l'Italia nell'Ottocento
il difficile cammino verso l'unità
Francesco Bertoldi
introduzione
A inizio Ottocento, dopo il Congresso di Vienna, l'Italia è ancora divisa e sottoposta all'egemonia di uno Stato straniero, l'Austria. Uno dei più famosi uomini politici del quale, il cancelliere Metternich, poté dire, che «l'Italia non è che un'espressione geografica».
Ma in breve tempo si mette in modo un processo, fatto di elaborazioni teoriche e di disegni politici, che consentirà all'Italia di guadagnare la sua unità e e la sua indipendenza, il Risorgimento. Purtroppo però il modo con cui venne attuata l'unità e l'indipendenza dell'Italia fu piuttosto affrettato e violento, in quanto non tenne conto delle diversità esistenti in un Paese che era da secoli diviso, e si attuò contro il Papato, il cui potere temporale venne abbattuto in modo brusco e, ad essere eufemistici, non consensuale. Anche, ma non solo, per “colpa” del papato di allora.
Ciò creò un assetto statale non stabile, con ferite aperte (il contrasto tra società e Stato) che porteranno, dopo la breve illusione di una ritrovata armonia sotto Giolitti, alla “brutta avventura” del fascismo e della seconda guerra mondiale.