la Seconda Repubblica

prove di alternanza/normalità

il nome

“Seconda repubblica” è una espressione che scimmiotta impropriamente (sul piano giuridico-formale), il lessico (storico-)politico dei nostri cugini francesi. L'improprietà deriva dal fatto che mentre in Francia le varie (cinque a tutt'oggi) repubbliche sono state caratterizzate da differenze costituzionali, in Italia il passaggio dalla “Prima” alla “Seconda” Repubblica si è limitato alla introduzione di una legge elettorale, lasciando invariata la Costituzione del 1948.

Certo, questo non toglie che la nuova legge elettorale un bel cambiamento lo abbia introdotto. Ben maggiore, ad esempio, di quello causato dalla riforma (questa sì) costituzionale, voluta dai Cinque stelle, che ha ridotto significativamente il numero dei parlamentari. Senza che ciò avesse un particolare impatto politico.

La nuova legge elettorale del 1992 invece ha segnato la fine di un assetto politico imperniato su un “centro” (con ... al centro la DC) invariabilmente al governo e le opposizioni, di destra e di sinistra, invariabilmente destinate a restare tali. [moriremo democristiani? si chiedeva un giornalista della Prima Repubblica].

La Seconda Repubblica invece vede due schieramenti che si contendono il potere, e si alternano al governo.

Dunque si potrebbe riassumere che “Seconda repubblica” è una espressione formalmente impropria, anche se ha una sua legittimità sostanziale, politica.

la persistente anomalia italiana

un bipolarismo molto imperfetto

Certo, l'alternanza al potere di due schieramenti rivali, progressista e conservatore, è tipica delle democrazie mature (così succede negli Stai Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania), mentre il permanere “forzato” al potere delle stessa area politica (il centro, egemonizzato dalla DC) era stato una anomalia.

Tuttavia il superamento di tale anomalia della Prima Repubblica non significò l'ingresso nella “normalità” di una democrazia realmente matura. Si verificò infatti un'altra anomalia: quella di due schieramenti poco disposti a legittimarsi reciprocamente. E tra i quali sussisteva un livello di conflittualità assente nelle altre grandi democrazie occidentali.

Infatti più che un centro-destra e un centro-sinistra, si sono affrontati, nella Seconda Repubblica, un destra-centro e un sinistra-centro.

Le cause di ciò sono tante:

i tratti della Seconda Repubblica

Per il momento non scendiamo nel dettaglio di come si siano svolti gli anni della Seconda Repubblica. Ci limitiamo a dei cenni sintetici.

La cosa più evidente è che alla presidenza del consiglio si sono alternati essenzialmente due leader: Berlusconi, sempre laddove il centro-destra aveva vinto le elezioni, e Prodi, per lo più, quando ad aver vinto le elezioni era stato il centro-sinistra.

una reciproca demonizzazione

Come si è già accennato tra i due schieramenti vi era una conflittualità molto forte:

Berlusconi accusava la sinistra di essere (rimasti, sotto la scorza di un nuovo nome) dei comunisti. E al riguardo va segnalata l'iniziativa di pubblicare Il libro nero del comunismo, edito dalla editrice di Berlusconi, la Mondadori, in cui si evidenziavano i crimini commessi dai regimi comunisti in tutto il mondo, a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre. Inoltre accusava la sinistra di usare la magistratura come arma politica contro di lui: le “toghe rosse”, espressione berlusconiana con lui l'imprenditore di Arcore delegittimava l'operato dei magistrati, che in effetti lo sottoposero a numerose indagini.

vignetta contro Berlusconi
Berlusconi in politica

A sua volta lo schieramento progressista lanciava pesanti accuse contro Berlusconi:


uno stile comunicativo “urlato”

Sgarbi trascinato fuori dall'aula
Sgarbi fuori di sé

Nella Prima Repubblica i politici usavano un linguaggio tendenzialmente pacato e sobrio, che non solo faceva appello più all'intelligenza che all'emotività della gente, ma spesso e volentieri si presentava come difficilmente decifrabile. Si pensi ad espressioni come “le convergenze parallele”, o “gli equilibri più avanzati”. I politici insomma non dicevano chiaro e tondo quello che volevano, ma lo suggerivano, spesso in modo piuttosto criptato ed enigmatico.

Nella Seconda Repubblica invece la comunicazione politica si tinge di toni esasperatamente accesi, che fanno appello (soprattutto da parte del centro-destra) più all'emotività che alla razionalità. Già negli ultimi tempi della Prima Repubblica, a dire il vero, un presidente come Francesco Cossiga, detto per questo “il picconatore”, aveva usato dei toni accesi e allarmati. Va detto però che quello che effettivamente si capiva, dai suoi discorsi, era che voleva dire qualcosa di estremamente grave e importante, ma si faceva poi come il personaggio chestertoniano di mister “Hibbs however”molta fatica a capire che cosa fosse quel qualcosa.

La figura-simbolo forse più rappresentativa di questo stile urlato può essere vista in Vittorio Sgarbi, che si è contraddistinto per i suoi toni accesi. Ne riportiamo una immagine emblematica, di quando venne trascinato a forza fuori dal Parlamento data la sua incontenibile furia polemica.

Ma un altro personaggio della Seconda Repubblica che abituò a un linguaggio tutt'altro che pacato è stato il leader della Lega, tra le perle del linguaggio bossiano possiamo ricordare, oltre alla famosa espressione di «Roma ladrona», la frase vignetta su Bossi«la Lega ce l'ha duro», o quella, durante la guerra in Jugoslavia, «è meglio Milosevic che Kulosevic», dove Milosevic era il capo della Serbia, resosi responsabile di crimini contro l'umanità, come venne poi certificato dal tribunale dell'Aia, mentre Kulosevic non pare identificabile con un personaggio reale, ma indica la convinzione che andare contro la Serbia di Milosevic fosse aprire le porte a una società “omosessualista”., il senatùr.

cronologia minima della Seconda Repubblica

Intermezzo: Terza Repubblica?

la “breve favola” del tripolarismo

Alcuni giornalisti hanno poi parlato di una Terza Repubblica, anche in questo caso caratterizzata non da modifiche costituzionali, ma da una nuova situazione politica: il passaggio dal bipolarismo (centro-destra / centro-sinistra) al tripolarismo (ai due precedenti si aggiunge il Movimento Cinque Stelle). Una situazione che rischiava di rendere ingovernabile il Paese, perché i 5 stelle a lungo dissero di non essere disposti ad allearsi con nessuno, e quindi risultava virtualmente impossibile creare delle coalizioni che avessero la maggioranza in Parlamento, salvo una improbabile alleanza tra i due storici rivali (centro-destra e centro-sinistra).

Ma il tripolarismo si è rivelato qualcosa di decisamente passeggero ed effimero: i 5 stelle, che dicevano non si sarebbero alleati con nessuno, hanno poi finito per allearsi con tutti (con la Lega prima e con il PD poi), e una volta avute delle responsabilità di governo, da un lato il loro consenso è decisamente scemato, e dall'altro hanno dovuto fare una scelta di campo, per il centro-sinistra. Per cui già nella XVIII legislatura il tripolarismo si è sciolto come neve al sole. Ne segue che non pare che abbia più senso, se mai ne abbia avuto, parlare di Terza Repubblica.

Riforme sì, riforme no

considerazioni sulla normalità italiana

Come si vede dal riassunto appena riportato, le uniche due legislature ad essere minimamente “normali” (essendo durate 5 anni, ed avendo visto al potere stabilmente la maggioranza che aveva vinto le elezioni) sono state la XIII e la XIV.

In tutte gli altri casi ci sono stati eventi che hanno turbato il regolare andamento della vicenda governativa: il ribaltone di Bossi nel 1995, la maggioranza risicatissima di Prodi, che portò a elezioni anticipate nel 2008, la crisi economica che portò alla caduta del Berlusconi IV e al governo tecnico di Monti nel 2011. Per non parlare delle legislatura più ingarbugliata di tutte, la XVIII, dove non si capiva chi avesse vinto e dove accadde di tutto e di più.

Questo ha portato a pensare a delle riforme costituzionali che facilitino la formazione di maggioranza omogenee e perciò stabili. Ne parliamo qui sotto.

tentativi falliti

Anzitutto sono stati cambiati a più riprese i sistemi elettorali (dal Mattarellum al Porcellum), senza risultati risolutivi.

Poi c'è stata la Riforma costituzionale Renzi, frutto di un patto con Berlusconi (che poi però si defilò dall'accordo), il patto del Nazareno. Ma tale riforma nasceva con l'obbiettivo, neanche tanto nascosto, di sbarrare il passo al movimento anti-sistema in impetuosa crescita, i 5 stelle. E già questa è una pecca imperdonabile: le riforme costituzionali non si fanno per risolvere (ma meglio sarebbe dire, in quel caso, per rabberciare alla bell'e meglio) un problema politico contingente, e che infatti poi si è rivelato tale. Una bolla di sapone presto scoppiata. E poi le riforme costituzionali devono essere fatte con il consenso più ampio possibile. Renzi invece di intestardì a far passare la sua riforma a colpi di maggioranza. E venne bocciato dagli elettori nel referendum che si tenne il 4 dicembre 2016.

una posta in gioco ormai globale

Quello che è in gioco è il problema del funzionamento delle democrazia, che, in realtà, da problema specificamente italiano, è ormai diventato un problema globale.

La democrazia infatti è in crisi, un po' in tutto il mondo. Ne parliamo in un'altra pagina, ma qui si può almeno accennare che, se dei cambiamenti istituzionali sono necessari, la vera partita si gioca su un Ne parlo in modo più esteso nel mio Dia-logos. Per una ragionevole convivenza in una società multiculturale, e in modo più sintetico e divulgativo in Democrazia è meglio.

📚 Bibliografia essenziale

🎼 Multimedia

su “Gommapiuma”

Su Canale 5 nella prima metà degli anni Novanta, venne trasmesso Gommapiuma, un programma di satira politica che aiuta a sorridere dei personaggi e degli eventi di quei tempi di passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Ne proponiamo alcuni brevi spezzoni.

Nel primo si vede Bossi, che odia la parola “nazionale” preferendole la parola “federale” (allora la Lega era Lega Nord e voleva appunto il federalismo), a cui si affianca poi Andreotti, come un dinosauro della politica (essendo stato un longevo leader della Prima Repubblica), che sostiene si stava meglio prima dell'età del Di Pietro.


Nel secondo si vede Gianfranco Miglio, docente all'Università Cattolica di Milano che si schierò con Bossi in nome del federalismo. Nel video satirico figura come suo maestro. L'allusione a Emilio Fede che lecca i piedi di Berlusconi si rifà alla assoluta Alba Parietti parlava di lui come Emilio Fido, venendo poi da lui ricambiata con uno fintamente sbadato “Alba Porchetti”affidabilità berlusconiana di tale giornalista, a cui vennero affidate le news su Rete 4. Bossi in quel periodo non voleva coalizzarsi con GianFranco Fini erede del MSI (parlò di “porcilaia fascista”): la Lega non stava né con Roma-Polo né con Roma-Ulivo.

Bossi nel video appare legato come una fotogramma del film HannibalHannibal (Hannibal the cannibal), film uscito in quel periodo.

la satira di Guzzanti

Nel video viene preso di mira Romano Prodi, di cui viene evidenziata in modo caricaturale e grottesco l'olimpica imperturbabilità.