Islam moderato

La denuncia di un coraggioso islamico

«Oggi i musulmani hanno bisogno di riflettere criticamente a come la loro fede viene insegnata, vissuta, praticata», esordisce. Aggiunge: «Dire che Ossama Benladen "non ha niente a che fare" con l'isiam è un bel salto nell'immaginario». A parlare così non è un occidentale: è Amir Taheri, musulmano iraniano. Già direttore di Kayhan, il maggior quotidiano di Teheran (ne fu estromesso dal regime di Khomeini), politologo, editore di Politique Internationale a Parigi, vive a Londra dove collabora all'Herald Tribune. Di recente ha scritto per il Wall Street Journal un intervento durissimo su «la bigotteria, il fanatismo, l'ipocrisia e l'ignoranza di cui il mondo islamico è pieno», e che «forma il terreno di cultura in cui nascono criminali come Benladen».

Ci vuole coraggio a scrivere certe cose.

«Da musulmano, ho il dovere di scriverle. Persino durante le Crociate l'impatto dell'islam sull'Occidente fu quello di un benefico scambio. Oggi, per la prima volta, la mia fede - che è stata costruttrice di civiltà -s'impone come mera forza di terrore, di repressione e di distruzione. Il punto è che voi occidentali date voce solo alle tendenze peggiori».

Il fondamentalismo, colpa dell'Occidente?

«In Usa e in Europa, i governi hanno sempre preferito avere come interlocutori gli integralisti, siano talebani o wahabiti (sauditi), anziché i modernizzatori. Peggio ancora hanno fatto le sinistre europee. Ricordo il filosofo Michel Foucault, che descrisse il regime di Khomeini come "il trionfo della spiritualità". Dovette ricredersi ben presto: si sa, l'antiamericanismo dei clerici iraniani a quel tempo attraeva la sinistra, che in genere ha valorizzato gli elementi retrivi dell'isiam in nome della "differenza culturale", nella linea del politically correct».

È il nostro relativismo culturale.

«Tempo fa, la Bbc ha messo in onda una serie di docu-mentari sulle religioni. Nella puntata sul cristianesimo, si metteva in dubbio l'esistenza storica di Cristo, la verginità di Maria, insomma tutto. Nella puntata sull'isiam, nessuna critica. Questo fa molto male all'isiam. Ci trattate con condiscendenza, come bambini. E poi vi lamentate se i bambini viziati diventano irresponsabili e violenti?».

Ma che cosa dovremmo fare?

«Trattare i musulmani da adulti. Non condonare la loro cecità autocompiaciuta. Criticarli. Non teologicamente, ma praticamente: per come vivono la loro fede. Come trattano le donne, le minoranze, i poveri. Ricordare loro che, di tutte le pene capitali eseguite ogni anno, l'80% ha luogo in Paesi musulmani. Che tranne la Turchia e il Bangladesh, in nessun altro Paese islamico si tengono elezioni libere. Che i due terzi dei prigionieri politici del mondo sono detenuti in Stati islamici. Che dei 30 conflitti in corso oggi, 28 riguardano regimi o comunità musulmane».

Queste cose le può dire lei, che è musulmano.

«Ricordo Francois Bairou, che era ministro dell'Istruzione in Francia ai tempi in cui le ragazzine musulmar andavano a scuola col fazzoletto in testa. Il ministro fini per consentirlo. Si vantò: ho trattato con tutti i gruppi islamici, ho tenuto conto dei loro valori... ma non sa che il fazzoletto in testa alle donne non è affatto coranico. Fu imposto per la prima volta in Libano nel 1915, per 1o più da un ministro social-cristiano».

La tolleranza occidentale verso i musulmani non può esserci imputata a colpa.

«Senta, nessuno ha obbligato a venire in Europa i 13 milioni di musulmani che vi abitano. Il minimo che si deve chiedere a loro è che si adeguino alle regole occidentali, alle leggi vostre. Se ci credete».

Come, non ci crediamo?

«Un qualsiasi islamico, fra voi, constata tutti i giorni che non siete fedeli alle vostre convinzioni. Perciò vi disprezza e, di nascosto, crede che Benladen sia più serio di voi. Siate fedeli. Alla democrazia, se siete democratici. Al cristianesimo, se siete cristiani. Alle leggi che vi siete dati. Non trattate i musulmani come una categoria a parte».

Ma a che prò?

«Semplice: avere degli islamici "italiani" in Italia. Perché oggi avete degli islamici "sauditi", marocchini e così via. Gente finanziata da Stati e comunità fondamenta-liste straniere, che operano secondo la volontà dei loro pagatori. Perché ad esempio non finanziare musulmani moderati, capaci di una visione critica della loro religione?»

Il problema è: dove sono?

«Esistono invece. Vede, ai tempi della guerra fredda, l'Occidente sosteneva i dissidenti dell'Est, i Sacharov, i Solgenitsyn. Esistono dei Sacharov anche nell'isiam. Ma nessuno li sostiene, nessun media occidentale da loro voce».

Faccia dei nomi.

«Alcuni sono stati assassinati: come Faraj Foda, egiziano moderato, come Ahmed Kassan, trucidato in ossequio a unafativa emessa dai clerici. Ma altri sono vivi: in Iran c'è Abdul Kalim Kuresh che continua la lotta culturale. Altri ne esistono in Turchia, in Iran e in Egitto, che sono i cuori della cultura islamica (gli altri Paesi sono delle periferie dell'isiam): quelli che si battono perché l'isiam sia luce in Europa, non tenebra e terrore oscurantista. Sono i nostri Sacharov, i nostri Solgenitsyn. E l'Occidente li ignora completamente».

 

 

Maurizio Blondet, intervista a Amir Taheri, "I Sacharov della Mezzaluna", Avvenire, 8.11.2001