H.U.von Balthasar
la bellezza come via a Dio
Francesco Bertoldi
introduzione
Questa pagina non pretende di dare un completo resoconto del pensiero di Hans Urs von Balthasar, ma è solo un breve e incompleto abbozzo, di taglio filosofico-teologico, che si accontenta di fissare alcuni punti fermi, essenziali, della sua costruzione teologica.
🪪 Cenni sulla vita
Hans Urs von Balthasar nasce in Svizzera, a Lucerna, il 12 agosto 1905. Entra nella Compagnia di Gesù nel 1929, e studia teologia alla Facoltà di Lyon-Fourvière, dove insegna Henri Henri de Lubac, di cui resterà sempre amico, e col cui pensiero sarà in ottima armonia.
Nel 1956 deve lasciare la Compagnia, nel contesto dello scontro, ancora acceso, tra i neotomisti, ancora molto influenti in Vaticano, e i teologi gesuiti della Nouvelle Théologie, fautori di un rinnovamento teologico che i primi vedevano come pericoloso, se non semiereticale.
Verrà successivamente riabilitato e addirittura, con Giovanni Paolo II, creato cardinale, anche se la morte, sopraggiunta il 26 giugno 1988, gli impedì di ricevere materialmente (il 28 giugno) la berretta cardinalizia.
Grande importanza nella sua vita ebbe poi il rapporto con la mistica Adrienne von Speyr, da lui molto stimata; tanto che disse di ritenere più importanti i libri che testimoniavano le esperienze mistiche della von Speyr, che nemmeno le proprie opere.
Un altro rapporto molto importante nella vita di von Balthasar fu quello con don Giussani, di cui fu grande amico, al punto che nella CL degli anni '70/'80 egli era diffusamente considerato il (nostro) teologo.
Von Balthasar non ebbe molto modo di dedicarsi all'insegnamento, ma curò una casa editrice, la Johannes Verlag di Einsiedeln, che pubblicò una mole imponente di suoi scritti. Questa non familiarità con la didattica potrebbe spiegare, mi disse mons. Giacomo Biffi, allora non ancora arcivescovo di Bolognaun teologo ambrosiano negli anni '80, il linguaggio da lui usato nei suoi scritti, tutt'altro che immediatamente comprensibile.
📔 Opere principali di H.U.von Balthasar
titolo originale | titolo ital. (o edizione) | anno |
Apokalypse der deutschen Seele (3 voll.) | Pustet Salzburg | 1937/9 |
Présence et pensée. Essai sur la philosophie religieuse de Grégoire de Nysse | Beauchesne Paris | 1942 |
Karl Barth. Darstellung und Deutung seiner Theologie | La teologia di Karl Barth | 1951 |
Schleifung der Bastionen | Abbattere i bastioni | 1952 |
Bernanos | Georges Bernanos | 1954 |
Das betrachtende Gebet | La preghiera contemplativa | 1955 |
Verbum caro | Verbum caro | 1960 |
Herrlickheit.1.Schau der Gestalt | Gloria.1. La percezione della forma | 1961 |
Spiritus creator | Spiritus creator | 1961 |
Herrlickheit.3.Fächer der Stile: Laikale Stile | Gloria.3.Stili laicali | 1962 |
Herrlickheit.2. Fächer der Stile: Klerikale Stile | Gloria.2. Stili ecclesiastici | 1962 |
Glaubhaft ist nur Liebe | Solo l'amore è credibile | 1963 |
Herrlickheit.4. Im Raum der Metaphysik: Altertum | Gloria.4. Nello spazio della metafisica. L'antichità | 1965 |
Herrlickheit.5. Im Raum der Metaphysik: Neuzeit | Gloria.5.Nello spazio della metafisica. L'epoca moderna | 1965 |
Cordula oder der Erstfall | Cordula ossia il caso serio | 1966 |
Herrlickheit.7 Theologie: Neuer Bund | Gloria.7 Nuovo Patto | 1967 |
Sponsa Verbi | Sponsa Verbi | 1967 |
Herrlickheit.6 Theologie: Alter Bund | Gloria.6 Antico Patto | 1967 |
Klarstellungen. Zur Prüfung der Geister | Punti fermi | 1971 |
Theodramatik.1. Prolegomena | Teodrammatica.1. Introduzione al dramma | 1973 |
Der antirömische Affekt | Il complesso antiromano | 1974 |
Henri de Lubac. Sein organisches Lebenswerk | Il padre Henri de Lunac | 1976 |
Theodramatik.2. Die personen des Spiels . Der Mensch im Gott | Teodrammatica.2. Le persone del dramma. L'uomo in Dio | 1976 |
Henri de Lubac. Sein organisches Lebenswerk | Il padre Henri de Lubac | 1976 |
Il rosario | 1977 | |
Theodramatik.3. Die personen des Spiels . Die Personen in Christus | Teodrammatica.3. Le persone del dramma. L'uomo in Cristo | 1978 |
Kleine Fibel für verunsicherte Laien | Piccola guida per i cristiani | 1980 |
Theodramatik.4.Die Handlung | Teodrammatica.4.L'azione | 1980 |
Theodramatik.5. Das Endspiel | Teodrammatica.5. Ultimo atto | 1983 |
Theologik.1.Wahrheit der Welt | Teologica.1.Verità del mondo | 1985 |
Theologik.2.Wahrheit Gottes | Teologica.2.Verità di Dio | 1985 |
Homo creatus est | Homo creatus est | 1986 |
Theologik.3. Der Geist der Wahrheit | Teologica.3.Lo Spirito della Verità | 1987 |
Du knost das Jahr mit Deiner Huld | Tu coroni l'anno con la tua grazia | 1988 |
il suo rapporto con la Nouvelle Théologie
Von Balthasar deve molto a Henri de Lubac e all'ambiente di Lyon-Fourvière, alla Nouvelle Théologie, con cui mantenne sempre un legame sostanziale. Tuttavia egli fu un teologo originale, capace di una creatività ben maggiore di quella di de Lubac e degli altri nouveaux.
Se con la Nouvelle Théologie egli condivide l'idea che occorra superare l'astrattezza razionalistica, e il moralismo naturalistico del neotomismo, mentre de Lubac sottolineava soprattutto che l'uomo è proteso verso l'Infinito (il suo desiderio non può saziarsi del finito, la natura è proiettata al soprannaturale), egli aggiunge un importante tassello: la sottolineatura che l'Infinito si rende presente attraverso la Bellezza (il Verbo che si fa carne). Potremmo dire che la riflessione dei nouveaux si concentrava sul lato soggettivo (la natura ha bisogno del soprannaturale, non è completa in sé stessa), von Balthasar sviluppa il lato oggettivo (il Soprannaturale è venuto incontro alla natura, all'uomo).
Per approfondire questo tema si può vedere questo mio articolo.
la Bellezza come via al Mistero
Questo pare il punto più originale e decisivo per pensiero di von Balthasar, che con una grandiosa ricostruzione storica vede come imminente l'epoca in cui, come via privilegiata al Mistero, dopo aver puntato prima sull'amore (età patristico-altomedioevale) e poi sulla verità (scolastica ed epoca moderna), si punterà sulla bellezza, come sintesi di amore e verità. La bellezza infatti è il Vero (universale) che si rende amabile in una presenza concreta. Secondo quanto era implicito nella formula tommasiana di bellezza come splendor formae, che von Balthasar intende come “splendore del vero”.
«La nostra parola iniziale si chiama bellezza. La bellezza è l'ultima parola che l'intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare, quali aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e il loro indissolubile rapporto»
Gloria.1, Introduzione
La motivazione che lo stesso von Balthasar porta è che una verità che facesse appello solo al concetto, agli argomenti logici non ci convincerebbe (più):
«In un mondo senza bellezza [...] anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione, [...] e l'uomo resta perplesso di fronte ad esso e si chiede perché non deve piuttosto preferire il male. [...] In un mondo che non si crede più capace di affermare il bello, gli argomenti in favore della verità hanno esaurito la loro forza di conclusione logica»
Gloria.1, Introduzione
l'Inferno non esiste?
Vediamo ora un punto sul quale von Balthasar è stato (ed è tuttora, da alcuni) criticato: la questione dell'Inferno.
Von Balthasar viene accusato di aver negato la realtà dell'Inferno, cioè della dannazione eterna, per cui alcune creature intelligenti, come gli angeli e l'uomo, possono, se hanno usato male della loro libertà, essere destinati, dopo la morte, a una sofferenza senza fine, eterna.
Quello che però von Balthasar ha detto non è affatto che l'Inferno non esiste, ma che noi non possiamo sapere se ci è andato o ci andrà, qualche essere umano. Ossia, per lui
- l'Inferno esiste,
- il diavolo è condannato a restarci per l'eternità;
- esso potrebbe però essere (finora) vuoto di esseri umani (nessun essere umano potrebbe esserci andato finora),
- ma ognuno deve pensare che “potrei essere io il primo (essere umano) ad andarci”.
brevi note per una valutazione
Va detto anzitutto che questa tesi di von Balthasar non costituisce affatto un elemento centrale del suo pensiero, che starebbe benissimo in piedi anche senza di essa.
È poi vero che si tratta di una tesi che incontra delle possibili obiezioni
- nei passi evangelici (come Mt, 25, 31 sgg) in cui Cristo parla del Giudizio finale, dove saranno divise le pecore dai capri, gli eletti dai dannati,
- in diverse rivelazioni private (tra cui Fatima) dove si parla di esseri umani finiti all'Inferno.
Tuttavia va detto che l'intentio profundior del teologo di Lucerna non è certo quella di proporre un Cristianesimo facile, che bonifichi a buon mercato le colpe che gli esseri umani possono commettere, quanto piuttosto quello di superare quella concezione di tetra severità tipica del cattolicesimo tridentino, per cui la motivazione per aderire a Cristo non è la bellezza dell'esperienza di fede, ma l'ossessione di un Dio severo e perennemente adirato. Come se il Cristianesimo non fosse qualcosa che ha la forza di attrarre per la sua intrinseca bellezza e la letizia che esso permette (insomma per il centuplo quaggiù), ma si trattasse di uno sforzo tutto poggiante sulla ferrea volontà umana per evitare una punizione dopo la morte.
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