Editoriale

per un giudizio sul senso della storia

Dai loro frutti li riconoscerete


La storia è in qualche modo il luogo della verifica delle interpretazioni della realtà. La storia infatti sta al genere umano, all'umanità nel suo insieme, come la vita, il tempo della vita, sta al singolo individuo umano; e come la vita è per l'individuo il luogo in cui verificare la propria interpretazione del reale, per cui se una certa idea non aiuta a vivere in modo più umano, se cioè una certa idea non tiene conto di tutti i fattori della realtà, essa deve essere ritenuta quanto meno incompleta, se non falsa, così la storia è per l'umanità il luogo dove verificare le interpretazioni del reale: quanto più una certa civiltà ha realizzato l'umano, rispettando e valorizzando la dignità e la creatività dell'uomo, tanto più le idee che l'hanno ispirata risultano meritevoli di stima.

Certo, in una civiltà non si trovano mai idee allo stato puro, ma sempre mescolate (con altre) e più o meno alterate (dall'incoerenza di chi le applica). Qui occorre una attenta e paziente opera di discernimento, che non è però qualcosa di impossibile o di esageratamente complicato. Chi vuole vederci chiaro, con cuore semplice e sincero, e usando bene della sua ragione e delle fonti di informazione, può arrivare a dei risultati sufficientemente certi.

errori di un multiculturalismo indifferenzialista

Disperare della possibilità che la storia possa essere giudicata

Dire che "tanto è sempre stato così", echeggiando malamente il «nihil sub sole novum» del Quoelet.

E' vero che c'è un "sempre identico", c'è un quid costante, ma è relativo al rapporto della persona col suo Destino eterno: in ogni epoca l'uomo può scegliere il bene o il male, condizionato quanto si vuole, ma non determinato dalle circostanze storiche. Ciò non toglie che ci siano delle belle differenze tra epoca ed epoca, tra civiltà e civiltà.

E' pericoloso cedere alla tentazione di Amleto:

morire, dormire (Atto III, Scena I)

Dobbiamo vivere, svegli e vigili, perché non è lo stesso vivere sotto un Nerone o in una buona Res Publica, rispettosa dell'uomo.

Sottovalutare l'importanza delle differenze culturali

Così si appiattisce la storia. Se il primo errore azzerava totalmente le differenze, qui le differenze sono ancora qualcosa, ma qualcosa di ridotto a ben poco: tutto si riduce allo schema oppressori/oppressi, che non riesce a rendere ragione di differenze pur clamorose, come quella tra il nazismo e un capitalismo “illuminato” e democratico.

Chi sottovaluta l'importanza delle idee, sottovaluta con ciò anche la dimensione fattuale della storia, l'importanza cioè dei singoli fatti e delle singole personalità. E ciò spiega perché nella Riforma della scuola impostata qualche tempo fa secondo tale ideologia, e per fortuna poi bloccata, si sarebbero passati anni a studiare “l'uomo cacciatore e pescatore”, cioè la Preistoria, quella storia prima delle storia, in cui niente (di documentato) accadeva, per sbrigare poi la storia vera e propria in modo molto stringato. Ma così non si sarebbe rispettata l'importanza della memoria di ciò che è accaduto, e che non deve essere dimenticato.

Una umanità senza memoria, sarebbe una umanità privata di un importante criterio per discernere il bene dal male.

errori dell'iperidentitarismo ultraconservatore

Diffidare in modo indiscriminato della storia

Se i primi due errori sono “di sinistra”, questo è l'errore che compie l'area ultraconservatrice: la tendenza a diffidare del progresso in quanto tale, coltivando progetti di un (impossibile) ritorno a un passato, tipicamente il Medioevo per gli ultraconservatori cattolici, visto come età dell'oro di insuperabile perfezione.

Ora, è vero che il Medioevo è stato ingiustamente calunniato, si veda quanto diciamo nella sezione ad esso dedicata, ma non si può nemmeno vedere tale epoca come totalmente positiva, e l'epoca moderna come totalmente negativa.

In un'ottica teistica, cioè nella convinzione che la realtà, e quindi anche la storia, è governata in ultima analisi dal Disegno buono di un Creatore, tutto deve avere un senso: se il Mistero che fa tutte le cose fa durare la storia è perché si capisca oggi quello che non si capiva ieri; così come domani si capirà qualcosa che oggi ancora non capiamo.

Altrimenti vorrebbe dire che Dio agisce senza un senso.

Questo non vuol dire che nella storia cresca necessariamente la bontà morale degli esseri umani: essa resta sempre affidata alla libertà delle persone, libertà che rimane sempre imprevedibile. Maritain diceva che nella storia crescono, da un punto di vista morale, etico, sia il bene sia il male; finché alla fine della storia, alla Seconda Venuta di Cristo, ogni maschera sarà tolta e si avrà lo scontro finale del Bene assoluto (Cristo) e del Male assoluto (il diavolo): a ciò si riferisce l'ultimo libero della Bibbia, si può vedere un mio scritto sul senso dell'Apocalisse, che affronta il tema se tale libro si riferisca o meno al futurol'Apocalisse.

Quello che cresce in qualche modo necessariamente, pur tra fasi alterne, è la consapevolezza umana, tanto teoretica quanto pratica (pensiamo ai diritti umani). Ma appunto a differenza di quanto pensa l'intellettualismo, la consapevolezza non basta a fare il bene: c'è poi sempre la libertà.

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