pensieri sul complottismo
L'episodio a cui si riferisce questa vignetta è il caso di un 18enne di Fano, sottoposto a TSO, su firma del sindaco, per il suo comportamento potenzialmente violento in scuola. Fu un caso particolare di delirio complottista, ma l'intento è di chiarire quale sia l’essenza del complottismo in quanto tale, in generale.
una definizione di complottismo
Cito, nella lingua originale, una efficace definizione di Taguieff:
«Il “complottismo” o “cospirazionismo” (la “teoria del complotto”) è la visione del mondo dominata dalla credenza che tutti gli eventi, nel mondo umano, sono voluti e realizzati come dei progetti e che, in quanto tali, rivelano delle intenzioni nascoste - nascoste perché cattive. I seguaci della “teoria del complotto” credono che il corso della storia o il funzionamento delle società si spieghino con la realizzazione di un progetto concertato segretamente da un ristretto gruppo di persone potenti e prive di scrupoli (una super-élite internazionale), mirante a conquistare uno o più paesi, a dominare o sfruttare questo o quel popolo, ad asservire o sterminare i rappresentanti di una civiltà orig. » Pierre-André Taguieff, L'imaginaire du complot mondial, cap. I, § 3
lo stile comunicativo complottista
- Anzitutto esso implica la mancanza di approfondimento, il non farsi delle domande a 360 gradi .
- il che è poi legato a un altro elemento: il puntare sullo scatenamento di emozioni forti (in genere di indignazione), le più forti possibile, tanto più forti quanto meno razionalmente motivate;
- da questo poi deriva che, non essendo l'idea del complottista motivata razionalmente, ma unicamente frutto di un tourbillon emozionale, egli sarà estremamente infastidito se qualcuno gli chiede di ragionare su quanto sostiene: lo vedrà appunto come espressione del complotto, prova che il complotto esiste. Se qualcuno cerca di farlo ragionare, dubita di quello che dice, quindi è parte del complotto.
- E siamo così al quarto elemento: la demonizzazione di chi osa mettere in dubbio quanto sostenuto. Nella vignetta si vede che il malefico infermiere, non per nulla rappresentato visivamente col volto scuro e occhi maligni (il nefasto cattivone), viene configurato come uno intollerante, pronto a fare una punturina a chiunque metta in dubbio la sua impostazione. Cioè la frittata viene completamente rovesciata.
le idee-chiave del complottismo.
un manicheismo antropologico
Anzitutto esso suppone che esista una profonda differenza antropologica tra gli esseri umani: alcuni sono angelicati e altri sono demonizzati, alcuni sono angeli e altri diavoli. Di alcuni si estremizza in modo irrealistico la totale e perfetta bontà e innocenza, di altri la mostruosa e demoniaca cattiveria e assenza di ragioni. Nell’esempio della vignetta il cattivo infermiere somministra un calmante che avrebbe il potere di agire sul pensiero, attuando un “lavaggio del cervello”. Ora, nemmeno la polizia dei regimi più dispoticamente totalitari riusciva a far cambiare le idee a degli oppositori che non le volevano cambiare, figuriamoci se un calmante agisce sull’interpretazione globale della realtà. La somministrazione di un calmante, classico nei casi in cui una persona dia fuori di testa in modo pericoloso, può solo di operare un temporaneo stato emotivo, non un permanente cambiamento di idee in una persona, rendendola, nell’esempio della vignetta, ligia alla “dittatura sanitaria”.
una impossibile semi-onnipotenza
E qui siamo al secondo elemento: i cattivi, tantissimi cattivi, tantissimi diabolicamente cattivi, devono agire all’unisono, in barba alla verità. Ora, è già molto difficile, per non dire impossibile, che anche un numero ristretto di persone pensi e agisca all’unisono anche quando persegue dei fini buoni, alla luce del sole, senza che sia richiesta complicazione alcuna, in quanto, come diceva già la saggezza antica, tota capita tot sententiae; ma che ad agire all’unisono sia un enorme numero di persone, perseguendo dei fini malvagi, il che implica di dover adottare tutta una serie di complicatissime manovre per nascondere, fingere, falsificare, eliminare chi rischia di tradire, non lasciarsi sfuggire mai alcunché che possa contraddire le menzogne dette, beh questo mi pare davvero di una improbabilità estrema e totale. Mentire è più complicato che dire la verità, perché uno deve essere coerente con quanto ha detto, quando ha mentito. E questo è innaturale. E costringe a un dispendio non indifferente di energie. Se poi a dire la stessa menzogna devono essere in tanti la cosa si complica ancora di più.
Per questo fu relativamente facile al profeta Daniele smascherare i due perfidi vegliardi che avevano accusato ingiustamente la “casta Susanna” (Daniele, cap. 13): continuare a mentire coerentemente e all’unisono è molto difficile. Del resto anche i giochi in cui uno debba sempre, e coerentemente, mentire non sono affatto facili: penso a un gioco in una trasmissione TV di Paolo Bonolis, in cui uno doveva sempre dare la risposta falsa, non quella vera. Quasi tutti prima o poi cadevano: la mente umana è fatta per la verità, non per la menzogna. La saggezza popolare di un tempo aveva sintetizzato la cosa dicendo che “le bugie hanno le gambe corte”, cioè non reggono a una analisi minimamente avveduta. Che è quanto invece negava Hitler quando diceva che non c'è menzogna tanto grossa e spudorata che non lasci in chi la ascolta un po' di effetto (nel senso voluto da chi mente). All'opposto di Hitler e in accordo con la saggezza del proverbio, S.Giovanni della Croce diceva che non c'è persona così abile a dissimulare i propri perversi intenti ingannatori che non possa essere smascherata con poche occhiate. Potremmo dire, per spiegare le tesi opposte di Hitler e di S.Giovanni della Croce, che se uno ha gli occhi limpidi vede facilmente bene, mentre se uno ha il cuore perverso si lascia facilmente ingannare o turbare: è dal lato del soggetto che ci può essere un difetto di discernimento, non dal lato dell'oggetto. La realtà infatti non inganna.
Ora, nell’esempio di partenza, dove uno studente viene prelevato da scuola per essere sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, una procedura che scatta quando c'è il rischio concreto che una persona, in condizioni mentali gravemente alterate, possa fare seriamente del male a sé stesso o ad altriTSO, si suppone appunto un perfido accordo tra un numero elevato di esseri umani: gli insegnanti del ragazzo, la sua preside, il sindaco (che avrà pur dovuto consultarsi con qualcuno, immagino), le forze dell’ordine e il personale sanitario. Possibile che abbiano tutti agito all’unisono, senza che a nessuno venisse il dubbio di stare esagerando e che comunicasse agli altri decisori tale dubbio? Mi sembra molto difficile. Senza contare che ci sarà pur stato qualcuno estraneo al complotto che assisteva: perché non ha detto o fatto niente per impedirne l’attuazione?
Questa è anche una forte obiezione al complottismo applicato allo sbarco dell’uomo sulla luna: se fosse stata tutta una finzione degli americani, perché i sovietici non lo avrebbero denunciato? O per quanto riguarda il complottismo applicato alle Twin Towers: se sono stati gli americani a far crollare con esplosivo le Torri gemelle, perché nessuno, delle decine e decine di americani coinvolti nel complotto, se ne sarebbe pentito e avrebbe vuotato il sacco? E perché Ben Laden se ne è attribuito il “merito”, venendo poi per questo, qualche anno dopo, ucciso? Salvo che uno pensi che Ben Laden non è mai esistito o che, pur esistendo, gli americani hanno fatto finta di ucciderlo. Ma se uno pensasse questo saremmo davvero in presenza di un serio caso psichiatrico.
una inspiegabile assenza di plausibili motivi
Me c’è un terzo elemento contenutistico: l'assenza di un motivo plausibile per cui i cattivi farebbero quello che fanno. Molto spesso il complottista non sa dare delle ragioni. Non delle ragioni adeguate, almeno. Ad esempio, perché gli americani avrebbero dovuto far crollare le Torri gemelle? Per avere il pretesto per invadere l’Afghanistan, immagino risponderebbe il complottista. Ma questa risposta appare non convincente: non c’era nessun vantaggio economico a invadere l’Afghanistan, ma solo soldati morti e prestigio compromesso per la incapacità di debellare i talebani. Ma poi, è pensabile che un americano abbatta un edificio così anche simbolicamente importante per la sua nazione, uccidendo migliaia di suoi connazionali, tra cui non era possibile escludere si trovasse anche qualche suo amico o parente? E che lo faccia per un obbiettivo talmente improbabile come la tentata invasione di una regione montagnosa e priva di qualsiasi appetibilità economica?
tutto progettato: niente a caso
Infine c’è un motivo riportato da Taguieff nel suo libro sull’immaginario del complotto mondiale: l’idea, delirante, che niente possa accadere a caso e che tutto ciò che accade risponda a un progetto fatto da qualche potente. Se accade A, e A avvantaggia B, possiamo essere sicuri che sia B ad aver prodotto A.
Ma anche questo è delirante, per quanto già detto.
I motivi del complottismo
Ma allora perché c'è gente che crede nel complotto di turno? Perché il mondo così diventa un ordine, di cui si padroneggia la logica, diventa qualcosa di controllabile. E questo è rassicurante. Se invece del complotto ci fosse il caso, una costellazione di eventi - almeno dal nostro punto di vista - fortuiti, dove entrano in gioco fattori imprevedibili e che sfuggono al controllo di una sola mente (umana), saremmo davanti a qualcosa di sconcertante, al limite di angosciante. La tentazione quindi è di mettere ordine: tutto è manovrato da un unico burattinaio. Così finalmente tutto si spiega. Il caos è dissolto.
Ora l'esigenza di cercare una logica nella realtà è un'esigenza seria. Ma il punto è che la realtà non è soggetta a una logica progettata da una mente creata, umana. L'ordine nella realtà lo fa il Mistero creatore, non una mente creata. E lo fa in un modo che la mente umana non può capire fino in fondo. Per cui a noi è chiesto di fidarci di Lui. Che in ultima analisi è Signore della storia, e sa trarre del bene anche dal male. Anche perché c'è sì una mente creata che ha un potere maggiore a quello dell'individuo umano, ed è quella del diavolo. Se c'è un burattinaio di tutto il male, questi è l'angelo delle tenebre. Ma anche il suo potere è finito, e spesso, anzi sempre, si dà la zappa sui piedi (“fa le pentole ma non i coperchi”). Come quando ha fatto la cosa più grossa della storia: spingere uomini a crocifiggere il Figlio di Dio. Quella che poteva essere la sua più grande vittoria, è diventata la sua più grande sconfitta.
Inoltre c'è il fatto che affrontare la complessità della realtà richiede più fatica di dare delle risposte preconfezionate, usare l’accetta è più facile che usare il bisturi. Risparmia un sacco di fatica.
Un altro motivo che spiega il nascere del complottismo è che evita di mettersi in discussione: si mette in discussione solo l’altro, “la colpa è tutta dell’altro”.
Gli effetti del complottismo
Il complottismo, coltivato soprattutto dall'estrema destra totalitaria tra le due guerre mondiali, col concetto di complotto demo-pluto-giudaico-massonico, ha storicamente avuto come effetto quello di contribuire potentemente a legittimare la persecuzione degli Ebrei, che del complotto sarebbe stati gli artefici, e poi il loro genocidio.
E anche oggi pensare in termini complottistici può avere gravi conseguenze pratiche, come quella di diffidare in modo irragionevole delle istituzioni accademiche o sanitarie, e di conseguenza adottare e promuovere, ad esempio, dei comportamenti lesivi della propria, e talora anche della altrui, salute.
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