Glossario
di termini filosofici, storico-politici e teologici
Questo glossario non vuole duplicare informazioni agevolmente reperibili anche altrove, sia su cartaceo (come l'ottimo Dizionario di filosofia della Garzanti) sia on-line (si veda la nostra pagina di links). Ma vorrebbe spiegare termini importanti soprattutto in una filosofia aperta alla ricerca del senso, e per esplicitare, ove possibile, un giudizio esistenzializzante altrove non reperibile.
I termini possono essere filosofici, teologici o storico-politici.
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abito
In latino: habitus. Disposizione stabile di una certa facoltà o potenza a compiere atti di un certo tipo: se si tratti di atti buoni si chiama virtù, se invece di atti cattivi vizio.
Un abito si forma, secondo Aristotele, che per primo ne trattò, mediante la ripetizione di atti simili (esempio: la virtù della giustizia si forma compiendo atti giusti), e una volta formatasi rende più facile compierne in futuro.
Il formarsi in noi di “abiti” non annulla il gioco drammatico della libertà, che è chiamata a scegliere ad ogni istante di fronte al Tu di Cristo.
Tuttavia rende più agevole compiere il bene, in modo che la vita possa essere una costruzione e un cammino, in cui il passato possa essere di aiuto e di supporto.
Eccedere nella sottolineatura dell'importanza degli habitus porterebbe a smarrire la dimensione drammatica della vita, per cui la scelta deve essere (ri-)fatta ad ogni istante (per cui in qualche modo “solo il presente esiste”); d'altro lato dimenticare la realtà degli habitus renderebbe la vita qualcosa di simile al poco serio, ultimamente sconfortante, inganno di un “genio maligno”
accidenti
Nella metafisica classica sono quegli enti, quelle caratteristiche che possono esistere solo appoggiandosi ad altro, cioè alla sostanza. Ad esempio il colore è un accidente, così come il luogo, o il tempo: una sostanza è la stessa, anche se cambiano alcuni suoi accidenti: una mela da verde può diventare rossa, dall'albero su cui era può giungere sulla mia tavola, essere “sostanzialmente” la stessa giorni fa e adesso.
America
Gli Stati Uniti, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono diventati la maggior potenza del mondo, sia dal punto di vista economico sia da quello politico e militare. Si devono soprattutto a loro sia la sconfitta del nazi-fascismo nella Seconda Guerra Mondiale, sia la sconfitta del comunismo mondiale, egemonizzato dall'Unione Sovietica, di cui gli USA furono a lungo i rivali, assicurando a tutto il mondo democratico-occidentale la loro protezione militare. Inevitabilmente perciò sono un po' diventati una potenza egemone anche dal punto di vista culturale (e linguistico): sono di fatto, dopo il '45, sia un modello per il resto del mondo, sia una potenza capace di condizionare la vita, non solo politica, del resto del mondo.
Nei confronti degli Stati Uniti si possono configurare due errori opposti: idolatrarli e demonizzarli. Ma una valutazione più aderente alla realtà dovrebbe riconoscer che nella mentalità e nella società degli Stati Uniti coesistono aspetti sia positivi sia negativi.
Cominciamo da questi ultimi: la società americana è troppo individualistica .
In politica estera gli USA hanno commesso molti errori, come le due guerre del Golfo . Discutibile è anche il loro ricorrente unilateralismo .
Non mancano però anche delle virtù americane: nonostante tutto l'America è una grande democrazia, con dei mass media liberi e una grande libertà di espressione.
Anche in politica estera sono ben lungi dall'aver commesso solo sbagli: si sono rivelati capaci anche di scelte giuste e coraggiose, come l'intervento, decisivo, nella Seconda Guerra Mondiale, o in Corea; in qualche modo aveva un senso anche intervenire dopo l'11 settembre in Afganistan, per sconfiggere i talebani; anche se poi, lì, le cose sono andate come sappiamo, ancora una volta per aver trascurato il fattore umano e culturale e puntato tutto su aspetti tecnico-militari.
angelo
In senso generico ogni creatura puramente spirituale (e perciò di perfezione ontologica superiore all'uomo).
Di angeli parlano sia la Rivelazione ebraico-cristiana sia l'Islam. In effetti la ragione filosofica non ha la possibilità di dimostrare positivamente l'esistenza di angeli. Tuttavia il concetto di angelo come creatura intermedia tra Dio e l'uomo non è filosoficamente confutabile, e appare anzi come possibile e probabile. Nulla vieta infatti di pensare che Dio abbia completato l'ideale piramide che ha come base la materia inerte, come gradini successivamente ascendenti i vegetali, gli animali, e l'uomo, e come vertice Lui stesso, con un livello creaturale puramente spirituale.
In senso specifico angelo è l'angelo buono, quella creatura spirituale che ha liberamente scelto (in modo definitivo e irreversibile [si veda il concetto di eviternità]), a differenza del diavolo, di obbedire a Dio Creatore.
anima
Per molta filosofia essa è la dimensione spirituale, immateriale, dell'essere umano. Qualcosa cioè di irriducibile alla materia. Dal punto di vista filosofico molti autori hanno cercato di dimostrare l'esistenza dell'anima a partire da fenomeni come il pensiero e la libertà di scelta.
Per la fede cristiana tutti gli uomini hanno un'anima spirituale e immortale. Ma l'uomo non è un'anima (accessoriamente) unita a un corpo: è unità inscindibile di anima e corpo. Perciò a poco servirebbe sapere di avere un'anima se non si fosse certi della redenzione (v.) di tutta la propria umanità.
Si veda il rapporto anima/corpo.
animalismo
Concezione secondo cui gli animali avrebbero la stessa dignità e gli stessi diritti dell'uomo.
La radice filosofica dell'animalismo è il materialismo, per il quale le differenze tra le realtà esistenti sono puramente quantitative, e non anche qualitative.
Una implicazione dell'animalismo è l'attribuzione agli animali del pensiero e di altre caratteristiche che l'antropologia cristiana (e tradizionale) considera esclusive dell'uomo (e in generale degli esseri spirituali).
antropocentrismo
Benché impropriamente inteso da molti come sinonimo di umanesimo, nel senso di una generica esaltazione dell'uomo e della sua dignità, in un senso specifico invece questo termine indica una impostazione che fa dell'uomo la misura di tutte le cose
, al posto di Dio e dunque contro Dio .
Apparizioni mariane
Per la fede cristiana si tratta fenomeni soprannaturali in cui la Madre di Dio si renderebbe visibile e rivolgerebbe la parola a delle persone (i cosiddetti “veggenti”) affidando loro dei messaggi per tutta l'umanità.
La Chiesa non obbliga a crederci: si tratta di “rivelazioni private”, di valore incomparabilmente inferiore e subordinato alla vera e propria Rivelazione, compiutasi, una volta per tutte, in Gesù Cristo. Tuttavia per molti teologi per non crederci occorre avere delle ragioni di fatto, dato che di diritto non si può, teologicamente parlando, escludere la possibilità che Dio attui rivelazioni come i messaggi mariani. Anche perché essi nulla aggiungono alla pienezza dogmatica, definitivamente conclusasi con Cristo, ma si configurano essenzialmente come un conforto della Madre della Chiesa in momenti di grave pericolo storico.
astrazione
Secondo Aristotele e Tommaso d'Aquino è l'attività (la cosiddetta "prima operazione dell'intelletto: la seconda essendo il giudizio, e la terza il ragionamento) con cui l'uomo, mediante l'intelletto agente, coglie degli aspetti intelligibili universali presenti nel dato sensibile, che vengono espressi in concetti.
Mentre per Tommaso (cfr. il nostro contributo su Intellectualia) si tratta di una operazione spontanea, per l'impostazione agostiniana (fatta propria nelle sue linee essenziali anche da Bonaventura e da Blondel) il soggetto in qualche modo pilota il processo astrattivo.
ateismo
Concezione che nega l'esistenza di Dio. Viene solitamente distinto in
- assoluto (o “positivo”) quando, come nel caso di Marx, Comte, Nietzsche, pretende di sostituire, con uno sforzo titanico, alla totalità trascendente una totalità immanente, divinizzando l'uomo, infinitizzandolo;
- indifferentista (o “negativo”), quando non si pone il problema di sostituire alla totalità negata un'altra totalità, ma si “appaga” di una vita basata sul finito, sull'immediato, negando che nell'uomo ci sia un desiderio di totalità.
atto
Nel senso più ampio, ontologico, nella metafisica classica è il correlativo di potenza: è ciò che effettivamente esiste, mentre potenza è ciò che semplicemente potrebbe esistere.
In un senso più specifico è l'estrinsecarsi concreto della facoltà (o potenza) di un ente vivente (ed esempio l'atto di vedere, l'atto di pensare o di volere).
autocrazie
Per lo più nel lessico attuale si intendono quei regimi dispotici, se non propriamente totalitari, come la Cina comunista e la Russia putiniana, che pur avendo in qualche modo rinunciato ad alcuni elementi del totalitarismo comunista, ne conservano gran parte dello spirito violento e repressivo. Ad essi si assommano quei regimi di matrice non-marxista, come certi paesi fondamentalistici islamici, interessati come i primi a indebolire, se non a distruggere le democrazie (il confronto con le quali è per loro una costante, mortale, minaccia).
Perciò si è formato, e si è evidenziato nel corso dell'aggressione all'Ucraina, un vero e proprio asse delle autocrazie.
bello
Aspetto trascendentale della realtà: tutto ciò che esiste è in qualche modo bello, se collocato nel contesto totale. Questa è almeno la tesi di von Balthasar, che ha riscoperto questo “trascendentale dimenticato”.
sintesi di conoscenza e affettività
Per Tommaso d'Aquino «puchra dicuntur quae visa placent»: sono dette belle le cose che, viste, piacciono. Questa definizione individua due tratti della bellezza:
- uno conoscitivo, il vedere (quae visa)
- e uno affettivo, il riverbero emotivamente positivo delo bello percepito (placent).
Dal punto di vista conoscitivo, la bellezza differisce dal vero, che è oggetto essenzialmente dell'intelletto, per il fatto di essere invece percepibile sensibilmente. Il bello non lo si pensa, lo si sente (nel senso di sensazione),
- o con la vista (bello iconico),
- o con l'udito (bello musicale),
- o con l'immaginazione che ricostruisce una vicenda verosimile (bello letterario)
Dal punto di vista affettivo, la bellezza suscita un riverbero di soddisfazione, di gioia: il bello piace.
In sintesi dunque la bellezza sintetizza in sé conoscenza (il vero) e affettività (il bene).
i fattori della bellezza
Per Tommaso sono tre:
- la claritas, o splendor formae,
- la debita proportio
- e ll'integritas.
bene
in senso ontologico
Per la filosofia scolastica è uno dei trascendentali, e in quanto tale non passibile di esatta definizione. In questo senso ontologico tutto ciò che esiste è bene (convertibilità reciproca dell'essere e del bene).
Solo una metafisica teistica e creazionistica può fondare questa trascendentalità del bene, che implica un senso ottimistico del reale, per cui tutto è positivo, perché creato da un Mistero buono.
Non a caso infatti, ad esempio, né Platone né Aristotele, che pure hanno affermato una complessiva positività del reale, sono giunti a dire che tutto ciò che esiste sia buono. Si potrebbe dire che, per loro, la realtà è buona a grandi linee, ma non nel dettaglio.
in senso etico-antropologico
Nel senso più ampio, ontologico, il bene coincide con l'essere, ma in un senso più ristretto il bene è ciò che l'uomo è chiamato a realizzare, ciò verso cui tendere per realizzarsi. La Scolastica fornisce questa formula (da intendere come imperfetta e introduttiva): bonum est quod omnes appetunt, il bene è l'oggetto della volontà (o appetito razionale, nell'uomo); in altri termini come l'oggetto dell'intelletto è il vero, così il bene è l'oggetto della volontà.
Noi non possiamo cioè non volere se non il bene, ovvero qualsiasi cosa la nostra volontà voglia, la può volere solo a condizione di percepirla come bene; con formula scolastica: “vogliamo necessariamente il bene sub communi ratione boni”.
In effetti il bene è ciò che ci compie, ciò che ci soddisfa, ciò che attua la nostra natura e i bisogni e i desideri che la costituiscono.
Bibbia
È il libro (Bibbia deriva dal greco tà biblìa, ossia i libri, i libri sacri) sacro per i cristiani, e, limitatamente all'Antico Testamento, per gli Ebrei.
Si veda Sacra Scrittura.
bisogno
è la percepita mancanza di qualcosa di determinato e di circoscritto. Si distingue in tal senso dal desiderio.
capitalismo
Sistema economico sviluppatosi a partire dal tramonto del Medioevo nell'Europa occidentale. Esso implica un tipo di libertà di intrapresa privata che tende a subordinare qualsiasi valore (come il bene comune, o la solidarietà) alla ricerca del massimo profitto.
Da non confondere con l'economia di mercato in quanto tale: il capitalismo ne è infatti una degenerazione. Mentre l'economia di mercato garantisce la libertà di intrapresa a tutti e non implica necessariamente che il profitto sia la legge suprema, il capitalismo è un sistema economico che pone proprio il profitto individuale come il valore che ha diritto di precedenza su tutto, e finisce così per garantire a pochi il diritto di dominare economicamente i molti, anche con l'inganno e la prepotenza. In ogni caso il capitalismo svincola l'ambito economico da qualsiasi riferimento etico.
Di fatto non si dà mai un capitalismo “allo stato puro”, ma vi sono economie di mercato più o meno capitalistiche: gli Stati Uniti hanno il primato del capitalismo spinto, mentre molti paesi dell'Europa continentale hanno economie di mercato con correttivi (statali) ai possibili squilibri sociali che ne possono derivare.
Il neoliberalismo (“supercapitalista”, o “turbocapitalista”) ne è una (ulteriore) degenerazione.
carisma
In senso teologico, un carisma è una grazia speciale data per il bene della Chiesa. Vi sono due tipi di grazia secondo Tommaso d'Aquino (Summa Theologica, I-II, q. 111, a.1):
- ossia la grazia gratum faciens
- e la grazia gratis data.
La prima è quella data ad ogni persona (che l'accolga) per la sua salvezza, la seconda è data ad alcune persone per l'utilità comune, al servizio della comunità (cristiana e umana).
E la grazia gratis data, è appunto la grazia carismatica, al servizio degli altri, al servizio di un'opera speciale che Dio vuole attuare. Tramite un certo individuo e non tramite (tutti gli) altri.
Infatti, se davanti alla grazia gratum faciens tutti sono uguali, davanti alla grazia gratis data non tutti sono uguali.
Nel primo caso le differenze sono solo quantitative e dovute interamente al libero arbitro della creatura; nel secondo ci sono differenze qualitative e dovute agli imperscrutabili disegni del Mistero. Non è detto ad esempio che Bernardette Soubirous fosse necessariamente la ragazza più buona di Francia, eppure a lei è stata data una grazia gratis data che ad altri non è stata data. Le è stata data la grazia di apparizioni, per il bene della Chiesa. Così per qualsiasi altro veggente. E così per i fondatori. Di ordini religiosi e di movimenti ecclesiali.
Per approfondire su può vedere la pagina dedicata ai carismi.
censura
In generale è un impedimento a che si sappia qualcosa (di reale, o di supposto pericoloso).
In senso storico-politico, la censura è esercitata per prevenire che vengano divulgate, tramite mezzi di informazione, certe notizie. In senso vero e proprio, ossia se si tratta di notizie vere e non lesive della onorabilità di persone (specie se innocenti), la censura è propria di regimi dispotici.
In senso psicologico, ad esempio secondo Freud, la censura è un meccanismo con cui la psiche, in particolare il Super-Io, cerca di nascondere qualcosa che tuttavia è reale. E questo tentativo non può avere realmente successo, ed è causa di nevrosi.
Chiesa
Per la fede cristiana la Chiesa è la comunità dei credenti in Cristo, Uomo-Dio, in cui Egli è presente in modo del tutto speciale, soprannaturale, assicurando loro una unità (comunione) e una capacità di bene altrimenti impossibili.
È appartenendo alla Chiesa che, secondo la fede, si appartiene a Cristo (la Chiesa è infatti considerata, in questo senso, il “Corpo di Cristo”) e quindi che si realizza pienamente l'umano, documento di questa chiamata è il desiderio, che non si può appagare di nulla dui finitochiamato a partecipare, in Cristo, alla vita del Dio uni-trino.
D'altra parte l'appartenenza alla Chiesa non è necessariamente appartenenza alla Chiesa visibile. Ogni essere umano che riconosca cioè, almeno implicitamente, di dovere il bene della propria vita a un Mistero buono, Padre di tutti“di buona volontà” appartiene in qualche modo alla Chiesa “invisibile”, i cui confini quindi spaziano oltre la Chiesa visibile.
Magistero della Chiesa
La Chiesa nella sua visibilità e quindi in quanto organizzata, ha una gerarchia, che assicura la fedeltà a quanto rivelato e voluto dal Fondatore, Gesù Cristo.
Al vertice della gerarchia della Chiesa c'è il Papa, ossia il Vescovo di Roma, in quanto successore dell'apostolo Pietro. Poi vengono i vescovi, e quindi i sacerdoti.
Si dice Magistero l'attività di chiarificazione, orale o scritta, operata dalla gerarchia cioè della Chiesa, in greco “Ecclesia”ecclesiastica, di quanto i credenti cristiani siano tenuti a credere e a fare, per essere fedeli a Cristo.
classismo
Caratteristica di un partito o di una realtà organizzata di concepirsi come funzionale agli interessi di una classe sociale, visti come alternativi, o contrapposti, a quelli di altre classi sociali.
Il suo contrario è l'interclassismo (e il concetto di dialogo), mentre il suo fondamento è l'idea, marxista, di lotta di classe.
collateralismo
Nella Prima Repubblica indicava il rapporto di naturale affinità tra la Chiesa cattolica e il partito della Democrazia Cristiana: tra i due “poli” vi erano, come anelli intermedi, l'Azione Cattolica (organizzazione dei laici cattolici, che non faceva direttamente politica, ma in qualche modo era un importante anello di congiunzione tra la gerarchia ecclesiastica e i cattolici impegnati in politica), le ACLI (che raccoglievano i lavoratori dipendenti di orientamento cattolico), la CISL (il vero e proprio sindacato di impostazione cattolica). Per cui, un cattolico andava in chiesa, era iscritto all'AC, se lavoratore lo era anche alla ACLI e alla CISL, e votava DC.
complottismo
Concezione secondo cui esisterebbe un ristretto (e occulto) gruppo di individui capace di determinare tutto (o quasi tutto) quanto accade nella vita collettiva.
Il primo a sostenere la tesi di un complotto segreto fu l'antisemitismo ottocentesco (vedi il Protocollo dei savi di Sion), il nazismo poi ne fece una delle sue bandiere, indicando proprio nel «complotto demo-pluto-giudaico-massonico» il nemico da battere.
Nel nuovo millennio questa idea, sia pure in forma (più o meno) velata ha ripreso quota, ad esempio nel fondamentalismo islamico, collegandosi al Il presidente iraniano Ahmadinejad sostenne esplicitamente una tesi negazionista, per cui non vi sarebbe stato Olocausto, ma lo si sarebbe propagandisticamente inventato, per avere il pretesto alla creazione dello Stato di Israele.negazionismo.
Tesi complottistiche sono state avanzate, ancora, a proposito dell'11 settembre
Recentemente il complottismo caratterizza soprattutto la destra radicale, populista: si pensi ai no-vax.
[Per approfondire questo tema]more
Comprehensive doctrine
Espressione tematizzata da John Rawls. Indica una cultura totalizzante, cha ha dei valori specifici, diversi da quelli di altre culture totalizzanti. Di qui nasce il problema della convivenza, nella stessa società, di diverse culture.
concetto
Unità discreta minima del pensiero. È colto per astrazione dall'intelletto. Esempi di concetto: rosso, ape, mare, sinfonia, parola, giallo, blu, dolce, amaro. Secondo la concezione scolastica tutti i concetti sono universali.
consociativismo
Nella Prima Repubblica era la prassi di “consociare” (ossia associare) al potere anche la principale forza di opposizione, il Partito Comunista, ad esempio attribuendogli la presidenza di un ramo del Parlamento, la Camera dei Deputati, oppure “concedendogli” una delle tre Reti TV di Stato, la RAI (ossia Rai 3).
Il consociativismo si iscrive nella più generale impostazione proporzionalistico-consensuale della Prima Repubblica, con la sua tendenza al bilanciamento dei poteri e una sorta di fair-play verso l'opposizione, sconosciuto nella Seconda Repubblica.
conversione
In senso teologico la conversione significa un cambiamento, del proprio modo di pensare e agire, per aderire alla Presenza divino-umana di Cristo e lasciarsi assimilare a Lui.
Il termine viene dal latino con-vertere: dove vertere significa volgersi, voltarsi, quindi cambiare direzione (dello sguardo e/o del cammino), o comunque cambiare.
Molto spesso (soprattutto nel cattolicesimo tridentino) il concetto di conversione è stato (ed è) inteso in senso moralistico, come se essa fosse essenzialmente un mio sforzo di osservare delle leggi (universali), mentre l'autentica conversione è aderire all'Iniziativa di un Altro, di un Tu singolare. Che, certo, mi chiede di cambiare il mio modo di pensare e di agire, ma innanzitutto mi prende così come sono. Una persona disse una volta: “Cristo non mi chiede di essere diverso da come sono, ma mi prende così come sono e mi cambia”.
cosa
Unità minima in cui si può, metafisicamente parlando, scomporre la realtà. Equivale (grosso modo) a ente.
Costituzione
Una costituzione è la legge fondamentale di uno Stato, la legge che sta alla base della convivenza collettiva, e con la quale perciò non devono contrastare le leggi particolari, che possono essere via via emanate da chi governa in un dato momento (tipicamente dalle forze di maggioranza in Parlamento).
Le costituzioni sono tipiche degli Stati democratici, a partire dagli Stati Uniti e dalla Francia rivoluzionaria, dato che invece nelle monarchie assolute il sovrano può non avere alcun vincolo costituzionale.
Per lo più le costituzioni sono scritte, con la più importante eccezione dell'Inghilterra, dove di fatto, da secoli, le varie forze politiche si attengono a una serie di regole non scritte, ma nondimeno concordemente osservate e condivise.
Una buona costituzione deve essere condivisa dal più ampio fronte di forze politiche, rappresentative delle diverse “anime” di un Paese; in essa cioè (tendenzialmente) tutti devono potersi riconoscere. Per poi dividersi sul come governare il Paese in un determinato periodo. Solo così può essere assicurata una pacifica e serena convivenza, senza alimentare risentimenti e propositi di rivincita (/vendetta) e di rovesciamento violento dell'ordine costituzionale.
creazione
L'atto di far passare qualcosa dal nulla all'essere. Secondo il teismo solo Dio, in quanto infinitamente perfetto, può creare.
(Gesù) Cristo
Per la fede cristiana Gesù Cristo non è stato soltanto un uomo, nato e morto nell'attuale Palestina, ma è Uomo-Dio, vero uomo e vero Dio.
I presupposti di questa convinzione, che è un dogma, definito nei primi secoli dell'era cristiana, in particolare dai Concili di Nicea e Calcedonia, sono il mistero trinitario, e l'onnipotenza di Dio.
La teologia parla al riguardo, al seguito del Vangelo di Giovanni, di Incarnazione del Verbo. La motivazione della quale, per la teologia, è duplice:
- redimere l'uomo, risanando la sua natura decaduta in seguito al peccato originale
- e divinizzarlo, rendendolo, in Sé stesso, partecipe della vita divina.
cultura
Pur essendo un concetto polisenso, una buona base di partenza per definirlo può essere: un insieme di teorie e di valori che caratterizza una certa società o una parte di essa, in un dato momento storico. La cultura così intesa si distingue dalla civiltà, in quanto non solo ne rappresenta il solo lato teorico, mentre civiltà comprende anche l'assetto concreto, reale (una società), ma in quanto può anche essere specifica a una sola parte di una società. Il che è vero soprattutto nel caso di società multiculturali. Essa si distingue altresì dal sapere, in quanto non rappresenta un insieme di teorie considerate in sé stesse (nella loro “pura teoricità”), ma di teorie e di valori in quanto incarnati in una certa realtà collettiva umana, di cui contribuiscono a determinare il comportamento pratico. In questo senso la cultura è in qualche modo intermedia tra sapere (pura teoria) e civiltà (insieme di teoria e “prassi”): si potrebbe dire che essa è teoria orientata alla prassi
In secondo luogo il concetto di cultura esprime una relatività non solo in senso sincronico (la cultura è la cultura di una certa parte), ma anche in senso diacronico (la cultura è essenzialmente qualcosa in evoluzione, ed è “ibridabile”).
Si possono distinguere culture settoriali e culture totalizzanti: il primo tipo è quello ad esempio di convinzioni e valori che caratterizzano un certo gruppo umano in rapporto a un particolare interesse, come quello musicale. O quello, ben più consistente e stabile, delle culture che caratterizzano una certa entità etnico-nazionale; per cui si parla ad esempio di cultura francese o cultura tedesca. Queste culture “settoriali” sono essenzialmente ibridabili e soggette a continua evoluzione.
Mentre le culture totalizzanti hanno una forte stabilità e non si rivelano più di tanto ibridabili.
cultura totalizzante
Equivale a visione del mondo (Weltanschauung) o anche, per usare il lessico di John Rawls, a comprehensive doctrine: si tratta di un insieme di idee e di valori che riguardano il senso ultimo dell'esistenza in quanto caratterizzanti un certo gruppo umano, una certa soggettività collettiva.
Le religioni, in particolare, quelle monoteistiche sono culture totalizzanti. Ebraismo, Cristianesimo e Islam hanno conservato nel tempo la loro visione della realtà, e gli influssi di altre culture totalizzanti sono stati insignificanti, non ne hanno cioè scalfito il nucleo essenziale.
dato
Si oppone a “costruito”, o “elaborato” come ciò che precede l'intervento attivo del soggetto, elaborante e volente. Ci sono vari tipi di dato, in particolare_
- il dato sensibile è l'oggetto della sensazione,
- il dato intelligibile è l'oggetto dell'intellezione (/dell'attività intellettiva),
- dato di fede (vedasi dogma, rivelazione) è l'oggetto della fede:
In tutti i casi comunque il dato si impone al soggetto (senziente, intelligente o credente) come qualcosa che ne precede ogni possibile manipolazione attiva.
deismo
Concezione del rapporto finito/Infinito secondo cui esiste sì un Dio trascendente, che tuttavia non può rivelarsi in modo soprannaturale, ma solo in modo naturale, proporzionato quindi alla ragione umana.
Sostenuto soprattutto nel '600 e nel '700, in particolare da alcuni illuministi, tra cui, per un certo tratto, da Voltaire, esso incorre nella contraddizione di affermare e negare al tempo stesso che il Mistero è, cioè è Infinito. Sa un lato Gli si riconosce l'essere Infinito, ma poi si pretende di porGli dei limiti. In altri termini non appare giustificabile come Dio, concepito come onnipotente, non possa rivelarsi.
democrazia
È, nel suo senso etimologico, «il potere del popolo» (demos), cioè un sistema costituzionale in cui la fonte della legittimità dell'autorità statale è il popolo. Chi regge lo Stato quindi deve avere il consenso del popolo, senza del quale non è legittimato ad esercitare la sua autorità.
Si oppone al dispotismo.
In età antica, in particolare in che per prima conobbe delle forme di democraziaGrecia, il “popolo” non era necessariamente la totalità degli abitanti di un certo stato, nemmeno la totalità dei il diritto di partecipare attivamente alla vita democratica è stato a lungo prerogativa maschile, anche in Occidente: è solo nel XX secolo che tutti i più importanti paesi occidentali “concedono” il voto alle donne.maschi adulti. In questo senso la democrazia in età antica non implicava l'eguaglianza di tutti gli esseri umani: anche un filosofo come Aristotele, pur apprezzando la democrazia, teorizzava una ineguaglianza tra gli esseri umani (tra greci e barbari, o tra schiavi e liberi).
È solo con la Rivoluzione francese che la democrazia diventa inseparabile dal principio di eguaglianza, per cui nessuno può essere escluso dal diritto di partecipare alla vita politica.
Per maggiori dettagli sulla preferibilità della democrazia
desiderio
È un concetto analogo a quello di appetizione (ad petere -> tendere a), ma indica più specificamente il vertice della appetizione, della tensione-verso, vertice rivolto a un “oggetto” di tipo elevato, nobile: solo impropriamente ad esempio si può dire di avere “desiderio di cibo”. In questo senso il desiderio di distingue anche dal bisogno: quest'ultimo ha un oggetto circoscritto e di tipo esclusivamente o prevalentemente finito (materiale o psichico), il desiderio invece si protende ultimamente a un Oggetto infinito. Si veda appunto il “desiderio naturale di vedere Dio”, qui sotto.
desiderio naturale di vedere Dio
Riscoperto nel '900 da il link va verso un articolo di taglio scientifico sul soprannaturale in de LubacHenri de Lubac, indica il movente più profondo della ricerca umana, del desiderio che è naturalmente (ossia prima ancora che la grazia soprannaturale intervenga) nell'uomo.
In virtù di questo desiderio il cuore dell'uomo si può appagare, acquietare solo nell'Infinito (come già esclamava Agostino all'inizio delle Confessioni: «il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te»). Nessun bene finito può dunque saziare il desiderio umano.
il paradosso del desiderio
Ma l'Infinito si rende incontrabile all'uomo solo per grazia, in un evento soprannaturale: in Gesù Cristo. Dunque vi è un desiderio naturale che la natura non può (non ha la forza, la capacità, in sé stessa, per) soddisfare: questo è il paradosso, ammesso dalla Tradizione, ma che costituì una pietra di inciampo per molti teologi neotomisti moderni (si veda la discussione sul soprannaturale).
dialogo
È un confronto discorsivo benevolo tra esseri umani, in virtù della comune natura umana e della comune razionalità.
- “Discorsivo” nel senso di attuato soprattutto mediante la parola, il discorso;
- “benevolo”, nel senso che i dialoganti non devono tendere a sopraffarsi, ma cercare insieme la verità;
- “in virtù della comune natura umana”, in quanto tutti gli esseri umani partecipano della stessa natura umana e costituiscono perciò un'unica famiglia;
- “della comune razionalità” in quanto tutti gli esseri umani sono dotati della medesima ragione con la quale perciò possono e devono cercare di intendersi, anche per risolvere le controversie, che possono, di diritto, essere risolte pacificamente.
Da un punto di vista filosofico sul concetto di dialogo ha insistito molto il filosofo tedesco Habermas.
Dal punto di vista della fede cristiana il fondamento della possibilità del dialogo è che le controversie non sono originarie, ma derivate: derivate dal peccato originale e dall'azione del diavolo, che tende appunto a mettere gli esseri umani gli uni contro gli altri.
In ogni caso, il dialogo implica che il punto di vista di ognuno possa e debba completarsi col punto di vista di altri, ma non per raggiungere un “compromesso al ribasso” (come se su qualsiasi ci si accordasse, questo diventasse perciò stesso vero e giusto), bensì basandosi sulla verità, comunemente riconosciuta e non creata dai dialoganti. La ragione può conoscere la realtà e giungere a delle certezza, perciò dialogo non equivale a relativismo.
diavolo
Da un punto di vista teologico, il diavolo è una creatura puramente spirituale [vedi angelo], che, secondo i monoteismi, ebraico, cristiano e maomettano, avrebbe operato una scelta definitiva e irreversibile [vedi eviternità] di ribellione a Dio Creatore, e si trova pertanto fissato per l'eternità nel male, e dunque nella sofferenza.
Dio
Dio è il Mistero che sta all'origine di tutte le cose, è il Tutto, la totalità infinitamente perfetta dell'Essere. È la pienezza del Bene (Colui che è sommamente buono, infinitamente buono), la pienezza della Verità e dell'intelligenza (Colui che sa tutto, in modo infinitamente perfetto), la pienezza della Potenza (Colui che può tutto, in modo infinitamente perfetto).
1. Di fatto si parla di Dio solo con la Rivelazione: la filosofia greca e romana parla di divino, di dei, talvolta anche di dio (del dio), ma in senso ben diverso da quello ebraico e cristiano. Infatti quello di cui parla la filosofia greca è quanto meno un dio finito, cioè limitato (come il Demiurgo di Platone, che non crea), che quindi anche quando vuole il bene dell'uomo non può attuarlo che in modo imperfetto; ma in diversi filosofi greci dio non solo non può il bene dell'uomo, ma nemmeno lo vuole: così il Motore Immobile di Aristotele non si interessa della vicenda umana, così gli dei di Epicuro.
2. Che la filosofia storicamente anteriore alla Rivelazione non abbia affermato Dio come Infinitamente perfetto non implica che la filosofia in quanto tale non lo posso affermare. Infatti dopo che il Cristianesimo si diffuse molti filosofi hanno cercato di dimostrare razionalmente l'esistenza di Dio così come la Rivelazione lo presenta, ossia come il Mistero infinito e onnipotente che ha creato tutte le cose per un disegno buono. Hanno elaborato cioè prove dell'esistenza di Dio. E anche hanno cercato anche di capire il più possibile con la ragione come Dio sia, come debba essere pensato, cioè appunto come pienezza infinita ed eterna di conoscenza, di amore, di potenza, hanno cioè cercato di elaborare gli attributi di Dio.
3. Esiste la possibilità inversa, di dimostrare la non esistenza di Dio? Una tale dimostrazione non appare possibile, e infatti nessuno l'ha mai tentata. I filosofi atei hanno piuttosto cercato di spiegare perché l'uomo possa fare a meno di Dio, o perché debba farne a meno (come Nietzsche, per il quale Dio non deve esistere affinché il superuomo sia). Molti hanno ritenuto che la stessa domanda su Dio, il senso religioso, sia da negarsi alla radice: non bisogna più pensarci, lo stesso porre tale questione sarebbe già negativo (così, pur in modi diversi, Comte e Marx).
4. Il secolo XX ha dimostrato a suo modo l'esistenza di Dio, rendendo evidente a quali tragedie giunga l'uomo quando pretende di negare radicalmente Dio: come già aveva profeticamente visto Dostoevskij, senza Dio tutto è permesso (si veda anche il Caligola di Camus).
diritto
In qualche caso può essere inteso come sinonimo di legge (senza ulteriori specificazioni), quando si parla ad esempio di diritto naturale. Ma per lo più esso è inteso come (quasi) sinonimo di legge positiva, emanata cioè da delle istituzioni, quali possono essere gli Stati o altre realtà organizzate, come la Chiesa. In quest'ultimo caso si parla di diritto canonico.
Anche nel caso in cui i due termini siano pressoché sovrapponibili, “diritto” rispetto a “legge” da un lato sottolinea il carattere di discrezionalità delle sue statuizioni (che sono frutto di scelte, per lo più maturate in seguito a dibattiti e al confronto tra ipotesi alternative) e dall'altro è collegato, come suggeriscono gli stessi usi traslati del termine, a un riconoscimento di certe prerogative all'individuo. Mentre “legge”, non per nulla usato anche per indicare fenomeni naturali dove non esiste libertà di scelta, contiene una sottolineatura della obbligatorietà, e in qualche modo di una sorta di inevitabilità di quanto in essa stabilito.
Ma, più ancora, rispetto a “legge” (positiva), “diritto” è usato anche per indicare l'insieme delle procedure necessarie alla effettiva applicazione della legge. Ha quindi una estensione maggiore del concetto di legge.
Di fatto il diritto, nel senso appena chiarito, è, da un punto di vista socio-politico, una garanzia soprattutto dei più deboli, che in assenza del diritto e di istituzioni che lo facciano rispettare, sarebbero destinati a soccombere nello scontro con l'egoismo dei più forti e rapaci.
dispotismo
Forma di governo in cui una parte (come un singolo individuo o un particolare gruppo) della società pretende di essere il tutto e domina le altre parti, non dando loro la possibilità di esprimersi e di contare.
Regimi dispotici esistono fin dagli albori della civiltà umana, ma col passare del tempo la capacità di controllo sulla vita della società e degli individui (anche per la loro vita privata) è sempre più aumentata, fino ad arrivare alla formazioni di sistemi totalitari, capaci di controllare ogni aspetto della vita, personale e collettiva.
diritti umani
Sono diritti garantiti dalla legge naturale, in quanto radicati nella natura umana. Essi perciò sono realmente universali e non propri della sola cultura occidentale, come pensa un certo multiculturalismo.
Tra essi ci sono la libertà, l'eguaglianza, il rispetto della dignità umana e della vita umana.
La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo fatta dalle Nazioni Unite ha fissato in modo solenne i principali diritti umani.
dogma
In senso teologico è ciò che il Magistero della Chiesa definisce come verità certa da credere (il greco “dokéin”, da cui deriva “dogma”, significa appunto “credere”). A stabilire dei dogmi sono stati prevalentemente dei Concilii (soprattutto nei primi secoli dell'era cristiana, quando vennero contestate importanti verità come il mistero trinitario o l'unione, in Cristo, della natura divina e di quella umana), anche se è accaduto, in età recente, che un dogma, quello della Assunzione al cielo di Maria, fosse proclamato da un Sommo Pontefice (Pio XII, in questo caso).
dogma e dottrina
Non tutto ciò che il Magistero insegna è dogma: anzi il vero e proprio dogma è solo un nucleo abbastanza ristretto. E questo spiega come ci sia stata e continui a esserci una possibile evoluzione nell'insegnamento del Magistero.
Certo una evoluzione che non riguarda l'essenziale della fede (e della morale), ma solo il non-essenziale e che, a ben guardare non costituisce mai una vera e propria contraddizione che intacchi l'essenziale.
Quindi l'evoluzione nell'insegnamento del Magistero si configura appunto come e-voluzione, e non come ri-voluzione.
dogmatismo
Atteggiamento di chi afferma delle tesi senza saperne rendere adeguatamente ragione. Ne segue intolleranza verso chi non condivide tali tesi, e indisponibilità al dialogo.
É diametralmente opposto al relativismo, mente è strettamente collegato al fondamentalismo.
dramma
In senso filosofico-teologico il termine dramma può essere usato per indicare una condizione intermedia tra “tragedia” (come qualcosa che termina inevitabilmente nel negativo) e “commedia” (come qualcosa che termina inevitabilmente nel positivo): nel dramma invece non è assicurato automaticamente né un esito negativo né uno positivo.
Inteso in questo senso il termina dramma postula da un lato la libertà di scelta, nella sua imprevedibilità. E postula anche, d'altro lato, che in ultima analisi ci sia qualcosa, o meglio Qualcuno, che possa assicurare, a patto che la libertà umana “giochi bene le sue carte”, un esito positivo. E questo qualcuno, capace di assicurare un possibile esito positivo, non può essere che l'infinitamente perfetto e l'infinitamente potente, cioè Dio.
In un'ottica cristiana dunque la vita è drammatica, perché è ad ogni istante rapporto con il Tu di Dio. E questo implica da un lato la continua possibilità di sbagliare, ma anche la continua possibilità di vincere (con la grazia) il male che è in noi.
dualismo
Impostazione filosofica che non solo distingue, ma contrappone due piani, o livelli. Può essere dualismo ...
... metafisico
quando contrappone due livelli di realtà: ad esempio materia e spirito. Ne è esponente ad esempio Platone.
... antropologico
quando contrappone anima e corpo come componenti dell'uomo. È presente tra gli altri in Platone o Cartesio.
... gnoseologico
quando contrappone le rappresentazioni (le idee) e la realtà “esterna”, rappresentata (le cose): non si raggiunge immediatamente l'oggettività, per cui si pone il problema di come raggiungerla.
Fiorisce in età moderna, con Cartesio, Spinoza, Locke, Hume
qui uno schema
eguaglianza
Da un punto di vista filosofico-teologico è un principio antropologico fondamentale: tutti gli esseri umani hanno la stessa natura e quindi la stessa dignità.
Da un punto di vista politico l'eguale dignità degli esseri umani diventa eguale dignità dei cittadini, da cui derivano eguali diritti, che con la Rivoluzione francese (che ebbe l'egalité come uno dei suoi principi-cardine, accanto a liberté e a fraternité) si esplicitano esssenzialmente nel diritto di decidere come debba essere gestita la “casa comune” dello Stato, cioè nella rivendicazione del principio democratico. Tutti devono poter sapere e poter decidere, in modo paritetico, ciò che riguarda la convivenza civile nello Stato.
un modo ideologico di intendere l'eguaglianza
Tuttavia in età contemporanea, anche per reazione al precedente inegualitarismo, che accordava ad alcuni esseri umani il diritto di dominarne altri, si è affermata una concezione esasperatamente unilaterale di eguaglianza, che guarda con sospetto, se non con rifiuto, qualsiasi forma di differenziazione. Dalla eguaglianza di dignità in effetti si pretende così di far derivare una rivendicazione di eguaglianza di funzioni.
Analogamente, vi è una avversione alla differenza che diventa pretesa di abolire qualsiasi differenza tra i sessi.
Oppure l'avversione alla differenza diventa pretesa che tra l'uomo e gli animali esista una totale equiparabilità di valore.
Per approfondire.
elementi
Nella fisica classica sono quattro: la terra (freddo e secco), l'acqua (freddo e umido), l'aria (caldo e umido) e il fuoco (caldo e secco).
caldo | freddo | |
umido | aria (caldo e umido) | acqua (freddo e umido) |
secco | fuoco (caldo e secco) | terra (freddo e secco) |
ente
Ciò che è (/la cosa). Secondo la metafisica Scolastica si compone di due principi: l'essenza e l'esistenza (/essere).
epistemologia
Studio filosofico della natura, dei limiti e della suddivisione del sapere umano. É parte della gnoseologia .
Uno dei problemi più importanti della epistemologia è determinare il rapporto tra filosofia e scienza (in senso stretto): in età antico-medioevale tale rapporto aveva visto una netta prevalenza della filosofia, che assorbiva in sé e pretendeva di giudicare anche nel merito la scienza; l'età moderna ha visto l'errore inverso, di un sapere scientifico che ha preteso di invadere il campo filosofico. Esempi eclatanti di tale invasione sono le seguenti pretese
- di eliminare la dimensione qualitativa dalla realtà, dichiarandola inesistente in quanto non matematizzabile (vedi scheda su Galileo);
- di ridurre il pensiero ad attività cerebrale;
- di ridurre il problema dell'origine dell'uomo a quello dell'origine del suo corpo (derivazione integrale dalla scimmia: vedi su intellectualia)
eresia
In senso teologico, una “eresia” è la negazione di un dogma, solennemente stabilito dalla Chiesa.
La parola eresia viene dal greco e significa scelta, in quanto i più importanti dogmi (quelli trinitari e cristologici) si caratterizzano per una struttura “paradossale” (nel senso chiarito da Henri de Lubac), cioè uniscono due polarità apparentemente inconciliabili, solo una delle quali invece viene accettata dall'eresia.
essenza
In senso metafisico indica ciò per cui una cosa è così (in questo senso è sinonimo di natura, o meglio di una delle diverse accezioni che ha il termin natura).
Con l'altro principio, l'esistenza, entra a comporre l'ente reale (nel senso che ogni ente ha una essenza e una esistenza).
Essere
Termine fondamentale in filosofia, originario (trascendentale) e polisenso. Può designare
eternità
Caratteristica, attribuita a Dio dalle concezioni teistiche, in base alla quale una realtà è immutabile, senza inizio, senza fine e senza mutamento sostanziale.
Secondo le filosofie teistiche Dio è mistero, e quindi l'intelligenza umana non può adeguatamente immaginare le Sue caratteristiche, tra cui l'eternità. Dove immutabilità non va intesa, antropomorficamente, come sinonimo di inerzia, o di assenza di vita.
eviternità
Condizione delle creature puramente spirituali (vedi angelo e diavolo), intermedia il tempo, proprio della condizione dell'uomo, creatura corporeo-spirituale, e l'eternità, propria di Dio. L'eviternità non conosce successione di istanti, come accade per il tempo, che si dispiega in una molteplicità, ma si avvicina in qualche modo all'unità del presente eterno. In particolare l'eviternità delle creature spirituali, di cui pure si può dire che abbiano "cominciato a esistere", ne spiega l'irreversibilità della scelta, che le caratterizza.
evoluzionismo
Teoria secondo cui la realtà degli esseri viventi si è evoluta nel corso del tempo. Normalmente viene contrapposto al creazionismo, ma sarebbe sarebbe lessicalmente meno equivoco contrapporlo al fissismo, secondo cui animali e piante che noi vediamo oggi sono gli stessi che Dio ha creato all'inizio.
Occorre distinguere tra un
evoluzionismo scientifico, ossia una teoria che si limita a dire che è esistita l'evoluzione delle specie e che il corpo umano (ma non tutto l'uomo) deriva, con ogni probabilità, da una evoluzione del corpo di un ramo di primati, e
un evoluzionismo filosofico, che riduca l'uomo alla sola corporeità. Il secondo non è affatto necessaria conseguenza del primo.
Per approfondire.
facoltà
Per la filosofia scolastica, come sinonimo di “potenza”, indica la funzione attraverso cui l'anima compie atti di tipo non (esclusivamente) materiale (ossia non cioè non volti a modificare il mondo materiale“transitivo”), come sentire, ricordare, immaginare, pensare, volere, amare.
Schematizzando:
atto | facoltà che lo compie |
---|---|
sentire | sensi |
ricordare | memoria |
immaginare | immaginazione |
pensare (/capire/ragionare/giudicare) | intelligenza (/intelletto/mente/pensiero, ragione) |
volere, amare | volontà |
In qualche modo quindi le facoltà stanno all'anima come gli organi (polmoni, cuore, stomaco, etc.) stanno al corpo (considerato come tutto, come organismo).
fede
In senso teologico è la virtù soprannaturale (teologale) con cui l'energia dello Spirito, che ci assimila a Cristo, ci abilita a riconoscere, in una realtà umana, la Presenza eccezionale, divina, di Gesù, che corrisponde alle attese del cuore.
Nella concezione cattolica non c'è contrasto, ma armonia tra fede e ragione.
fede e ragione
Dal punto di vista teologico la fede non può essere dimostrata dalla ragione, e a sua volta la ragione non può capire tutto della fede.
Tuttavia la fede non non è in contraddizione con la ragione, anzi la illumina e consente la soluzione di problemi che altrimenti per la sola ragione resterebbero insolubili, come quello del male e della morte.
Inoltre la Chiesa cattolica ha sempre avuto una grande stima per la possibilità della ragione di cercare di capire la logica del Dato di “fede”, ossia ha promosso il lavoro della teologia.
In questo senso non sarebbe cattolico un rifiuto della ragione in quanto tale, come nella definizione attribuita a Lutero, che ne avrebbe parlato come della “puttana del diavolo” (Hure des Teufels). La ragione è creata da Dio come parte integrante della natura umana: ne segue che non si tratta di “non usare la ragione”, ma di “non usarla male”. Ossia come staccata dalla realtà (che è effettivamente un tentazione ricorrente, in seguito al peccato originale).
finito
Limitato, non solo in senso spaziale (qualcosa che è solo in un certo spazio e non ovunque), o temporale (qualcosa che ha inizio e fine, e non è eterno), ma anche in senso metafisico (qualcosa che ha solo alcune perfezioni, ma non la pienezza insuperabile do ogni perfezione).
Finito è quindi opposto a “Infinito”. Di conseguenza in ogni filosofia teista (tra cui quella cristiana) sinonimo di creato. Per negare la identità tra finito e creato occorre sostenere una concezione panteista, che confonde Infinito e finito.
fondamentalismo
Si tratta della pretesa di imporre ad altri (a tutti) una ideologia (tipicamente religiosa, o meglio pseudo-religiosa), senza passare attraverso a) la (loro) consapevolezza, cioè senza dialogare, argomentare e testimoniare, e b) la (loro) libertà.
Perciò il fondamentalismo è essenzialmente violento, e, quando assume la forma di una pseudo-religiosità, stravolge la fede nel Mistero creatore, che a) rispetta la libertà delle sue creature e b) desidera essere da loro riconosciuto senza azzerare il loro senso critico, ma attivandolo pienamente, e c) non vuole che alcune sue creature opprimano altre, come se fosse Lui a chiederglielo.
Il fondamentalista pseudo-religioso perciò rende odioso Dio, presentandolo come un tiranno arbitrario: il che è esattamente quello che il diavolo vuol far credere, per far allontanare gli esseri umani dal Creatore.
forma
Principio ontologico che fornisce a una sostanza la sua determinatezza. In ogni sostanza quindi la materia è il fattore di determinabilità, e la forma quello di determinazione.
fratellanza universale
Dal punto di vista teologico cristiano tutti gli esseri umani sono parte di un'unica grande famiglia, in quanto figli di un Unico Padre, il Mistero che ha creato e tiene in vita tutte le cose, e anzi tutti sono chiamati ad essere, in Cristo, verbo Incarnato, un solo Corpo. Sulla riscoperta del valore dell'unità degli esseri umani in Cristo un grande contributo è venuto dal teologo Henri de Lubac.
Se esiste la fratellanza universale, allora tra gli esseri umani sono possibili, e anzi indispensabili, il perdono e il dialogo. E ciò non come un dovere immotivato, moralistico, ma come conseguenza del dato oggettivo che il male fatto a un altro è male fatto a me, e il bene fatto a un altro è bene fatto a me.
Ne segue che le guerre, mosse ad esempio dai nazionalismi, sono contro la verità dell'umano.
garantismo
Concezione dell'azione giudiziaria per cui, semplificando molto, è meglio assolvere un colpevole che condannare un innocente.
Lo Stato di diritto garantisce in questo senso la presunzione di innocenza.
Si oppone al giustizialismo.
gender
Si tratta di un concetto controverso, al punto che ne è negata la stessa esistenza. Si tratta di chiarirsi sul suo significato:
- se per “gender” si intende sostenere (come sembra fare una certa cultura ultraconservatrice) che le alterazioni dell'orientamento sessuale sono frutto di una teoria, e che quindi esiste il rischio che la “propaganda gender” possa far diventare gay o lesbica chi già non è lo è (“diventa gay chi ha assorbito le idee del gender”), allora ha senso negare l'esistenza di un “gender” così inteso. Del resto lo stesso Catechismo della Chiesa cattolica (del 1992) ho riconosciuto l'esistenza di una condizione di alterazione dell'orientamento, «profondamente radicata», e quindi non frutto di una propaganda esteriore, né modificabile.
- Ma se per “gender theorie” si intende una forte sottovalutazione dell'importanza e della positività della differenza sessuale, e una unilaterale sottolineatura della decisività di una autopercezione soggettiva che stacchi il biologico dallo psichico, allora questo tipo di teorizzazione esiste. E deve poter essere liberamente messo in discussione.
Gesù Cristo
Vedi Cristo.
giudizio
in senso tecnico
Secondo la Scolastica è la "seconda operazione" dell'intelletto (la prima è l'astrazione, la terza il ragionamento), consistente nell'unire più concetti. Esempio: “quell'automobile è molto veloce”. Il giudizio è fondamentale per Agostino e Blondel, mentre è semplice conseguenza del concetto per il tomismo.
in senso esistenziale
In senso esistenziale, un giudizio è dato quando il soggetto stabilisce in modo certo e nitido una verità, su cui può impostare una azione sicura (ovvero convergente all'unitario destino, al fine ultimo, dell'esistenza). Di fatto tutta la conoscenza intellettiva concreta si suddivide in opinioni e giudizi.
Quando l'opinione non rappresenta più una legittima perplessità, che sospende il giudizio, in assenza di elementi chiari, su alcune questioni, ma diventa programmatica e aprioristicamente coltivata impostazione per cui un soggetto si pretende incapace di giudicare, si è in presenza di una concezione scettica, ovvero relativistica.
In questo senso si potrebbero distinguere, due grandi atteggiamenti:
- quello di chi coltiva il giudizio in senso esistenziale (non, però, dogmatico) -> e da ciò possono seguire certezza e pace
- e quello di chi ritiene che l'opinione sia insuperabile -> e da ciò possono seguire incertezza e inquietudine.
giustizia
Si potrebbe dire che la giustizia è la applicazione pratica della verità nell'ambito dei rapporti intersoggettivi. È “dare a ciascuno il suo” (unicuique suum tribuere), da cui segue l'altro grande precetto: “neminem laedere”, non fare del danno a nessuno. È uno dei valori fondamentali dell'uomo.
Vi sono due grandi sue coordinate, la giustizia distributiva, sottolineata in modo spesso unilaterale da una certa sinistra e trascurata da una certa destra, e la giustizia commutativa, sottolineata in modo spesso unilaterale da una certa destra (ultraliberista) e trascurata da una certa sinistra.
In effetti, da un lato, non può lasciare indifferenti che pochi abbiano moltissimo e tanti abbiano pochissimo (“non è giusto”); d'altro lato non si può prendere che abbiano lo stesso chi si impegna molto e chi si impegna poco, o comunque che offre qualcosa di poco richiesto e chi offre qualcosa di molto richiesto.
Per cui se una grande differenza sociale, causa di miseria e sfruttamento, è inaccettabile, una qualche differenza sociale è inevitabile e giusta.
giustizialismo
Concezione dell'azione giudiziaria per cui, semplificando molto, è meglio condannare un innocente che assolvere un colpevole.
Il giustizialismo si accompagna spesso con una concezione populista ed emotivista della politica e tende e suscitare indignazione nell'opinione pubblica. Il suo contrario è il garantismo.
gnoseologia
Parte della filosofia che si occupa della conoscenza (gnosis, in greco). Nella concezione scolastica equivale a una parte della logica, detta logica maior, secondo lo schema seguente:
La Logica (studio del logos=pensiero) si suddivide in
- Logica minor (o logica scientifica, o l. in senso stretto) cioè → studio della forma del pensiero (=delle regole formali)
- Logica maior (o logica filosofica, o gnoseologia, o teoria della conoscenza), cioè → studio dei contenuti del pensiero (di quanto/come il pensiero rispecchi la realtà)
La logica maior, o gnoseologia, sua volta si suddivide in
- studio del concetto (riguardo alla natura della astrazione, l'esistenza o meno di concetti universali, e la loro natura (trasparenza delle cose o oggetto ultimo della conoscenza)
- studio del giudizio (riguardo al primato dei giudizi universali o di quelli particolari; possibilità di giudizi universali come certezze stabili
- studio del ragionamento (riguardo al rapporto tra deduzione e induzione
- epistemologia (o studio del "prodotto finale": la scienza), affrontando temi come il rapporto tra scienza e filosofia
In epoca moderna la gnoseologia ha avuto uno sviluppo esorbitante, di fatto sostituendosi alla metafisica. .
Gratitudine
E' ritenuta il fondamento adeguato della morale da parte chi non adotta una visione moralistica di quest'ultima. Il fondamento della morale, in questo senso, è il rapporto con la realtà personale di Dio creatore, e non con la realtà impersonale della legge.
Teologicamente parlando, una impostazione di questo genere non parte dalla forza della propria volontà, ma dalla riconosciuta Iniziativa di un Altro. Per questo il poeta Dante poteva parlare della gioia, come ciò sulla quale ogni virtù si fonda
(Par.).
Grazia
Per il Cristianesimo è l'energia soprannaturale con cui lo Spirito Santo assimila l'uomo a Cristo, Uomo-Dio, risanandone la natura dagli effetti del peccato originale e rendendolo capace di un giudizio, di una libertà e di un amore gratuito altrimenti impossibili.
La sua necessità per la salvezza dell'uomo viene negata dal pelagianesimo e dall'Islam.
Sui (due) tipi di grazia si veda alla voce carisma.
guerra
In senso stretto la guerra è tra due Stati, un contrasto tra i quali (per volontà di uno solo o di entrambi) non è stato possibile risolvere in modo dialogico e pacifico.
La prevenzione è preferibile alla repressione (e quindi alla guerra). E la miglior prevenzione contro le guerre è l'educazione alla democrazia, che implica un atteggiamento di non-prevaricazione, ma di accettazione dell'altro, anche quando l'altro pensa o fa cose che non piacciono (purché nei limiti di regole precise, senza danneggiare altri).
Occorre perciò fare il possibile per sradicare i regimi dispotici, anzitutto agendo sulla leva economica, anche se ciò possa comportare, nell'immediato, dei danni anche ai paesi liberi. Occorre poi aiutare nei paesi dispotici le forze di opposizione, affinché possano ribaltare il dispotismo.
Quando ciò non bastasse occorre accettare la possibilità di guerra contro i dispotismi, che del resto è regolarmente da loro stessi messa in atto per prevaricare su altri stati. La storia ha infatti dimostrato che “accontentare” le dittature non funziona (si veda quanto accaduto con la Seconda Guerra Mondiale).
Certo, sarebbe sommamente auspicabile che in tempo di pace i regimi democratici sviluppino delle armi non letali e tali da poter colpire nel modo chirurgicamente più selettivo solo i centri del potere dispotico, danneggiando il meno possibile i civili.
identità
È un concetto molto vicino a quello di natura (o essenza), nel senso che indica ciò per cui qualcosa è quella cosa, sottolineando però, rispetto a tali altri concetti la caratteristica di inconfondiblità e di stabilità.
In senso metafisico, ad esempio, Aristotele aveva posto il principio di identità come uno dei principi supremi: “ogni cosa è sé stessa”, è identica a sé stessa, A = A. E non è l'altro da sé (principio di non-contraddizione: A non è non-A), è inconfondibile con l'alterità.
In senso sociologico-politico il concetto di identità assume una valenza peculiare di contrapposizione all'alterità.
Si parla ad esempio di identità nazionale, o di identità culturale, dando spesso al concetto così espresso dei tratti di
- stabilità diacronica: una identità nazionale, così intesa, è immutabile lungo il corso della storia;
- di precisa e non “ibridabile” determinatezza: una identità così intesa non si sarebbe mai mescolata con altre identità (ad esempio linguistico-culturali).
Una affermazione esasperata dell'identità è tipica delle concezioni di estrema destra, che hanno ad esempio coltivato delle idee nazionalistiche, che oggi prendono per lo più la forma del sovranismo.
All'opposto un approccio ideologicamente progressista tende a privare il concetto di identità culturale di qualsiasi senso (si veda il mondialismo).
ideologia
Interpretazione sistematicamente e (più o meno intenzionalmente) alterata della realtà.
In Marx essa è la cultura funzionale agli interessi della classe dominante, ossia è sovrastruttura.
In Luigi don Giussani l'ideologia è una interpretazione della realtà che erige il pregiudizio a sistema. Essa è funzionale non a degli interessi economici, come in Marx, ma all'irrealistica pretesa di una autonomia dal Mistero, da Dio.
illuminazione
Per Agostino è il fenomeno che accompagna ogni giudizio umano retto e certo. Essa è operata nell'interiorità dello spirito umano da Dio stesso, o meglio dal “Maestro Interiore”, Cristo. Infatti solo Colui che è assolutamente immutabile può consentire all'intelligenza dell'uomo un giudizio immutabile, stabile e vero, mentre non lo possono né gli oggetti dei sensi, intrinsecamente mutevoli, né la stessa anima umana, essa pure soggetta a fluttuazioni.
immigrazione
Gli ultimi decenni del XX secolo vedono una sempre più massiccia intensificazione del fenomeno migratorio, dai Paesi più poveri verso i Paesi più ricchi.
Da una parte non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo: le persone e i gruppi (al limite, i popoli) si sono sempre spostati da un punto all'altro del pianeta. Tant'è che tutti gli esseri umani provengono da un unico ceppo, che all'origine si trovava, secondo gli studi più accreditati, in Africa. Inoltre l'aggregarsi in realtà nazionali non è qualcosa si astorico, di “naturale” (gli individui “di natura italiana” si sono uniti nella nazione italiana) ma qualcosa di storico e quindi di contingente e modificabile. Ancor più, va tenuto presente che tutti gli esseri umani costituiscono un'unica famiglia umana (donde la fratellanza universale).
D'altra parte, quando un fenomeno migratorio assume dei caratteri quantitativamente massicci, esso assume dei tratti di patologicità. Anzitutto perché non è giusto che masse ingenti di persone siano spinte a lasciare la terra in cui sono nate e in cui sono vissuti i loro antenati e continuano a vivere tanti loro congiunti e amici. E poi nei paesi in cui essi migrano si possono verificare problemi di integrazione tutt'altro che irrilevanti.
Inferno
Dal punto di vista teologico è la condizione in cui sono destinate a trovarsi tutte le creature intelligenti che abbiano perseverato fino all'ultimo nella ribellione a Dio Creatore.
Per l'insegnamento di diversi Concili il diavolo vi è eternamente dannato. E tutti gli esseri umani possono andarci.
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infinito
Ciò che è oltre ogni possibile limite.
1. Nella concezione filosofica greca è sinonimo di imperfezione. Già Pitagora associa l'idea di infinito all'indeterminatezza, al pari e agli altri fattori imperfetti. Viceversa per i filosofi greci il divino, cioè il perfetto deve essere finito: così l'essere di Parmenide, così le idee di Platone, così il Motore Immobile di Aristotele. Fa eccezione Plotino, influenzato dal Cristianesimo.
2. Per la filosofia medioevale, in virtù dell'influsso cristiano, e in molta filosofia successiva Infinito è invece sinonimo di perfezione. Dio, in altri termini, può essere solo Infinito.
intellezione
Attività con cui l'intelligenza (/intelletto, /ragione, /mente, /pensiero) coglie il suo oggetto, in qualche modo afferrandolo e comprendendolo. Per Aristotele e Tommaso d'Aquino essa è resa possibile dall' astrazione, per Agostino piuttosto per una illuminazione, operata dal Maestro interiore.
interclassismo
Caratteristica di una forza politica, tipicamente di un partito, di non rappresentare una sola classe sociale, ma di raccogliere in sé diverse classi sociali, accumunate perciò non da un interesse economico, ma da una stessa visione della realtà, da una stessa cultura.
Nell'Italia della Prima Repubblica il partito interclassista per eccellenza era la DC, in cui confluivano personalità sia del mondo operaio, sia del mondo agricolo, sia della borghesia e di qualsiasi altra classe sociale, in nome della comune visione cristiana della realtà.
Presupposto dell'interclassismo è che ci possa essere convergenza di interessi tra diverse classi sociali, che ci possa essere un bene comune, al contrario del concetto marxiano di lotta di classe, in base al quale possono esistere solo partiti classisti.
intolleranza
In senso vero e proprio è la applicazione pratico-politica del dogmatismo, ed è strettamente collegata ad atteggiamenti fondamentalistici. Ossia è una disposizione volta a impedire a chi dissente dalle proprie convinzioni la possibilità di esprimersi. Anche quando tale espressione non fosse causa di alcun constatabile danno ad altri esseri umani.
Israele
In senso lato era così chiamato il popolo ebraico, secondo la terminologia biblica.
In senso stretto, il termine indica comunemente l'attuale Stato di Israele. La cui stessa esistenza è tuttora oggetto di contrasto.
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legge
In generale una legge è principio regolatore della dinamica di qualcosa che si svolge nel tempo, ovvero di qualcosa che si muove. Essa cioè rappresenta i tratti essenziali (regolatori) di come si muove (nel caso di leggi riguardanti il mondo non intelligente) o di come si dovrebbe muovere (nel caso degli esseri intelligenti) una data realtà mutevole.
Ci sono quindi le
- leggi naturali (dei corpi): come le leggi che regolano il moto dei gravi, o le leggi della fisica e della chimica,
- e le leggi preposte a regolare il comportamento umano, che a loro volta si suddividono in
- legge (morale) naturale e
- leggi positive (si veda la voce diritto)
L'esistenza di una legge (morale) naturale non è accettata da tutti: non lo è da chi ad esempio nega l'esistenza di una natura umana. Per questa impostazione esistono solo le leggi positive.
liberalismo
Termine polisenso:
- in senso politico indica una concezione che si impernia sulle libertà da garantire all'individuo (libertà di parola, di pensiero, di associazione e simili), lasciando più in ombra gli aspetti sociali, collettivi, della convivenza umana;
- in senso di politica economica interna a uno Stato, indica una concezione tesa a garantire il massimo della libertà di iniziativa privata, limitando il più possibile qualsiasi intervento dello Stato (in questo senso si parla anche di liberismo, che però si riferisce essenzialmente agli scambi commerciali tra diversi paesi)
liberismo
Politica per la quale i rapporti commerciali tra gli Stati devono essere ”liberi”, nel senso di non essere ostacolati da barriere (dazi) doganali. Si oppone al protezionismo.
libertà
In generale indica la possibilità, per ciò che è (più) “interno” di esprimersi (comunicativamente o operativamente) “all'esterno”.
Se ne possono distinguerne tre tipi:
- 1) libertà esteriore: sono libero se gli altri [/circostanze esterne] mi lasciano libero; qui si radica la questione politica della libertà (vedi liberalismo, diritti umani,democrazia)
- 2) libertà interiore, a sua volta suddivisibile in
- libertà come forma: Detta anche “libertas minor”, o libertà di scelta, o libero arbitrio: essa implica che in ogni istante sono un essere umano sia libero di scegliere tra più alternative, anche se privo della libertà esteriore .
Tutti gli esseri intelligenti hanno questa tipo di libertà, sempre e comunque. - libertà come contenuto: Detta anche “libertas maior”, o libertà di autonomia: essa significa libertà di essere ciò uno è, di attuare la propria vera [/interiore/profonda] essenza /natura; ovvero è la possibilità di è riferendosi a questo tipo di libertà che qualcuno parlava di libertà come “soddisfazione del desiderio”, in quanto il desiderio è fondamentalmente quello di essere sé stesso, di realizzarsiautenticità.
Non tutti gli esseri intelligenti hanno (in egual misura) questo tipo di libertà: è qualcosa che va conquistato, e la si possiede, di fatto, sempre "più o meno", con possibilità che essa cresca o diminuisca.
- libertà come forma: Detta anche “libertas minor”, o libertà di scelta, o libero arbitrio: essa implica che in ogni istante sono un essere umano sia libero di scegliere tra più alternative, anche se privo della libertà esteriore .
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lotta di classe
Concetto cioè di Marx, filosofo tedesco dell'800, a cui si sono rifatte molte forze politiche nel '900 e in generale i paesi comunistimarxiano secondo cui gli interessi delle classi sociali, ossia in ultima analisi la classe degli sfruttatori (la classe dominante, che in epoca post-medioevale è la borghesia) e a quella degli sfruttati (nel capitalismo, soprattutto la classe operaia), sono inevitabilmente divergenti e opposti. Quello che va bene agli sfruttatori non può andar bene agli sfruttati e viceversa.
Questo concetto di rifà all'idea hegeliana di dialettica come conflitto inevitabile e porta a ritenere impossibile il dialogo.
mente
Vedi alla voce ragione.
male
È il contrario del bene, è ciò che si oppone al bene, ossia a ciò che assicura la piena realizzazione dell'umano e dell'umano desiderio di felicità.
- In una concezione teistica, che ritiene che tutto l'esistente sia creato da un Dio buono, il male è assenza (/privazione) di bene, mancanza di essere.
- Per il manicheismo, invece, il male è un vero e proprio essere, e quindi è stato creato da un “dio cattivo”, di potenza pari al “dio buono”.
- Per il panteismo il male è sì reale, ma come un ingrediente necessario della realtà.
Classica, per la concezione teistica, è la distinzione agostiniana tra tre tipi di male
- male metafisico è mancanza di essere nella propria realtà strutturale, nel punto di partenza. Ogni creatura ne è affetta, in quanto non è la Pienezza dell'Essere, non è Dio.
- male morale è mancanza di essere nella azione intrapresa, in un segmento di cammino percorso: l'azione non è come dovrebbe (e potrebbe). Manca, difetta . Il male morale, in termini teologici, è sinonimo di peccato.
- male fisico è quella mancanza di essere nella realtà che ha attuato il male morale, come conseguenza di quest'ultimo. In pratica è la sofferenza, nel senso più ampio del termine.
Nella visione agostiniana (ma più in generale cristiana) il male fisico è conseguenza del male morale, non però nel senso di una esatta corrispondenza tra l'uno e l'altro. Tale corrispondenza vi sarà, nella prospettiva cristiana (ma in genere monoteistica) solo nella vita futura e definitiva.
materia
Per le filosofie materialistiche è ciò che costituisce gli oggetti sensibili, per Aristotele e le cosmologie ilemorfiste è una componente di ciò che costituisce gli oggetti sensibili.
Per la filosofia aristotelica, infatti, la materia (ὕλη) è il correlativo di forma: è il principio ontologico di determinabilità (un sostrato indeterminato, recettivo di qualsivoglia forma), che si compone con la forma in ogni sostanza corporea.
Le filosofie classico-medioevali che adottavano l'ilemorfismo hanno poi diversamente interpretato il concetto di materia: l'indirizzo aristotelico (come Tommaso d'Aquino) concepisce la materia come pura potenzialità, totalmente indeterminata; mentre l'indirizzo filosofico “agostiniano” (ad esempio molti filosofi francescani) attribuisce alla materia una qualche sorta di determinatezza e attualità.
memoria
Dal punto di vista gnoseologico è la facoltà conoscitiva atta a custodire (e gestire) i ricordi.
- secondo Aristotele e Tommaso d'Aquino è uno dei sensi interni (dunque è nettamente meno importante di intelletto e volontà, che sono facoltà dell'anima razionale, sono insomma a livello superiore)
- secondo la tradizione agostiniana e francescana è facoltà dell'anima razionale, di pari livello quindi dell'intelletto e della volontà.
Esistenzialmente si usa questo termine per indicare uno stato (atteggiamento) dell'animo per cui il presente viene vissuto sulla scorta di un passato visto come ricchezza esistenziale, prezioso punto di partenza da custodire.
mercato (economia di)
Sistema economico che garantisce la proprietà e l'iniziativa privata.
Non va confuso col capitalismo, che ne è solo una manifestazione degenerata.
Si oppone al comunismo e allo statalismo economico.
Trovare il giusto equilibrio tra iniziativa privata e giustizia sociale non è facile, perché si rischiano gli opposti scogli di uno statalismo oppressivo della libertà individuale e incapace di garantire adeguati livelli di sviluppo e di benessere, da un lato, e di un capitalismo sfrenatamente individualista, che crea squilibri inaccettabili tra ricchi e poveri e propone un ideale di vita falso, perché basato sul profitto come fine ultimo e assoluto, dall'altro.
metafisica
Parte della filosofia che considera la realtà nei suoi aspetti più universali (/sintetici), ovvero come totalità (come “intero”). Coltivata da quasi tutti i filosofi antichi e medioevali, è stata accantonata da buona parte della filosofia moderna, ed espressamente rigettata (a partire da Hume e da Kant) da una parte importante della filosofia contemporanea.
Per il pensiero di matrice cristiana essa resta un momento irrinunciabile della riflessione filosofica, col compito essenziale di chiarire come la stessa ragione possa riconoscere l'esistenza di Dio.
metafisica classica
Si intende comunemente per “classica” la metafisica antica (soprattutto quella di Aristotele) e medioevale (soprattutto quella scolastica).
Questa metafisica si concepiva come conoscenza dell'essere (della realtà) indipendente dal pensiero umano.
L'idealismo invece ha sviluppato una (sorta di) metafisica, in cui la realtà è “interna” al Pensiero umano, e da questo dipende.
misericordia
Nella concezione cristiana il Mistero (Dio) è Misericordia, o meglio Amore misericordioso, ossia Egli non ha creato degli esseri intelligenti per prendere da loro qualcosa, ma per dare loro Sé stesso, in dono gratuito, per renderli partecipi della sua vita di comunione trinitaria.
Gli esseri intelligenti che noi conosciamo (uomo e angeli), dotati di libertà di scelta, non hanno però aderito liberamente a tale dono e hanno scelto di ribellarsi, col peccato originale (nel caso dell'uomo) e poi con i tanti peccati attuali, che li distruggono (vedi il male come mancanza di essere).
Il Mistero allora non ha abbandonato la sua creatura umana alla sua rovina, ma ha offerto un perdono rigeneratore, ossia appunto la Sua misericordia, la cui espressione suprema sono l'Incarnazione e la Passione del Verbo incarnato, Cristo.
Misericordia significa che il Mistero perdona qualsiasi peccato della creatura, senza stancarsi mai, e con il suo perdono rigenera la creatura che si pente, ricrea «quanto si era perduto».
La misericordia quindi non è accondiscendenza al male, perché il male rovina l'uomo. Ma è ridare, ogni volta che l'uomo si pente, la possibilità di rialzarsi e di riprendere il cammino verso il Destino buono.
Per il cristianesimo il canale (non unico, ma) privilegiato attraverso cui passa la Misericordia divina è il sacramento della confessione.
Per approfondire si può vedere la pagine su Suor Faustina Kowalska, la “santa della Misericordiamore
modernità
È la civiltà seguita a quella medioevale. Dal punto di vista teologico, per il quale Dio esiste e la fede cristiana è vera, essa costituisce un problema, quello di sapere come sia avvenuto che ci si sia allontanati dalla verità.
In estrema sintesi la risposta a tale problema vede essenzialmente tre posizioni, in campo teologico
- quella di chi non ammette alcun limite nella civiltà medioevale, plasmata dalla fede, e ritiene perciò la modernità un puro e semplice errore;
- quella, diametralmente opposta, di chi vede nella modernità qualcosa di interamente buono, che va accettato come punto di vista dal quale guardare alla fede;
- e quella di chi ritiene che nell'approccio medioevale al rapporto tra fede e civiltà ci siano stati degli errori, che spiegano almeno in parte la reazione anticristiana successiva, ma che al contempo la modernità stessa abbia ecceduto nella sua reazione, e quindi occorra discernere quanto in essa vi è di buono da quanto vi è di inaccettabile .
Tipico di quest'ultima prospettiva è la tesi che non esista una sola modernità, antropocentrica e anticristiana, ma ci sia nella modernità anche una componente intrinsecamente compatibile con il cristianesimo.
Un periodo importante per discernere la complessità della modernità è il suo inizio, cioè il periodo umanistico-rinascimentale: si veda al riguardo questo approfondimento.
mondialismo
Concezione politica che sottolinea, con la strutturale unità del genere umano, il valore che tutti gli esseri umani considerino prevalente ciò che li unisce rispetto a ciò che li divide.
Vi sono però due diversi modi di intendere l'unità degli esseri umani: uno astratto-ideologico e uno realistico (come sinonimo di fratellanza universale).
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monogenismo/poligenismo
Si tratta del problema se l'intero genere umano derivi o meno da un'unica coppia primordiale.
Per molto tempo il Magistero cattolico, come ancora Pio XII con l'enciclica Humani Generis, ha sostenuto il monogenismo (cioè appunto la derivazione di tutti gli esseri umani da Adamo ed Eva, intesi in senso letterale come un'unica coppia), pensando che altrimenti non sarebbe stato possibile salvare due dati irrinunciabili:
- la fratellanza universale
- e l'universalità degli effetti del peccato originale e quindi l'universale bisogno di redenzione .
Oggi l'insegnamento del Magistero sul monogenismo, fatta salva l'irrinunciabilità della fratellanza universale e della universalità degli effetti del peccato originale, si è fatto più flessibile.
morale
In senso filosofico è la parte della filosofia che deve rispondere alla domanda “come dobbiamo agire?”. Per la filosofia cristiana, a differenza di quanto pensava Kant, non ci può essere una morale completa senza una integrazione con la fede.
morale cristiana
In sé, per la fede, la morale (o etica) è buona: nella misura in cui indica l'alveo, la strada (razionalmente conoscibile: filosofia morale; o soprannaturalmente rivelata: teologia morale) per arrivare al compimento di sé.
Questa strada può però essere percorsa di fatto solo aderendo al Fatto singolare di Cristo e mendicando la sua grazia. Altrimenti si scade nel moralismo.
moralismo
È la degenerazione della morale, che si verifica quando si presume di poter essere coerenti con le proprie forze e di misurare quanto di si è “bravi” in base alla pura universalità della legge, e prescindendo dal Fatto singolare di Cristo. Questo non può che causare sentimenti o di superbia (“riesco ad essere bravo”) o di disperazione (“non riesco ad essere bravo”). È questo senso che la morale, moralisticamente intesa,è stata definita il peggior nemico di Dio
.
Il moralismo cristiano inoltre tende a pensare al Mistero come un Dio perennemente adirato, come se il motivo per aderire al bene fosse la paura, la paura di un castigo futuro, e non la lieta gratitudine per il bene che il Mistero ci fa, venendoci incontro con una misericordia continuamente rigeneratrice. È come insomma se il moralismo dimenticasse che il male fa male già in questa vita, e che il bene fa bene (dimentica il “centuplo quaggiù”).
multiculturalismo
Il senso di questo termine non è univocamente fissato. Ma per lo più si intende con “multiculturalismo” una concezione per cui la convivenza di diverse culture totalizzanti nella stessa società non presenterebbe alcun problema, e pertanto le istituzioni statali dovrebbero garantire ad ogni soggettività culturale la massima libertà di seguire le proprie regole ed usanze. Anche quando tali usanze contrastassero con i diritti umani delle singole persone (che nelle democrazie sono i principi costituzionali fondamentali).
Alla base di questa flessione del multiculturalismo sta una gnoseologia relativistica, per la quale sarebbe impossibile conoscere una verità e dei valori validi per tutti. E quindi ognuno dovrebbe, nel suo “compartimento stagno”, poter seguire i propri valori.
multipolarismo
Ideale di politica internazionale che propone un mondo multipolare, in cui cioè non ci sia una superpotenza egemone, ma pari dignità tra i diversi Paesi.
Nel contesto attuale il termine viene usato per lo più in senso polemico verso l'unilateralismo statunitense, più volte attuatosi dopo il crollo del comunismo nel 1989.
L'idea in sé non sarebbe sbagliata, se tutti gli stati del mondo fossero democratici. Sarebbe sommamente auspicabile un mondo fraterno, fatto da Stati che rispettano la pari dignità, senza egemonia e sfruttamenti particolaristici.
Di fatto, però, nell'attuale contesto di guerra tra democrazie e dispotismi, la prima urgenza è quella di sconfiggere questi ultimi, che stanno usando in modo strumentale e ipocrita l'idea di multipolarismo.
natura
Termine polisenso:
natura in senso filosofico
- metafisicamente significa essenza,
- cosmologicamente (ed è questo il significato più corrente) equivale a mondo (/cosmo, = insieme di tutte le cose [materiali, o più precisamente sensibili]),
- antropologicamente si parla di natura umana nel senso di essenza dell'uomo.
natura in senso teologico
teologicamente designa l'insieme (e ognuna) delle realtà create, in quanto distinte dal Creatore e dal soprannaturale. Essa buona, perché l'ha Creata Dio, sommo Bene.
La natura come insieme delle creature non dotate di intelligenza va rispettata, ma anche subordinata all'uomo, a cui Dio l'ha sottomessa. Ne seguono le indicazioni di non perseguire un suo sfruttamento, ma senza farne una sorta di divinità, come è implicito nel concetto, neopagano di “Gaia”, e con le teorie animaliste e l'ecocentrismo).
natura umana
Come ogni natura, essa è ciò per cui una data cosa è quella cosa, ossia, nel caso dell'uomo, ciò per cui l'uomo è uomo, distinto da qualsiasi altro essere.
La stessa esistenza di una natura umana è negata da alcuni pensatori, come Sartre, per il quale l'uomo è assoluto Per Sé, libertà capace di autocrearsi. In un certo senso già altri pensatori avevano anticipato questo esito, ad esempio Fichte, per il quale l'Io si autopone come assoluta attività. In generale molta modernità è pervasa dal desiderio di svincolarsi dall'oggettività in cui rientra in qualche modo la stessa natura umana, in quanto dato.
Essa invece esiste per la tradizione ellenica e cristiano-medioevale, come pure per parte della filosofia moderna (incluso Pico della Mirandola) e contemporanea.
Che la natura umana esista appare provato da diversi fatti. Tra cui la determinatezza del desiderio: se non sta a noi creare ciò che ci può rendere davvero felici, significa che non siamo noi a inventarci, ma siamo dati a noi stessi, e siamo dati con una struttura ben determinata.
Il che però non vuol dire che la natura umana sia immediatamente e facilmente conoscibile nella sua totalità, come pensa il fondamentalismo: siamo comunque mistero a noi stessi.
Il problema principale allora non è inventare qualcosa che non c'è, ma accettare quello che c'è, accettare sé stessi, come dono e come promessa.
nazionalismo
É la degenerazione del patriottismo, e nasce da una esasperata e unilaterale affermazione della propria identità nazionale sopra e contro le altre nazioni.
Tipicamente il nazionalismo vede solo i (presunti) diritti della propria nazione e non anche quelli delle altre nazioni. Ad esempio pretende di imporre a tutti gli abitanti di una certa area, multilinguistica da tempo immemorabile, la propria lingua.
Il nazionalismo è una variante di una più generale idea di identità, intesa in modo unilaterale e squilibrato, come alternativa all'alterità. Come se l'altro fosse in quanto un nemico, e non un “bene per me”. Come invece è nell'idea di fratellanza universale.
nazione
Il concetto di nazione prende forma essenzialmente in Occidente in epoca moderna, con il dissolvimento dell'ideale sovranazionale di Sacro Romano Impero, che aveva caratterizzato gran parte del Medioevo.
Sono anzitutto le nazioni dell'Europa occidentale a affermarsi come realtà ben determinate, grazie all'affermazione degli Stati nazionali. E il processo di consolidamento delle identità nazionali proseguirà per tutta l'epoca moderna, degenerando in una unilateralità di autoaffermazione, con le guerre che le vedono (già dal si veda ad esempio la guerra dei Cent'anniTardo Medioevo ) le une contro le altre, fino a giungere alla asprezza violenta del nazionalismo, che porterà alle due guerre mondiali.
La nazione può essere infatti intesa essenzialmente in tre modi
- in senso più debole, come unità di tutti coloro che abitano un certo territorio: è l'accezione del multiculturalismo radicale; in base a questa concezione chiunque abiti in un dato territorio è automaticamente e necessariamente ammesso alla cittadinanza, senza che di ciò si possa cogliere alcuna problematicità.
- in senso più forte, come unità di sangue, unità cioè di tutti coloro che derivano da una medesima stirpe (o etnia): è l'accezione data tipicamente da concezioni esasperatamente nazionaliste (oggi sovraniste), che ragionano in termini (cioè come il filosofo e giurista tedesco Carl Schmitt)schmittiani di amico/nemico; per cui l'altro (da sé) è (il) nemico (vedi anche un certo modo di intendere i principi-non-negoziabili). In base a questa impostazione un immigrato non potrebbe mai diventare cittadino della nazione in cui ha scelto di vivere e mettere radici.
- In un senso equilibrato, la nazione è intesa come unità di coloro che condividono un certo comune denominatore di affinità linguistica e culturale. In quest'ottica la cittadinanza può essere acquisita, ma non in modo automatico e indiscriminato: non basta abitare in un certo territorio, occorre anche condividere cordialmente i principi costituzionali fondamentali che ne reggono la convivenza democratica.
Nazioni Unite (ONU)
L'Organizzazione delle Nazioni Unite nasce verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, come coordinamento delle potenze alleate contro il nazi-fascismo (allora dominante in Germania, Italia e Giappone), ossia le potenze democratiche occidentali e l'Unione Sovietica.
Esse nascono per garantire la pace, scommettendo sulla possibilità che tutti i paesi del mondo si trovino a discutere e ad affrontare i problemi che altrimenti potrebbero sfociare in nuove guerre.
Ma il fatto che nelle Nazioni Unite siano presenti paesi dittatoriali, autocratici, ha fortemente limitato l'efficacia effettiva dell'ONU, col risultato che spesso le sue deliberazioni, di fatto accolte come vincolanti solo dai paesi democratici, hanno spesso finito con favorire le potenze autocratiche nella loro politica (più o meno aggressivamente) espansionistica.
neoliberalismo
Un tipo di liberalismo che, a partire dalle politiche perseguite da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher, ma soprattutto dopo il 1989, è degenerato in una sfrenata ricerca del profitto, che, associandosi al modo con cui è avvenuta la globalizzazione, ha generato ingiustizie e frustrazioni (negli e fra gli Stati), contribuendo alla crisi della credibilità della democrazia. Suoi sinonimi sono “turbocapitalismo”, e “supercapitalismo”.
neotomismo
Indirizzo filosofico-teologico fiorito (in senso lato) nei secoli post-medioevali, in particolare nel clima della Controriforma, e più ancora (in senso stretto) nel clima di forte reazione antimoderna che caratterizzò molta Chiesa nel periodo seguente la Rivoluzione francese e fino al Concilio Vaticano II. Il neotomismo pretende di rifarsi al pensiero di Tommaso d'Aquino, ma in realtà ne costituisce una degenerazione razionalistica. Perciò non va confuso col tomismo, nel senso del genuino pensiero di Tommaso.
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Nouvelle Théologie
Questa espressione venne nel suo celebre aticolo “La nouvelle théologie où va-t-elle?”coniata, in senso spregiativo, dal padre Garrigou-Lagrange, esponente di punta del neotomismo novecentesco, e indica il gruppo di teologi gesuiti raccolti attorno a Henri Henri de Lubac, come Jean Daniélou, Gaston Fessard, Henri Bouillard, caratterizzati da una ricerca di rinnovamento nella tradizione, che attingesse, senza dimenticare Tommaso d'Aquino, anche alla Patristica e a S.Agostino.
Uno dei punti-cardine della Nouvelle Théologie è la critica all'idea di “natura pura”, in pratica all'idea, tipica di molto neotomismo, come di molta Chiesa tridentina, secondo cui l'uomo, per natura non avvertirebbe alcun bisogno del soprannaturale, come se fosse possibile una realizzazione umana puramente naturale, chiusa nel cerchio della finitezza.
omofobia
Concetto controverso (analogamente a quello di gender): per una certa cultura ultraconsevatrice si tratterebbe di un concetto fasullo, usato come “cavallo di Troia” per imporre come normale qualcosa che tale non è, e impedire una piena libertà di valutazione sull'argomento. All'opposto, per una certa cultura ultraprogressista l'omofobia esiste ed è una grave minaccia alla dignità di quella parte del genere umano che si trova a vivere una condizione di “diversità” sessuale.
Ora, è ammissibile che da un lato la “diversità sessuale” sia considerata come una alterazione della normalità (ossia l'attrazione eterosessuale), e su questo tema, purché si usino toni pacati e razionali, è pienamente plausibile che si chieda una libertà di espressione.
Tuttavia ciò non può condurre a negare il fatto che persone che non hanno scelto di avere un certo orientamento, ma si trovano ad averlo, siano oggetto di discriminazione e vengano loro inflitte umiliazioni e sofferenze ingiustificabili.
In questo senso l'esistenza di una legislazione specificamente volta ad evitare inutili e ingiuste sofferenze non è intrinsecamente negativa. A patto che non implichi l'imposizione di una antropologia che è propria di una sola cultura totalizzante.
ontologia
Sapere riferito all'essere. Per alcuni sinonimo di metafisica; rispetto a tale concetto quello di ontologia è però, secondo la suddivisione aristotelica, più specifico, configurandosi come una parte della metafisica, quella concernente l'essere in quanto essere, distinta dalla teologia, dalla aitiologia e dalla usiologia (cfr. Aristotele).
ONU
Vedi Nazioni Unite.
organismi internazionali
Istituzioni che raccordano più Stati per coordinarne un'azione comune, in campo politico, o economico, o militare. L'Unione europea è un esempio di organismo internazionale. Così come lo sono, o meglio lo dovrebbero essere, le Nazioni Unite. Gli organismi internazionali che raccordano Paesi democratici sono scelti liberamente da questi ultimi, che possono decidere di abbandonarli (come fece il Regno unito con la Brexit). Ma fintanto che vi appartengono la loro sovranità è vincolata al rispetto degli accordi comunemente sottoscritti.
Sono aborriti dai sovranisti, attuale variante del nazionalismo, per i quali ogni limitazione della sovranità nazionale è inaccettabile e negativa.
Il pensiero cristiano invece pensa che tutti gli esseri umani sono fratelli e che l'odio e la divisione vengono dal diavolo. Per questo come a livello inter-personale un cristiano vede nell'altro un bene, così a livello inter-nazionale il cristiano è per l'questa espressione è, da sempre nel nome del Metting di Rimini: “Meeting per l'amicizia tra i popoli”amicizia tra i popoli. Non a caso nel Medioevo le nazioni non erano affermate in modo esasperato, ma prevaleva il senso di appartenenza a un'unica cristianità, politicamente espressa nell'idea di Sacro Romano Impero.
panteismo
Concezione metafisica che confonde Dio (/l'Infinito) col mondo (/il finito). Sostenuto in modo pienamente esplicito solo in età postmedioevale ha avuto come rappresentanti più noti Giordano Bruno, Spinoza, gli idealisti (in particolare Hegel, mentre Fichte e soprattutto Schelling se ne allontanarono per riapprodare a una visione teistica). Gli si oppone il teismo.
paradosso
In logica indica un “vicolo cieco” in cui la ragione sembra trovarsi, in quanto “costretta” ad ammettere tesi tra loro contraddittorie.
Metafisicamente parlando, il paradosso può essere visto come spiegato dalla struttura ontologica del reale, intessuto di tensioni polari, che, gnoseologicamente parlando, la ragione umana non riesce a comprendere fino in fondo (a differenza di quanto pensa il razionalismo), senza però che ciò implichi una reale contraddizione.
Dal punto di vista teologico (sviluppato in particolare da Henri de Lubac) è la realtà stessa ad essere paradossale compresenza di polarità solo apparentemente contraddittorie: unità e trinità in Dio, umanità e divinità in Cristo, giustizia e misericordia, provvidenza divina e libertà creaturale.
particolarismo
Questo termine può essere inteso in diversi modi. Qui viene inteso come l'idea che il bene di un essere umano confligga (sia alternativo e in contrasto) col bene di (tutti gli) altri esseri umani.
Si oppone all'universalismo e all'idea di fratellanza universale
patriottismo
È l'amore per la propria patria non contro o sopra altre patrie, ma dentro l'idea che tutti i popoli sono fratelli e amici. Non va quindi confuso con il nazionalismo, in quanto a differenza di quello non nega, ma afferma l'idea di fratellanza universale.
Per il patriottismo
- a differenza del multiculturalismo radicale, una persona ha bisogno di appartenere anzitutto a una cerchia più ristretta (la patria)
- ma, contro la esasperazione del nazionalismo, ogni essere umano deve essere, da lì, lanciato a riconoscere di appartenere alla più grande famiglia umana, dove tutte le patrie sono affratellate da una comune appartenenza.
peccato originale
Secondo la concezione cristiana il peccato originale è un fatto che, all'origine della storia umana, ha segnato una ribellione al Disegno di Dio da parte dei progenitori di tutto il genere umano. Tale ribellione, comunque la si immagini (non necessariamente assumendo il senso letterale dell'episodio del primo libro della BibbiaGenesi), è consistita essenzialmente in un peccato di superbia (voler "essere come Dio", mettersi al posto del Creatore, usurpandone il posto e non accettando il limite della propria creaturalità) e ha prodotto nell'intero genere umano, che dai progenitori è disceso, una debilitante alterazione del proprio stato: la natura umana si è trovata cioè in uno stato di non-integrità, ovvero di malattia, per cui conoscere integralmente e rettamente il vero e volere il bene sono diventati, in tutti gli esseri umani, qualcosa di difficoltoso e di non attingibile adeguatamente senza un aiuto da parte di Dio (vedasi grazia, redenzione).
Senza questo concetto molte cose (del Cristianesimo, ma non solo) risulterebbero incomprensibili. Non si spiegherebbe ad esempio (razionalmente) perché ci sia tanto male nel mondo umano. Né si spiegherebbe (cristianamente) perché Dio si sia fatto Uomo e si sia lasciato crocifiggere. Per abolire il peccato originale bisognerebbe pensare che tutto vada bene o almeno che il male sia cosa da poco.
Argomento correlato: il monogenismo (/poligenismo).
pelagianesimo
Concezione teologica, riguardante il rapporto tra natura e soprannaturale, secondo cui l'uomo ha già nella sua natura (nelle forze della sua natura), non intaccata dal peccato originale, quanto basta per salvarsi. In tal modo l'Incarnazione del Verbo, Gesù Cristo non avrebbe avuto il valore di redimere l'uomo, perché non ce n'era bisogno, ma solo di fornire un esempio di eticità pienamente attuata, a cui tutti gli uomini dovrebbero ispirarsi.
Formulata dal monaco irlandese Pelagio, questa concezione venne affrontata con particolare vigore da Agostino e condannata come eretica dalla Chiesa: senza la redenzione operata da Cristo infatti l'uomo non potrebbe salvarsi. Come dice la sequenza liturgica Veni Sancte Spiritus: "sine Tuo numine/ nihil est in homine /nihil est innoxium", "senza la Tua forza nell'uomo non vi è nulla, nulla che sia senza colpa".
Seppur non espressa nei termini precisi condannati dalla Chiesa, il pelagianesimo ha continuato a serpeggiare, e serpeggia tuttora nella mentalità di molti cristiani, nella forma secondo cui il Cristianesimo non sarebbe altro che una serie di valori (o di regole) affidati alla buona volontà dell'uomo, che, se raggiunge un certo livello di coerenza, merita la salvezza eterna.
Mentre Cristo non è il premio alla bontà dell'uomo (senza alcun nostro merito ci sceglie, gratuitamente, per pura, inesplicabile, preferenza), bensì la condizione, la conditio sine qua non, perché l'uomo possa essere buono. Si veda la voce moralismo.
pensiero
Vedi alla voce ragione.
polarizzazioni radicalizzanti
In termini generali, la polarizzazione è una distorsione estremistica e unilaterale della tensione polare che intesse la realtà, per cui si vede contraddizione dove essa non c'è.
In termini politici la polarizzazione si oppone al dialogo e alla democrazia perché vede una guerra inevitabile contro “il nemico”. Dimenticando la realtà della fratellanza universale.
potenza
Vedi atto.
presunzione di innocenza
In base ad essa una persona va considerate innocente finché non ne sia provata la colpevolezza, ossia, in termini più tecnici, l'onus probandi è dell'accusa, non della difesa.
principio
Metafisicamente è, in un ente, un fattore distinguibile da altri, ma non separabile, e che concorre a costituire l'ente stesso. Con termine inelegante la Scolastica lo definisce “ens ut quibus”, opponendolo a “ens ut quae”: non è una cosa, ma la componente di una cosa.
Non essendo separabile non si può ad esempio dire che un principio stia alla cosa (principiata) come una particella elementare sta all'atomo (che essa concorre a comporre).
principi costituzionali fondamentali
Sono i principi costituzionali che stanno a fondamento della democrazia, che è il miglior sistema per assicurare una convivenza pacifica e libera tra gli esseri umani. Tali principi implicano il rispetto delle regole della convivenza democratica, che si potrebbero riassumere nella formula per cui ogni parte accetta di essere solo una parte e non pretende di essere il tutto.
Ne seguono i valori la lealtà democratica, che implica l'accettazione dell'imperfezione e del compromesso, inevitabili in una società pluralistica, in cui convivono diverse visioni-del-mondo.
Tali principi, oltre alle regole che dovrebbero presiedere alla vita pubblica, comprendono anche i diritti umani.
principi non negoziabili
Nell'accezione corretta essi sono i principi costituzionali fondamentali.
Ma l'accettazione dell'imperfezione e del compromesso è esattamente il contrario di quello che pretende il fondamentalismo, che invece intende i principi non-negoziabili in senso intollerante e ultimativo, come contenuti dettagliati, specifici di una sola visione-del-mondo, disposto a sacrificare la stessa democrazia pur di affermare i contenuti a cui tiene, imponendoli e non proponendoli.
protezionismo
Tipo di politica economica volta a “proteggere” l'economia nazionale dalla concorrenza di altri paesi, mediante l'imposizione di dazi doganali, che rendono i prodotti stranieri meno concorrenziali.
È il contrario del liberismo.
ragionamento
Terza operazione dell'intelletto, secondo la scolastica:
- dopo l'astrazione del concetto, che prepara gli elementi per così dire semplici del pensiero,
- e dopo il giudizio, che ricompone più concetti,
- il ragionamento raccorda più giudizi in una concatenazione logica complessa.
Ve ne sono, secondo la logica aristotelica, due tipi fondamentali:
- l'induzione, che passa da molti casi particolare per giungere a una legge (/un giudizio) universale
- e la deduzione, che parte da un giudizio universale per applicarlo a un caso particolare.
ragione
È la capacità di rendersi conto di ciò che esiste (/della realtà), ricercandone un significato adeguato (ossia cercando di capirne il senso).
Termini simili:
- intelletto
- Secondo l'etimologia di Tommaso è la capacità di intus-legere, di leggere-dentro il reale, quasi radiografandone l'ossatura intelligibile, radicata nel principio della forma.
- intelligenza
- Semanticamente prossimo a intelletto, a cui aggiunge una sottolineatura dinamica: l'intelletto in quanto operante.
- pensiero
- Sottolinea la capacità della conoscenza intellettiva di pesare la realtà, evidenziando come non si possa inventare niente, ma solo prendere atto di ciò che oggettivamente esiste (come uno che pesa con la bilancia non può imbrogliare con ciò che pesa).
- mente
- Analogamente a pensiero: là era la metafora del “pesare”, qui è quella della misura. La mente è intelligenza in quanto menssura (=misura, in latino), misura la realtà, piegandosi a riconoscerne le oggettive fattezze.
razionalismo
Affermazione unilaterale del potere della ragione. Si può intendere in almeno tre sensi, come potere della ragione:
- sui sensi (cioè innatismo: negazione della dipendenza dall'esperienza sensibile: il pensiero ò autonomo dai sensi, ha gà in sè i principali contenuti conoscitivi.
è l'impostazione tra gli altri di Cartesio, Spinoza, Leibniz.) - sulla volontà (cioè intellettualismo: la volontà non ha potere di orientamento sull'intelligenza, si limita a seguire quanto la conoscenza razionale detta.
Celebre l'intellettualismo di Socrate, ma in genere tutto il pensiero greco accettò questa impostazione, superata solo dal Cristianesimo, per il quale conta soprattutto il “cuore”, come centro dell'io, e come libertà di scelta). - sulla fede (cioè razionalismo in senso stretto: negazione coerente, o almeno riduzione, del Mistero)
razionalismo teologico
Secondo diversi teologi, come Henri de Lubac, o von Balthasar, esso caratterizzò molta Scolastica moderna e molta Chiesa tridentina. Si trattò non tanto di una eresia, quanto di una riduzione della fede, che tendeva ad applicare criteri razionali al dogma e ai problemi teologici, smarrendo il senso del mistero, lo stupore per un Avvenimento più grande dell'uomo; mentre tale stupore aveva invece caratterizzato i primi secoli cristiani, e in qualche modo tutto il pensiero teologico ortodosso fino a tutto il Medioevo.
Il punto che de Lubac sottolinea di più per esemplificare questa impostazione è la negazione che esista nell'uomo il desiderio di vedere Dio, dato che la natura umana, come ogni altra natura, non può avere un fine che ecceda le sue forze.
Realismo
In senso filosofico è l'impostazione gnoseologica secondo cui ciò che noi conosciamo è la realtà stessa, e non solo una qualche nostra modificazione soggettiva, come pensa il relativismo. Ciò però non significa che noi conosciamo perfettamente la realtà, come pensa il dogmatismo.
In ambito teologico un atteggiamento realistico implica guardare alla realtà, in qualche modo piegandosi ad essa. Il che significa, dal punto di vista gnoseologico, non pretendere che la realtà sia interamente comprensibile (come pensa il razionalismo), e dal punto di vista etico non coltivare atteggiamenti di pretesa verso gli altri.
Realtà
È un concetto trascendentale, come quello di essere e in quanto tale non può essere in senso vero e proprio definito. Tuttavia si può almeno dire che rispetto al concetto di essere, quello di realtà sottolinea la imponenza in qualche modo coercitiva del dato, di ciò che è dato, dell'esistente. Imponenza coercitiva nel senso che non sta a noi decidere che cosa esista o meno: l'esistente lo possiamo solo riconoscere, non creare. Se uno scopre di avere un tumore, ad esempio, non sta a lui decidere se averlo o no. Ce l'ha, e basta. Poi potrà cercare di curarlo. Ma solo a partire dal fatto che ce l'ha. E dal principio che non sta a lui decidere che non ci sia ciò che invece c'è.
In questo senso anche la psicologia sottolinea l'importanza del riconoscimento della realtà come condizione per la salute mentale. In particolare Freud, parla di “principio di realtà” come cruciale per la salute: esso dovrebbe dominare sia il principio del dovere che quello del piacere, nel senso da lui precisato.
relativismo
Impostazione secondo cui la ragione umana non potrebbe mai cogliere una verità oggettiva. Per cui qualsiasi affermazione della ragione sarebbe solo un'opinione soggettiva, inevitabilmente diversa da persona a persona e da tempo a tempo.
Si contrappone al realismo.
Una motivazione storica all'affermarsi del relativismo attuale è la reazione a eccessi di ottimismo gnoseologico (tipici di un realismo “ingenuo”, che ha effettivamente caratterizzato molto pensiero classico e medioevale), a sua volta almeno in parte responsabile di atteggiamenti pratici (storici) di intolleranza.
D'altra parte a sua volta può accadere che un certo relativismo, con una conseguente idea di un politically correct unilaterale, finisca col riattizzare atteggiamenti di intolleranza, generando una polarizzazione radicalizzante.
religione civile
Si tratta di una religione senza fede personale, intesa e usata come strumento di puntello a un dato ordine socio-politico. È una tentazione, per il credente e per il clero, credere che sia necessario e utile l'appoggio dello Stato. Ma l'appoggio che uno Stato (in generale dittatoriale) può dare, è sempre un appoggio interessato, che poco o tanto soffoca la dimensione universale e soprannaturale del Cristianesimo. Senza contare che la fede non può essere imposta (come si tende a fare quando si verifica questo abbraccio col potere), ma deve essere proposta alla libertà della persona.
La religione civile insomma è una pericolosa scorciatoia, che rinnega il metodo cristiano, basato sulla libertà. È una scorciatoia che oggi trova alimento nella paura dell'altro, legata a una percezione esasperatamente vittimistica del fenomeno migratorio.
ricchezza [/povertà]
Il tema della ricchezza è collegato a quello della giustizia sociale: si tratta di sapere quanto sia accettabile una forte disparità di disponibilità economiche negli Stati e tra gli Stati.
È difficilmente negabile che una troppo accentuata disparità economica sia un problema. Ma si tratta di un problema di non facile soluzione, perché la strada, tentata dal comunismo, di collettivizare la proprietà privata, forzando così una eguaglianza economica tra tutti, si è rivelata foriera di danni ben maggiori dei benefici arrecati.
Non va inoltre trascurato che non è detto che la ricchezza di alcuni sia in quanto tale, e automaticamente, causa dell'impoverimento di altri. Dato che la ricchezza complessiva del genere umano non è fissa, ma dinamica, e infatti è aumentata, ed esponenzialmente, nel corso dei secoli, soprattutto degli ultimi. In altri termini, a differenza delle risorse, la ricchezza non è sorta di una torta (statica) per cui più grande è la fetta di uno più piccola è quella dell'altro; ma è, per così dire, una torta che lievita, nella misura in cui l'ingegno e la creatività operosa dell'uomo imparano a fruire sempre meglio delle risorse del mondo. Ne segue che il problema non è distribuire la ricchezza, ma diffondere il benessere. Si veda il concetto, solo apparentemente sovrapponibile, di risorse.
riduzione
In senso teologico, una “riduzione” è una alterazione della pienezza della fede e della vita di fede meno profonda e meno grave di una eresia. Quest'ultima nega espressamente dei dogmi, dei cardini della fede, negando uno dei poli di cui un dogma si sostanzia. Una riduzione invece si limita a sottovalutare la portata di uno dei poli, senza tuttavia negarlo.
Ad esempio la riduzione moralistica della fede può non negare l'importanza della grazia, o il fatto che l'Iniziativa di Dio ci preceda, ma di fatto ne minimizza e sottovaluta (cioè, appunto, ne riduce) l'effettiva realtà.
riformismo
È uno dei due grandi indirizzi in cui si divideva il pensiero socialista (l'altro è l'indirizzo rivoluzionario). Per il riformismo l'obbiettivo finale è una società giusta, in cui sia superata l'oppressione di alcuni (ricchi) su altri (poveri), ma a tale obbiettivo ci si può avvicinare in modo graduale, senza un rovesciamento violento dell'ordine costituito. Questa proposta si basa sul fatto che, da un certo punto in poi, settori abbastanza ampi della borghesia si sono rivelati disposti a cedere ai lavoratori dipendenti dei miglioramenti sostanziali delle condizioni di vita. Per il riformismo quindi è possibile agire dall'interno delle istituzioni esistenti, grazie anche alla concessione del suffragio universale, che consente ai lavoratori un peso elettorale consistente e tale da poter apportare significative riforme, senza dover puntare sulla rivoluzione.
Per l'indirizzo rivoluzionario, invece, nessun compromesso ci può essere con la borghesia e col capitalismo, che devono essere rovesciati come una totalità compatta e alternativa alla società comunista da costruire in seguito a una rivoluzione.
risorse
A differenza della ricchezza, che è qualcosa di dinamico, le risorse sono statiche: c'è ad esempio una quantità ben precisa di petrolio nel sottosuolo terrestre.
L'uomo però sa usare più o meno bene delle risorse naturali: nel corso della storia l'umanità occidentale ha imparato a usarne sempre meglio. Quando l'uomo usa bene delle risorse produce ricchezza e benessere.
rivelazione
Per la fede cristiana è l'insieme degli eventi soprannaturali con cui il Mistero rivela la Sua più profonda realtà all'uomo, la cui ragione naturale si ferma ad aspetti generici come l'esistenza e alcune caratteristiche essenziali (Infinità, assoluta perfezione, onnipotenza).
In effetti senza la Rivelazione la ragione umana, anche in seguito al peccato originale, sarebbe esistenzialmente malferma anche sulla stessa esistenza di Dio e sulle sue caratteristiche essenziali.
Parlano di R. anche l'Ebraismo, che tuttavia ha rifiutato di considerare la stessa possibilità che il Mistero si rivelasse in Cristo, Uomo-Dio, e l'Islam. Il primo ha ammesso che il Mistero si riveli in fatti storici (come il “roveto ardente” o la traversata del Mar Rosso), il secondo ha ristretto la possibilità della R. nella forma di apparizioni angeliche a uomini scelti da Allah, i profeti.
Solo il Cristianesimo ha parlato di R. come di un venire di Dio verso l'uomo, preparato dagli eventi e dalle profezie veterotestamentari e culminante nell'Incarnazione del Verbo, Gesù Cristo, nel farsi Uomo di Dio.
La Rivelazione, dopo la morte e risurrezione di Cristo, è custodita non solo nella Sacra Scrittura, ma più ancora nella vivente realtà della Chiesa. Senza la quale la stessa Sacra Scrittura rischierebbe di diventare un puro testo, variamente interpretabile.
Sacra Scrittura
È l'insieme dei libri della Bibbia, ossia dell'Antico (condiviso con gli Ebrei) e del Nuovo Testamento.
Il Nuovo Testamento, per la fede cristiana è la chiave interpretativa anche dell'Antico Testamento.
E nel Nuovo Testamento un posto del tutto speciale lo hanno i quattro Vangeli (di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, detti appunto per questo evangelisti). Essi infatti sono la fonte che riferisce i fatti della vita e i discorsi pronunciati da Gesù Cristo. Fatti e discorsi, che per un credente cristiano hanno una importanza capitale.
scienza
In senso lato è cognitio certa per causas, una conoscenza certa e (tendenzialmente) compiuta su un dato settore della realtà. Un scienza per essere certa deve saper dimostrare le sue affermazioni, in modo oggettivamente verificabile da chiunque usi correttamente dei suoi strumenti conoscitivi naturali, e per essere compiuta non deve limitarsi ad alcuni aspetti frammentari, ma deve abbracciare in modo esauriente il tema affrontato.
La scienza in senso lato si suddivide in
- scienza in senso stretto, come matematica, fisica, chimica, biologia, etc.: è la base della scienza: ha un oggetto settoriale, e usa di un metodo osservativo specifico
- sapienza, come lo sono filosofia e teologia: è il vertice della scienza: il suo oggetto è la totalità del reale, e il suo metodo richiede ragione ed esperienza (esistenziale)
scientismo
Impostazione secondo cui la scienza in senso stretto sarebbe l'unica vera forma di conoscenza. Molta filosofia contemporanea, con Kant prima e soprattutto col positivismo, ha affermato tale concezione, che tuttavia secondo altri trascura l'esigenza, razionale, di trovare il senso della realtà, rispondendo alle domande ultime che costituiscono il “cuore” dell'uomo.
scolastica
In senso proprio con Scolastica si intendono la filosofia e la teologia cristiane del Basso Medioevo, soprattutto del XIII secolo. Essa è chiamata così per il suo essersi sviluppata nelle Scuole (scholae) cattedrali, anche se poi ha trovato la sua piena fioritura nelle Università, in particolare quella di Parigi.
Tale cultura attuò un notevole sviluppo della architettura logica e della razionalità, esprimendosi nelle grandi sintesi dette Summae, di cui la più famosa è la Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino.
La Scolastica documenta in modo particolare il nesso tra la fede cristiana e la razionalità, da essa ampiamente coltivata.
Esponenti della Scolastica, oltre al già citato Tommaso, furono, tra gli altri, Alberto Magno, Bonaventura, Duns Scoto.
In senso più ampio si parla di Scolastica per indicare il pensiero filosofico-teologico cristiano cattolico accomunato da alcune grandi idee-forza, come l'oggettività della verità, il nesso fede /ragione, l'esistenza di una natura umana e di una moralità oggettiva.
Da notare che “Scolastica” indica qualcosa di più ampio che tomismo: propriamente quest'ultimo è solo una componente della Scolastica, accanto ad altre, come la Scuola francescana.
sensazione
È l'attività conoscitiva operata dai sensi.
Nelle filosofie materialistiche essa è interamente ricondotta all'attività materiale degli organi di senso (come gli occhi, le orecchie). Nelle filosofie che affermano l'esistenza nell'uomo di un principio spirituale, la sensazione propriamente umana differisce da quella degli animali, in quanto è permeata dall'anima. Nel senso che ad esempio a vedere non è l'occhio, ma l'uomo, l'anima dell'uomo (per Agostino), o l'insieme di anima e corpo (per Tommaso d'Aquino), attraverso l'occhio.
sensi
Sono gli organi che ci permettono la primordiale forma di conoscenza, la conoscenza sensibile.
Per Aristotele il senso più importante è la vista. Ma la filosofia scolastica dà molta importanza all'udito, che nella comunicazione intersoggettiva è decisivo.
sensibile (oggetto)
Ciò che è oggetto dei sensi.
sessualità
L'insieme di ciò che, negli animali, pertiene alla riproduzione, con cui una data specie si assicura la permanenza nel tempo, a dispetto della mortalità degli individui che la compongono.
Nell'uomo però, da un punto di vista teologico, la sessualità non ha solo e soprattutto il senso di assicurare la permanenza della specie, ma è introduttiva, pedagogica al fine per il quale l'uomo esiste, che è la partecipazione alla relazionalità trinitaria. Il Mistero infatti è relazione, Trinità, in cui ogni persona è dono per le altre. Così la sessualità è introduttiva alla relazionalità trinitaria: l'individuo non è fatto per essere solo, non è completo e autosufficiente in quanto individuo, ma è chiamato a relazionarsi. E a donarsi.
Non è dunque il mistero trinitario ad essere “sessuato”, ma è la sessualità ad essere “trinitaria”: non è infatti Dio ad essere a immagine dell'uomo, ma è l'uomo ad essere immagine di Dio. Per questo la sessualità è solo uno dei modi con cui l'uomo può essere introdotto alla relazionalità trinitaria (l'altro è la verginità, in cui la comunione non è con un singolo partner, ma con una realtà comunitaria).
differenza sessuale
La differenza sessuale da un lato non è una arbitraria invenzione sociale: appare difficilte negabile infatti che tra maschi e femmine vi sia solo una differenza anatomica, fisica. Tutto indica che quest'ultima coinvolga anche la sfera psichica e le abilità; se è così è in qualche modo naturale, e non storico-convenzionale, che vi siano alcune attitudini tipicamente maschili e altre tipicamente femminili. È difficile, allora, negare che la differenza sessuale esista e sia cosa buona, nella misura in cui spinge al reciproco completamento ed educa al senso di dipendenza dall'oggettività. Vi è peraltro chi nega questo polo, in nome di une egualitarismo, che però rischia di essere astratto.
D'altro lato è pur vero che a lungo la differenza sessuale è stata (nelle società occidentali ed è tuttora in molte società non occidentali) sottolineata in modo unilaterale. Senza riconoscere, ad esempio, la piena dignità della donna. Una delle motivazioni di tale esasperata accentuazione “sessista” è l'ossessione per la prolificità , che a sua volta deriva dal vedere nell'altro (nell'altra razza, nell'altro popolo, ad esempio) un nemico, da cui non bisogna lasciarsi sopraffare. Come accadrebbe nel caso si fosse “troppo in pochi”.
Ulteriori approfondimenti: sul matrimonio e la “diversità” sessuale.
significato
Ciò a cui rimanda un segno come suo senso in qualche modo esauriente. Il significato di una parola è ciò che quella parola significa (ciò di cui quella parola è segno), il significato di una data realtà è ciò che quella realtà significa (ciò di cui quella realtà è segno). Il significato della realtà nel suo insieme è nella totalità: per capire qualcosa devo vederne il nesso con altro, ultimamente con la totalità.
sistema elettorale
I sistemi elettorali determinano come sia eletto il Parlamento (che in genere è bicamerale, composto cioè da due ”camere”, che in Italia sono il Senato e la Camera dei Deputati) e si possono raggruppare in due grandi modalità: il sistema proporzionale e il sistema maggioritario.
Il proporzionale garantisce il massimo della rappresentatività, quello maggioritario garantisce invece una maggior governabilità.
sistema proporzionale
È quello in cui un partito ha rappresentanti in Parlamento nella esatta proporzione di voti raccolti alle elezioni: un partito che abbia avuto il 3% dei voti avrà il 3% dei parlamentari, uno che ha avuto il 25% dei voti avrà il 25% dei parlamentari.
Da un lato questo ha il pregio di dar vita a un Parlamento che sia il fedele specchio della società civile, e con questo sistema in genere la percentuale di astensionismo (cioè di chi non va a votare) è molto bassa, perché è difficile che non ci sia nemmeno una lista in cui uno possa riconoscersi.
D'altro lato il panorama parlamentare risultante dal proporzionale è piuttosto frammentato: oltre ai partiti maggiori ve ne sono molti di piccoli, e per formare la maggioranza di governo occorre in genere si formino delle coalizioni tra più partiti, spesso inclusi quelli più piccoli. Questo può facilmente rendere instabili le maggioranze (e quindi i governi) perché i partiti piccoli, per non scomparire devono rendersi visibili, e il modo più facile per farlo è puntare i piedi su qualche questione che hanno presentato in campagna elettorale come loro specifica bandiera. Ma questo, dato il potere ricattatorio che può avere un piccolo partito in un sistema politico retto dal proporzionale (se gli altri partiti hanno il 48% dei parlamentari hanno disperatamente bisogno del 2% di quel partitino per governare) può portare a crisi di governo e instabilità/fibrillazioni politiche.
sistema maggioritario
Il sistema maggioritario ha virtù e vizi opposti e simmetrici a quelli del proporzionale: assicura sì maggioranza omogenee e stabili, ma taglia fuori un bel po' di società civile, che non si riconosce nei partiti maggiori. E infatti nei paesi con sistema maggioritario, quanto più esso è spinto, tanto più aumenta l'astensionismo.
Il maggioritario più diffuso è l'uninominale. Nel sistema uninominale il Paese è diviso in tanti “collegi elettorali” ognuno dei quali elegge, appunto, un solo (uni-nominale) parlamentare.
Vi sono comunque almeno due grandi tipi di maggioritario uninominale: quello a turno unico, tipico dei paesi anglosassoni e quello a doppio turno, adottato in Francia (dalla Quinta Repubblica). Si può dire che il primo rappresenta il maggioritario più spinto, o “puro”, e porta di fatto al bipartitismo, mentre il secondo lascia esistere dei partiti di dimensioni “medie”, spingendo ad alleanze al secondo turno.
Società
In senso sociologico-politico è la collettività di coloro che abitano un certo territorio (tipicamente, dalla fine del Medioevo, una nazione) e organizzano la loro vita associata anteriormente all'intervento dello Stato.
Per Aristotele e la filosofia scolastica, a differenza di autori come Rousseau, essa esiste naturalmente: non è, cioè, convenzionale. L'uomo non è originariamente homini lupus
(Hobbes), non vede nell'altro un nemico (Hegel, Sartre).
Verso tale condizione di conflitto essa però scivola facilmente, secondo la fede in seguito al peccato originale.
soprannaturale
Teologicamente è il correlativo di natura: designa
- Dio, nella Sua intima Vita (/in Sè stesso), ossia in quanto Infinito,
- e la partecipazione che Dio, il Mistero, fa di Sé alla Sua creatura spirituale (uomo e angelo), in qualche modo infinitizzandoli, divinizzandoli.
In quest'ultimo senso “soprannaturale” è, in larga misura, coestensivo a “grazia”.
sostanza
Nella metafisica cioè antica, soprattutto aristotelica, e medioevaleclassica tipo di ente dotato di relativa autosufficienza, contrariamente agli accidenti, che possono esistere solo inerendo (appoggiandosi) ad essa.
Secondo Aristotele l'autosufficienza della sostanza è solo relativa, per Cartesio essa è più accentuata (“res quae nulla alia re indiget ad existendum”), per Spinoza essa è assoluta (tant'è che esiste una sola sostanza).
sovranismo
Concezione politica (da non confondere con il patriottismo, simile, anche non del identica al nazionalismo). Il sovranismo opponendosi al mondialismo contesta il valore degli organismi internazionali e tende a negare il più possibile qualsiasi limitazione della sovranità nazionale.
Da un lato si può ammettere che una realtà più vicina al cittadino (come la realtà locale rispetto a quella nazionale, o la realtà nazionale rispetto a quella internazionale), sia più controllabile, e quindi faciliti una democrazia più sostanziale (mentre la globalizzazione produce un senso di incontrollabilità e di spaesamento).
D'altro lato nella mentalità sovranista si annida una, più o meno implicita, negazione della fratellanza universale e un più o meno strisciante razzismo. Senza contare che, di fatto, nei decenni seguiti al 1989 il sovranismo è sempre più stato il “cavallo di Troia” con cui le dittature, che finanziano appunto le formazioni sovraniste in Occidente, cercano di dividere, e così indebolire, il fronte dei paesi democratici. Per poterli poi dominare.
spirito
1) In senso generico è un livello di realtà qualitativamente superiore alla materia.
A differenza di quest'ultima, lo spirito è immortale.
Secondo la concezione cristiana ci sono
2) In senso specifico, secondo Henri de Lubac e altri teologi, occorre distinguere tra anima e spirito, per cui nell'uomo ci sarebbe, oltre al corpo e all'anima, lo spirito come vertice supremo della natura umana.
spiritualismo
Impostazione (filosofica o religiosa) che sottovaluta l'importanza della realtà materiale. In qualche modo è legato a una cosmologia acosmistica.
Stato
Uno Stato è una struttura organizzata che fissa (e fa rispettare) le regole per la convivenza civile, la convivenza collettiva, in un determinato territorio.
Una delle sue caratteristiche, chiaritasi in epoca moderna, è che lo Stato “ha il monopolio dell'uso legittimo della forza”, solo lo Stato cioè ha un potere coercitivo nei confronti dei cittadini (cioé gli abitanti nel territorio dello Stato); in altre parole, nel caso di contrasti tra cittadini, non è ammissibile che uno si faccia “giustizia da sé”, ma deve rivolgersi, per dirimere una controversia (irrisolvibile consensualmente), alle istituzioni statali.
Gli Stati possono darsi diversi tipi di Costituzione, in base alla quale possono avere diversi organismi (istituzionali) attraverso i quali esercitare il loro potere regolativo e coercitivo.
Storia
Come spiegava lo storico francese Henri Marrou, il termine storia ha (almeno) due significati:
- a) il passato umano (le res gestae) e
- b) la (nostra) conoscenza del passato umano (la historia rerum gestarum).
In ogni caso c'è storia dove c'è l'essere umano, in grado (quantomeno) di scrivere (ciò che poi i posteri potranno leggere, per ricostruire ciò che è accaduto in passato).
Ma per storia, in senso lato, possiamo intendere anche tutto l'arco della vicenda collettiva umana sulla Terra (futuro incluso).
In questo senso, finché dura la storia il Bene (Cristo) e il Male (Satana) continueranno ad affrontarsi. Per questo la teologia cristiana non crede in un Progresso etico inevitabile, cioè in una inevitabile e progressiva vittoria del bene sul male. Non è automatico che il nuovo sia migliore dell'antico, dato che la creatura è libera (e può quindi sempre scegliere il bene ma anche il male). Tuttavia nemmeno vanno alimentati sentimenti di accanita e pregiudiziale ostilità verso il nuovo in quanto tale. Perché Dio è più forte del diavolo.
Fine della storia
E' Dio, alla cui vita tutti coloro che saranno stati incorporati a Cristo saranno chiamati a partecipare, con un corpo trasfigurato, a immagine del Risorto, in una beata eternità dove ogni lacrima sarà asciugata e ogni male bandito.
suffragio censitario
Sistema elettorale, che concede, indipendentemente dal fatto di utilizzare il proporzionale o il maggioritario, il diritto di voto solo a chi dispone di un certo reddito (o censo).
suffragio universale
Sistema elettorale, che concede, indipendentemente dal fatto di utilizzare il proporzionale o il maggioritario, il diritto di voto a tutti.
La sua concessione avviene in quasi tutti i paesi europei tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, superando il suffragio censitario.
supercapitalismo
Vedi neoliberalismo.
teismo
Concezione metafisica che distingue Dio, l'Infinito Mistero, dalla realtà finita, che solo da Lui ha potuto prendere origine mediante la Sua scelta di creare (vedi creazione).
tensione polare
È un concetto implicito in molte filosofie (dal Sofista di Platone a Niccolò Cusano), ed esplicitato da Romano Guardini (che parlava di Gegensatz, traducibile con tensione o opposizione polare) secondo cui la realtà è intessuta di polarità apparentemente, ma non realmente contraddittorie. Tali polarità non devono quindi essere contrapposte, ma sintetizzate, armonicamente, perché un polo ha bisogno del corrispondente contropolo.
Questa idea di Guardini, ripresa poi da papa Francesco, ha delle importanti implicazioni in ambito antropologico e politico, in quanto consente di puntare a una sintesi che eviti la guerra, tra singoli e nazioni: la guerra infatti nasce dall'erronea trasformazione della tensione polare in contraddizione (che in termini politici significa: polarizzazione, radicalizzazione). Per cui si vede o la sola giustizia sociale o la sola libertà di intrapresa, o il solo valore dell'individuo, o il solo valore della collettività, o il solo valore della cerchia più immediata di appartenenza (come nel sovranismo e nel nazionalismo) o il solo valore della totalità del mondo (come fa un mondialismo radicale). E la società, e il mondo, si dividono così in schieramenti mortalmente nemici.
teologia
Si possono considerare almeno due sensi maggiori della parola:
- teologia razionale (/filosofica), che è la parte della metafisica che concerne Dio (sua esistenza, caratteri essenziali razionalmente conoscibili, e rapporto col mondo creato).
- teologia cristiana, o teologia senza ulteriori specificazioni: è il discorso che l'intelligenza credente sviluppa a partire dalla fede e dentro la fede su Dio, in quanto Lui stesso si è comunicato all'uomo, in Cristo.
È insomma il lavoro, compiuto da una ragione credente, per cercare, per quanto imperfettamente, e sempre con un atteggiamento fondamentalmente di silenzio adorante davanti a un Mistero che ci deborda da ogni lato, di cogliere il più possibile la logica della fede, o meglio del Dato rivelato. I principi della teologia, in questo senso soprannaturale, sono dunque
- la fede, garantita dal Magistero e avente come oggetto la Rivelazione, testimoniata nella Sacra Scrittura,
- e la ragione (filosofica e scientifica: archeologia, linguistica, storia, ecc.)
teologia politica
È concezione, legata al fondamentalismo, secondo cui si devono dedurre le scelte politiche da una fede religiosa, tipicamente il cristianesimo.
In questo modo non ci può essere discussione e legittimo dissenso tra credenti, non solo su delle indicazioni generali, ma nemmeno su scelte particolari e dettagliate.
In questo modo la religione viene coinvolta nell'agone politico, (quasi) come una forza politica tra le altre .
tolleranza
Concezione secondo cui lo Stato non deve imporre a tutti la stessa cultura totalizzante, ma lasciare spazio a un possibile pluralismo di opzioni.
Il valore della tolleranza emerge è vero che in età romana esisteva il Pantheon, che esprime una qualche forma di tolleranza; tuttavia l'Impero romano si mostrò, a tratti, ferocemente intollerante, ad esempio verso i cristianisoprattutto in epoca moderna, e significa che lo Stato non deve immedesimarsi con una particolare confessione religiosa, come il cattolicesimo, o l'anglicanesimo o il luteranesimo, cercando di imporla a tutti i cittadini. Essa segue storicamente il periodo delle guerre di religione, ed esprime l'anelito a una ricomposizione pacifica della società.
Tuttavia, intesa in una certa cornice ideologica, essa può esprimere anche una certa indifferenza alla verità del dogma, uno scetticismo sulla stessa possibilità che esista una fede vera.
Se la prima componente può essere vista positivamente (uccidersi in nome della fede non è giusto, tale non è stato il metodo della Chiesa delle origini), la seconda invece, nella misura in cui rifiutasse il realismo gnoseologico, non sarebbe filosoficamente fondata.
Uno dei maggiori teorici della tolleranza è stato J.Locke, preceduto in qualche modo dalla interessante figura di Thomas More, in cui l'aspirazione alla pace e al rispetto reciproco non assume i tratti di un relativistico indifferentismo religioso (morì martire per non abiurare la fede cattolica).
tomismo
Sistema filosofico e teologico ispirato al pensiero di Tommaso d'Aquino. È stato per secoli (dalla fine del Medioevo all'800) punto di riferimento privilegiato della Chiesa cattolica. Integrando Aristotele dentro una sintesi cristiana, conferisce alla natura una autonomia molto maggiore di quella riconosciutale da Agostino (e dai suoi discepoli).
Si parla anche di neotomismo per indicare il tomismo dei secoli XIX e XX, con una sfumatura negativa. Per alcuni autori cattolici (come Henri de Lubac, von Balthasar e altri) infatti, che usano il termine neotomismo in tal senso, il sistema elaborato da molti dei suoi pretesi discepoli si allontanerebbe dal cioè Tommas d'Aquino'maestro in misura notevole, accentuandone eccessivamente la distanza dalla tradizione patristico-agostiniana.
totalitarismo
Sistema politico in cui il potere è retto dispoticamente da una minoranza che riesce a controllare ogni aspetto della vita, collettiva e personale (anche privata), in nome di un ideale in vista del quale ogni rinuncia e ogni repressività sarebbe lecite.
Esempi di totalitarismi sono il nazismo e il comunismo.
La forma che oggi il totalitarismo, solo apparentemente morto, tende ad assumere sono le autocrazie.
trascendentali
Gli aspetti estesi a tutto:
- a tutto ciò che esiste nella metafisica classica,
- a tutto ciò che è conoscibile in Kant.
Nella metafisica classica essi sono:
- l'essere (tutto ciò che esiste è, è dell'essere),
- l'unità (tutto ciò che esiste è uno: se ne possiamo parlare è perché è uno; anche un mucchio di sassi è un mucchio, uno sciame di api è uno sciame),
- il bene e il vero (tutto ciò che esiste è buono ed è vero).
Questi ultimi due sono di fatto riconosciuti come trascendentali solo da chi ammette Dio: solo se Lui ha creato tutto si può sapere in partenza che tutto è buono (perché Dio lo vuole) e vero (perché Dio lo conosce).
tridentino (periodo)
Si parla di “periodo tridentino” o di “Chiesa tridentina” per indicare la Chiesa cattolica ispirata al Concilio di Trento (città dal cui nome latino, “Tridentum”, deriva questo aggettivo). L'espressione è da molti usata come solo parzialmente coestensiva a quella di “Chiesa della Controriforma”, in quanto con quest'ultima solitamente si intende un arco temporale più ristretto (limitato ai decenni immediatamente successivi al Concilio di Trento). Mentre con “Chiesa tridentina” si intende indicare la Chiesa cattolica fino al Concilio Vaticano II.
Il periodo tridentino si caratterizza per una riduzione dell'annuncio cristiano in senso razionalistico-moralistico, come se la vita cristiana fosse essenzialmente uno sforzo umano.
Trinità
E' la verità più profonda del Cristianesimo, il Mistero più profondo della vita divina: Dio non è solitario. E' amore, comunione. Il suo essere, in un modo che la ragione umana non può capire fino in fondo, è al tempo stesso Uno, nella natura infinitamente perfetta, e Trino, nella comunione delle Persone, Padre, Figlio e Spirito Santo. Qui sta il fondamento di tutto, dell'essere come relazionato-a e non come solipsistica autocentricità, che sarebbe inevitabilmente contro. Solo se Dio è trino è perfettamente autorealizzato si sopporta perché è amore
, e solo così la creazione può essere vista, come è, come un atto di liberalità totalmente gratuita e non come risposta al bisogno di risolvere la propria solitudine (quella che caratterizzerebbe un Dio monopersonale).
sua non-contraddittorietà
Se non si può capire fino in fondo il Mistero trinitario, se ne può intendere anzitutto la non-contraddittorietà, la non-ripugnanza alle leggi della ragione, se si tiene presente la parola Infinito e la parola Mistero. Dio è Mistero Infinito: perciò pretendere di capirNe tutto, sarebbe illogico, e poco o tanto blasfemo.
sua consonanza all'essere
In secondo luogo, pur senza poterLo capire, l'uomo può intravvedere la profonda consonanza del Mistero trinitario con la natura creata e specialmente la natura umana. Il mondo non è fatto da essere non-comunicanti, solitari, ma è una famiglia; e alla comunione aspira l'uomo, che non può non vedere nella desolazione un limite, una tristezza. Perciò che Dio non sia solitario appare profondamente giusto alla ragione; che Dio sia comunione, e così realizzi in modo infinitamente perfetto l'aspirazione a una piena comunicazione di sé e a un pieno dono di sé appare consono alla natura dell'essere.
turbocapitalismo
Vedi neoliberalismo.
Umanesimo
Concezione che sottolinea il valore e la dignità dell'essere umano
Da un punto di vista teologico, il Cristianesimo può essere considerato umanistico, per la sua grande stima per l'uomo, in quanto chiamato a diventare, in Cristo, partecipe della natura divina. Questo non toglie che, in conseguenza del peccato originale, la vita umana sia intessuta di sofferenze e di sacrifici, Cristo stesso avendo intrapreso la via della Croce per salvarci.
Non lo è, invece, se con umanesimo si intende dire antropocentrismo.
universale
Ciò che è valido per molti casi particolari (secondo la definizione scolastica: id quod est aptum praedicari de pluribus), o per tutti i casi particolari di una certa specie, ovvero ancora per la realtà intera. In quest'ultimo senso sarebbe più preciso usare il termine trascendentale.
Può essere detto
- di un concetto: ad esempio il concetto di blu, che non è limitato a un solo caso (il blu del cielo di quel dato giorno, ma è vero di molti casi: il blu del cielo di qualsiasi altro giorno, il blu del mare, il blu insomma di qualsiasi cosa blu).
- Oppure di un giudizio: abbiamo allora le verità universali, le verità il cui soggetto è un concetto universale, valide in una molteplicità di casi. Esempio: le verità matematiche e geometriche. Hume chiamava queste verità universali relations of ideas, Leibniz verità di ragione, Kant giudizi a-priori (sia quelli analitici sia quelli sintetici).
universalismo
Termine che può avere diversi significati. Qui viene inteso come l'idea che il vero bene di un essere umano coincide col vero bene di tutti.
Questo suppone che gli esseri umani abbiano tutti la stessa natura, siano figli di uno stesso Padre (fratellanza universale), e si oppone al particolarismo.
uomo
In senso filosofico l'uomo è il soggetto pensante e agente che ognuno di noi è.
Riguardo all'uomo si pongono diversi problemi filosofici (e teologici):
- esiste una natura umana?
- come va concepita tale natura, nel contesto della totalità cosmica (vedi umanesimo/naturalismo - animalismo-ecologismo)
- l'uomo è essenzialmente spirito, o unità di spirito e corpo, o soltanto corpo?
- esiste una libertà di scelta?
- l'uomo è destinato a un fine ultimo trascendente o è destinato a dissolversi nel nulla?
rapporto anima/corpo
Già la filosofia greca parlava di anima per definire il livello più specifico dell'uomo, quello che lo distingue dagli animali. L'anima, per quanti ne affermano l'esistenza, è in effetti quella dimensione (ontologica) che rende l'uomo
- superiore al resto del cosmo naturale e
- (per la fede cristiana) simile a Dio (biblicamente «immagine e somiglianza di Dio»).
Affermano l'esistenza dell'anima, superiore al corpo (tra gli altri): Socrate, Platone, Aristotele, gli stoici, Plotino, S.Agostino, S.Tommaso, S.Bonaventura, Duns Scoto, Marsilio Ficino, Cartesio, Leibniz, Spinoza, Kant (come postulato), Fichte, Schelling, Hegel, Kierkegaard. La maggior parte di tali autori pensa che l'esistenza dell'anima sia affermabile filosoficamente a partire dalla constatata esistenza di fenomeni che implicano un livello non materiale: tale il pensiero, tale la libertà, tale il pudore, tale la capacità di gratuità.
Negano invece l'esistenza dell'anima (qualitativamente superiore al corpo), tra gli altri: Leucippo e Democrito, Epicuro, Comte, Marx, Nietzsche.
vero
Il vero, ossia la verità è
- in senso ontologico, e per la scolastica, uno degli aspetti trascendentali della realtà: tutto ciò che esiste è, in quanto tale, vero, perché intelligibile, e oggetto del pensiero di Dio.
- In senso logico. La verità in senso logico è, nell'attuale panorama filosofico, concepita in diversi modi. Si con Franca d'Agostini, in Menzogna, 2012 Bollati Boringhieripotrebbero distinguerne tre principali:
- la concezione corrispondentistica, per la quale la verità è l'espressione è di Tommaso d'Aquino“adaequatio mentis ad rem”, conformità del pensiero alle cose;
- la concezione coerentista, per la quale la corrispondenza non è delle idee alle cose, ma delle idee tra di loro;
- la concezione pragmatista, per la quale a contare è l'efficacia operativa delle idee (vere sono le tesi che si rivelano praticamente efficaci).
Visione del mondo
Vedi cultura totalizzante.
volontà
Facoltà di volere.
Per la filosofia scolastica, che la chiama anche “appetito razionale” (o “intellettivo”), essa tende necessariamente verso il bene conosciuto. In tale prospettiva si pone però il problema di come la volontà possa volere il male, se è orientata al bene: la spiegazione data dalla scolastica si impernia sulla libertà di scelta e sul fatto che la conoscenza razionale non individua in modo totalmente chiaro fino al dettaglio in che cosa consista il bene.
Alternative a tale concezione scolastica vi sono da in lato l'intellettualismo (prevalente nella filosofia greca, e presente in autori come Spinoza), per il quale la volontà è totalmente determinata dall'intelligenza. E dall'altro l'irrazionalismo, affermato soprattutto da autori come Schopenhauer e Nietzsche, per i quali la volontà non si muove per una logica razionalmente comprensibile.
[Per approfondire questo tema]more
Weltanschauung
Vedi cultura totalizzante.