Immanuel Kant
la non-riconoscibilità razionale del Mistero
Der bestirnte Himmel über mir,
und das moralische Gesetz in mir.
importanza di Kant
Crocevia obbligato?
superabilità ... del superamento (della metafisica)
Sulla importanza di Kant si possono avere, in sintesi, due grandi tesi: c'è chi lo ritiene pensatore della massima importanza, vero crocevia del pensiero occidentale, imprescindibile pietra miliare della storia della filosofia, che si dividerebbe addirittura in un "prima" e "dopo" Kant; si tratta, in genere, di chi nega la possibilità, per la conoscenza umana, di raggiungere la realtà, di cogliere le cose stesse (le cose-in-sé). Si tratta cioè del pensiero, egemone nella cultura occidentale nel XIX e XX secolo, antimetafisico, ivi includendo anche idealismo e neoidealismo, che concordano nel negare la conformità dell'intelligenza a un dato, che la precede e la giudica. Non per nulla Hegel stima Kant come un punto di passaggio essenziale del cammino della filosofia.
C'è però chi relativizza l'importanza di Kant, e mette in discussione l'idea, storicistica, che la metafisica sia inappellabilmente superata. Kant, in questa prospettiva, è sì un pensatore importante, ma come esponente di spicco di uno dei tanti possibili modi di affrontare la questione della conoscibilità della realtà in sé stessa. Un modo che non è conseguenza inevitabile del sapere scientifico, ma rischia di diventare non perché lo stesso Kant lo volesse, ma al di là delle sue possibili intenzionidi fatto funzionale a un progetto, antropocentrico, di indipendenza dall'oggettivo. Questa seconda posizione appare più ragionevole.
una critica ... non del tutto criticabile
Tuttavia rimane che Kant, pur dandogli una soluzione inadeguata, e per certi aspetti persino rozza (perché incompatibile con lo sviluppo del sapere scientifico ), ha posto un problema reale: quello di un eccessivo “ottimismo” del pensiero classico (antico e medioevale) nel modo di concepire la conoscibilità dell'essere e quindi la natura della metafisica. C'era stata in effetti da parte del pensiero metafisico classico la tendenza a credere che si possa conoscere tutto della realtà, o comunque più di quanto se ne possa davvero conoscere; ma più ancora c'era stata la tendenza a pensare che l'interpretazione ultima della realtà sia qualcosa di automatico, che non richieda il coinvolgimento dell'intera soggettività umana, affettività inclusa. Su questo la Patristica e S.Agostino avevano intravvisto giusto, secondo un filo ripreso poi da Blondel nel '900. Questo eccessivo “ottimismo gnoseologico” del pensiero classico aveva poi avuto delle conseguenza sul piano pratico, legittimando atteggiamenti e comportamenti più o meno intolleranti, poco rispettosi cioè del mistero e della libertà personali.
📔 Opere principali di Immanuel Kant
titolo originale | titolo ital. (o edizione) | anno |
Gedanken von der wahren Schätzung der lebendigen Kräfte | Pensieri sulla vera natura delle forze vive | 1747 |
Principiorum primorum cognitionis metaphysicae nova dilucidatio | [titolo latino] | 1755 |
Monadologia physica | Monadologia fisica | 1756 |
Der einzige mögliche Beweisgrund zu einer Demonstration des Daseins Gottes | L'unico argomento possibile per una dimostrazione dell'esistenza di Dio | 1763 |
Träume eines Geistersehers, erläutert durch Träume der Metaphysik | I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica | 1766 |
Dissertatio de mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis | [titolo latino] | 1770 |
Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenscaft | Principi metafisici della scienza della natura | 1786 |
Kritik der reinen Vernuft | Critica della Ragion Pura | 1787 |
Kritik der praktischen Vernuft | Critica della Ragion Pratica | 1788 |
Kritik der Urteilskraft | Critica del Giudizio | 1790 |
Die Religion innerhalb der Grenzen der blossen Vernuft | La religione entro i limiti della semplice ragione | 1793 |
Zum ewigen Frieden | Per la pace perpetua | 1795 |
Die Metaphysik der Sitten | La metafisica dei costumi | 1797 |
🪪 Cenni sulla vita
una vita all'insegna del dovere («dovere, sublime parola!»)
Immanuel Kant nacque nel 1724 da famiglia modesta (il padre era sellaio e gli morirono ben sei fratelli in giovane età). Ricevette dalla madre una educazione ispirata al pietismo, con una sottolineatura della bellezza del creato come segno dell'esistenza di Dio.
Poté studiare prima al liceo classico della sua città natale, Königsberg e poi filosofia all'Università Albertina della stessa, dove ebbe come maestro Martin Knutzen, seguace, attraverso Ch. Wolff di Leibniz, laureandosi con una tesi intitolata Pensieri sulla vera misura delle forze vive (1746).
Dal 1747 al 1755 fece il precettore privato presso varie famiglie benestanti della sua città e dei dintorni, nel frattempo studiando fisica ed elaborando originalmente la teoria dell'origine dell'universo da una nebulosa primitiva, ripresa indipendentemente quarant'anni dopo da Laplace (e nota perciò come teoria di Kant-Laplace).
Nel 1755 ottenne la libera docenza di fisica e di metafisica (quest'ultima con la dissertazione Principiorum primorum cognitionis metaphysicae nova dilucidatio), il che gli permise di tenere da allora e fino al 1770 vari corsi all'Università di Königsberg.
Dal 1766 fu anche sottobibliotecario alla Biblioteca reale della sua città, incarico che svolse con molto scrupolo, come del resto con tutti i suoi impegni. Si racconta che egli andava in biblioteca anche quando il gelo era tale da ghiacciare l'inchiostro nel calamaio.
La regolarità della vita di Kant è espressa anche dall'aneddoto che i suoi concittadini regolavano gli orologi dalla sua immancabile passeggiata quotidiana. Forte in effetti era il suo senso del dovere, ereditato dalla religiosità materna, ma scarso era il sui senso di solidarietà: ogni individuo per lui doveva fare tutto ciò che doveva, ma anche solo ciò che doveva, nulla di più. Lo si vide quando le sue sorelle, in difficoltà economiche, gli chiesero un aiuto, vedendoselo negare, con la motivazione che “ognuno deve bastare a sé stesso”.
Nel 1770 vinse il concorso per la cattedra di metafisica e logica all'Università della sua città, con la dissertazione De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis, e da quel momento vi insegnò sempre, rifiutando anche trasferimenti in università più prestigiose. In generale si mosse pochissimo da Königsberg.
Il suo pensiero si sviluppò lentamente, e come si è visto lenta fu la sua carriera universitaria.
Morì nel 1804, avendo perso la piena lucidità. Le sue ultime parole furono Ist gut
(sta bene).
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🔗 Pagine correlate
- Si veda questa pagina sul nesso democrazia/pace e della democrazia in generale.
- il tema della conoscibilità della realtà e della possibilità della metafisica è affrontato negli articoli sul dibattito sulla verità tra neotomisti e Blondel (di taglio accademico).
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📚 Bibliografia essenziale
- Hans Kelsen, Reine Rechtslehre. Einleitung in die rechtswissenschaftliche Problematik, Leipzig-Wien 1934,19602, tr.it. Dottrina pura del diritto, Einaudi, Torino 1952 ().
- Jacques Maritain, La philosophie morale, Paris 19601, tr.it. La filosofia morale, Morcelliana, Brescia 1973 ().
- Sofia Vanni Rovighi, Introduzione allo studio di Kant, Brescia 1968().
- Sofia Vanni Rovighi, Storia della filosofia moderna, Brescia 1976().
- Sofia Vanni Rovighi, La filosofia e il problema di Dio, Milano 1986().
Molto interessante quanto dice Maritain di Kant, ne La filosofia morale, qui sopra citato, al cap. VI.