Platone: l'antropologia
l'anima come la vera essenza dell'uomo
Francesco Bertoldi
l'uomo
Come la realtà nel suo insieme è divisa in due livelli, quello intelligibile, perfetto, e quello sensibile-materiale, imperfetto, così l'uomo è concepito dualisticamente, diviso in anima e corpo pensate come due sostanze solo estrinsecamente unite: l'anima è la componente dell'uomo imparentata col mondo intelligibile, il corpo quella imparentata col mondo sensibile.
Poiché solo il mondo intelligibile è buono, mentre il mondo sensibile è intriso di materia, che è cattiva, la componente davvero buona dell'uomo è l'anima, mentre il corpo viene visto con diffidenza, perché ci lega alla materia.
Non facile è quindi l'armonia tra le componenti umane: Platone esprime questo tema nel mito del carro alato, dove l'uomo è presentato come una realtà contraddittoria. Il carro alato infatti è guidato da un auriga (l'anima razionale) che deve faticare non poco a indirizzare i due cavalli che tirano il cocchio, l'uno dei quali, quello bianco, è buono, e vorrebbe salire verso il cielo, l'altro, quello nero, è cattivo e vorrebbe andare verso la terra.
il destino ultraterreno
L'anima è immortale. Platone cerca di argomentare in vari modi questa verità:
- Ad esempio nel Fedone egli sostiene che l'anima, per poter conoscere le idee e il loro mondo di immutabile perfezione, in qualche modo deve essere loro simile, e dunque lei stessa partecipe della loro perfezione, dunque lei pure immortale;
- ancora, l'anima è il principio della vita, essendo grazie a lei che il corpo vive, ma ciò che è principio di qualcosa non può ospitare in sè il suo contrario (così il fuoco non può ospitare in sè l'acqua); dunque l'anima non può ospitare in sè la morte, non più di quanto la neve possa essere infuocata o una fiamma essere ghiacciata; dunque essa è immortale;
Se l'anima è immortale, che cosa le accade dopo la morte del corpo? Platone affida al mito la risposta a questa domanda, non sentendosi di configurare con precisa esattezza i contorni del destino ultraterreno dell'uomo, ma delinenandone comunque alcuni tratti essenziali.
Il più fondamentale dei quali è che il destino ultraterreno è proporzionato al comportamento umano nella vita terrena: la vita dell'al-di-là si configura come un premio o una sanzione per quanto operato in questa vita.
La metempsicosi è un altro tratto della concezione platonica: essendo le anime, spiega Platone nella Repubblica, in numero finito (come, spazialmente, finito è il mondo) ed essendo il tempo infinito (non avrà fine) occorre ammettere (in assenza di un Dio creatore) che le anime si reincarnino, per assicurare la permanenza del genere umano. è probabile che questa tesi vada intesa in senso letterale, mentre dubbi si possono avere sul reale significato di altre tesi, presentate in forma di mito.
Nel Gorgia, in particolare, afferma che le anime dei giusti andranno nelle isole dei beati
, dove appunto saranno felici, mentre quelle degli ingiusti finiranno nel Tartaro, luogo di sofferenza.
Nel Fedone egli ipotizza che non ci sia solo reincarnazione in altri esseri umani, ma anche, per i cattivi, in animali (ognuno reincarnandosi in un animale rappresentativo del proprio vizio predominante), e per gli stessi buoni ci sarebbe la possibilità di abitare, oltre che corpi umani, anche corpi di animali, seppur mansueti e socievoli. Tuttavia affiora anche l'ipotesi di un premio e di un castigo stabili per anime eccezionalmente buone (premiate eternamente con la contemplazione delle Idee) e per quelle eccezionalmente cattive (eternamente punite nel Tartaro). Riguardo a tutte queste tesi vale l'avvertenza che non si deve prendere il mito in senso necessariamente letterale: c'è, a suo riguardo un rischio, ma bello è il rischio (καλὸς γὰρ ὁ κίνδυνος) e giova fare a sé stessi simili incantesimi
, se ci rendono migliori.
Nella Repubblica il premio o il castigo vengono dati all'anima nel mondo intelligibile, dove essa sosta, tra una reincarnazione e l'altra, per mille anni (eccetto il caso di anime particolarmente scellerate, il cui castigo può protrarsi più a lungo).