Aldo Moro rapito dalle BR

Dal ’68 alla solidarietà nazionale

mai così a sinistra

il ’68

Il '68 fu un fenomeno che interessò sia, anzitutto, il mondo studentesco, sia, poi, il mondo operaio.

nel mondo studentesco

manifestazione studentesca
manifestazione studentesca

In ambito studentesco prese il via, dentro il più grande movimento internazionale di agitazioni studentesche che era partito dagli Stati Uniti e aveva poi coinvolto l'Europa (Francia e Germania in particolare), una grande stagione di contestazione.

Si contestavano il nozionismo, l'autoritarismo, la selettività della scuola e dell'università, dentro una più generale contestazione della società capitalistica, la «società dei consumi» e delle scelte degli stati occidentali, in primis l'imperialismo e il militarismo, che si erano manifestati con la guerra del Vietnam.

Le modalità della protesta erano le occupazioni di facoltà universitarie e manifestazioni di piazza, che non di rado, per la loro violenza (tipico l'uso dei sanpietrini, poi delle bombe-molotov), comportavano scontri con le forze dell'ordine.

Valori che guidavano i contestatori furono lo spontaneismo (espresso dallo slogan fantasie au pouvoir) e la democrazia di base, l'egualitarismo, la solidarietà alla classe operaia.

Nacquero così nuove formazioni politiche a sinistra del PCI, i gruppi extraparlamentari: Lotta continua, Avanguardia operaia, Potere operaio, il Manifesto, di impostazione appunto spontaneista e operaista, e critici verso il PCI, visto come troppo compromesso col potere costituito.

nel mondo operaio: l'autunno caldo

Nell'autunno del '69 si aprì una imponente stagione di lotte operaie, a partire da alcune grandi fabbriche del Nord, anche per l'influenza del movimento studentesco, da cui in effetti vennero mutuate parole d'ordine e modalità organizzative (ad esempio l'assemblea di fabbrica come luogo decisionale). L'esito di queste lotte operaie, gestito dai tre grandi sindacati in modo unitario, fu un rafforzamento del potere contrattuale della classe operaia, che si vide riconosciuti importanti aumenti salariali (fino al 18%) e lo Statuto dei lavoratori (1970), che sanciva un avanzamento dei diritti degli operai, dentro un contesto di generalizzata stima per la condizione lavorativa.

il terrorismo

Due furono le tipologie del terrorismo in Italia, tra il '69 e l'85: quella stragista e quella mirata a colpire la singola persona.

il terrorismo stragista / la strategia della tensione

la stazione di Bologna devastata
la strage alla stazione di Bologna

Elenchiamo di seguito le stragi messe in atto dal terrorismo stragista

piazza Fontana
12.12.69 - 17 morti, 88 feriti
Freccia del Sud
22.07.70 - 6 morti, 50 feriti
Peteano
31.05.72 - 3 morti
piazza Loggia
28.05.74 - 8 morti, 94 feriti
Italicus
4.08.74 - 12 morti, 105 feriti
Stazione di Bologna
2.08.80 - 85 morti, 177 feriti
Rapido 904
22.12.84 - 16 morti, 131 feriti
Fiumicino
27.12.85 - 17 morti, 75 feriti

Chi ne fu il protagonista? Non è mai stata fatta piena luce, ma i sospetti più pesanti si indirizzano verso l'area di estrema destra. Per vari motivi:

  1. in tale area si erano sviluppate teorie che fornivano una giustificazione teorica all'uccisione di masse (senso aristocratico del superomismo, disprezzo per la massa).
  2. era interesse politico di chi voleva una svolta in senso autoritario alimentare un clima di tensione (la «strategia della tensione»), funzionale alla instaurazione di un regime dittatoriale, di cui vi erano all'epoca molti esempi, dalla Grecia dei colonnelli, al Cile di Pinochet, alle varie dittature militari sudamericane e asiatiche. La sinistra avanzava, il centro si mostrava troppo “molle” e incapace di gestire l'ordine, dunque l'unica soluzione avrebbe dovuto essere una dittatura di destra.

il terrorismo rosso

il cadavere di Moro ritrovato
il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro

Mentre molte zone d'ombra persistono tutt'oggi sullo stragismo, una mappa piuttosto completa è stata ricostruita riguardo al terrorismo rosso: i suoi responsabili sono stati quasi tutti assicurati alla giustizia e hanno “confessato” il loro operato terroristico, chi perché sinceramente pentito, chi per opportunismo (la “legge sui pentiti” prevedeva sostanziosi sconti di pena per chi collaborava con la giustizia), chi come forma di orgogliosa rivendicazione.

Obiettivo del terrorismo rosso (la cui formazione più importante furono le Brigate rosse, oltre alle quali operarono anche i NAP e Prima linea) era quello di creare le condizioni per una insurrezione rivoluzionaria generale, ritenendo sbagliata la scelta del PCI di inserirsi nella dialettica del parlamentarismo “borghese”. Nel frattempo le loro azioni avrebbero dovuto creare paura nell'avversario di classe.

Strumento per tale obiettivo era la lotta armata, che in attesa di far scoccare la scintilla della rivoluzione, puniva i nemici di classe, come esponenti dei partiti anticomunisti e dirigenti e padroni che si rendessero responsabili di comportamenti antisindacali, li puniva sequestrandoli (e chiedendo un riscatto, o in denaro o in liberazione di compagni arrestati), o gambizzandoli o uccidendoli.

Momento culminante della strategia brigatista, ma anche inizio della sua fine, fu il sequesto, conclusosi con l'uccisione, di Aldo Moro (1978), uno dei più prestigiosi statisti italiani, stimato anche a sinistra.

Dopo il tragico sequestro Moro settori sempre più numerosi di quella che veniva chiamata la zona grigia del movimento comunista, coloro che non stavano «né con lo Stato né con le BR», vennero distanziando le proprie posizioni dalle BR, il cui operato apparve ingiustificatamente sanguinoso.

la Solidarietà nazionale

Si tratta di una formula politica che campeggia nella seconda metà degli anni '70, esprimendo però un clima che si estende anche alla prima metà del decennio: fin dall'inizio di esso infatti Enrico Berlinguer, segretario del PCI aveva avanzato la richiesta di un compromesso storico tra le masse cattoliche, socialiste e comuniste (in pratica tra DC, PSI e PCI), garantendo di non voler seguire il modello sovietico (aveva infatti condannato l'invasione della Cecoslovacchia nel '68 e si era fatto fautore, coi comunisti spagnoli e francesi, di un eurocomunismo, una via occidentale al comunismo, autonoma da Mosca) e di accettare le regole democratiche: e il PSI gli aveva fatto eco chiedendo equilibri più avanzati rispetto alle formule di centro-sinistra, in pratica un qualche coinvolgimento del PCI nella maggioranza di governo.

Fu un ulteriore spostamento a sinistra dell'asse politico delle maggioranze governative: il PCI infatti, ancora escluso nelle formule di centro-sinistra, entrava in qualche modo nella maggioranza, pur senza entrare però nell'esecutivo con propri ministri.

In un primo tempo il PCI diede la sua non-sfiducia al governo Andreotti (1976/78), poi votò, positivamente, la fiducia a un nuovo governo Andreotti (un monocolore DC, 1978/79).

condizioni

Berlinguer
Enrico Berlinguer

Proprio per fronteggiare tali gravi minacce una DC indebolita era obbligata a cercare di compattare le forze politiche in uno sforzo appunto di coesione, di solidarietà nazionale: non perché condividessero un comune programma, ma per fronteggiare una emergenza assolutamente straordinaria.

contenuti qualificanti

Il PCI diede un suo contributo a delle scelte che rivelavano una particolare sensibilità sociale:

limiti

Tali scelte tuttavia finirono con produrre anche effetti negativi come l'assistenzialismo, e un consistente aumento del debito pubblico.

📚 Bibliografia essenziale

Commovente è il testo, autobiografico, di Gemma Calabresi, vedova del commissario ucciso dai terroristi perché ritenuto responsabile della morte di Giuseppe Pinelli.

🎬 Filmografìa

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