un ritratto di Hegel

la Fenomenologia dello Spirito

l'idealismo ormai maturo di Hegel

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la Prefazione

Vi si trovano due importanti tesi: la critica a Kant e quella a Schelling.

La critica a Kant è dovuta alla pretesa kantiana di giudicare la conoscenza “dall'esterno” (mentre non si impara a nuotare stando fuori dall'acqua): la ragione non può dubitare della sua validità in generale, dato che è pur sempre lei a dubitare (impossibile essere giudice e imputata ad un tempo). Si può perciò solo mettere in discussione un sapere parziale a partire da un altro sapere, più perfetto.

Nella sua critica a Schelling Hegel gli rimprovera di concepire l'Assoluto come indifferenza, appiattimento dei contorni (una notte in cui Nacht(...), worin alle Kühe schwarz sind), attingibile perciò dall'intuizione, con un colpo di pistola immediato. Invece esso è l'Intero, in cui le differenze non sono annientate, e che non è Sostanza (statica), ma Soggetto (dinamico), si sviluppa realizzandosi progressivamente, mediante tappe o figure e così la filosofia lo raggiunge mediante uno sviluppo, la fatica del concetto, che ripercorre tali figure.

«tutto dipende da questo: che si colga e si esprima il vero non come sostanza, ma altrettanto decisamente come Soggetto.» (...)

«Il vero è l'intero. Ma l'intero è soltanto l'essenza che si compie mediante il suo sviluppo. Bisogna dire dell'assoluto che esso è essenzialmente risultato, che esso solo alla fine è ciò che è in verità» []«Das Wahre ist das Ganze. Das Ganze aber ist nur das durch seine Entwicklung sich vollendende Wesen. Es ist von dem Absoluten zu sagen, dass es wesentlich Resultat, dass es erst am Ende das ist, was es in Wahrheit ist; und hierin eben besteht seine Natur, Wirkliches, Subjekt oder Sichselbstwerden zu sein.».

[l'intero brano tradotto]


le figure della Fenomenologia

La fenomenologia dello Spirito è divisa in sei sezioni: coscienza, autocoscienza, ragione, spirito, religione e filosofia. Di esse la più giustamente famosa è la seconda, l'autocoscienza. Accenniamo anche alla prima.

1) la coscienza

Si scandisce in tre momenti:

  • quello della certezza sensibile (limitata all'hic et nunc),
  • quello della percezione (coscienza universale e globale)
  • e quello dell'intelletto (si rende conto che l'oggetto, unificato dalla coscienza, non è altro).

2) l'autocoscienza

Hegel stesso dice che l'autocoscienza è in sé e per sé per un'altra; ossia è soltanto come un qualcosa di riconosciuto per l'autocoscienza c'è un'altra autocoscienza.


dialettica servo/padrone
la prima manifestazione della vita è l'appetito, donde lotta per l'autoconservazione, in cui vince chi avrebbe accettato di morire pur di non essere schiavo: soltanto mettendo in gioco la vita si conserva la libertà (..). L'individuo che non ha messo a repentaglio la vita può ben venir riconosciuto come persona, ma non ha raggiunto la verità di questo riconoscimento come riconoscimento di autocoscienza indipendente; ma al contempo lo schiavo diviene necessario al padrone a) conoscitivamente: ha bisogno di uno che lo riconosca per essere padrone b) praticamente: lo schiavo è colui che plasma le cose, e che le media al padrone, che perciò dipende da lui.
stoicismo
per Hegel dalla schiavitù si esce col pensiero (cfr. Epitteto, lo schiavo-filosofo): il suo principio è la coscienza è essere pensante e qualcosa ha valore solo in quanto la coscienza ivi si comporti come essenza pensante; lo stoicismo è la libertà che (...) ritorna nella pura universalità del pensiero ma l'essenza di questa autocoscienza è in pari tempo soltanto un'essenza astratta; la libertà nel pensiero ha soltanto il pensiero puro per sua verità - verità che è senza il riempimento della vita- ed è quindi soltanto il concetto della libertà, ma non proprio la libertà vitale.
scetticismo
il pensiero, staccato dal mondo reale, finisce col negarlo: lo stoicismo trapassa nello scetticismo polemico contro la molteplice indipendenza delle cose; il pensiero diventa pensare perfetto che annienta l'essere del mondo molteplicemente determinato, e indica l'inessenzialità di ciò che ha importanza nel comportamento del dominare e del servire.
coscienza infelice
la coscienza è infelice, perché scissa entro sé stessa, tra una coscienza trasmutabile (umana) e una intrasmutabile (divina), ponendo l'Assoluto nella trascendenza, nell'Intrasmutabile. Più che pensiero è devozione, subordinazione della coscienza singola a Dio, a cui riconosce di dovere tutto come un dono. Il culmine è l'ascetismo, con cui tende a liberarsi dalla miseria della carne unificandosi con l'Immutabile. Ma proprio in questa unificazione la coscienza riconosce di essere lei stessa la coscienza assoluta (possibile allusione ai mistici fiamminghi, o al panteismo).

3) la ragione

è la certezza di essere ogni realtà, il che le rende accettabile quel mondo che prima le sembrava diverso da sé, antitetico a sé. Questa certezza per divenire verità deve giustificarsi: a)dapprima cercandosi nel mondo della natura, contemplandolo (naturalismo Rinascimentale); attraverso la ricerca delle leggi naturali, la ragione cerca nel mondo oggettivo nient'altro che sé stessa, benché non lo sappia. b)poi si cerca nell'azione: prima nel piacere (cfr. Faust di Goethe), che però la travolge come qualcosa di estraneo: allora si dà alla legge del cuore (cfr. i Romantici), che però è ancora troppo individuale e urta contro la legge di tutti: così, per vincere la potenza superiore di tale legge esterna punta sulla virtù, che però è qualcosa di astratto, donchisciottesco (allusione a Robespierre, secondo Abbagnano): solo nell'eticità, nell'operare nello Stato, la Ragione trova pienamente sé stessa, deponendo ogni scissione, ogni infelicità e raggiungendo pace e sicurezza.

4) lo spirito

Nasce dalla ragione diventata eticità, dentro un popolo (sostanza della vita degli individui). Hegel ne segue l'evoluzione in tre momenti essenziali: il mondo greco, quello romano e quello moderno.

a) il mondo greco è il mondo della libertà bella, spontaneo inserimento dell'individuo nello Stato. Già in esso però si manifestano antitesi *tra legge umana (quella della polis) e divina (testimoniata dalla Antigone), e *tra consapevolezza umana e Fato (documentata nell'Edipo Re).

b) il mondo romano è poi il momento della antitesi (tra individuo e legge universale).

c) il mondo moderno è così chiamato ad essere la sintesi, destinata ad aversi quando avverrà l'alienazione di sé da parte degli individui (come enti naturali) nello Stato e nella società [secondo Hyppolite Hegel pensa qui a Hobbes, Locke e soprattutto Rousseau], costruendo così la civiltà (Bildung).

A ciò si oppongono: *la fede, che la giudica vanità; e *la pura intellezione (l'illuminismo), che si chiude nel finito. Sia Kant sia la Rivoluzione francese, in tal senso non sanno conciliare, rispettivamente: legge e volontà, stato e individuo.

Il romanticismo vi si avvicina (proclamando la sanità degli impulsi immediati), ma resta ancora soggettivista, con la sua idea di anima bella (da Hegel in precedenza approvata e ora criticata).

5) la religione

A differenza di Schleiermacher, Hegel le riconosce la valenza di pensiero, pur indicandone il limite nel suo separare il divino dall'umano.

Distingue tre tipi di religione:

  • quella naturale (che pone il divino in realtà materiali, come animali e piante);
  • la religione artistica (quella greca, che si avvale soprattutto della scultura, degli oracoli, della tragedia)
  • e quella rivelata, che ha il suo culmine nel Cristianesimo (l'Assoluto come presente).

6) la filosofia

Hegel vi traccia un rapido abbozzo della sua storia, da Cartesio a Schelling.

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