Islam: perché?

1. origine: un'eresia cristiana?

Chi è Maometto, per la ragione naturale e per la fede cristiana?

Per la ragione naturale sembrerebbero esserci tre possibilità, circa la sua pretesa di aver ricevuto da Dio una Rivelazione:

  1. O l'ha davvero ricevuta, e allora l'Islam è la vera religione e Gesù non è Dio e non è stato crocifisso, né è risorto.
  2. O non l'ha ricevuta né ha detto di averla ricevuta, ma è stato frainteso dai suoi discepoli;
  3. O non l'ha ricevuta, ma ha detto di averla ricevuta, mentendo in mala fede.

Per la fede cristiana la prima possibilità è da escludere, in quanto se fosse vera azzererebbe il fondamento stesso del Cristianesimo.

D'altra parte anche le ultime due ipotesi sembrano di difficile accettazione: l'ipotesi del fraintendimento è quasi grottesca, in quanto non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che Maometto abbia voluto farsi credere un Profeta, anzi l'ultimo e definitivo dei profeti.

Anche l'ipotesi di una sua menzogna in mala fede però suscita, nell'attuale contesto “ecumenico”, non poche perplessità. è vero che Dante nella Divina Commedia lo mette appunto per questa sua mala fede nei cerchi più bassi dell'Inferno:

Or vedi com'io mi dilacco!
vedi come storpiato è Maometto!

Maometto è dilaniato nel suo corpo per aver voluto dilaniare la cristianità, operando uno scisma ereticale. Questa tesi in effetti vede nell'Islam una eresia cristiana, una scelta maliziosamente consapevole di staccarsi dal tronco da cui pure è nato, saccheggiando elementi di Cristianesimo e riplasmandoli poi secondo un proprio progetto.

Tuttavia ci sembra ci sia una ulteriore possibilità: che Maometto non abbia ricevuto una vera e propria Rivelazione divina, ma abbia ritenuto che fosse ineccepibilmente giusto dare agli uomini una religione semplice, che sfrondasse dai monoteismi fino allora esistenti, e da lui conosciuti, tutti gli elementi che non sembrassero davvero utili.

Che cosa poteva spingere, il più possibile in buona fede, Maometto a pensare ciò? La riduzione, operata dagli stessi cristiani, della loro fede; lo smarrimento, cioè del Cristianesimo come Evento, e la sua riduzione a idee e regole. Come se fosse l'uomo a dover andare verso Dio e non Dio a essere venuto verso l'uomo, facendosi Uomo. Se è l'uomo che va verso Dio, allora l'uomo può, anzi deve costruirsi una religione. A quel punto, perché complicarsi la vita con astrusi dogmi, perché non dare un bel colpo d'accetta? “Dio solo basta” (in un senso ben diverso da S.Teresa!).

Se in effetti il Cristianesimo non era più vissuto e presentato come Evento, ma come ideologia religiosa, nulla impediva di adattare tale ideologia religiosa rendendola compiutamente funzionale all'ordine sociale e politico, sfrondandola di inutili complicazioni dogmatiche.

In questo senso l'Islam non è un'eresia cristiana, ma l'esito, coerente, di una eresia cristiana. O, per dirla con Soloviev, «l'islam è il bizantinismo coerente e sincero, liberato da ogni contraddizione interiore.» Trae cioè le estreme conseguenze, sostiene giustamente il grande teologo russo dell'800, dalla riduzione del Cristianesimo operata soprattutto nell'Impero bizantino con le eresie monotelita e iconoclasta:

il movimento anticristiano, che si era manifestato nelle eresie imperiali, era culminato nel VII e nell'VIII secolo in due dottrine, l'una delle quali (quella dei monoteliti) negava indirettamente la libertà umana, mentre l'altra (quella degli iconoclasti) rifiutava implicitamente la fenomenalità divina. L'affermazione diretta ed esplicita di questi due errori costituì l'essenza religiosa dell'islam, che vede nell'uomo una forma finita senza alcuna libertà e in Dio una libertà infinita senza alcuna forma.

C'è un piccolo rifuso cronologico nell'attribuzione all'iconoclastia di una causalità sulla nascita dell'Islam, in quanto tale eresia si manifesta successivamente all'Islam (e, sembra, in gran parte per suo influsso). Ma ciò non toglie la correttezza dell'impianto complessivo della tesi di Soloviev: se Maometto ha potuto credersi, in sostanziale buona fede, autorizzato alla “riforma” della rivelazione cristiana, è perché troppi cristiani vivevano tale rivelazione non come avvenimento, ma come ideologia. Ha preso cioè sul serio quei cristiani che non prendevano sul serio la loro fede.

2. senso: né “profezia”, né assurdità

Maometto, profeta cristiano?

L'esistenza di una grande religione, sorta dopo la rivelazione di Cristo, Dio fattosi uomo, pone indubbiamente un problema alla coscienza cristiana. Analogamente a come lo pone alla coscienza cattolica l'esistenza di una eresia diffusa e persistente come il protestantesimo. Diffusione spaziale e persistenza temporale sono in effetti dei tratti che fanno pensare a una qualche forma di speciale provvidenzialità di un dato fenomeno. In qualche modo viene da pensare che Dio, nelle cui mani è, in ultima analisi e in misteriosa partecipazione alla causalità "seconda" della libertà umana, la storia, permetta tali fenomeni per una qualche forma di utilità. Quale forma assume questa positività nel caso dell'Islam, ossia perché Dio onnipotente ha permesso che si creasse una tale alternativa al Cristianesimo, se davvero Gesù di Nazaret è il Figlio di Dio?

In uno slancio “ecumenico” tanto appassionato quanto miope alcuni teologi (cristiani) hanno creduto di poter lanciare un ponte verso l'Islam attribuendo a Maometto il carattere di Profeta. Per cui l'Islam sarebbe stato provvidenzialmente pensato come modalità pedagogica di (rapida, perché forzata) introduzione al monoteismo per popolazioni rozze, animiste o idolatriche, che la fede cristiana avrebbe solo molto più lentamente potuto penetrare.

Osserviamo anzitutto che, venendo dopo Cristo, si potrebbe al massimo parlare, più che di un pro-feta, di un post-feta. Un po' come uno che dopo che tutti hanno visto un certo film, ne rivelasse una piccola sequenza scenica, come se si trattasse di un grande segreto.

Ma il problema non è solo cronologico, ma sostanziale, di contenuto: il contenuto del messaggio di Maometto non sta al Cristianesimo come l'implicito all'esplicito, o come l'incompleto al completo. Al contrario si tratta di un'altra cosa, che contraddice esplicitamente i dogmi centrali del Cristianesimo, come il Mistero Trinitario e l'Incarnazione, Crocifissione e Resurrezione di Cristo. Non è possibile vedere nell'Islam una preparazione al Cristianesimo, trattandosi al contrario di una religione dichiaratamente alternativa, che semmai vede in Gesù una preparazione all'ultimo e definitivo Profeta. Mentre i profeti dell'Antico Testamento, pur non affermando esplicitamente, nemmeno negavano né escludevano la verità cristiana, Maometto la nega, formalmente e inequivocabilmente.

Si potrebbe inoltre notare come l'attenzione dell'Islam non sia stata soprattutto rivolta a convertire al monoteismo popoli idolatri (anche se qualcosa, in Africa e in Asia, è stato fatto), ma ha avuto come autentica ossessione quella di conquistare la Cristianità (prima con una spinta dalla penisola iberica, poi con una spinta dai Balcani, ora forse con la spinta diffusa e sommessa dell'immigrazione "a pioggia"). Si pensare anche alla maniacale fissazione di trasformare la chiese cristiane in moschee: S.Sofia.

possibile senso dell'Islam

Questo vuol dire allora che Maometto sia un mero strumento del diavolo? Un puro e semplice Anticristo? C'è un episodio dell'Antico Testamento che si fa pensare: quando l'angelo interviene in soccorso di Agar e Ismaele.

un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: “Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. [18]Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione”

Dio promette ad Agar di fare di Ismaele “una grande nazione”. Perché? In qualche modo perché gli affida un compito. E non sembri scorretto vedere nei mussulmani dei discendenti di Ismaele, anche se si tratta di una approssimativa traslazione di senso (da un senso genetico-etnico a uno religioso).

Se da un lato l'Islam non è, direttamente e positivamente, una preparazione al Cristianesimo, esso nel Disegno provvidenziale, può assolvere a un suo compito. Quale? Anche qui ci soccorre una analogia suggerita dalla Scrittura, laddove S.Paolo (Rom, 1-2) parla del rapporto ebrei/pagani. Gli ebrei, antico popolo eletto, che un tempo erano stati gli unici a riconoscere Dio, dopo Cristo, sono gli unici a non riconoscerLo (negando l'Incarnazione). Le nazioni pagane che si convertono al Cristianesimo sono state scelte per far "ingelosire" l'antico popolo preferito da Dio.

Forse analogamente, nel momento in cui l'Occidente, prediletto da Dio, raggiunge il culmine della sua plurisecolare parabola di allontanamento dalla verità rivelata, Dio sceglie di farlo "ingelosire" usando delle genti islamiche, che gli danno uno schiaffo (e non solo morale!). Come? Mostrandosi attaccate a quel poco di verità che hanno ricevuto, mentre l'Occidente, che ha avuto tutto, si mostra così ingrato e smemorato, e si avvia così (si avvierebbe, se non accogliesse il richiamo) all'autodistruzione.

L'islam ha dunque bensì un senso, ma non positivo e diretto, ma come indiretto e per così dire negativo (senza, ben inteso, che ciò vada ascritto a colpa dei suoi aderenti di buona volontà): quello di essere un avvertimento, un ammonimento alla Cristianità. A quella Cristianità che ha ridotto e banalizzato il dono che le è stato fatto, di conoscere per prima la verità che Dio si è fatto uomo. L'Europa, quel mondo basato, piaccia o non piaccia, sul Cristianesimo tende costantemente a dimenticare le sue radici, il fondamento dei suoi valori, tende a dimenticare che la sua felicità, quel tanto di felicità che le è stata data, poggia tutta sul dono del Dio fatto uomo. Invece si riduce questa sconvolgente verità a modo di dire, come se fosse una esagerazione, o qualcosa che si possa "tenere in frigorifero", o da relegare nell'esclusivo ambito della coscienza individuale.

invasione?

Se è corretta questa interpretazione si può dire allora che una prima volta l'Europa è stata ammonita dalla prima spinta arabo-islamica, all'inizio del Medioevo; poi all'inizio dell'epoca moderna, con l'espansione turca. Si trattava però in ambo i casi di minacce circoscritte ed esterne.
è possibile vedere ora una nuova penetrazione islamica mediante l'immigrazione?

  1. è vero che gli immigrati di religione islamica non occupano in Europa delle posizioni socialmente determinanti e per lo più nemmeno importanti. Non dimentichiamo però che dietro questa “armata Brancaleone” stanno ricchi e potenti gruppi di interesse che hanno nei paesi arabi produttori di petrolio la loro punta di diamante.
  2. Ancora, si potrebbe obiettare che il fattore religioso è ora vivo negli immigrati, ma nella misura in cui si verificherà una loro integrazione economica, si produrrà inevitabilmente un loro adeguamento alla mentalità capitalista, e dunque si attuerà una progressiva secolarizzazione. Senza negare una parte di verità in questa osservazione, resta da notare che: 1) una integrazione piena e totale non è cosa facile, e nemmeno tanto probabile (basta vedere quello che è successo negli U.S.A.: dopo 2 secoli la minoranza nera non è ancora pienamente integrata), 2) se anche si arrivasse a una integrazione economica, non è affatto scientifico affermare come conseguenza inevitabile lo "scioglimento" del fattore religioso, sia perché in generale il senso religioso è coessenziale all'uomo, sia perché nella fattispecie si tratta di una identità religiosa "forte", che non tollera né compromessi né dialogo.

Senza necessariamente immaginare una qualche forma di progetto a tavolino, è dunque un fatto che l'immigrazione islamica in Europa costituisce una sfida e un “segno dei tempi” per i cristiani: un sfida che deve spingerci a riscoprire e a prendere più sul serio la nostra fede, che non è in un generico Dio (filosofico), ma è fede in Dio che si è fatto uomo