Gli sviluppi americani
della filosofia analitica
Francesco Bertoldi
negli Stati Uniti
Dagli anni della Seconda Guerra Mondiale l'impostazione analitica attecchì anche nelle università americane, e nella seconda metà del XX secolo proprio lì si svilupparono alcuni dei suoi filoni più vivi e interessanti.
Negli USA la filosofia analitica si è intrecciata al pragmatismo tipico della tradizione americana, come pure ad altre suggestioni filosofiche.
Le tematiche trattate, pur configurandosi sempre come analisi del linguaggio, spaziano su un arco piuttosto ampio, dal rapporto mente/corpo, all'intersoggettività, al problema degli universali e dell'intenzionalità
Quine
Willard van Orman Quine (1908/2000) fu influenzato dal neopositivismo europeo: nel '32 è in Europa, a Vienna conobbe Carnap e frequentò il Wiener Kreis. Nel dopoguerra insegna ad Harvard sino al '78. Viaggiò moltissimo all'estero.
l'epistemologia naturalizzata
Quine ha sostenuto una concezione radicalmente naturalistica, che di fatto riconduce la filosofia alla scienza. Nel senso che non è la filosofia che fonda la scienza, ma questa che indica il percorso alla filosofia.
L'epistemologia naturalizzata è quella che non pretende di giudicare la scienza, ma al contrario riconosce di esserne parte, lasciandosene aiutare. L'epistemologia è un capitolo della psicologia, e studia come dall'input sensoriale nasca questo "output torrenziale" della conoscenza dell'animale uomo.
La filosofia in effetti non ha un oggetto autonomo: non hanno senso le questioni metafisiche sul perché. La più alta forma di conoscenza è la scienza.
l'olismo
Ne I due dogmi dell'empirismo (1951) Quine critica le due tesi neopositiviste
- che esistano dei giudizi analitici a-priori (quelli della logica e della matematica), dato che per lui tutte le verità di cui disponiamo sono sintetiche, e ricavate dall'esperienza,
- e [il riduzionismo] che si possa verificare un singolo asserto scientifico in base alla pura esperienza, dato che un asserto non è mai paragonato solo con l'esperienza, ma, ancora prima e più ancora, con un sistema teorico, col quale deve risultare coerente.
Questa seconda critica, al riduzionismo del principio di verificabilità, come era inteso dai neopositivisti, ha come risvolto positivo l'olismo (da olon: tutto): un asserto scientifico è tale quando si colloca dentro il contesto più ampio di un sistema teorico complessivo. è una illusione quella di verificare una certa tesi scientifica isolandola dal contesto.
riferimenti
Questa tesi olistica era già stata abbozzata da Duhem, e in qualche modo da Neurath e dal “secondo” Carnap (quello della fase “sintattica”); la critica al concetto di dato, come puro dato sarebbe in seguito stata ripresa da Sellars. In generale una concezione olistica si abbina preferenzialmente a una concezione coerentista della verità, contrapposta al corrispondentismo.