Berlusconi con Tremonti

Silvio Berlusconi

un personaggio controverso

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Questa pagina non vuole essere altro che un veloce abbozzo su alcune questioni che riguardano la personalità di Silvio Berlusconi. Un personaggio dai colori decisamente vividi e che ha suscitato forti simpatie da un lato e spietate critiche dall'altro.

Distingueremo vari punti di vista da cui Berlusconi può essere considerato: come uomo, come modello antropologico, come imprenditore e come politico. Ma solo Dio conosce i segreti della coscienza umana, e solo Lui può giudicare le intenzioni.

l'uomo Berlusconi

Credo che nessuno possa ergersi a giudice della coscienza di un altro essere umano. Quindi bene ha detto, nella sua omelia funebre, l’arcivescovo di Milano mons. Delpini: «cercava la vita, cercava la felicità». Probabilmente, si potrebbe aggiungere, affidandosi un po’ troppo alle sue capacità naturali e cercandola in modo piuttosto naturalistico.

Berlusconi modello antropologico

gaudente sì, ma in buona compagnia

Berlusconi come modello antropologico appare essere stato un po’ troppo sicuro e soddisfatto di sé e di una vita superagiata, attribuita essenzialmente alle sue capacità, piuttosto che come donata da un Altro. Sarebbe probabilmente eccessivo vedere in lui, come alcuni studiosi cattolici hanno fatto nelle loro sintesi sul personaggio Berlusconi (ad esempio su Vita e Pensiero, rivista culturale dell’Università Cattolica di Milano), l’emblema di un nichilismo materialistico, gaio e gaudente, indifferente verso la sofferenza di altri. Nemmeno si vuol dire che se è uno è contento dei risultati che riesce a raggiungere (senz’altro eccezionali, nel suo caso), debba poi assumere forzatamente un’aria di castigata e artificiosa tristezza.

Tuttavia forse c’è stata in lui una disinvoltura un po’ spavalda, non so quanto pensosa dell’universale umana sofferenza, poco disponibile a considerare con attenzione il punto di vista di chi era meno bravo o fortunato di lui. Forse proprio per il fatto di pensare, come del resto è tipico di molti ricchi, che la sua non era (anche) fortuna (teologicamente: dono) ma solo bravura, e che le difficoltà economiche dei poveri derivano essenzialmente da loro errori.

Questo peraltro non significa che si possa imputare a lui il diffondersi di una mentalità edonistica e gaudente: probabilmente un consumismo gaudente si sarebbe comunque diffuso, come lo è stato in altri paesi del mondo, che sarebbe difficile immaginare influenzati dal modello berlusconiano.

In ogni caso bisognerà dargli atto che la sue audaci avventure “sentimentali” border-line (bunga-bunga e dintorni) non sono mai state da lui esibite orgogliosamente e quindi non possono aver contribuito più di tanto ad alimentare una mentalità negativa.

Berlusconi fa le corna

La soddisfatta disinvoltura di Berlusconi era poi connessa al suo inesauribile senso dello humour, al suo carattere incorreggibilmente burlesco. Berlusconi che fa le corna alla Merkel nella foto di gruppo dei leader europei. Berlusconi che sa sorridere anche dei suoi avversari, che ironizza sulle toghe rosse (“un avviso di garanzia” a Berlusconi “non lo si nega mai”, disse una volta), io lo trovo sostanzialmente apprezzabile.

Per certi aspetti ciò ricorda l’ironia, certamente più sottile e raffinata, mai acremente sarcastica, di Andreotti. Andreotti che va a stringere la mano, al processo che lo vede imputato a Palermo, al PM che lo ha trascinato in tribunale. E così Berlusconi non trascina in tribunale l’uomo che lo ha ferito con una statuetta. Qui la sua disinvoltura si mostra essenzialmente positiva.

Berlusconi sa sorridere, anche di sé, ben diverso dal ghigno perennemente accigliato di altri miliardari datisi alla politica, come Trump o di Bolsonaro, che si prendono troppo sul serio. E ben diverso, del resto, anche dalla accigliata severità fustigatrice di uno Scalfaro.

Berlusconi imprenditore

arricchimento non equivale necessariamente a disonestà

Se poi qualche disinvoltura e insofferenza delle regole può essergli attribuita, come imprenditore, è anche vero che certa magistratura ha avuto nei suoi confronti un atteggiamento che definire persecutorio non sarebbe del tutto infondato, quasi certamente motivato com'era da avversione politica.

Il punto che pare decisivo è: Berlusconi è diventato ricco a forza di scelte disoneste? Solo una risposta affermativa a questa domanda giustificherebbe l’accanita “attenzione” che certa magistratura gli ha dedicato. Senza pretendere di esaurire la questione nei dettagli, si può anzitutto osservare come, in generale, sia possibile arricchirsi in modo onesto. Quindi come minimo Berlusconi potrebbe essersi arricchito in modo onesto. In secondo luogo è difficile negare al personaggio Berlusconi una eccellente capacità imprenditoriale. Se a questo si associa il fatto che si era creata, negli anni ’80, la circostanza favorevole della possibilità di creare TV private (con l'appoggio, certo, del suo amico Bettino Craxi, ma alla luce del sole e non violando alcun principio costituzionale), si può spiegare l’arricchimento di Berlusconi come frutto della sua ottima capacità di cogliere quell’occasione. Un po’ come Renato Soru era diventato ricchissimo cogliendo l’occasione di Internet (creando Tiscali), e Bill Gates è diventato ricchissimo cogliendo l’occasione della diffusione dei personal computer (creando la Microsoft): ed entrambi partivano da zero. Se insomma uno ha ottime doti imprenditoriali e sa cogliere l’occasione che la storia gli offre, uno può diventare ricco in modo, almeno formalmente (l’allusione è a Bill Gates, che verso la concorrenza non avrà violato formalmente la legge americana, ma dal punto di vista etico si è mosso scorrettamente), onesto.

Con questo non si sta dicendo che Berlusconi non abbia mai violato delle leggi e delle regole. Ma è probabile che, se lo fatto, lo abbia fatto in proporzioni non poi molto diverse da quelle di moltissimi altri imprenditori del suo calibro. Che invece non sono stati passati ai raggi X come lo è stato lui. Il motivo più probabile di un trattamento così diverso è il fatto che lui solo è sceso in politica.

Berlusconi politico

luci

1. Da un punto di vista, per così dire, metodologico, un grande merito del Berlusconi politico è stata la sua notevole capacità di imbastire rapporti umani e attraverso ciò creare reti di solidarietà politica, anche tra famiglie politico-culturali molto distanti, se non avverse. Collegando ciò che sembrava incollegabile: fu il caso di Lega e AN, ma anche quello di Pratica di Mare tra Putin e la NATO. Poi, certo, è stato un suo errore pensare che con l’amicizia e i buoni rapporti personali si risolvesse ogni problema politico.

2. Da un punto di vista contenutistico un suo merito è stato l'essere riuscito a contrastare efficacemente il progetto egemonico di un PDS occhettiano, a cui si possono attribuire almeno due grossi limiti:

  • il fatto di non aver ancora ben smaltito il “fattore K”: Occhetto aveva sì cambiato nome al PCI, ma non aveva fatto nessun serio esame di coscienza sui crimini commessi dai regimi comunisti, in primis l'Unione Sovietica, a cui il PCI era legato, fin dalla sua nascita.
  • il fatto di presentarsi in modo intellettualmente disonesto, nei tempi ruggenti di Mani Pulite, come l’unico partito sano e non lambito dalla corruzione.

Probabilmente senza la discesa in campo di Berlusconi, la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto non avrebbe trovato alcun credibile antagonista elettorale.

e ombre

il populismo

o la politica come impresa

Berlusconi firma il contratto con gli italiani
il contratto con gli italiani:
il rapporto diretto capo / popolo

Purtroppo ciò è avvenuto creando una ulteriore anomalia nel sistema politico italiano: Berlusconi ha immesso nella politica italiana una massiccia dose di populismo, come sbrigativo appello al “popolo”, insofferente delle regole democratiche. Osserva Ralf Dahrendorf, sociologo e politologo tra i più famosi e stimati del '900, che Berlusconi ha preteso di trasferire in politica la stessa dinamica che vale in economia, dove l'imprenditore comanda e non discute. Ma la politica ha una sua specificità, fatta anche di regole e di organismi regolatori, che non si possono saltare appellandosi direttamente al “popolo”. Come hanno sempre fatto, notiamolo per inciso, tutti i dittatori. La politica, una politica democratica, non può essere ridotta a marketing. Ecco un passaggio dell'analisi dello studioso tedesco:

«la politica è innanzitutto il bisogno di spiegare, motivare le proprie decisioni. Gli imprenditori non vi sono abituati, nemmeno nel capitalismo “democratico” anglosassone, nemmeno di fronte a un’assemblea di azionisti. In politica, invece, si deve agire così, anche se non ti piace, anche se non ne vedi la necessità, anche se la consideri una perdita di tempo. La politica è fare le cose attraverso la persuasione e il dibattito, non dando ordini.»

«Ci sono insomma aspetti del processo politico che sono specifici e anche perfettamente legittimi dal punto di vista dello stato di diritto: non escluso l’obbligo di rispettare limiti legali a ciò che può essere fatto, o addirittura vere e proprie costrizioni costituzionali di cui l’«outsider» farebbe volentieri a meno.»

in Dopo la democrazia, Laterza, Bari-Roma 2003, cap. 8

E alla domanda di Antonio Polito se per lui Berlusconi rappresentasse un pericolo per la democrazia egli risponde così:

«È la sua natura, più che la sua volontà, che lo porta a rappresentare un rischio per la democrazia, perché lo spinge ad abusare del suo ruolo duplice di leader politico, proprietario di media e di un partito che non esisterebbe senza di lui.»

ibidem

L'ultima affermazione di Dahrendorf ci porta su un altro limite del Berlusconi politico: l'aver personalizzato troppo la sua creatura partitica; si potrebbe dire che non ha saputo fidarsi. E questo ha trascinato la sua creatura nel suo stesso (inevitabile, se non altro per motivi anagrafici) declino. Lui, come osservava Dahrendorf, era un imprenditore e ha affrontato anche la politica da imprenditore. Non che egli difettasse del tutto di virtù politiche: era ad esempio un ottimo comunicatore. Ma con la sua creatura partitica si è comportato in modo poco politico: tutto doveva essere sotto il suo controllo. Non a torto si è parlato di partito-azienda.

una politica estera ... poco politica

i rapporti umani come decisivi

il Cavaliere con Putin
Berlusconi con Putin

Berlusconi è stato accusato, non a torto, di acritica sudditanza sia verso G.W.Bush (soprattutto in occasione della Un mio alunno in quella circostanza disse che Berlusconi, andato a parlare negli States con Bush, sembrava “un barboncino che scodinzola festoso al padrone”. Il giudizio era troppo severo, però è un fatto che mancò in lui una giusta distanza critica dall’alleato. Che peraltro, va detto, avrebbe probabilmente tirato dritto in ogni caso per la sua strada.seconda guerra del Golfo), sia verso Vladimir non essersi accorto, o essersi rifiutato di accorgersi di che razza di personaggio era, non è una piccola peccaPutin.

Probabilmente alla base di tali sviste sta l'idea, tipica più di un imprenditore che di un politico, che tutti i problemi si risolvono esaurientemente imbastendo rapporti personali di reciproca fiducia. Che lui era sicuro di riuscire sempre a fare (“ghé pénsi mì”, si direbbe in dialetto milanese, come può dire uno che è sicuro di poter risolvere il problema sottopostogli).

La fiducia e i rapporti sono certo importantissimi, ma soprattutto nel caso di rapporti internazionali al massimo livello, possono non bastare, perché dietro al politico con cui uno cerca di imbastire un rapporto di amicizia ci sono delle istanze molto più grandi, che possono dipendere assai poco dalla volontà del singolo leader.

Meno gravi appaiono, al confronto, le sue esternazioni, nel contesto della lotta al terrorismo fondamentalista, sulla “superiorità della civiltà occidentale”, che suscitarono troppo affrettate accuse di razzismo. E’ vero che parlare di superiorità della civiltà occidentale era poco opportuno, ma se con quella frase egli intendeva dire che la democrazia è superiore ai dispotismi, diceva semplicemente il vero. Che poteva, anzi doveva essere detto.

Per un giudizio

Dovendo trarre delle conclusioni sintetiche, mi pare si possa dire che, dato il contesto (l'anomala, ingiusta, demonizzante liquidazione della Prima Repubblica e l'anomala forza di un partito, il PDS, troppo in continuità col comunismo reale) i difetti di Berlusconi sono tutto sommato meno pesanti dei suoi pregi.

Anche se rimane il fatto che quello che anche lui ha contribuito a creare è un assetto politico poco “normale”, non caratterizzato cioè dalla possibile alternanza tra schieramenti reciprocamente legittimantesi.

📚 Bibliografia essenziale

  • AA.VV, La Seconda Repubblica. Origini e aporie dell’Italia bipolare, Soveria Mannelli 2021(compra su amazon o compra su IBS).
  • Adalberto Baldoni, Storia della destra: dal postfascismo al Popolo della Libertà, Firenze 2009(compra su amazon o compra su IBS).
  • Roberto Biorcio, La rivincita del Nord. La Lega dalla contestazione al governo, Roma-Bari 2010(compra su amazon o compra su IBS).
  • Ralf Dahrendorf, Dopo la democrazia, Bari-Roma 2003(compra su amazon o compra su IBS).
  • Marco Gervasoni & Simona Colarizi, La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica, Roma-Bari 2014(compra su amazon o compra su IBS).
  • Piero Ignazi, Vent’anni dopo. La parabola del berlusconismo, Bologna 2014(compra su amazon o compra su IBS).
  • Domenico Losurdo, La Seconda Repubblica. Liberismo, federalismo, postfascismo, Torino 1994(compra su amazon o compra su IBS).
  • Pietro Scoppola, La repubblica dei partiti. Evoluzione e crisi di un sistema politico 1945-1996, Bologna 1997(compra su amazon o compra su IBS).

🎬 Filmografìa

Films collegati al tema sono, tra gli altri:

  • locandina del filmNanni Moretti, Il caimano(compra su amazon)2006.