Dia-logos
Un libro con prefazione di Massimo Borghesi
Francesco Bertoldi
che cos'è?
Il testo, che rielabora la tesi di dottorato di Francesco Bertoldi (Università dell'Insubria), affronta il tema della convivenza, ormai sempre più diffusa nel nostro tempo, di diverse soggettività culturali nelle società attuali.
È stato pubblicato nel luglio 2023 dalla Marcianum di Venezia, editrice del gruppo Studium (che comprende anche La Scuola di Brescia e la SEI di Torino, oltre ovviamente la stessa Studium).
il comunicato stampa
Riassume in sintesi il senso di questo lavoro:
«A dispetto di quanto aveva previsto Francis Fukuyama, dopo la caduta del muro di Berlino non si è affatto verificata “la fine della storia”, nel senso di fine di qualsiasi insanabile contrapposizione tra visioni della realtà mortalmente nemiche, quale era stata quella tra mondo democratico occidentale e mondo comunista, quando incombeva la minaccia di una guerra atomica dagli effetti irrimediabilmente devastanti. Fukuyama pensava che ormai tutti avrebbero accettato il modello costituzionale liberaldemocratico, garantendo così finalmente una definitiva pacificazione del mondo.
Al contrario le nostre società sono oggi più che mai attraversate da contrasti, che anzi per certi aspetti sono ancora più profondi e inquietanti di quelli tra capitalismo e comunismo. Ci troviamo davanti a polarizzazioni e a radicalizzazioni, fuori e dentro il mondo “occidentale” (in senso lato), che mettono a dura prova la tenuta delle istituzioni democratiche, che pure hanno per lungo tempo garantito un accettabile livello di armonia civile (e di benessere diffuso). Il rischio per la tenuta della democrazia (e quindi di una convivenza pacifica) viene dalla mancanza di reciproca legittimazione tra schieramenti contrapposti, per cui si vede nell’avversario un nemico. Con cui non si può dialogare, e che quindi può solo essere sconfitto.
Il volume Dia-logos di Francesco Bertoldi, dell’Università dell’Insubria, cerca di fissare alcuni punti fermi, essenzialmente filosofici, sui presupposti che invece rendono necessario e possibile una convivenza anche tra soggettività culturali diverse. Il trattino nel titolo, Dia-logos, sta ad indicare che un dialogo vero non abolisce, ma presuppone, il logos, cioè la ragione, la capacità comune a tutti gli esseri umani, di riconoscere delle verità universalmente valide. E questo contrasta con un’idea relativistica di dialogo, che porta poi, in ambito “politico”, a rassegnarsi a una mera coesistenza di diverse soggettività, separate da un muro di insuperabile incomunicabilità. È quanto pensa il multiculturalismo radicale. D’altra parte, dialogo implica che la verità che tutti possiamo riconoscere non sia colta in modo automatico e immediato, come pensa un modo dogmatico di intendere i “principi non negoziabili”, ma in modo imperfetto e progressivo. Se la conoscenza della realtà che noi abbiamo è sempre imperfetta, il punto di vista dell’uno deve integrarsi con punto di vista degli altri, e questo rende necessario un confronto, il più possibile benevolo, cioè il dialogo tra i diversi soggetti, individuali e collettivi, per giungere a una intesa dove nessuno debba sentirsi sconfitto.
Un tale dialogo inteso in senso non relativistico, ma come comune ricerca dell’oggettivamente giusto, suppone un clima di reciproca fiducia tra i dialoganti, che può essere aiutato da regole istituzionali, ma in ultima analisi poggia soprattutto sul libero impegno delle persone, sul pre-istituzionale. Come dice Eliot, citato nell’esergo, nessun sistema è tanto perfetto da risparmiarci la fatica di essere buoni.»
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estratti
Proponiamo degli estratti del libro
dalla Prefazione, di Massimo Borghesi
«Il volume di Francesco Bertoldi, che qui presentiamo, Dia-logos. Per una ragionevole convivenza in una società multiculturale, affronta un tema di grande attualità: quello dei conflitti immanenti alla dinamica della globalizzazione.
L’autore analizza, con perizia, la dialettica che regge il mondo contemporaneo, quella che muove da un lato i mondialisti, governati da una filosofia relativistica e multiculturalista, e, dall’altro, i sovranisti identitari che si oppongono al vento della globalizzazione. (...)
Si tratta di un conflitto ideale molto aspro che divide attualmente destra e sinistra, conservatori e progressisti. La cosa singolare, come l’autore mostra molto bene, è che il contrasto affonda le sue radici in una filosofia comune, profondamente permeata dal relativismo scettico.
Non sono solo i “post-moderni” a dubitare di una natura umana comune e dell’esistenza di valori universali. Anche gli ideologi dell’identitarismo affondano le loro radici nella filosofia delle “radici”, etnico-religiose, nell’idea che Occidente ed Oriente, Nord e Sud, costituiscano confini culturali invalicabili.»
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