celebrazioni per i 500 anni della scoperta dell

schiavismo e Chiesa

Da alcune parti (poche per verità) si rimprovera alla Chiesa cattolica (e al Cristianesimo) di non aver saputo impedire un fenomeno come lo schiavismo, certamente poco conforme al valore, evangelico, dell'eguaglianza tra gli esseri umani.

L’eguaglianza, essenziale al cristianesimo

Si deve anzitutto osservare che, dal punto di vista teorico non ci può essere dubbio che l'idea di eguaglianza essenziale tra tutti gli esseri umani è una idea essenziale alla fede cristiana: per il cristianesimo il Creatore di tutto è Padre di tutti, e tutti gli esseri umani sono tra di loro fratelli. E non un particolare secondario, ma il cardine fondamentale della legge morale cristiana è l'amore del prossimo: amare gli altri, senza distinzione di ceto, sesso o razza, come sé stessi. Lo stesso Gesù ha ammonito con severità di trattare come fratelli soprattutto i più deboli: ogni cosa che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avrete fatta a Me (Mt, 9, 29); e S. Paolo ha chiarito che, in Cristo, tutti sono una cosa sola: greci e barbari (cioè tutti: civili e non ancora tali), schiavi e liberi, maschi e femmine (Gal, 3, 28):

[28]Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.

È soprattutto grazie al Cristianesimo che la civiltà occidentale ha guadagnato questo valore; in età greca e romana infatti predominava (con l'unica importante eccezione dello stoicismo, il cui cioè la concezione per cui tutti gli esseri umani sono “cittadini del mondo”: la loro città (polis) è il mondo (cosmos)cosmopolitismo acquisterà piena consistenza operativa solo con la diffusione del Cristianesimo) l'idea una differenza qualitativa tra i diversi popoli, e soprattutto tra “barbari” e popoli civili; lo stesso Aristotele sosteneva la superiorità dei Greci sui “barbari”.

La schiavitù: mitigata dal cristianesimo

Schiavitù non equivale a razzismo. L'istituto della schiavitù, che accompagna, tristemente, tutte le epoche e le civiltà, non implica necessariamente una legittimazione teorica di diseguaglianza etnica, e tanto meno razziale: lo prova il fatto che in molte società, anche africane, tale istituto esisteva all'interno della medesima etnia (africani erano schiavi di altri africani, se non della medesima tribù, almeno della medesima razza). Ma così accadeva anche presso l'antico popolo ebraico: ebrei potevano diventare schiavi di altri ebrei, essenzialmente per debiti non sanati; e così anche nella civiltà classica, come, probabilmente, presso molte altre civiltà sulla faccia della terra.

Non immediata esclusione della schiavitù

Il cristianesimo, dal suo sorgere, ha cercato di attenuare e umanizzare la schiavitù, ma non ne ha preteso, da subito, la totale abolizione. S.Paolo ad esempio, di grande autorità per la Chiesa in quanto sono attribuite a S.Paolo diverse “lettere” (ai Romani, ai Corizi, ai Galati, ecc.), che fanno parte della Bibbia, testo sacro per i cristiani, in quanto ritenuto ispirato da Dioautore sacro, non chiede all'amico Filemone di liberare lo schiavo Onesimo, da lui fuggito, ma di trattarlo come un fratello carissimo, nella

[8]Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare, [9]preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù; [10]ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, [11]Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me. [12]Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.
[13]Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo. [14]Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo. [15]Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre; [16]non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.
[17]Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso. [18]E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. [19]Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso! [20]Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
[21]Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.

Ma sua consistente mitigazione

Così la Chiesa, nel Medioevo, non condannò la servitù della gleba, ma contribuì in modo determinante a umanizzarla: da istituto che garantiva al padrone diritto di vita e di morte, essa divenne un contratto che garantiva al servo una serie di sicurezze (al punto che, nell'Alto Medioevo, erano frequentissime le richieste di divenire servo);

L'epoca moderna

una Chiesa meno influente...

La Chiesa che opera in età moderna fu meno incidente sulla realtà politico-sociale, che andava sempre più allontandosi dal cristianesimo, almeno nelle sue élites; così spesso dovette procedere con cautela per non venire privata della libertà di svolgere quella che è la sua più essenziale vocazione, che non è cambiare la società, ma Cristo infatti non è venuto per cambiare la società, né ha garantito che ciò sarebbe accaduto, ma è venuto per salvarciannunciare l'Avvenimento di Cristo Se una fede realmente vissuta non può non tendere anche a un miglioramento della società, la situazione storica può costringere a dei compromessi: è il tema ad esempio del film in Mission i gesuiti che vorrebbero salvare a tutti i costi la libertà degli indios Guaranì, non sono appoggiati, al momento del dunque, da un cardinale che non vuole mettersi troppo contro uno Stato ormai pericolosamente laicizzato. Mission.

...ma non assente...

Non è comunque vero che la Chiesa abbia taciuto di fronte alla disumanità dello schiavismo nella moderna civiltà neopaganeggiante: i Papi condannarono la tratta dei negri già dal suo sorgere, a fine '400, e la condanna venne ribadita, tra gli altri, da papa Paolo IV nel 1537, da papa Pio V nel 1568, e da Urbano VIII nel 1639, che definì la tratta come un abominevole commercio. Non solo nel suo vertice, ma anche alla sua base la Chiesa cattolica si pronunciò (sia pure con qualche eccezione) contro lo schiavismo: come riportiamo nel documento annesso, tratto dall'autorevole Storia della Chiesa dello Jedin, i francescani cercarono di difendere i villaggi indiani (aldeias), da loro curati, dagli schiavisti portoghesi, mentre i gesuiti, guidati dall'irruente P. Antonio Vieira (m. 1697), condussero la lotta contro la schiavitù soprattutto con pubblici interventi su larga scala, sia in Brasile che in Portogallo. (..) Nel 1640 i gesuiti furono persino scacciati da San Paolo e poterono ritornarvi solamente nel 1653, dopo aver promesso di non opporsi più alle cacce agli schiavi.

Non solo con la parola, ma ancor più coi fatti, la Chiesa ha cercato di attenuare la disumanità dello schiavismo: tra le tante figure di religiosi adoperatisi in favore degli schiavi negri ricordiamo S.Pietro Claver, che spese tutta la sua vita per portare aiuto materiale e consolazione spirituale tra gli schiavi importati dall'Africa.

...a differenza di altri

In ogni caso nei paesi che in età moderna sono rimasti cattolici il fenomeno schiavista ha avuto tratti di minor disumanità che in paesi protestanti (Olanda, Inghilterra, USA): è un fatto che nelle colonie del Paese meno insensibile ai richiami della Chiesa, cioè la perciò è abbastanza fuorviante il messaggio del film di Spielberg Amistad, che presenta la Spagna come (particolarmente) schiavistaSpagna, il fenomeno schiavista sia stato pressoché assente (se si eccettuano certe isole caraibiche). Per non parlare dell'area islamica, ampiamente schiavista (20 milioni di schiavi africani vennero deportati in terre islamiche; fino al 1981 la schiavitù, riferisce Vittorio Messori, esisteva ancora ufficialmente in un paese mussulmano, la Mauritania). In effetti, sempre secondo Messori, è nello stesso Corano che si afferma non solo la legittimità della schiavitù, ma la sua necessità. si vedano anche i links qui sotto.

per approfondire

lo schiavismo islamico

Si veda un articolo di uno studioso africano, sullo schiavismo arabo-islamico.

Cristianesimo e schiavismo