Prima Repubblica: la fine
una fine ingiustamente ingloriosa
Francesco Bertoldi
come finì la Prima Repubblica
Decisivo fu il crollo del comunismo, preparato dalla politica di deciso riarmo dell'Occidente, voluta da Ronald Reagan (col suo progetto di cioè la capacità, sviluppata dagli USA di intercettare missili nemici prima che giungessero a destinazione, neutralizzando così la minaccia nucleare sovietica“guerre stellari”) simboleggiato dalla “caduta del muro di Berlino”: a quel punto infatti, scioltasi l'Unione sovietica e diventati democratici i paesi dell'Est (dalla Polonia alla Bulgaria, dalla Germani Est alla Cecoslovacchia e all'Ungheria e alla Romania) fino allora suoi satelliti, il comunismo non faceva più paura.
dalla forzata convergenza al centro ...
E quindi non era più necessario convergere sulla DC (e sui partiti che l'avevano affiancata al governo). La DC infatti, partito di ispirazione cattolica, era stato fino allora votato anche da non cattolici, che vedevano in essa la “diga” contro il pericolo comunista.
Famosa fu l'espressione di Indro Montanelli, giornalista conservatore (fondatore del Il Giornale, dopo aver abbandonato il Corriere della Sera, perché troppo di sinistra) e il suo vero nome era “Cilindro”, di cui Indro era una abbreviazione, e il suoi genitori, accaniti anticlericali toscani, lo chiamarono così per evitare di dargli il nome di un santo (cristiano)anticlericale, che disse di votare DC «turandosi il naso» (cioè sorvolando su tutte le magagne da lui attribuite alla DC), dato che era prioritario rafforzare l'unico partito che, per la sua consistenza elettorale, potesse fronteggiare il PCI, il Partito comunista più forte dell'Occidente.
Ma, dopo la “fine del comunismo“, gli elettori che avevano sempre votato DC (come pure gli altri partiti “di centro”) potevano finalmente scegliere per chi votare, senza essere più forzati a scegliere il male minore, “turandosi il naso”. Così i partiti che erano sempre stati al governo per tutta al prima Repubblica cominciarono a perdere voti a favore di nuove formazioni, soprattutto la Lega, al Nord (minor successo ebbero altre liste “meteora”, come la Rete di Leoluca Orlando in Sicilia).
Nella prima Repubblica si parlava di una “viscosità” dell'elettorato: le differenti percentuali ottenute dai partiti nelle diverse elezioni erano minime: pochi punti percentuali. Il panorama politico era perciò stabile (o, se si preferisce, ingessato), appunto per la necessità di far quadrato contro il comunismo. Questo ora non aveva più ragion d'essere.
.. all'exploit della Lega Nord
Per questo quando la Lega Nord di Bossi (nata dalla confluenza di Liga Veneta, Lega Lombarda e Union piemonteisa) nelle elezioni del 1990 ebbe un exploit senza precedenti, ci fu un terremoto tra politici e giornalisti.
La Lega Nord, fino allora al di sotto dell'1%, ebbe in Lombardia, la regione economicamente più importante d'Italia, il 18,9% (cioè più del PCI che arretrò al 18,8%), e in Piemonte e Veneto superò il 5%. I partiti tradizionali cominciarono a tremare. La loro fine si avvicinava.
In seguito la Lega Nord, che pescava soprattutto tra artigiani e piccola/media borghesia ostile a) alle tasse (che alimentavano l'assistenzialismo, di cui il Sud aveva fino allora vissuto, alle spalle del Nord, la “gallina dalle uova d'oro”, come nell'immagine), b) al centralismo “romano” (di “Roma ladrona”, a cui “la Lega non perdona”), in nome del federalismo (se non della secessione), e c) alla presenza di meridionali al Nord, crebbe ulteriormente. Facendo a un certo punto mettere in forse l'unità nazionale, per la presenza, nella Lega Nord, di spinte secessioniste.
il terremoto Mani Pulite
Questa situazione di crisi rese possibile quello che fino allora non era stato possibile (si verificava infatti il ricorrente fenomeno degli insabbiamenti: capitava sì che dei politici potenti talora venissero indagati, ma dopo poco tutto veniva messo a tacere, e ci si dimenticava degli “scandali”, di cui essi erano accusati): parte in grande stile una massiccia operazione giudiziaria a carico di moltissimi esponenti politici di primo della Prima Repubblica, tra cui Bettino Craxi. La punta di diamante di tale mobilitazione giudiziaria fu l'operazione Mani Pulite, condotta da un team di magistrati, tra cui spiccava Antonio Di Pietro.
Mani pulite fu all'epoca accompagnata da un generale, diffusissimo consenso “popolare”. Anche successivamente non mancarono critiche anche pesanti, sia sulla loro effettiva utilità (dato che gli stessi magistrati che la condussero hanno poi ammesso di non essere riusciti a estirpare la corruzione, che era il loro principale, dichiarato, obbiettivo), sia sulla loro reale imparzialità (visto che alcune aree politiche, che pure avevano condiviso responsabilità di governo, a livello soprattutto locale, rimasero stranamente indenni da condanne giudiziarie).
Tra le indagini giudiziarie e la crisi dei partiti della Prima Repubblica si innesca così un circuito di reciproco rafforzamento, che porta a un declino spettacolare di DC e PSI.
Per approfondire il tema di Mani Pulite.
il colpo di grazia
il nome
Prima (e quindi Seconda Repubblica) dovrebbe in realtà designare un passaggio da un sistema costituzionale a un altro. Mentre quello che avvenne in Italia fu semplicemente un cambiamento di legge elettorale, lasciando inalterata la Costituzione.
Si è trattato insomma di un cambiamento politico, non costituzionale. Tuttavia esso è stato effettivamente così radicale da giustificare l'uso del lessico Prima e Seconda Repubblica, mutuato in realtà dalla storia politica della Francia.
Ma la vera e propria fine della Prima Repubblica, da un punto di vista formale-istituzionale, avvenne col referendum del 1993, che abolì la quota proporzionale nella elezione del Senato, spianando in pratica la strada alla adozione generalizzata di un sistema maggioritario.
L'82,7% dei votanti scelse di abrogare quel proporzionale che era stato in qualche modo un fattore istituzionale essenziale della Prima Repubblica. Col proporzionale si hanno tanti partiti, anche piccoli, e nella Prima Repubblica si aveva un centro necessariamente e sempre al potere, con una destra estrema (il MSI) e una sinistra estrema (il PCI) “condannate” di fatto a una “eterna” opposizione.
Ora invece, col maggioritario viene spappolato il centro si forza la scelta tra due schieramenti alternativi: destra e sinistra.
Nasce così, sulle ceneri di una Prima Repubblica a cui vennero, ingiustamente, attribuite “tutte le colpe del mondo”, la Seconda Repubblica, con una destra (a lungo) egemonizzata da Silvio Berlusconi, amico ed erede di quel Bettino Craxi, principale bersaglio di Mani Pulite, e morto “in esilio” ad Hammamet, in Tunisia, e una sinistra, egemonizzata dall'ex partito comunista, che cambia nome, diventando PDS, poi DS, per poi fondersi con quanto restava della sinistra DC nel PD.
Nello schema qui sotto si riassumono i passaggi essenziali fin qui visti.
🎬 Filmografìa
- Forse il più conosciuto film, sulla figura di Bettino Craxi è Hammamet (2020): peraltro questo film da un lato suggerisce un'ipotesi francamente fantapolitica (l'intenzione, da parte del figlio di un socialista, di uccidere Craxi), dall'altro non “scava” abbastanza sui motivi che hanno portato all'esilio tunisino del leader socialista.
- Grottesco nella sua faziosità è poi Il Divo, su Giulio Andreotti, dipinto con irrealistiche tinte fosche.
🔗 Pagine correlate
- Mani pulite, appunti per un giudizio.
- Bettino Craxi, appunti per un giudizio sulla sua figura politica.
pagine di questa sezione
- Gli inizi della Repubblica: la Costituzione.
- Gli anni del centrismo: gli anni '50
- Gli anni del centro-sinistra: gli anni '60
- Gli anni di piombo e la “solidarietà nazionale”: fine anni '60 e anni '70.
- Gli anni del pentapartito: gli anni '80.
- La fine della Prima Repubblica: il crollo del Muro di Berlino, la Lega, Mani Pulite e il referendum elettorale del '93.
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