Medioevo in classe

discutendo tra prof e alunni

4 Liceo, 19 dicembre 2002: sollecito gli studenti a dire la loro impressione sulla filosofia studiata nella pria parte dell'anno, quella medioevale. Il testo che segue è un resoconto della discussione seguitane, scritto da una alunna, Margherita B., e solo in minima parte integrato o corretto.

"Miriam: Ho trovato gli argomenti di filosofia studiati quest'anno più interessanti rispetto a quelli dell'anno scorso.

Luca: Sono più interessanti perché si occupano di più di etica e meno di metafisica. Le cose che mi sono piaciute maggiormente  sono state le varie dimostrazioni dell'esistenza di Dio dei vari filosofi. Mi sembra che siano convincenti, ma solo per i credenti.

Lucia: Secondo me c'è bisogno di queste dimostrazioni per avere più sicurezza e perché, altrimenti la religione sembra troppo astratta. A mio parere è necessario, soprattutto in questo periodo in cui la scienza [e la mentalità diffusa] sembrano contraddire ciò che dice la fede, diventare certi di quello in cui si crede.

Andrea: Io penso che non bisogna cercare di dimostrare l'esistenza di Dio perché la religione è basata sulla fede e perché Dio è mistero. Quindi cercare di dimostrare che Dio esiste, in modo razionale, è sbagliato perché se no non c'è più bisogno della fede.

Prof: Anche se Dio è mistero l'uomo deve farsi domande riguardo alla sua fede. E' come per lo studio, se non si sa perché lo si fa, lo si vive come un dovere.

Mauro: Io sono d’accordo con Luca e Lucia. Anche per me le cose più interessanti sono state le dimostrazioni di Dio, ma, per me, non sono convincenti. Secondo me è giustissimo che uno creda in qualche cosa, ma non deve farsi domande.

Margherita: Riguardo a quello che diceva Andrea, penso che sia giusto tentare di dimostrare che Dio esiste perché ciò non contraddice il fatto che è mistero. Penso infatti che di Dio siano misteriose le caratteristiche, ma che l'uomo possa arrivare a capire con la ragione che esiste anche se ciò non significa comprenderlo completamente.

Prof: E' vera però una cosa: si può dimostrare l'esistenza di Dio, ma per raggiungere la certezza, non sono sufficienti delle prove logicamente esatte. La pura logica non basta, occorre un coinvolgimento esistenziale, deve essere oggetto di esperienza. Senza un coinvolgimento nella vita non si diventa certi. Inoltre c'è bisogno di avere un rapporto con altre persone con cui condividere questa esperienza. Quindi la prova logica va integrata con un coinvolgimento affettivo, esistenziale e con un rapporto con altri.

Chiara:   La Chiesa ha stabilito una dimostrazione "ufficiale" che deve valere per tutti?

Prof: No, la Chiesa si è limitata a dire che l'esistenza di Dio si può dimostrare, ma la via è lasciata alla libertà dei vari filosofi. E infatti le prove fornite dai filosofi medievali valgono sul versante OGGETTIVO. C'è però anche il versante SOGGETTIVO: cosa interessa A ME che Dio esista, cosa cambia nella mia vita?

Mauro: I medievali trascuravano la soggettività, ma per me il fattore soggettivo non è necessario per una dimostrazione. Una dimostrazione deve essere, infatti, qualche cosa di oggettivo e non soggettivo.

Prof: Parlavo di qualcosa  di soggettivo, non di soggettivistico, e perciò comune a tutti.

Mauro: Ma come faccio io a sapere che una cosa che è vera per me è vera per tutti?

Prof: Esistono cose soggettive comuni a tutti come ad esempio il desiderio di felicità. Ciò è attestato, per esempio, dalla letteratura o da un confronto vero con altri.

Lucia: Quello che a me non convince delle varie dimostrazioni è che terminano con l'idea di infinito e poi identificano quest'idea con Dio.

Margherita: Ma queste dimostrazioni miravano proprio a dimostrare l'esistenza di un essere infinito a prescindere dal nome che gli si dà. I medievali lo chiamavano Dio perché per loro l'essere infinito  era il Dio cristiano.

Prof:   La definizione di Dio è: essere perfettissimo, chi crede in un essere perfettissimo comunemente lo chiama Dio.

Mauro: Ma questa è una cosa che uno crede perché ha già una sua religione.

Prof: Credere senza rendersene ragione è contro l'impostazione della fede stessa. Inoltre Dio si manifesta nella realtà.

Mauro: Queste manifestazioni sono però soggettive: uno le vede perché già crede.

Enrico: Chi crede vede nel mondo manifestazioni di Dio, ma chi non crede cosa vede nella realtà?

Prof: Alcuni dividono la realtà dalla coscienza. Secondo voi è meglio essere certi o no su quello in cui si crede?

Enrico: Secondo me sì, è meglio essere certi perché così hai qualcosa di oggettivo in cui credere.

Lucia: Per me la certezza è una necessità che abbiamo per il clima in cui siamo, pieno di incertezze e dubbi.

Prof: Non bisogna dimenticare che non tutti gli aspetti della realtà si possono affrontare con lo stesso metodo. Per esempio la scienza ha un suo metodo per raggiungere certezze, la politica un altro e l'affettività un altro ancora.

Marco M.: La fede è una cosa che migliora l'uomo. Anche l'avere una certezza assoluta riguardo all'esistenza di Dio migliorerebbe l'uomo?

Prof: La sfida è non ricadere negli errori del passato, non cadere nell'intolleranza verso gli altri, nonostante la certezza.

Lucia: Forse però la nostra fede è fondata sul non avere certezze. Infatti mi è venuto in mente un passo del vangelo che dice "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno."

Prof: Ma vedere e essere certi sono due cose diverse."