Platone

la scoperta dell'invisibile come vera realtà

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🪪 Cenni sulla vita

  • Nato ad Atene nel 428(427 ?) a.C. Di nobili origini (dal padre discendente di re Codro, dalla madre di Solone, lo zio era uno dei trenta Tiranni). Il suo nome vero era Aristocle (platùs per la larghezza delle spalle o della fronte).
  • Per le sue origini era destinato a carriera politica: frequentò dapprima l'eracliteo Cratilo, poi studiò presso Socrate, considerato un sofista, atto a preparare i giovani.
  • Già filoaristocratico (benchè non approvasse i 30 tiranni), fu del tutto deluso dai democratici per la loro condanna di Socrate (399 a.C.).
  • Morto Socrate, viaggiò: a Megara, a Cirene, forse anche in Egitto, poi a Taranto, governata da filosofi (pitagorici, guidati da Archita) infine a Siracusa, dove era tiranno Dionisio I il Vecchio; Platone si riprometteva di inculcare nel tiranno l'ideale del re-filosofo, ma questi lo malsopportò, facendolo vendere come schiavo.
  • Tornato ad Atene, vi fondò l'Accademia.
  • Fece poi due altri tentativi, a Siracusa, di instaurare un sistema politico ispirato alle sue idee, sempre con scarso successo. Dal 360 fu definitivamente ad Atene, dove morì nel 347 a.C.

opere

tratti metodologici generali

Come il maestro, Socrate, Platone avversava il libro scritto (cfr. il Fedro) a vantaggio della parola viva; tuttavia accettò di scrivere, seppur nella forma più vicina possibile al dialogo diretto: scrisse perciò delle opere in forma di dialogo.

In tali dialoghi Socrate figura come simbolo della filosofia stessa, solo in alcuni dei primi dialoghi rappresentando il Socrate storico; per lo più Platone gli attribuisce il proprio pensiero.

Si può leggere anche una scheda di approfondimento sul metodo espositivo di Platone.

1. Dialoghi socratici

maestro e discepolo
Maestro e discepolo: fondamentale fu per Platone il rapporto con Socrate.

In comune Platone in questi dialoghi cerca il τι εστι, l'essenza universale di dati fenomeni, respingendo le definizione degli interlocutori, che riducono le essenze a degli esempi particolari. Secondo Abbagnano il senso complessivo di questi dialoghi è evidenziare l'impossibilità di definire singole virtù isolandole dal contesto totale: unica è la virtù, come unico è il sapere.

Apologia di Socrate
Vi emerge il compito del filosofo: ricercare la verità e la giustizia, seguendo la ragione e non il proprio interesse, e obbedendo al Divino. La vita vi è concepita come ricerca appassionata del sapere vero e della virtù/giustizia.
Critone
Il filosofo da un lato non deve temere di dispiacere ai più, senza dall'altro tradire la polis: la sua missione è di essere incardinato nella città, e anche quando questa è ingiusta (come appunto nel caso di Socrate) non deve recarle ingiustizia (come avrebbe fatto Socrate se fosse fuggito).
Ione
che cos'è l'arte
Lachete
che cos'è il coraggio
Liside
che cos'è l'amicizia
Carmide
che cos'è la saggezza
Eutifrone
che cos'è la santità (Platone critica la definizione di Eutifrone che la riduceva a "fare ciò che piace agli Dei", in base alla quale egli aveva denunciato il padre, reo di aver lasciato morire un servo, a sua volta reo di omicidio: tale definizione non raggiunge un livello di vera universalità, non considerando come gli Dei siano tra loro in lotta)

2. Dialoghi sofistici

In generale Platone cerca di fondare in questi dialoghi un sapere assoluto e universale. E per far ciò affronta il pensiero dei Sofisti, che negano un criterio trascendente l'immediato: l'antirelativismo segna perciò questi dialoghi. Un altro tema, attiguo, è quello della insegnabilità della virtù /sapere (raggiungibilità del vero).

Ippia maggiore
Affronta un tema analogo ai d. socratici: il "che cos'è" il bello. Vengono respinte come inadeguate le definizioni di Ippia, rimandanti a esemplificazioni particolari. La definizione deve invece essere universale, cogliere il ciò per cui una cosa è bella.
Ippia minore
Il dialogo parte da un confronto tra Achille (veritiero) e Ulisse (ingannatore: mente pur sapendo il vero) e da una iniziale preferenza per Achille; alla fine però tale giudizio non è più certo: forse è meglio fare il male sapendolo tale, che fare il bene senza conoscerlo come tale. Dunque la conoscenza è preferibile a ogni altro valore.
Eutidemo
Platone vi critica la discussione fine a sè stessa, l'eristica che vuole prevalere, non cercando disinteressatamente il vero.
Gorgia

Vi critica la retorica, quale arte di persuadere, avente per fine il piacevole e l'utile, non il meglio e il giusto. Essa è paragonabile all'arte culinaria, che alletta il gusto, superficialmente.

Inoltre essa è indifferente alla giustizia e conduce a considerare preferibile fare piuttosto che subire l'ingiustizia.

In effetti Callicle tematizza la convenzionalità della giustizia (come leggi civili) rispetto alla naturale tendenza del più forte a dominare. Dunque la vera giustizia per lui è la forza, la potenza; mentre le leggi sono fatte dai deboli.

Protagora
Quella insegnata dai Sofisti non è virtù, ma pura abilità retorica.
Menone
La vera virtù, che è sapere, è insegnabile: non può venire dall'esperienza, mutevole e relativa, ma la possiamo ricavare dal nostro interno, ricordando.
Cratilo
Vi critica il verbalismo sofista, col suo uso delle parole slegato dal loro significato oggettivo.

3. Dialoghi della maturità

In essi elabora la teoria, centrale nel suo pensiero, delle Idee, quale unica adeguata a fondare l'assolutezza della verità e della virtù, e quale modello cui ispirarsi per plasmare la polis nella giustizia e per saziare il desidero individuale di assoluto bene e assoluta bellezza.


Fedone

Vi si affronta l'esistenza del mondo intelligibile, necessario

a) ontologicamente come perfetto, assoluto, eterno e immutabile fondamento dell'imperfetto, relativo, effimero e mutevole mondo sensibile

b) valorialmente, come unica adeguata spiegazione dell'umano agire, inspiegabile meccanicisticamente (come puro urto di corpi), ma solo in riferimento a valori, a fini che lo motivano, ultimamente fondati nell'Idea.

Platone vi dimostra anche l'immortalità dell'anima, in base a quattro argomenti:

  1. dei contrari
  2. della reminiscenza (non potremmo ricordare le Idee se non le avessimo viste, e non le avremmo potute vedere se non in una vita distaccata dal corpo, che suppone un'anima immortale)
  3. della somiglianza (l'anima è imparentata con l'intelligibile, che è immutabile, dunque lei pure deve essere immutabile, quindi immortale)
  4. della vitalità (l'anima partecipa della vita)
Simposio
Vi si affronta tra l'altro il tema dell'amore. Celebre il mito di Androgino (essere al contempo maschile e femminile, la cui divisione è all'origine della attrazione sessuale) e la scala gerarchica di ascesa verso la Bellezza: dai corpi belli, alla bellezza delle anime, poi delle leggi, della scienza e infine il Bene-in-sè.
Repubblica
è l'opera centrale di Platone, in cui sono affrontati tutti i principali temi della speculazione platonica, da quello gnoseologico a quello ontologico, da quello estetico a quello politico. Fondamentale il mito della Caverna. Importanti le tesi politiche, con la delineazione di una città ideale, retta da una assoluta Giustizia.
Fedro
Vi si tratta soprattutto della ascesa dell'anima verso il mondo intelligibile.

4. Dialoghi della vecchiaia

Platone vi stempera il rigoroso dualismo mondo intelligibile/mondo sensibile proprio della maturità, recuperando il valore del concreto (metafisicamente nel Parmenide e nel Sofista, cosmologicamente nel Timeo, eticamente nel Filebo, politicamente nel Politico e nelle Leggi), senza peraltro abdicare all'antirelativismo.

Parmenide
Critica l'unità assoluta dell'essere di Parmenide: comporterebbe infatti la negazione del sensibile e non potrebbe essere nè pensato nè detto (implicando ciò, rispettivamente, molti concetti e molte parole).
Sofista
Accanto all'essere e al non-essere, a cui si fermava Parmenide, occorre introdurre altri concetti, come fondamentali, ossia:

                    quiete                 identico 
    essere
                    movimento           diverso

L'ammissione del diverso (per cui ogni Idea non è le altre) e del movimento (come tensione dinamica da Idea a Idea) scardinano le basi dell'eleatismo. Si introduce così il concetto di essere come potenza, possibilità (sviluppato poi da Aristotele) , e come relazione (si conosce solo relazionando una Idea con le altre: vi è una dialettica tra le idee, per cui ogni Idea richiama il suo opposto, in organica connessione).

Filebo

Vi si incontra un influsso pitagorico, con valorizzazione dell'idea di misura: tanto a livello ontico quanto a livello etico.

Vi distingue quattro categorie supreme:

il peras (limitante) [cfr. la forma aristotelica]

la causa intelligente

il misto [cfr. il sinolo aristotelico]

l'apeiron (illimite) [cfr. la materia aristotelica]

Ciò, a livello morale, significa che l'uomo, nè dio, nè bestia, deve agire con misura, ponendo un limite (ordine razionale) all'illimite del piacere, dell'istintività immediata (non tutti i piaceri sono leciti), ottenendo così una vita mista (nè divina, nè animalesca), armonica ed equilibrata.

Teeteto
Vi critica la gnoseologia sofista che fonda il sapere sulla sensazione mutevole e soggettiva, sganciandolo dalle Idee.
Timeo
Vi espone una cosmologia che in qualche modo rivaluta il mondo sensibile, voluto da un essere divino buono, ma di potenza non infinita, il Demiurgo, che avrebbe cercato di infondere nella materia preesistente, la chora, il massimo grado possibile di somiglianza al mondo intelligibile.
Politico
Vi si riaffronta la tematica politica, stemperando il carattere utopico del progetto della Repubblica. La cosa pubblica viene vista ora con maggior realismo.
Crizia

Leggi

l'intento platonico di fondo

Metodologicamente. Vi è in Platone una esigenza di spiegazione totale della realtà (una serietà fondamentale nei confronti del problema dell'esistenza) e la convinzione che tale spiegazione non sia facile, banale, immediata: di qui l'importanza della ricerca, e quindi il dialogo e il mito.

Contenutisticamente egli pensa che la realtà vera non sia il mondo che è oggetto della sensazione, mutevole e imperfetto, ma una realtà immutabile e perfetta, che può essere affermata solo dal pensiero: il mondo intelligibile. A tale mondo occorre aspirare sia individualmente, con la conoscenza e l'affettività, sia collettivamente.

per proseguire su Platone

  1. Platone: il metodo, dialogo e mito: Per Platoine la razionalità logica non è l'unica forma di conoscenza, occorre le si affianchi il mito; inoltre l'insufficienza della pura razionalità rende indispensabile la ricerca mediante il dialogo
  2. Platone: la metafisica, il vero mondo al di là del visibile: il mondo sensibile è inconsistente e rimanda al vero mondo, il mondo intelligibile, stabile e assoluto
  3. Platone: l'antropologia, l'anima come la vera essenza dell'uomo: come il vero mondo è quello intellugibile, invisibile, così il livello più vero dell'uomo è spirituale: l'anima, non destinata a morire con la morte del corpo, ma immortale
  4. Platone: la conoscenza, solo il pensiero conosce la verità: il pensiero e non i sensi, fermi all'apparenza, conosce la verità, ossia il mondo delle Idee, il mondo intelligibile
  5. Platone: la politica, la tensione alla perfezione ideale: dato che il mondo intelligibile è la vera realtà, occorre rendere anche la società umana il più possibile conforme a tale assoluta perfezione

interpretazioni principali

Schematizziamo senza pretesa di completezza alcuni momenti-cardine della recezione del pensiero platonico.

a) in età antica: Aristotele e la prima Accademia privilegiano il Platone metafisico delle Idee;
b) il neoplatonismo, la Patristica e il Medioevo, come molti rinascimentali, sottolinearono la componente mistico-religiosa di Platone (l'Idea del bene-Uno identificata a Dio, e una idea di ascesi accostata a quella cristiana);
c) nell'Ottocento si scopre l'evoluzione del pensiero platonico: ad opera di Hermann (nel 1839), L.Campbell (fine '800) e soprattutto del suo discepolo Lutoslawski (L'origine e lo sviluppo della logica di Platone, Londra 1897), che inventò il criterio stilometrico.
d) nel Novecento si verificò una esplosione di studi platonici:

  • Natorp e i neokantiani, che interpretarono le idee come criteri mentali;
  • Wilamowitz Moellendorf, filologo, scrisse un Platon, sein Leben und seine Werke, 1919, focalizzandone l'aspetto politico;
  • W.Jaeger, in Paideia evidenziò il Platone educatore e politico;
  • M.Heidegger focalizzò il concetto di verità;
  • Léon Robin diede importanza alle dottrine non-scritte e alle idee-numeri (Platon, 1907, 1955);
  • Hans Kraemer lo riprese (scuola di Tubinga, ripresa da G.Reale).

interpretazioni riduttive

Capita su certi manuali scolastici di leggere interpretazioni riduttive del pensiero platonico che fanno dell'interesse per la politica l'interesse non solo prevalente e centrale in Platone (tesi tutt'altro che pacifica), ma addirittura l'unico ed esclusivo. Tagliando così completamente fuori la componente metafisica, la ricerca platonica dell'assoluto, che ha dei riverberi sulla politica solo perché prima di tutto interessa la ragione e il cuore dell'uomo, assetato di significato pieno e totale.

In Platone invece esiste una forte componente metafisica, che a nostro avviso (alla scuola di studiosi di riconosciuto valore come Giovanni Reale, E.Berti, che pur da forte rilievo alla componente politica, e altri) è addirittura centrale.

Per avere un esempio di una interpretazione che abbiamo definito riduttiva rimandiamo al commento fatto del mito della caverna sul sito dello SWIF (mi auguro non condiviso da tutto lo staff).

un problema: le dottrine non scritte

Si tratta di quanto Platone non avrebbe scritto, ma trasmesso oralmente ai suoi discepoli. Come vanno intese, anzitutto, queste dottrine non-scritte?

Secondo alcuni si tratterebbe di concezioni di non particolare rilievo nell'architettura complessiva del pensiero platonico; la loro importanza sarebbe stata esagerata essenzialmente per interpretazioni equivoche di certi passi aristotelici.

Secondo altri al contrario è proprio nella dottrine non-scritte che si troverebbe il vero Platone, rispetto a cui i dialoghi scritti non sarebbe che una introduzione provvisoria (è la tesi, sopra citata, del Kraemer). Secondo altri ancora (tra gli altri Berti) le dottrine non-scritte hanno avuto una certa importanza nel pensiero platonico, ma solo nella sua fase più tarda (nei dialoghi successivi alla Repubblica).

Quel che è certo è che si tratta di dottrine in cui molto forte sarebbe l'influsso pitagorico e l'importanza dei numeri. Al vertice della realtà vi sarebbero l'Uno e la Diade (grande-piccolo), l'Uno essendo il principio di ordine e di misura, e la Diade essendo una sorta di informe materia intelligibile. Da tali due fattori supremi deriverebbero dapprima le idee-numeri, poi le Idee vere e proprie, con la loro interna gerarchia già sopra accennata. Tale mondo intelligibile costituirebbe nel suo insieme un principio di limite (limitante) che si unirebbe poi (grazie al Demiurgo) all'illimite della materia sensibile per dar luogo al mondo sensibile che noi conosciamo.

Per un giudizio

meriti di Platone

suoi limiti

😃 positiva è la percezione del carattere drammatico della ricerca della verità e la valorizzazione del suo carattere dialogico-esistenziale

😧 in qualche modo la strutturale inconcludenza del dialogo platonico, la continua riformabilità delle conclusioni, mette a rischio la stabilità della verità

😃 avere per primo (Parmenide negava la doxa, affermando un "essere" totalizzante, al di qua di immanenza e trascendenza) esplicitato con chiarezza la distinzione tra piano visibile e piano invisibile, e in qualche modo tra immanenza e trascendenza;
è quello che Giovanni Reale chiama la scoperta del sopransensibile

😧 la trascendenza da lui riconosciuta è ancora qualcosa di finito, e al suo vertice non sta una realtà personale, ma le idee, impersonali:
il vertice della realtà personale è il Demiurgo, essere sì perfetto e buono, ma non infinito e onnipotente

😃 con ancora maggior determinazione del maestro Socrate, riconosce l'anima, spirituale e immortale, come vero baricentro del soggetto umano

😧 ma l'anima non è unita al corpo in modo unico e irrepetibile (Platone accetta la metempsicosi), per cui il soggetto è diviso e la responsabilità che gli compete è intesa riduttivamente

😃 la aspirazione alla giustizia e la non rassegnazione alla cattiva "normalità" della convivenza civile esprime una aspirazione autentica

😧 ma la forma utopica, presente nella maggiore opera politica di Platone, la Repubblica, non è realistica ed è potenzialmente fonte di progetti di cambiamento sociale e politico oggettivamente violenti

Sui limiti del Platone teorico dell'amore e pedagogo molto (probabilmente troppo) severo è il giudizio dello psicanalista Giacomo Contri e dei suoi collaboratori (si veda il loro sito società amici del pensiero/): irrealistica vi appare la sua idea di amore (/sessualità) e negativa la in realtà si tratta di una concezione ampiamente condivisa nella cultura greca, e come sempre accade, un filosofo è condizionato dal suo contesto storico soprattutto sui problemi pratico-politicisua concezione di rapporto adulto/ragazzo.

Resta il fatto che Platone è stato uno dei più grandi filosofi della storia, e maestro di un altro tra i più grandi, Aristotele: non a caso a lui si sono rifatti moltissimi filosofi a lui successivi (come Cartesio e Hegel, per citarne solo alcuni).

Degno di nota è anche l'influenza che esercitò sulla filosofia cristiana del Medioevo, e in particolare su S.Agostino e i suoi "seguaci", influenza che possiamo giudicare come di ambivalente valore:

😃 se fornì, da un lato, solidi argomenti filosofici per fondare una concezione in cui si affermasse la trascendenza e il suo primato

😧 contribuì a far intendere tale trascendenza come qualcosa di staccato e di contrapposto al mondo sensibile, con ricadute negative sul piano pratico (una certa idea di ascesi, come disprezzo del mondo)

😧 in ambito gnoseologico ciò si traduceva in una ripresa del suo innatismo, sia pur corretto, con rischio di non valorizzare adeguatamente l'importanza della novità apportata dall'esperienza sensibile

🤔 Quick test

Le idee per Platone

L'uomo per Platone

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📚 Bibliografia essenziale

  • Hans Georg Gadamer, Platos dialektische Ethik und andere Studien zur platonischen Philosophie, Hamburg 1968, tr.it. Studi platonici, Marietti, Casale Monferrato 1983-84 (compra su amazon).
  • Martin Heidegger, Platons Lehre von der Wahreit, 1942, tr.it. la dottrina platonica della verità, , (compra su amazon).
  • Werner Jaeger, Paideia. Die Formung des griechischen Menschen, Berlin 1934–1947, tr.it. Paideia. La formazione dell'uomo greco, La Nuova Italia, Firenze 1959 (compra su amazon).
  • Alexandre Koiré, Introduction a la lecture de Platon, Paris 1962, tr.it. Introduzione a Platone, Vallecchi, Firenze 1973 (compra su amazon).
  • Giovanni Reale, Per una nuova interpretazione di Platone, Milano 2003(compra su amazon).
  • Giovanni Salmeri, Il discorso e la visione. I limiti della ragione in Platone, Roma 1999(compra su amazon).
  • Vladimir Sergeevič Solov'ëv, Il significato dell'amore e altri scritti, Seriate 1988(compra su amazon).
  • Hans Urs von Balthasar, Herrlickheit.4. Im Raum der Metaphysik: Altertum , Einsiedeln 1965, tr.it. Gloria.4. Nello spazio della metafisica. L'antichità, Jaca Book, Milano 1971 (compra su amazon).
  • Platone fu discepolo di Socrate, e non lo si potrebbe capire prescindendo da tale maestro.
  • Importanti filosofi furono a loro volta molto influenzati da Platone, tra cui S.Agostino, ma anche Cartesio e in qualche modo Hegel.