Dal ’68 alla solidarietà nazionale
mai così a sinistra
Francesco Bertoldi
il ’68
Il '68 fu un fenomeno che interessò sia, anzitutto, il mondo studentesco, sia, poi, il mondo operaio.
nel mondo studentesco
In ambito studentesco prese il via, dentro il più grande movimento internazionale di agitazioni studentesche che era partito dagli Stati Uniti e aveva poi coinvolto l'Europa (Francia e Germania in particolare), una grande stagione di contestazione.
Si contestavano il nozionismo, l'autoritarismo, la selettività della scuola e dell'università, dentro una più generale contestazione della società capitalistica, la «società dei consumi» e delle scelte degli stati occidentali, in primis l'imperialismo e il militarismo, che si erano manifestati con la guerra del Vietnam.
Le modalità della protesta erano le occupazioni di facoltà universitarie e manifestazioni di piazza, che non di rado, per la loro violenza (tipico l'uso dei sanpietrini, poi delle bombe-molotov), comportavano scontri con le forze dell'ordine.
Valori che guidavano i contestatori furono lo spontaneismo (espresso dallo slogan fantasie au pouvoir) e la democrazia di base, l'egualitarismo, la solidarietà alla classe operaia.
Nacquero così nuove formazioni politiche a sinistra del PCI, i gruppi extraparlamentari: Lotta continua, Avanguardia operaia, Potere operaio, il Manifesto, di impostazione appunto spontaneista e operaista, e critici verso il PCI, visto come troppo compromesso col potere costituito.
nel mondo operaio: l'autunno caldo
Nell'autunno del '69 si aprì una imponente stagione di lotte operaie, a partire da alcune grandi fabbriche del Nord, anche per l'influenza del movimento studentesco, da cui in effetti vennero mutuate parole d'ordine e modalità organizzative (ad esempio l'assemblea di fabbrica come luogo decisionale). L'esito di queste lotte operaie, gestito dai tre grandi sindacati in modo unitario, fu un rafforzamento del potere contrattuale della classe operaia, che si vide riconosciuti importanti aumenti salariali (fino al 18%) e lo Statuto dei lavoratori (1970), che sanciva un avanzamento dei diritti degli operai, dentro un contesto di generalizzata stima per la condizione lavorativa.
il terrorismo
Due furono le tipologie del terrorismo in Italia, tra il '69 e l'85: quella stragista e quella mirata a colpire la singola persona.
il terrorismo stragista / la strategia della tensione
Elenchiamo di seguito le stragi messe in atto dal terrorismo stragista
- piazza Fontana
- 12.12.69 - 17 morti, 88 feriti
- Freccia del Sud
- 22.07.70 - 6 morti, 50 feriti
- Peteano
- 31.05.72 - 3 morti
- piazza Loggia
- 28.05.74 - 8 morti, 94 feriti
- Italicus
- 4.08.74 - 12 morti, 105 feriti
- Stazione di Bologna
- 2.08.80 - 85 morti, 177 feriti
- Rapido 904
- 22.12.84 - 16 morti, 131 feriti
- Fiumicino
- 27.12.85 - 17 morti, 75 feriti
Chi ne fu il protagonista? Non è mai stata fatta piena luce, ma i sospetti più pesanti si indirizzano verso l'area di estrema destra. Per vari motivi:
- in tale area si erano sviluppate teorie che fornivano una giustificazione teorica all'uccisione di masse (senso aristocratico del superomismo, disprezzo per la massa).
- era interesse politico di chi voleva una svolta in senso autoritario alimentare un clima di tensione (la «strategia della tensione»), funzionale alla instaurazione di un regime dittatoriale, di cui vi erano all'epoca molti esempi, dalla Grecia dei colonnelli, al Cile di Pinochet, alle varie dittature militari sudamericane e asiatiche. La sinistra avanzava, il centro si mostrava troppo “molle” e incapace di gestire l'ordine, dunque l'unica soluzione avrebbe dovuto essere una dittatura di destra.
il terrorismo rosso
Mentre molte zone d'ombra persistono tutt'oggi sullo stragismo, una mappa piuttosto completa è stata ricostruita riguardo al terrorismo rosso: i suoi responsabili sono stati quasi tutti assicurati alla giustizia e hanno “confessato” il loro operato terroristico, chi perché sinceramente pentito, chi per opportunismo (la “legge sui pentiti” prevedeva sostanziosi sconti di pena per chi collaborava con la giustizia), chi come forma di orgogliosa rivendicazione.
Obiettivo del terrorismo rosso (la cui formazione più importante furono le Brigate rosse, oltre alle quali operarono anche i NAP e Prima linea) era quello di creare le condizioni per una insurrezione rivoluzionaria generale, ritenendo sbagliata la scelta del PCI di inserirsi nella dialettica del parlamentarismo “borghese”. Nel frattempo le loro azioni avrebbero dovuto creare paura nell'avversario di classe.
Strumento per tale obiettivo era la lotta armata, che in attesa di far scoccare la scintilla della rivoluzione, puniva i nemici di classe, come esponenti dei partiti anticomunisti e dirigenti e padroni che si rendessero responsabili di comportamenti antisindacali, li puniva sequestrandoli (e chiedendo un riscatto, o in denaro o in liberazione di compagni arrestati), o gambizzandoli o uccidendoli.
Momento culminante della strategia brigatista, ma anche inizio della sua fine, fu il sequesto, conclusosi con l'uccisione, di Aldo Moro (1978), uno dei più prestigiosi statisti italiani, stimato anche a sinistra.
Dopo il tragico sequestro Moro settori sempre più numerosi di quella che veniva chiamata la zona grigia del movimento comunista, coloro che non stavano «né con lo Stato né con le BR», vennero distanziando le proprie posizioni dalle BR, il cui operato apparve ingiustificatamente sanguinoso.
la Solidarietà nazionale
Si tratta di una formula politica che campeggia nella seconda metà degli anni '70, esprimendo però un clima che si estende anche alla prima metà del decennio: fin dall'inizio di esso infatti Enrico Berlinguer, segretario del PCI aveva avanzato la richiesta di un compromesso storico tra le masse cattoliche, socialiste e comuniste (in pratica tra DC, PSI e PCI), garantendo di non voler seguire il modello sovietico (aveva infatti condannato l'invasione della Cecoslovacchia nel '68 e si era fatto fautore, coi comunisti spagnoli e francesi, di un eurocomunismo, una via occidentale al comunismo, autonoma da Mosca) e di accettare le regole democratiche: e il PSI gli aveva fatto eco chiedendo equilibri più avanzati rispetto alle formule di centro-sinistra, in pratica un qualche coinvolgimento del PCI nella maggioranza di governo.
Fu un ulteriore spostamento a sinistra dell'asse politico delle maggioranze governative: il PCI infatti, ancora escluso nelle formule di centro-sinistra, entrava in qualche modo nella maggioranza, pur senza entrare però nell'esecutivo con propri ministri.
In un primo tempo il PCI diede la sua non-sfiducia al governo Andreotti (1976/78), poi votò, positivamente, la fiducia a un nuovo governo Andreotti (un monocolore DC, 1978/79).
condizioni
- La DC era in crisi: il referendum sul divorzio del 1974 aveva visto vincere il fronte laicista, il che suonava come un minaccioso campanello di allarme, e così anche alle elezioni del '75 la distanza tra DC e PCI si assottigliò molto (35% contro 33%);
- era in atto una grave crisi economica (risalente alla crisi del petrolio, innescata dalla guerra del Kippur del 1973 ), che portò l'inflazione a due cifre, con punte del 19%
- anche in rapporto alla crisi economica era in atto il terrorismo, nero e rosso,
Proprio per fronteggiare tali gravi minacce una DC indebolita era obbligata a cercare di compattare le forze politiche in uno sforzo appunto di coesione, di solidarietà nazionale: non perché condividessero un comune programma, ma per fronteggiare una emergenza assolutamente straordinaria.
contenuti qualificanti
Il PCI diede un suo contributo a delle scelte che rivelavano una particolare sensibilità sociale:
- la scala mobile (1975), che adeguava costantemente i salari alle variazioni del costo della vita, garantendo così una costanza di potere d'acquisto dei salari.
- la riforma sanitaria (1978), che assicurava a tutti, dunque anche ai meno abbienti, un adeguato e gratuito trattamento sanitario;
- l'equo canone (1978), che vincolava i proprietari di abitazioni ad affittarle a condizioni non dettate dalla legge della domanda e dell'offerta, ma stando dentro dei limiti fissati dalla legge;
limiti
Tali scelte tuttavia finirono con produrre anche effetti negativi come l'assistenzialismo, e un consistente aumento del debito pubblico.
📚 Bibliografia essenziale
- AA.VV., Il Sessantotto-pensiero, Milano 1987().
- Gianni Baget-Bozzo, Il partito cristiano e l'apertura a sinistra: la DC di Fanfani e di Moro 1954-1962, Firenze 1977().
- Giorgio Bocca, Gli anni del terrorismo. Storia della violenza politica in Italia dal 1970 ad oggi, Roma 1988().
- Michele Brambilla, Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto, Milano 1994().
- Gemma Calabresi, La crepa e la luce, Milano 2022().
- Guido Formigoni, Aldo Moro. Lo statista e il suo dramma, Bologna 2016().
- Giorgio Galli, Piombo rosso. La storia completa della lotta armata in Italia dal 1970 a oggi, Milano 2004().
- Agostino Giovagnoli, Il caso Moro. Una tragedia repubblicana, Bologna 2005().
Commovente è il testo, autobiografico, di Gemma Calabresi, vedova del commissario ucciso dai terroristi perché ritenuto responsabile della morte di Giuseppe Pinelli.
🎬 Filmografìa
- Il clima di lotta di classe di inizio anni '70, con l'orgoglio di essere proletario sono ben raffigurati nel film La classe operaia va in paradiso (1971).
- Un bel film è Romanzo di una strage, che sa ricreare molto efficacemente il clima degli “anni di piombo”, quando l'Italia era sconvolta dal terrorismo e dagli scontri violenti in piazza. La vicenda di Pinelli e del commissario calabresi è trattata con garbo ed equilibrio di raro pari.
- Un film interessante è anche La macchinazione, sulla figura e sulla morte di Pier Paolo Pasolini.
- La meglio gioventù riguarda un segmento della storia repubblicana italiana più vasto degli anni '60 e '70, e cede un po' a un gusto nazional-popolare, ma ha comunque un suo valore per rendere, in modo abbastanza semplice ed efficace il clima di quegli anni.
🎼 Multimedia
- Una canzone che riguarda il clima di roventi lotte sindacali di fine anni '60 è Chi non lavora, di Adriano Celentano (in cui una moglie rimprovera il marito che sciopera troppo, “due giorni su tre”)
- Fabrizio de André ha dimostrato in molte sue canzoni una sensibilità per gli ultimi, al punto da preferire chi, presumibilmente perché spinto dalla povertà, ha infranto la legge a chi la vuol far rispettare in modo impassibilmente rigido (i “gendarmi”): è il tema de il pescatore
pagine di questa sezione
- Gli inizi della Repubblica: la Costituzione.
- Gli anni del centrismo: gli anni '50
- Gli anni del centro-sinistra: gli anni '60
- Gli anni di piombo e la “solidarietà nazionale”: fine anni '60 e anni '70.
- Gli anni del pentapartito: gli anni '80.
- La fine della Prima Repubblica: il crollo del Muro di Berlino, la Lega, Mani Pulite e il referendum elettorale del '93.
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