Bettino Craxi
appunti per un giudizio
introduzione
Questa pagina non pretende di fornire una ricostruzione completa della figura politica di Bettino Craxi, ma è solo una sintetica puntualizzazione di alcune linee portanti per un giudizio su di lui.
🪪 Cenni sulla vita
Benedetto “Bettino” Craxi nasce a Milano nel 1934, suo padre era un acceso antifascista, e poi partigiano. Entra fin da giovane in politica, e diviene prima dirigente della gioventù socialista, poi membro del comitato centrale del PSI dal 1957 come esponente della corrente autonomista; entra nella direzione nel 1965. Deputato dal 1969, vicesegretario del PSI dal 1970, nel luglio 1976 ne fu eletto segretario nazionale.
Presidente del consiglio dall'agosto 1983 al marzo 1987, a capo di due governi di coalizione (pentapartito) tra DC, PSI, PSDI, PLI, PRI.
Coinvolto nelle inchieste giudiziarie su tangentopoli, nel febbraio 1993 si dimise da segretario del PSI.
Processato e in seguito condannato, continuò a difendere le sue posizioni dalla Tunisia, ad Hammamet, dove si ritirò nel 1994. Vi morì nel 2000.
luci
la proposta di una sinistra “dal volto umano”
Il grande merito di Craxi è il suo progetto di fare della sinistra italiana una sinistra europea, moderna, svincolata senza ambiguità dagli orrori del comunismo reale.
Il suo riferimento, lo si è accennato nella pagina sul pentapartito erano la SPD tedesca e il Partito socialista di François Mitterrand.
Mentre in Germania, fin dai primi anni del gli anni cioè che seguirono immediatamente la fine della Seconda Guerra MondialeSecondo Dopoguerra la sinistra era stata nettamente egemonizzata dal Partito Socialdemocratico, la sigla del Sozialdemokratische Partei Deutschlands, ossia Partito Socialdemocratico di GermaniaSPD, con un Partito Comunista tedesco ridotto al lumicino, in Francia i rapporti di forza tra socialisti e comunisti avevano a lungo visto una tendenziale parità di consistenza elettorale tra i due partiti.
François Mitterrand (1916-86), leader socialista francese negli anni '80, riusci invece a “travasare” una consistente porzione di elettorato comunista nel Partito Socialista e a fare di quest'ultimo la forza trainante, egemone, della sinistra francese.
Fu questa riuscita operazione a permettere alla sinistra francese, depurata dall'ipoteca comunista, di andare al potere, con Mitterand presidente della Repubblica francese dal 1981 al 1995.
Analogamente Craxi voleva fare del PSI italiano il partito egemone della sinistra, sottraendo voti al PCI e spingendolo a rinnegare con chiarezza gli orrori del comunismo reale, al quale a lungo era stato legato.
inaffidabilità comunista
il legame, mai davvero spezzato, con Mosca
Il PCI infatti era nato nel 1921, staccandosi dal Partito Socialista, aderendo alla Terza Internazionale e riconoscendo nella Rivoluzione d'Ottobre e nel modello leninista sovietico il modello da imitare.
Ma il comunismo reale si macchiò di crimini aberranti: nell'irrealistico progetto di creare una società nuova perfettamente egualitaria, un Uomo nuovo dal quale il male fosse totalmente sradicato, aveva creduto giusto eliminare fisicamente chiunque fosse sospettato di opporsi a tale progetto. E così vennero uccisi dai regimi comunisti, Unione Sovietica e Cina in primo luogo, milioni di esseri umani (secondo stime verosimili, 80 milioni circa).
Il Partito Comunista Italiano non era stato responsabile in prima persona di tale sanguinarietà, ma aveva comunque a lungo difeso i regimi che la praticavano, diventandone in tal modo, oggettivamente, complice.
Negli anni '70 Berlinguer prese in qualche modo le distanze dagli orrori sanguinari del comunismo reale, ma lo fece in modo inadeguato, cioè sostenne che «la Rivoluzione d'Ottobre aveva esaurito la sua spinta propulsiva», e che era perciò ora di voltare pagina. Proponendo così un progetto di eurocomunismo (che vide d'accordo con lui anche i leader comunisti spagnolo e francese), in base al quale i partiti “eurocomunisti” accettavano le regole della democrazia rappresentativa e rinunciavano a rifarsi al modello sovietico (collettivizzazione forzata e partito unico).
Questa linea era inadeguata, come lo è quella di chiunque appartenga a una certa realtà collettiva, macchiatasi in precedenza di gravi errori, causa di sofferenza e di morte per altri esseri umani, che a un certo punto se la cavi dicendo: “è acqua passata”, “voltiamo pagina”, “non pensiamoci più”. Senza dare un giudizio sul passato. Ma, come ha evidenziato tra gli altri Max Scheler, e come ha mirabilmente sottolineato Aleksandr Solzenicyn, senza un giudizio sul passato, sui suoi errori, noi siamo destinati, presto o tardi, a ripetere tali errori. In questo senso bene fece Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, a chiedere perdono per gli errori passati della Chiesa. Non disse “è acqua passato, non pensiamoci più”, ma chiese perdono. In base a un giudizio.
presupposti filosofici
Possiamo notare di sfuggita che il dire, degli errori della propria parte (o anche dei propri), che sono ”acqua passata”, adesso ”voltiamo pagina”, senza giudicarli, ha come presupposti
- una gnoseologia relativistica (per cui la ragione umana non sarebbe mai in grado di dire come stanno davvero le cose, ma sarebbe avvolta da una nebbia impenetrabile di circostanze contingenti) e.
- una antropologia deterministica (per cui non saremmo liberi, ma inesorabilmente trascinati dalle circostanze esterne).
Ma questa gnoseologia e questa antropologia non corrispondono alla realtà (si vedano le pagine di filosofia di questo sito).
Dunque a Craxi va riconosciuto il merito di aver giustamente preteso dal Partito Comunista Italiano una seria autocritica. Che, purtroppo, non venne.
un'occasione mancata
Si può osservare anche che se la sinistra italiana fosse stata nettamente a trazione socialista, e quindi pienamente affidabile da un punto di vista democratico, avrebbe potuto realizzarsi anche in Italia, come in Germania, una alternanza al governo, senza che fosse necessario cambiare più di tanto il sistema elettorale.
ombre
una personalizzazione spinta
Con Craxi comincia in Italia quella personalizzazione della politica, che poi sarebbe stata ulteriormente rafforzata con Berlusconi, Bossi e altri leader della Seconda Repubblica.
Mentre nei partiti tradizionali vigeva una “sinfonia” di voci, una propensione collaborativa e consensuale, Craxi inaugura uno stile che venne chiamato decisionismo. Per cui il leader è decisamente al di sopra di tutti gli altri membri del Partito e merita di essere seguito, se non proprio ciecamente, poco meno.
Il decisionismo Craxi lo praticò anche come premier, dimostrando una imperiosità sconosciuta, fino allora, alla politica italiana del Secondo Dopoguerra, abituata al paziente compromesso e all'ascolto reciproco.
La personalizzazione, notiamo di sfuggita, è negativa perché va nel senso di uno smantellamento della forma-partito di massa, come luogo che media tra elettorato e vertici politici, e promuove di conseguenza una spettacolarizzazione, più o meno emotivistica, del dibattito politico, dove gli elettori sono spettatori di qualcosa di sempre più lontano e sulla cui elaborazione non hanno molte possibilità di incidere.
la corruzione
Su questo è già stato detto molto: nel PSI craxiano erano particolarmente diffusi fenomeni di corruzione, tipicamente il fatto di ricevere “tangenti” per favorire nell'assegnazione di appalti pubblici non la ditta che garantiva il miglior rapporto qualità/prezzo, ma quella che pagava la tangente più alta al politico.
Craxi, come minimo, non fece nulla per sradicare questo fenomeno. Del resto la sua stessa linea di difesa non cosistette nel negare di aver tollerato il sistema della tangenti, quanto in una “chiamata in correità” di tutti gli altri leader politici (insomma: “fanno così tutti”)
⚖ Per un giudizio
I meriti di Craxi, essenzialmente il suo progetto di una sinistra democratica, superano i suoi limiti, che pure ci sono stati.
Va peraltro ribadito che il rubare è meno grave non solo dell'uccidere, ma anche dell'essere conniventi con chi uccide (e uccide masse ingenti di persone).
📚 Bibliografia essenziale
sui crimini del comunismo
- AA.VV., Le Livre noir du communisme. Crimes, terreur, répression, Paris 1997, tr.it. Il libro nero del comunismo, Mondadori, Milano 1998 ().
- Varlam Salamov, I racconti di Kolyma, Milano 1973 (1999 tr.it.)().
- Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag, Milano 1974().
su Craxi
- Edoardo Crisafulli, Le ceneri di Craxi, Soveria Mannelli 2008().
- Andrea Spiri, La svolta socialista. Il PSI e la leadership di Craxi dal Midas a Palermo (1976-1981), Soveria Mannelli 2012().
Articoli
- Ragusa Andrea, “Biografie politiche. Craxi e Berlinguer nell’Italia degli anni Settanta e Ottanta”, in Contemporanea, 2008, pp. 771–777.
- Achille Conti, “Partiti, Tangenti e Opinione Pubblica”, in Diacronie, 2022, pp. 21–42.
- Luigi Covatta, “su Craxi e la fine del Psi”, in Il Mulino, 2020, pp. pp. 119-126.
- Carlo Guarnieri, “Mani pulite: le radici e le conseguenze”, in Il Mulino, 2002, pp. pp. 223-231.
- Andrea Spiri, “Craxi, Benedetto (Bettino)”, in Ventunesimo secolo, 2013, pp. 85-97.
🎬 Filmografìa
pagine di questa sezione
- Gli inizi della Repubblica: la Costituzione.
- Gli anni del centrismo: gli anni '50
- Gli anni del centro-sinistra: gli anni '60
- Gli anni di piombo e la “solidarietà nazionale”: fine anni '60 e anni '70.
- Gli anni del pentapartito: gli anni '80.
- La fine della Prima Repubblica: il crollo del Muro di Berlino, la Lega, Mani Pulite e il referendum elettorale del '93.
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