsi tra di esse rimane in ultima analisi la vita, ciò che risponde alla volontà di potenza e quindi ci permette di vivere con più pienezza.
Il significato generale: un irrazionalismo "ottimistico"
Per Nietzsche la filosofia non è questione teoretica (infatti non si dà verità da contemplare), ma è una scelta, assolutamente arbitraria (è una questione di naso, cioè di gusto, non di ragione: "rispetta il mio naso, come io rispetto il tuo").
Non si dimostra che la propria tesi è vera o che quella antagonista alla propria è falsa, ma si mostra come nasce la tesi opposta, e ciò facendo la si distrugge. è il cosiddetto metodo "genealogico", che dispensa da un serio esame delle tesi avversarie.
In altri termini l'origine soggettiva di qualcosa è la consistenza di questa cosa, la realtà non ha più una sua struttura intelligibile oggettiva (analogamente a Feuerbach e al Freud "filosofo") non importa sapere se qualcosa sia vero o no, ma solo quale motivo soggettivo spinga ad affermarlo come tale.