La prima rivoluzione industriale

rivoluzione

La parola rivoluzione indica, generalmente, un cambiamento profondo e brusco. Qui abbiamo solo la prima di queste due caratteristiche, in quanto non è possibile indicare un anno, o pochi anni, in cui si è verificata la rivoluzione industriale. Mentre è fuor di dubbio che si sia verificato un cambiamento profondo e irreversibile, e non solo nell'economia ma in tutti i livelli della società, politica, stili di vita e cultura incluse: ad esempio la formazione di una nuova classe, quella operaia, ebbe un notevole impatto sul piano politico.

Che cosa caratterizza la (prima) rivoluzione industriale? Essenzialmente l'utilizzo di nuove forme di energia, non naturali, in particolare il vapore, che azionano le macchine, in primis la macchina a vapore, azionata dalla combustione del carbone.

Due soprattutto sono i simboli della prima rivoluzione industriale: il carbone, che rende possibile la macchina a vapore, e il ferro, col quale vennero costruite macchine, ferrovie e treni, ponti, edifici.

motivi del primato inglese

La rivoluzione industriale si sviluppa anzitutto in Inghilterra. Molte sono le ragioni di questo primato:

le invenzioni

macchina a vapore
macchina a vapore

Parlare di rivoluzione industriale è parlare di invenzioni. Importanti furono soprattutto quelle nel settore tessile e in quello siderurgico.

In ambito tessile si inventò un nuovo modo di tessere (la navetta volante, inventata da Kay nel 1733) e di filare (la filatura meccanica, con varie invenzioni avvenute sempre in Inghilterra negli anni '60 e '70 del '700).

Decisiva fu poi l'invenzione della macchina a vapore, ad opera di James Watt nel 1769.

Importante poi fu il sistema di Cort, che permise di ottenere ferro di buona qualità a costi contenuti, utilizzando non più carbone di legna, di scarsa resa, ma coke, ottenuto distillando il carbon fossile di cui è ricco il sottosuolo inglese, e insufflando aria negli altiforni.

le industrie

Abbiamo così un impetuoso sviluppo di industrie, prima di tutto tessili e siderurgiche.

Nel settore tessile vi fu lo sviluppo dell'industria cotoniera: l'Inghilterra che nel 1760 importava 2,5 milioni di libbre di cotone greggio, ne importerà (lavorandolo industrialmente) più di 300 milioni attorno al 1830.

Forte fu anche lo sviluppo del settore siderurgico e meccanico: l'Inghilterra produceva nel 1788 68.000 tonnellate di ghisa, 581.000 tonnellate nel 1825.

Le industrie comportano un nuovo modo di lavorare: non più a domicilio o in piccole botteghe artigianali, ma in fabbriche, dove si concentra un numero elevato di operai, che negli stessi orari svolgono le medesime funzioni lavorative, ripetitive e in qualche modo meccanizzate.

cambiamenti sociali e resistenze

Nasce così una nuova classe sociale, la classe operaia, inizialmente caratterizzata da orari lavorativi molto lunghi (fino a 16 ore al giorno), da scarsi salari e da condizioni abitative decisamente precarie e malsane (le famiglie operaie vivevano ammassate in quartieri periferici, spesso in pessime condizioni igieniche).

L'avvento del capitalismo industriale suscitò così anche resistenze e opposizioni in coloro che ne furono danneggiati, cioè artigiani e lavoranti a domicilio che subirono un processo di proletarizzazione, che peggiorò, come abbiamo appena accennato, le loro condizioni di vita. La forma più eclatante di opposizione popolare al processo di industrializzazione fu il luddismo (dal nome del leggendario Ned Ludd, che avrebbe nel 1779 distrutto un telaio). I luddisti distruggevano quelle macchine, che toglievano loro lavoro e producevano un abbassamento dei salari.

Contro i luddisti il governo britannico adottò ben presto misure repressive molto aspre, che giunsero, nel 1812, alla pena capitale. Così tale fenomeno si esaurì lasciando spazio ad altre forme, più costruttive, di contestazione del nuovo ordine socio-economico, come le società di mutuo soccorso o le leghe di categoria, per rivendicare i propri interessi.