il fascismo
una prepotente presunzione al potere
Il fascismo e Mussolini
A differenza del comunismo, che è stata la applicazione politica di una idea filosofica, quella di Marx, il fascismo non è stato preceduto da alcuna filosofia ispiratrice, ma si configura essenzialmente come opera di un uomo d'azione, Benito Mussolini. Dire fascismo è dire Mussolini. Ci fu, è vero, un filosofo che abbracciò le idee fasciste, Giovanni Gentile, la cui filosofia è stata definita non a torto come quella del fascismo, ma ciò che viene prima di tutto è l'opera, l'azione di Mussolini, quella di Gentile non fu che una teorizzazione successiva.
cause del fascismo
Vi sono state molteplici cause dell'avvento del fascismo in Italia:
- una causa remota è la volontà di rivincita di un Paese rimasto per secoli diviso, debole e soggetto alla dominazione straniera, e nemmeno dopo l'indipendenza pienamente ristabilito (alcuni gruppi parlavano in tal senso di una Italietta incapace di reggere il confronto con le grandi potenze europee): di qui il nazionalismo fascista, il suo rifarsi al modello romano-imperiale per ridare all'Italia una grandezza sulla scena internazionale;
- è stato anche sottolineato come il fascismo sia da connettersi all'esperienza della Prima Guerra mondiale: in particolare l'esperienza del cameratismo come appartenenza a un corpo collettivo militarmente impegnato (senso di dedizione a una causa comune, coraggio e sfida del pericolo, obbedienza cieca al capo), l'esperienza della violenza come valore positivo e l'esperienza dello stato come garante del bene collettivo;
- come altre forme di totalitarismo il fascismo ha una componente di collettivismo come sottolineata appartenenza a una realtà di gruppo (la squadra, la Milizia, il Partito, lo Stato): ciò diventa tanto più importante nell'epoca contemporanea, che soprattutto nelle grandi città vede una dissoluzione di antichi legami comunitari e un prorompente bisogno per l'individuo, altrimenti isolato, di aggregarsi in realtà collettive, che gli forniscano una identità rassicurante ed esaltante;
- ma più di tutto ha influito sul successo del fascismo il suo presentarsi come unica valida alternativa al pericolo comunista: dopo la Prima Guerra mondiale in effetti si verifica in Italia una forte pressione della sinistra, galvanizzata dalla vittoria del bolscevismo in Russia nel 1917. A tale ondata, che spaventa i ceti medi, la vecchia classe politica liberale (il centro moderato) dava l'impressione a molti di non riuscir a far fronte in modo credibile e deciso. Inoltre il sistema elettorale proporzionale, introdotto nel 1919, ebbe come effetto quello di destabilizzare la situazione politica, frammentando il panorama politico in tre grandi forze (liberali, cattolici del PPI e socialisti) tra loro incompatibili, per cui non potevano nascere maggioranze stabili e forti.
Si potrebbe riassumere quanto accaduto nel dopoguerra, con uno schema del genere:
→ ricorso crescente al fascismo, rimedio forte contro il "pericolo rosso"
punti-cardine del fascismo
totalitarismo?
Certamente nelle intenzioni di Mussolini il fascismo volle essere, e per quanto poté fu, un regime totalitario: analogamente al comunismo si propose la formazione di un Uomo Nuovo, diverso da quello che fino ad allora era stato conosciuto (limitato e incerto), e di una Società Nuova, e in vista di tal fine (“rivoluzionario”: volto a un futuro mai visto più che alla riedizione di qualcosa di antico, benché non mancassero richiami all'antico Impero Romano) tutto proteso a infiammare gli animi, a mobilitare le masse entusiasmandole per tale ideale.
Nelle intenzioni del Duce c'era la volontà di sottomettere ogni cosa, privata e pubblica, allo Stato, a sua volta sottomesso al Partito Fascista e quindi a Lui stesso. E in effetti vi fu un controllo sulla cultura, sull'informazione, sulla scuola, sulla vita politica, senza però riuscire a governare l'economia con la stessa capillarità del comunismo: la grande industria poté sentirsi sicura e sufficientemente libera da non rimpiangere più di tanto il liberalismo prebellico.
Ma soprattutto ciò che impedì al fascismo di essere un compiuto totalitarismo fu la presenza in Italia della monarchia e l'influenza della Chiesa, che non si lasciò mai convincere profondamente dal regime. Dunque, sopra al Duce c'era il Re: a lungo rimase un potere formale, ma al momento giusto, nell'estate del '43, si mostrò capace di riprendersi il potere reale. E la Chiesa, realtà dotata di una potente e capillare organizzazione, portatrice di una visione della realtà incompatibile con l'attivismo fascista e la sua esaltazione della violenza, se firmò con Mussolini, capo del governo italiano, l'importante accordo dei Patti Lateranensi, non abbassò mai la guardia circa le potenzialità anticristiane del fascismo, indebolendone non poco la presa sulla nazione. Non si può in effetti pensare che un paese cattolico come l'Italia avrebbe tanto facilmente aderito a una ideologia come quella di Hitler, che trovò terreno più fertile nell'humus culturale protestante e in un paese ben più scristianizzato come la Germania. Per tali motivi si parla del fascismo come di un semi-totalitarismo.
istituzioni
Tipico del fascismo, come di ogni altro totalitarismo fu il parallelismo Stato/Partito: il vero potere era nelle mani del Partito. Le istituzioni pre-fasciste in molti casi non vennero abolite (come la Monarchia e il Parlamento), ma vennero svuotate di significato. Alle forze armate e di polizia fu affiancata una Milizia di provata fedeltà ideologica al regime, col compito di garantirne la piena stabilità, intimidendo e reprimendo ogni dissenso.
economia
A livello economico il fascismo si può sintetizzare in due idee:
- il corporativismo, come proclamata “terza via” tra capitalismo e comunismo: si trattava di impostare la vita economico-sociale in base a un principio di armonia e di unità tra le classi. Il vero spartiacque non è tra lavoratori e imprenditori, tra operai e capitalisti, come pensava Marx, ma tra le varie corporazioni, ad esempio quella dei produttori di automobili, in cui si supponevano unite, al loro interno, la componente dei lavoratori e quella degli imprenditori;
- la forza e, da un certo punto in poi, l'autosufficienza (“autarchia”) dell'economia italiana rispetto all'estero: forte doveva essere l'Italia, forte dunque la sua economia e forte la sua moneta (si veda la battaglia per la “quota 90”).
politica estera
L'Italia doveva diventare una nazione grande e potente, temuta e rispettata. Il modello era la Roma imperiale. Il colonialismo lo strumento essenziale per garantire tale ritrovata potenza: la conquista dell'Etiopia si iscrive in tale disegno, così come la politica di popolamento italiano della Libia, e poi, durante la Seconda Guerra mondiale la conquista dell'Albania e la tentata invasione della Grecia, nel corso della “guerra parallela”.
Nazionalismo imperialista e bellicismo sono i tratti dominanti della politica estera fascista. L'alleanza con la Germania nazista, pur, oggettivamente, favorita dall'atteggiamento anglo-francese Mussolini fino ad allora aveva avuto una certa autonomia da Hitler, ad esempio contrastando, in un primo tempo, l'Anschluss (l'annessione dell'Austria al reihc tedesco)dopo l'impresa d'Etiopia, fu in tal senso un fenomeno pressoché inevitabile per la affinità ideologica dei due regimi.
Si veda il celebre annuncio dell'entrata in guerra, fatto da Mussolini.
cultura
Il regime controllava ogni aspetto della vita culturale, in particolare nella scuola i docenti dovevano essere allineati al regime, così come la stampa, che per tal motivo era sottoposta a censura. Il cinema doveva rispecchiare i valori fascisti.
E tra i valori fascisti, quelli che avrebbero dovuto essere tipici dell'Uomo Nuovo, a immagine del Duce, importanti erano la salute e la vigoria fisica (Mussolini esortava a praticare sport), il coraggio, l'autoaffermazione fino all'arrogante volontà di imporsi senza ascoltare le ragioni dell'altro, la dedizione alla Patria e al Duce, con disponibilità anche al sacrificio. Non si può però parlare di una “ascesi” fascista per quanto concerne la sfera affettiva: se veniva incoraggiata la famiglia (e implicitamente la fedeltà coniugale) la più grande indulgenza circondava, diciamo così, i peccati di infedeltà coniugale, di cui del resto lo stesso Duce dava spettacolare esempio, con una impressionante serie di infedeltà coniugali. Gli ultimi tempi della vita di Mussolini lo videro non insieme a sua moglie, ma alla sua amante, Claretta Petacci, che peraltro ne condivise coraggiosamente la sorte fino alla fucilazione di i cadaveri di Mussolini e della Petacci, com'è noto, vennero appesi a tesa in giù a piazzale Loretoentrambi.
l'antifascismo
Possiamo anzitutto distinguere due grandi tipi di antifascismo:
- quello più culturale e morbido del mondo liberale (si veda Croce) e cattolico
- quello più militante e duro di socialisti, comunisti e GL
un'opposizione più morbida
I liberali alla Croce non fecero attiva opposizione al regime, pur dicendosi antifascisti, ma si limitarono a una critica che si fermava al piano teorico; e il regime li lasciò, entro limitati spazi, parlare, così da potersi accreditare all'estero come non dispotico.
La Chiesa e il mondo cattolico non erano in sintonia col fascismo su valori importanti come la pace, la fratellanza universale, l'umiltà. Si può perciò dire che il mondo cattolico fosse naturaliter antifascista (benché non mancassero ad esempio membri del clero che parteggiavano per il fascismo, il cosiddetto clerico-fascismo; si trattava comunque di una minoranza). Poi, certamente, l'opposizione al regime si manteneva su un piano culturale e pre-politico, senza giungere a una attiva militanza, che potesse essere percepita come pericolosa dal Duce.
l'opposizione militante
Diverso il caso delle forze del centro-sinistra (GL) e della sinistra (socialisti e soprattutto comunisti).
In effetti furono i comunisti i più strenui oppositori del regime e quelli che perciò pagarono il prezzo più alto: basti pensare a Togliatti, costretto all'esilio in Russia e a Gramsci, che venne incarcerato e morì in carcere.
In generale si può dire che chi sceglieva la strada di una opposizione militante al regime si trovava costretto alla alternativa di
- emigrare all'estero
- o accettare in patria misure restrittive della libertà personale come il confino o il carcere.
Il PCI, seguendo una evoluzione del comunismo internazionale guidato da Stalin, evolvette
- da un iniziale atteggiamento sdegnoso verso le altre forze antifasciste, giudicate troppo invischiate con la borghesia
- ad una successiva apertura alle altre forze antifasciste, almeno a quelle di sinistra (era la seconda metà degli anni Trenta, la stagione dei fronti popolari.
⚖ Per un giudizio
ben pochi sono gli aspetti positivi nella esperienza del fascismo, prevalgono nettamente quelli negativi: è vero infatti che il fascismo ha combattuto contro il comunismo di allora, che oggettivamente costituiva un grave pericolo per la libertà, ma ciò poteva anche essere fatto senza il ricorso alla violenza e alla dittatura.
Ed è anche vero che il regime fascista, come ogni regime dittatoriale, assicura una maggior tranquillità in termini di ordine pubblico, ma con un prezzo da pagare troppo alto.
L'ideologia dell'Uomo Nuovo Fascista è inaccettabile dal punto di vista cristiano, vicina com'è al Superuomo nicciano, come pure la propensione a una soluzione dei problemi basata sulla forza e non di rado sulla prepotenza («il Duce ha sempre ragione», era un famoso slogan del regime): ciò contrasta con l'antropologia cristiana, per la quale la dimensione più autentica dell'uomo non è un cieco istinto di autoaffermazione, ma la ragione, che implica la capacità di ascoltare e soppesare le ragioni e le esigenze degli altri.
Particolarmente inaccettabili pure sono le decisioni prese dal regime in tema di “difesa della razza” (si veda qua sotto, in "Testi"), come pure in generale la sua alleanza col regime nazista, portatore di una ideologia gravemente lesiva della dignità umana.
La rovina dell'Italia nella fase conclusiva della seconda guerra mondiale, con la devastante lacerazione e gli innumerevoli episodi di atrocità (è vero, non solo ad opera dei nazi-fascisti) sono il drammatico emblema del fallimento di un regime che pretendeva la grandezza dell'Italia e finì col prostrarla in una umiliazione senza precedenti.
La stessa fine di Mussolini, che pure non fa onore a chi la volle, per il fatto di essere avvenuta senza un regolare processo e più ancora per la esposizione al pubblico ludibrio del suo cadavere, testimonia drammaticamente il fallimento della ideologia di chi, avendo costruito per vent'anni una immagine di sé come Uomo Forte e indomabile, fuggì travestito da tedesco, terrorizzato dall'idea di essere catturato dai partigiani.
Una prova in più, non tanto dell'incoerenza di un uomo, perché non ce ne sarebbe da stupirsi, né da scandalizzarsi, quanto del fallimento della pretesa antropocentrica di costruire una umanità orgogliosamente autosufficiente, una umanità che si erge senza Dio e contro Dio (dal giovane Mussolini stoltamente sfidato con la frase: do a Dio 10 secondi di tempo per fulminarmi. Se non lo fa, vuol dire che non esiste
).
🤔 Quick test
Nel 1922 Mussolini andò al potere
Il corporativismo significava
In politica estera Mossolini
La Chiesa cattolica
📖 Testi on-line
il Fascismo secondo i fascisti
- il programma originale (di piazza S.Sepolcro, 1919)
- un “catechismo” fascista del 1929
- discorsi di Mussolini prima del '40
- discorsi di Mussolini dopo il '40
- testi di canzoni dell'epoca fascista
il fascismo degli ultimi anni: la questione della razza
- le dichiarazioni sulla razza del 1938
- il manifesto degli scienziati razzisti
- la legge sulla razza del 5 settembre 1938
una eccezione: un fascista non antisemita
interpretazioni del fascismo
- interpretazioni del fascismo: brani di G.Quazza, R. De Felice
- intervista con Furet su De Felice, storico del fascismo
📚 Bibliografia essenziale
- Silvio Bertoldi, Salò. Vita e morte della Repubblica sociale italiana, Milano 20002().
- Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna. Vol. 9. Il fascismo e le sue guerre (1922-1939) , Milano 2014().
- Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna. Vol. 10. La seconda guerra mondiale. Il crollo del fascismo. La Resistenza. 1939-1945 , Milano 2014().
- Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna. Vol. 8. La prima guerra mondiale, il dopoguerra, l'avvento del fascismo (1914-1922) , Milano 2016().
- Renzo De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino 1965().
- Renzo De Felice, Le interpretazioni del fascismo, Bari 1971().
- Renzo De Felice, Mussolini il duce (2 voll.). Lo stato totalitario (1936-1940), Torino 1974 e 1981().
- Renzo De Felice, Mussolini l'alleato. La guerra civile (1943-1945) (2 voll.), Torino 1990().
- Denis Mac Smith, Storia d'Italia 1861-1958, Bari 1959().
- Ernst Nolte, Der Faschismus in seiner Epoche. Action francaise – Italienischer Faschismus – Nationalsozialismus, München 1963, tr.it. I tre volti del fascismo, Mondadori, Milano 1971 ().
- Andrea Riccardi, Roma 'città sacra'?. Dalla Conciliazione all'operazione Sturzo, Milano 1979().
- Pietro Scoppola, La chiesa e il fascismo, Bari 1976().
- Enzo Traverso, A ferro e fuoco. La guerra civile europea 1914-1945, 2008().
- Salvatore Vassallo & Rinaldo Vignati, Fratelli di Giorgia, Bologna 2023().
🎬 Filmografìa
- Un film interessante è senz'altro Il Sangue dei Vinti.
- Un altro degno di nota è Io e il Duce.
🎼 Multimedia
- Una canzone di regime che esprime un senso di superiorità tendenzialmente razzista è la celebre Faccetta nera
- Una canzone che esprime il culto del regime per Roma, la Roma imperiale, quando l'Italia era potente e dominatrice, è di per sé si tratta di un brano di Giacomo Puccini del 1919, che però il regime fece proprio in quanto perfettamente rispondente alla propria concezione imperialistical'Inno a Roma
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