I sofisti
l'individuo misura di tutte le cose
tratti comuni del loro pensiero
I sofisti (Protagora, Gorgia, Ippia e altri) sostengono una concezione riassumibile così:
- Non esiste alcuna verità, ma solo opinioni, variabili da individuo a individuo (l'uomo è la misura di tutte le cose, Protagora, fr. 1 (πάντων χρημάτων μέτρον ἐστὶν ἄνθρωπος))
- Ognuno dunque ha la sua verità = la sua opinione (δόξα) : è la prima, esplicita affermazione di un relativismo gnoseologico radicale.
- Quindi, non essendoci verità assoluta, non c'è nemmeno bene assoluto, ma solo i tanti interessi egoistici dei singoli individui (relativismo e utilitarismo etico);
- alcuni sofisti traggono le conseguenze di ciò: se non c'è verità e bene validi per tutti, che precedono e misurano l'individuo, si potrà imporre con ogni mezzo la propria "verità" e il proprio interesse agli altri;
- e i sofisti facevano come professione quella di insegnare ai giovani delle famiglie più ricche come persuadere la folla, piegandola al proprio progetto, senza sentirsi vincolati a una verità e un bene assoluti.
- Anche in ambito politico il soggettivismo dei sofisti comporta una messa in discussione della oggettività (in questo caso della tradizione e vincoli comunitari della polis): si afferma un cosmopolitismo individualista e la convenzionalità delle leggi positive e delle tradizioni all'arbitraria scelta degli individui.
origine
Si può cercare tanto una causa intrateoretica quanto una extrateoretica al sorgere della sofistica.
a) dal punto di vista intrateoretico la Sofistica è stata vista come la reazione alla pretesa parmenidea di una conoscenza esaustiva (Vanni Rovighi), e come reazione alle contraddizioni in cui era sembrata incagliarsi la filosofia dopo Parmenide e Eraclito, dividendosi in tesi tra loro inconciliabili (in particolare nelle teorie dei pluralisti del V secolo). In altri termini la Sofistica avrebbe ragionato un pò come Kant, pretendendo di prendere atto di una irrisolvibile contrapposizione nella speculazione metafisica precedente. Quello che di vero c'è in queste tesi, come accenniamo nella sintesi di storia della filosofia, è che i problemi a cui era ormai giunta la speculazione greca non potevano essere affrontati rimanendo sul piano del puro mondo sensibile: ma ci sarebbero voluti Socrate e Platone per aprire tale nuova via.
b) da un punto di vista extrafilosofico la Sofistica può essere vista come il riflesso dell'evoluzione della civiltà greca contemporanea, in cui si stava affermando un individualismo antropocentrico tendenzialmente antireligioso e anticomunitario.
Protagora
vita
- nato prima del 480 a.C.,
- morto nel 411 a.C.,
- viaggiò in diverse poleis greche. Ad Atene fu amico di Pericle, che gli affidò il compito di stilare la legislazione della nuova colonia di Turi (444 a.C.) in Magna Grecia.
Oltre alle sue opere, per conoscere il suo pensiero possiamo avvalerci di fonti quali:
- Platone (nel Teeteto e nel Protagora)
- Aristotele (nella Metafisica)
- Diogene Laerzio
- Sesto Empirico
opere
- Sulla verità
- le Antilogie
- Discorsi demolitori
- Sugli dèi
pensiero
- abbiamo già detto della gnoseologia relativista di Protagora
- in particolare egli riteneva che su ogni argomento siano egualmente possibili e dimostrabili tesi opposte (le Antilogie, letteralmente “discorsi opposti, contrastanti”, trattano appunto di questo), senza che sia possibile parlare di una verità assoluta.
- Come per gli altri sofisti vi è in Protagora identità tra bene e utile e tra male e danno.
- Riguardo agli dèi Protagora fece professione di agnosticismo teoretico (così riferisce Diogene Laezio), pur ritenendo che la credenza negli dèi fosse praticamente e socialmente utile (una tappa importante quindi nel processo di civilizzazione).
- In campo politico sostenne, in antitesi ad esempio a Esiodo (che mitizzava l'età dell'oro, all'inizio della storia), che la storia rappresenta un progresso (così attesta Platone nel Protagora).
- Sempre in tale ambito ritenne che tutti potessero acquistare l'arte politica, tesi di sapore democratico, che non gli impediva di guardare con occhio benevolo alla possibilità che il popolo sia retto da una guida intelligente, nelle cui mani si concentri l'autorità (probabilmente pensava a Pericle, di cui fu amico).
Gorgia
vita
Nacque a Leontini (oggi Lentini), in Sicilia, verso il 485 a.C. ed ebbe come maestro Empedocle. è considerato, oltre che un filosofo, il fondatore della retorica, l'arte di parlare persuasivamente (fu maestro di Isocrate). Viaggiò molto e venne, nel 427 a.C. ad Atene come ambasciatore di Leontini per ottenere aiuti contro il tiranno di Siracusa.
La sua arte retorica ebbe molto successo ad Atene, dove insegnò, facendone una professione pagata, e dove tenne celebri discorsi come l'Orazione funebre, in onore di ateniesi caduti in guerra, l'Orazione pitica, nel tempio di Apollo a Pito e l'Orazione olimpica, in cui incitò i Greci ad essere uniti contro i barbari.
Visse da ultimo in Tessaglia, presso il tiranno Giasone di Fere, e quivi morì, pare ultracentenario. Sembra che a chi gli chiedeva spiegazioni della sua eccezionale longevità, rispondesse di non aver mai compiuto nulla per far piacere ad un altro
.
pensiero
Fu più radicale di Protagora: se questi era un relativista, per Gorgia si può parlare di un nichilismo. In lui in effetti troviamo la radicale negazione dell'essere, che si scandisce in tre gradi:
- l'essere non esiste
- secondo lo pseudo-Aristotele per il fatto che i filosofi precedenti si erano tanto contraddetti da annullarsi reciprocamente;
- se anche esistesse, non sarebbe conoscibile
- nel senso (testimonia Sesto Empirico) che si possono pensare anche cose non esistenti (anche il non-essere, come Scilla, la Chimera o altre cose che non esistono): quindi
se il pensato non esiste, l'essere non è pensato
(Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 78); - se anche fosse conoscibile, non sarebbe dicibile
- secondo lo pseudo-Aristotele per il fatto che non si possono avere percezioni identiche (quindi nemmeno pensieri identici) in diverse persone.
la retorica
Tolta la corrispondenza tra pensiero ed essere, resta solo la parola, il discorso persuasivo, la retorica.
"Gorgia fu il primo a dare forza espressiva e fondamento tecnico all'aspetto retorico della paidèia, e fece uso di tropi, metafore, allegorie" e altre figure retoriche come appare dallo schema seguente:
Ipallage |
scambia la normale relazione tra due termini |
la mani avide del vecchio (invece che le mani del vecchio avido) |
Catacresi |
uso di una parola in senso diverso da quello usuale |
(il collo di una bottiglia) |
Iperbato |
inversione dell'ordine naturale delle parole |
questa bella d'erbe famiglia e d'animali (?) |
Anadiplosi |
ripresa (dopo un punto) |
questi monti. Monti che mai più vedrò |
Epanalessi |
ripresa (dopo una virgola) |
vincere, vincere bisogna |
Apostrofe |
rivolgersi con enfasi a persone o a realtà personificate |
Ahi serva Italia di dolore ostello! |
l'Elogio di Elena
Per celebrare la decisività del discorso, Gorgia scrisse tra l'altro un Elogio di Elena, dove l'infedele moglie di Menelao viene assolta in quanto avrebbe seguito Paride a Troia perché soggiogata dalla forza del logos con cui quest'ultimo la convinse: osserva allora in proposito Gorgia che il discorso (logos)
è un gran dominatore, che con piccolissimo e invisibilissimo corpo sa compiere cose divinissime; riesce infatti a calmare la paura, a eliminare il dolore, a suscitare la gioia e ad aumentare la pietà.
alcuni testi riferiti a Gorgia
"Gli ammiratori di Gorgia erano illustri e numerosi: innanzi tutto i Greci di Tessaglia, presso i quali dire "fare il retore" si diceva "gorgiare"; poi tutti i Greci, dinanzi ai quali, in Olimpia, Gorgia, dalla base del tempio, pronunziò un discorso contro i barbari. Si dice che anche Aspasia di Mileto abbia raffinato la lingua di Pericle secondo la maniera di Gorgia: Crizia e Tucidide non ignorano di aver desunto da lui stile grandioso e grave [... ]. L'uso di frasi staccate, gli inizi improvvisi, propri dei discorsi di Gorgia, ebbero gran diffusione presso gli scrittori, ma soprattutto nell'ambito dei poeti epici. [... ]
Diceva Gorgia che si deve distruggere la serietà degli avversari con il riso, e il riso con la serietà: e diceva cosa esatta."(D82 A35)
⚖ Per un giudizio
accuse esagerate ai sofisti
I sofisti sono stati pesantemente criticati, a partire da Platone (in particolare ne Il Sofista), che definiva il sofista un cacciatore stipendiato di giovani ricchi
, e uno smerciatore dei propri prodotti scientifici
; anche Senofonte ne parla male, definendo i sofisti come dei prostituti
, che si vendono (vendono per denaro la sapienza
), e così Aristotele: la sofistica è una sapienza apparente, non reale; il sofista è uno smerciatore di sapienza apparente, non reale.
Tali accuse, secondo la più recente critica, devono essere ridimensionate. In esse c'è qualcosa del disprezzo aristocratico per il denaro, proprio di chi ha già, e abbondantemente, di che vivere agiatamente. Inoltre c'è probabilmente anche l'astio aristocratico per chi, come i sofisti, ha reso possibile una partecipazione più diffusa alla res publica, non più loro esclusivo appannaggio.
Per i sofisti farsi pagare era una necessità, non avendo essi altre fonti di denaro, ma non bisogna pensare che essi fossero particolarmente esosi, sostiene Giovanni Reale (Storia della filosofia antica, vol. I, p. 225).
limiti effettivi
Non si può tuttavia approvare la negazione che la ragione umana possa cogliere la verità, che è la cosa più importante per bene impostare la vita umana. Tolta la verità infatti all'uomo non resta che la disperante ricerca del proprio meschino e incerto interesse individuale, in una inevitabile lotta della mia verità contro la tua verità, del mio piacere contro il tuo, dove ciò che prevale è la violenza, e ad essere sconfitta è la sua speranza di piena felicità vera in un comune riconoscimento di qualcosa che ci precede ed è più grande, buono e bello di ogni singolo individuo.
🤔 Quick test
Ii pensiero dei sofisti è molto vicino a quello di Parmenide
Il pensiero dei sofisti
📖 Testi on-line
- testi antichi dei e sui sofisti
- interviste sui sofisti