Filosofia medievale
una ragione adorante
il punto di partenza
Di fronte all'esito del pensiero antico, cui cui era stata verificata la sua ultima incapacità di spiegare il reale, si passa alla seconda grande epoca della storia della filosofia, quella medioevale, che si costituisce essenzialmente come filosofia religiosa e segnatamente cristiana: è in Dio, rivelatosi in Cristo che il mistero dell'esistenza trova la sua soluzione. Questa fase può essere schematicamente suddivisa in due grandi periodi: quello patristico-altomedioevale e quello scolastico.
La patristica e l'alto Medioevo
Cristo al centro, ma la natura sottovalutata
La filosofia patristica si caratterizza per un accoglimento dell'annuncio cristiano, ritenuto il centro della cultura, in un contesto prevalentemente platonico. Se il Cristianesimo è al centro, in altri termini, ciò avviene grazie a una certa svalutazione del livello materiale.
Molte espressioni dei Padri, ad esempio di S.Agostino, ricalcano temi platonici senza averli adeguatamente “digeriti” in prospettiva cristiana: come se il problema fosse staccarsi dal mutevole per aderire all'immutabile. Non è in gioco l'essenziale adesione alla fede cristiana, ma la mediazione filosofica con cui essa viene pensata risulta poco equilibrata. Grandi pensatori comunque furono Dionigi lo pseudo-areopagita, Scoto Eriugena e S.Anselmo.
.la Scolastica
la natura rivalutata, ma Cristo spodestato
Per questo la filosofia patristica e altomedioevale trapassa nella Scolastica: preparata dalla crescita dei secoli XI e XII, essa fiorisce nel XIII secolo. La filosofia scolastica reagisce sottovalutazione della realtà materiale, che aveva caratterizzato la Patristica e l'Alto Medioevo, con una accentuazione di opposto segno, sottolineando la consistenza di tale livello.
È soprattutto S.Tommaso d'Aquino che, utilizzando la filosofia di Aristotele, compie tale rivalutazione cristiana del corporeo. Ma tale nuova impostazione rischia di essere sbilanciata, poiché alla valorizzazione del mondo sensibile fa da contrappeso una perdita del senso della centralità di Cristo. Inoltre, essa tende a minimizzare ciò che, sia pure in una prospettiva platonizzante, la patristica e S.Agostino in particolare, avevano ben presente, ossia l'importanza centrale del soggetto (Deum at animam meam scire cupio
, in interiore homine habitat veritas
): dall'aristotelismo Tommaso trae una sottolineatura oggettivistica, che sarebbe ben presto entrata in rotta di collisione con la parabola vincente del pensiero moderno.
Più fedeli allo spirito agostiniano, coi suoi pregi e i suoi difetti, furono i filosofi francescani, S.Bonaventura e Duns Scoto.
Un pensatore che invece segna l'inizio del tramonto del pensiero medioevale è Guglielmo di Ockham.
le altre filosofie
Né vanno dimenticati i contributi delle filosofie 🕎 ebraica e 🕌 araba.
l'influsso sulla filosofia successiva
La Scolastica, o meglio il tomismo, influisce in due modi sul pensiero successivo: da un lato innesca una deriva di autonomizzazione della sfera naturale, il cui esito è il naturalismo, dall'altro provoca per reazione al suo oggettivismo una marcata esaltazione della soggettività, fenomeni entrambi riscontrabili in molto pensiero umanistico-rinascimentale, con il quale entriamo già nella terza grande epoca della filosofia, quella moderna, segnata da un progressivo distacco dalle radici medioevali e dal delinearsi sempre più netto di una cultura antropocentrica.
una ingiusta dimenticanza
Il cristianesimo ha inciso profondamente sulla filosofia. E la filosofia medioevale, nel suo insieme, è stata una filosofia originale e feconda: è ingiusto che nelle scuole essa venga frettolosamente liquidata come un periodo insignificante. Si vedano in proposito il contributo Cancellare il medioevo filosofico?, gli estratti dal libro Medioevo filosofico, un riassunto del quale apparve anche su Studi cattolici: Attualità del pensiero medioevale.
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