Filosofia antica

una appassionata ricerca

introduzione

La filosofia nasce in Occidente, in Grecia.

Si può osservare come la filosofia antica delinea una parabola di cui si può in qualche modo cogliere la logica:

i primi passi della ricerca filosofica

I presocratici (come gli ionici, Pitagora, Eraclito, Parmenide e Zenone di Elea) sono affascinati dal mistero del cosmo naturale: ne colgono l'ordine e la bellezza, il logos, e ne cercano l'unitario principio (arché), ma restando sul piano puramente fisico si incagliano nella contraddizione tra essere e divenire.

L'esito è la sfiducia nella stessa possibilità di conoscere oggettivamente la realtà, sfiducia di cui si fanno interpreti i sofisti.

la svolta socratica

Ma la spinta verso la verità è inarrestabile: in particolare non si può rinunciare a sapere chi è l'uomo; in questa direzione si muove Socrate; egli cerca la verità assoluta sull'uomo, e paga con la sua vita la fedeltà a questa ricerca, ma non trova un fondamento adeguato alla sua sapienza sull'uomo (anthropine sophia).

le grandi sintesi

Sarà Platone trovare questo fondamento, che gli consente di impostare una soluzione alle contraddizione in cui si era incagliato il pensiero presocratico: il suo fondamentale guadagno è che il principio della realtà sensibile è oltre il sensibile, è in un mondo intelligibile (le idee), che può essere raggiunto dal pensiero e anzi del pensiero stesso è fondamento. Ma la filosofia platonica, pur avendo colto come la verità del mondo materiale sia in un livello immateriale, spirituale, darà troppo poco spazio alla materia, e quindi

Toccherà poi ad Aristotele rivalutare l'importanza del mondo sensibile. Con lui la filosofia greca raggiunge un livello ineguagliato di sistematicità. Per Aristotele la realtà è ordinata, è una armonia di sostanze composte di materia e di forma, e l'intelligenza umana può cogliere questo ordine. Tuttavia nemmeno a lui riesce di poter "salvare" il concreto, come dicevamo sopra: l'esistenza del singolo uomo e la realtà concreta della sua vita non sono salvate, non hanno senso, sono qualcosa di casuale. Per questo le filosofie successive

l'ultima stagione dell'antichità

Le filosofie ellenistiche (come quella stoica, quella epicurea e lo scetticismo), come pure la filosofia fiorita a Roma, cercheranno di rimediare a tali lacune delle grandi sintesi di Platone e Aristotele, occupandosi di più della vita (concreta) del singolo (di qui il loro disinteresse per il cosmo e l'essere, come pure per la politica). Ma questa concentrazione etica della filosofia, all'insegna di una rinuncia al fondamento ontologico, si risolverà in proposte essenzialmente consolatorie. La vita fa paura, è come una grande malattia, occorre che la filosofia fornisca dei farmaci (per Epicuro un tetrafarmaco). Per questo l'esito ultimo della filosofia classica sarà o l'accoglimento dell'annuncio cristiano, che spiega fino in fondo il senso dell'essere, ovvero un rifugio in una trascendenza naturalisticamente intesa (Plotino e il neoplatonismo).