Agostino

la fede come risposta all'ineliminabile desiderio di Infinito

«Il nostro cuore è inquieto, finché non riposi in Te»«Inquietum est cor nostrum
donec requiescat in Te»
(Confessioni, I, 1).

🪪 Cenni sulla vita

📔 Opere principali di Agostino

titolo originale titolo tradotto anno
Contra academicosContro gli accademici386
De vita beataLa vita beata386
De ordineL'ordine386
SoliloquiaI soliloqui386
De immortalitate animaeL'immortalità dell'anima387
De musicaSulla musica387
De libero arbitrioIl libero arbitrio388
De magistroIl maestro388
De quantitate animaela grandezza dell'anima388
De gratia et libero arbitrioLa grazia e il libero arbitrio388/95
De vera religioneLa vera religione389
De utilitate credendiL'utilità del credere391
Contra Faustum manichaeumContro Fausto manicheo392
Enarrationes in PsalmosEsposizioni sui sami392
De mendaciola menzogna394
Expositio epistolae ad GalatasSulla lettera ai Galati394
De agone christianoIl combattimento cristiano395
ConfessionesLe Confessioni395/410
Quaestionum Evangeliorum libri duoQuestioni sui Vangeli397
De doctrina christianaLa dottrina cristiana397
De TrinitateLa Trinità399
De catechizandis rudibusLettera ai catechisti399
De natura boni contra ManichaeosLa natura del bene contro i Manichei399
De Genesi ad litteramLa Genesi alla lettera401
Contra Cresconium grammaticum Donatistam libri quatuorContro Cresconio405
De spiritu et litteraLo spirito e la lettera412
De natura et gratiaLa natura e la grazia413
De civitate DeiLa città di Dio413/26
In Evangelium Ioannis tractatusTrattato sul vangelo di Giovanni414
De perfectione iustitiae hominisLa perfezione della giustizia dell'uomo415
In Epistolam IoannisSulla lettera di Giovanni415
De gratia Christi et de peccato originali contra PelagiumLa grazia di Cristo e il peccato originale contro Pelagio418
De anima et eius origine contra Vincentium VictoremL'anima e la sua orgine419
Quaestionum in Heptateuchum libri septemQuestioni sull'Ettateuco419
Enchiridion de Fide, Spe et CharitateManuale sulla Fede, Speranza e Carità420
RetractationesRitrattazioni426

lo spirito agostiniano

il debito verso il platonismo

perché

Agostino, come ogni essere umano e dunque ogni filosofo, è uomo del suo tempo, situato e condizionato dal contesto culturale a lui contemporaneo; non ci si deve perciò stupire che la sua riflessione filosofica sia debitrice nei confronti di qualcosa che lo ha preceduto. Del resto egli ne era in gran parte consapevole, e la sua scelta va verso il filosofo greco che più ogni altro gli appare vicino al Cristianesimo, Platone, con la sua sottolineatura dell'importanza decisiva dell'invisibile. L'uomo non può appagarsi del visibile, della materia, ma il suo desiderio è tutto rivolto a un bene superiore alla materia. Questo già Platone lo capiva, anche se solo con Agostino diventa chiaro che è solo l'invisibile Infinito, e non un invisibile finito, a poter saziare il cuore dell'uomo. Comunque tra tutti i filosofi greci, Platone è, agli occhi di Agostino, quello che più si avvicina alla verità. Perciò egli cerca di integrare nel suo pensiero elementi platonici.

come

Questo utilizzo del pensiero platonico ha dei pregi, ma anche dei limiti:

l'originalità agostiniana

Lo spirito di Agostino è così riassumibile:

bassorilievo: Battesimo di Cristo
pur sottolineando l'interiorità, Agostino era convinto dell'importanza decisiva della Chiesa visibile.

1. Un vivo senso della drammaticità dell'esistenza umana, della sua non banalità. La vita non è qualcosa che avvenga, per così dire, automaticamente, come se potessimo “lasciarci vivere”. Passivamente e inconsapevolmente. L'uomo è chiamato a un destino buono, che però può non raggiungere. Può cioè rovinarsi (con le sue stesse mani), e rovinarsi, usando male della sua libertà di scelta, significa non riconoscere e non aderire a quel Tu infinito che lo ha creato per una felicità perfetta; felicità che d'altra parte l'uomo non può non desiderare con tutto il suo cuore (inquietum est cor nostrum): il male è una possibilità che insidia ad ogni istante l'uomo, per cui ad ogni istante occorre scegliere. Perché la posta in gioco è altissima.

2. Perciò la filosofia non è oziosa riflessione accademica, svagata e disimpegnata curiosità, ma vivente impegno con questo dramma: deve servire a rispondere alle domande dell'uomo concreto, deve servire alla vita, non ad astratte curiosità.

3. In questo senso una formula che esprime efficacemente lo spirito di Agostino è la celebre frase: «Deum et animam meam scire cupio. (..) Nihil aliud», cioè «non desidero conoscere altro che Dio e la mia anima». La mia anima, cioè il desiderio di piena felicità, la domanda di pienezza, e Dio, il Mistero infinito che è la Risposta alla domanda che io sono. Vediamolo un po' più in dettaglio:'

Una possibile obiezione. Ma perché Agostino dice "niente altro" ("nihil aliud") oltre a Dio e all'anima, oltre al desiderio di felicità e di verità e alla Risposta esauriente a tale desiderio? Non significa "tagliar via" il terzo fattore della realtà, cioè il mondo, la realtà materiale e gli altri esseri umani?

Si potrebbe rispondere così: da un lato, se per mondo si intende la realtà ontologica del mondo (e degli altri) tale realtà è esaurientemente ricompresa in Dio, che è la Totalità, presente in ogni cosa: amare Dio implica amare la sua creatura, la verità della sua creatura. Ma l'amore alla creatura non sarebbe vero se da un lato non partisse dal desiderio di felicità che anima ognuno, e che sarebbe diabolico pretendere di anestetizzare per un preteso amore "disinteressato" o per un dovere di tipo kantiano, e dall'altro non riferisse la creatura a Dio, che solo ne conosce e ne può il vero bene.

D'altro lato se si intende mondo in senso morale (quel "mondo" per cui Cristo non ha pregato nell'ultima cena, come dice il Vangelo di Giovanni) è pienamente cristiano che Agostino escluda che esso possa interferire tra sé e il Destino: non devo obbedire alle convenzioni e alle mode di una mentalità nella misura in cui essa è succube della Menzogna, ma ovunque necessario ognuno deve sfidare "questo mondo" e il suo tenebroso e ottenebrante Principe.

Non si tratta dunque di evasione dal mondo, ma di chiarezza del Destino ultimo, senza del quale il mondo stesso si sbriciolerebbe nel nulla. Quanto Dio contasse per Agostino è possibile vederlo in moltissime sue pagine, ma esemplari sono certi passaggi delle Confessioni, ad esempio l'inizio. Lì il Mistero è visto come «laudabilis valde», degno di molta lode da parte di un uomo che, pur nel suo limite (limite ontologico: è mortale, etico: è peccatore, gnoseologico: la sua mente inciampa per la sua superbia), non può non essere tutto proteso al Dio che l'ha creato per Sé, e senza del quale il suo cuore resta inquieto.

il dramma dell'uomo

Il dramma dell'io umano è riassumibile nello schema seguente.

il paradosso dell'uomo
  • desiderare la perfetta felicità ...
  • ...trovando solo temporanei e limitati appagamenti
  • desiderare la piena verità, stabilmente e definitivamente posseduta ...
  • ...trovando solo incertezza, opinioni che si è costretti a cambiare così spesso
  • desiderare di compiere fino in fondo il bene ...
  • ...trovandosi così spesso proclive al male
  • desiderare la pace ...
  • ...trovando solo inquietudine

il superamento positivo del dramma

Caravaggio, vocazione di Matteo (part)
è Dio, in Cristo, che ci chiama; l'Iniziativa prima è Sua.

L'uomo non supera con le sue forze questo circolo vizioso di non poter non desiderare quello che poi non può ottenere: in polemica contro Pelagio, egli sostiene che solo la grazia di Cristo ci salva. E ciò perché l'uomo non è in uno stato di natura integra (=sana), ma di natura decaduta: la natura umana è come ferita (per cui l'intelligenza non pensa come dovrebbe, cogliendo [sempre e solo] il vero, e si producono errori e incertezze che "naturalmente" non ci dovrebbero essere; e la volontà non è stabile nel volere il bene, ma si piega al male), ed è ferita da quel fatto che sta all'inizio della storia umana e si chiama peccato originale.

Conseguenze: viene così battuta in breccia ogni pretesa moralistico-farisaica; l'uomo non riesce ad essere buono, basandosi sulle sue forze. Lo può essere solo accettando l'aiuto di Cristo, nella Chiesa. Viene così a delinearsi come pienamente umano un atteggiamento di umiltà verso sé stessi, perché non si sfugge alla fragilità, e di non-giudizio verso gli altri. Così, risulta impraticabile una visione della realtà umana che divida in buoni e cattivi, con i primi che riuscirebbero ad essere coerenti in virtù di una loro energia, e i secondi che sarebbero da puntare a dito come malfattori e farabutti, perché infrangono delle leggi. Il vero punto di discrimine etico non è tra chi osserva le regole e chi non le osserva, ma tra chi mendica la grazia, riconoscendosi non-autosufficiente e avendo lo sguardo su anzitutto Altro da sé, e chi si ritiene autosufficiente, come i farisei, che si ritenevano giusti, perché osservavano (o dicevano di osservare) quattro regolette, che si erano ritagliati su misura per i loro comodi.

la conoscenza

L'uomo non è, in generale, autosufficiente: segnato dal peccato originale, è chiamato alla comunione con Dio, in Cristo. Questa non-autosufficienza la si vede anche in campo conoscitivo. è solo Cristo che consente alla conoscenza umana di raggiungere uno stato di certezza e di stabile verità (come Maestro interiore, mediante l'illuminazione)

il superamento del dubbio scettico

Che l'uomo non fluttui nell'incertezza, nell'assenza di riferimenti veritativi assoluti lo si può capire anche "dal basso", con una riflessione filosofica che fa appello ad evidenze naturali (anteriori alla fede); infatti, dice Agostino nel Contra Academicos, se anche dovessimo dubitare di tutte le verità che si riferiscono al mondo esterno, se anche dubitassimo di tutto, almeno dell'atto del dubitare, almeno dell'esistenza di me, soggetto che dubito, non potrei dubitare. So almeno questo, che io esisto. Ma sapere che esisto aggiunge una seconda certezza, quella appunto che, oltre che esistente, io sono conoscente. E infine io, esistente e conoscente, posso scegliere che cosa pensare o fare, dunque sono anche volente.

Esse, nosse, velle (esistere, conoscere, volere) sono dunque le prime tre certezze, che segnano il superamento del dubbio. E' dunque il soggetto, l'io, nella sua realtà ontologica, il dato di certezza primo, e nelle prime tre certezze di cui è fatto l'io si rispecchia lo stesso Mistero trinitario (il Padre, Origine dell'essere, il Figlio, Verbo del Padre, e lo Spirito, Amore infinito).

l'illuminazione

Basandosi sulle sue sole forze conoscitive naturali, l'uomo non andrebbe però molto lontano: gli manca un "centro di gravità permanente", che gli consenta di giudicare in modo stabile e adeguato la realtà che è oggetto della sua esperienza.

Mutevole e instabile è tale realtà del mondo sensibile, come mutevole e instabile è la stessa anima umana, lo stesso io e la sua mente, che deve continuamente ricredersi sulle cose, cambiando opinione con facilità, e restando preda di un turbine di ipotesi piuttosto che camminando con pacificata sicurezza sulla via maestra di una verità assoluta. Tale è la condizione dell'uomo, e Agostino ha il merito di riconoscerne con chiarezza la non-auspicabilità: non si può certo dire che sia un vantaggio fluttuare nell'incertezza. Ma in tale condizione si rimane finché non sia appunto aiutato da qualcosa di superiore: Colui che vede tutto con perfetta e stabile chiarezza, Cristo, il Maestro interiore, partecipa alla mente umana un po' di tale chiarezza, rendendo possibile giudicare in modo nitido e sicuro.

Da notare che l'illuminazione si esercita non sui concetti, ma sui giudizi: mentre in Aristotele il discrimine tra conoscenza imperfetta e conoscenza (più) perfetta era l'astrazione, che segnava il passaggio tra la sensazione e il pensiero, per Agostino il discrimine è l'illuminazione, che separa una conoscenza, anche mentale, imperfetta perché fluttuante nell'incertezza, e una conoscenza resa perfetta dall'influsso del Maestro interiore. Quest'ultima inizia già, del resto, con la sensazione, che è atto non del corpo e nemmeno del composto corporeo-spirituale, ma dell'anima, e che può perciò essere condotta bene (e così partecipare della perfezione ed essere in qualche modo superiore a un pensiero incerto) o male.

Potremmo sintetizzare come segue:

Aristotele Agostino
conoscenza perfetta pensiero sensazione e pensiero “illuminati”
tramite: astrazione illuminazione
conoscenza imperfetta sensazione sensazione e pensiero “non illuminati”

l'affettività

è ancora Cristo che consente alla affettività umana di sottrarsi alla grettezza di un amor sui come misura ultima di tutto, e di tuffarsi nella buona avventura dell'amor Dei, che supera l'amore egoistico a sè, pur essendo l'unico a fare il proprio vero bene.

La sua grazia, ricevuta dal nostro libero arbitrio, lievita la nostra natura, decaduta in seguito al peccato originale, e ci rende capaci di bene, superando appunto il male (come progetto sulla vita), che tanto aveva angosciato Agostino prima della conversione.

Si intrecciano dunque la necessità della grazia, per essere pienamente morali, amando Dio più che le creature, da un lato, e la realtà del libero arbitrio, che può accettare o rifiutare la grazia, dall'altro:

Quando cerca di vivere rettamente con le sue sole forze, senza l'aiuto della grazia liberatrice divina, l'uomo è vinto dal peccato; ma nella libera volontà egli ha in suo potere di credere nel suo liberatore e di ricevere la grazia

La legge, che insegna e comanda ciò che non può essere compiuto senza la grazia, dimostra all'uomo la sua debolezza, perché la debolezza così provata possa ricorrere al Salvatore, con il cui aiuto sanante la volontà è resa capace di fare ciò che nella sua debolezza aveva trovato impossibile

il male

Il problema del male aveva attanagliato Agostino fin dalla giovinezza, ed egli ne aveva cercato delle soluzioni nel manicheismo prima e nel neoplatonismo poi, finché non trovò una propria originale soluzione, certo, ispirata al Cristianesimo: il male non è una realtà positiva, nel senso che non esistono cose cattive, enti cattivi; tutto ciò che esiste, nella misura in cui esiste, è buono, è un bene, tutto ciò che esiste essendo creatura di un Mistero onnipotente e buono.

ma allora che cosa è il male? In generale esso è privazione, mancanza di essere. Questo ha delle implicazioni esistenziali nel senso che chi fa il male non dimostra di essere furbo o intelligente, perché si priva di un bene, rinuncia a una perfezione, sceglie per una minore perfezione, per una minore soddisfazione, per una minore felicità.

In particolare S.Agostino distingue tre tipi di male:

Il tempo

è sempre Cristo che dà senso al tempo, permettendogli di essere non più dispersa molteplicità, sciame informe di vuote apparenze, ma sensata unità raccolta nella attesa della eternità beata.

Quella del tempo è un dimensione molto sentita da S.Agostino: tutto è instabile, provvisorio; questa vita non dà tregua, non si può mai in essa riposarsi definitivamente.
Da un lato il tempo è contrassegno della finitudine dell'uomo, disperso e come disgregato nelle molteplicità degli instanti, che si susseguono inesorabilmente. Per cui esso è indizio della drammaticità della vita, di un suo non-autopossesso: per la inconsistenza del tempo (il passato non è più, il futuro non è ancora, il presente stesso non è che un attimo inafferrabile, senza spessore, sfuggente).
D'altro lato la coscienza del tempo indica una elevazione dell'uomo sopra la molteplicità dispersa degli istanti; sintetizzando il molteplice egli si avvicina all'eterno presente di Dio: il tempo è distensio animi, l'animo si dilata ad abbracciare l'estensione altrimenti desolatamente disgregata della successione temporale (in te, anime meus, tempora metior). Per brani relativi al tempo: si vedano i testi di S.Agostino.

la storia: le due città

...duas societates hominum, quarum est una quae praedestinata est in aeternum regnare cum Deo, altera aeternum supplicium subire cum diabolo

S.Agostino ha una visione drammatica della storia, come di uno scontro tra due città, la civitas Dei, o coelestis, o Jerusalem e la civitas diaboli, o terrena, o Babilonia.

Le due città hanno dei confini (almeno in parte) invisibili: la linea di demarcazione passa infatti attraverso il cuore di ogni uomo, più che separare nettamente e definitivamente (finché dura la storia) alcuni uomini da altri. Appartiene infatti alla civitas Dei chi è governato dall'amor Dei usque ad contemptum sui, alla civitas diaboli chi è governato dall'amor sui usque ad contemptum Dei.

Fecerunt itaque civitates duas amores duo, terrenam scilicet amor sui usque ad contemptum Dei, caelestem vero amor Dei usque ad contemptum sui.

Uno appartiene all'una o all'altra città dunque in virtù di ciò che ama: si può amare Dio, o si può amare sé stessi.

Va chiarito però che amando Dio in realtà si ama anche la verità di sé, che è creata da Dio e che Dio vuole elevare a Sé; mentre l'amore a sé che caratterizza la città di Babilonia non è un amore al vero sé, alla verità di sé, ma a una falsa immagine di sé (ci si ama non per quello che si è davvero, ma per come si crede, ingannevolmente, di essere: autosufficienti, secondo l'orgoglio che il peccato originale ha innescato in noi).

lo stato

La visione agostiniana dello stato è tendenzialmente pessimista: per lui infatti lo stato si è reso necessario in seguito al peccato originale, senza il quale gli esseri umani si sarebbero autogovernati senza bisogno di leggi e di istituzioni.

Mentre dunque la società è naturale (l'uomo è naturalmente socievole), non così lo stato.

Inoltre, come abbiamo accennato nulla assicura della bontà degli stati, che possono anche diventare delle grandi associazioni a delinquere.

Nessun uomo, finché dura la storia, fino al ritorno glorioso di Cristo, può essere detto totalmente appartenente all'una o all'altra città; questo non vuol dire però che le due città non abbiano anche una ben precisa visibilità: la Chiesa è, sia pure non interamente, la più trasparente manifestazione visibile della civitas Dei, certi stati, come l'impero assiro o come per molto tempo l'impero romano, sono in qualche modo manifestazioni della civitas diaboli. Gli stati in effetti non sono necessariamente buoni: dipende da chi li governa, possono anche diventare magna latrocinia.

è in corso dunque una gigantesca lotta tra il Bene e il Male, ed è allora importante schierarsi, decidere da che parte stare. Il punto non è anzitutto stare con una parte o con l'altra di quelle che sono le contrapposizioni che emergono più visibilmente nella storia, il punto è stare con Cristo, amando Dio più della falsa immagine di sé; questo peraltro non toglie che, in un dato momento storico, possa essere necessario schierarsi, almeno temporaneamente e mantenendo una superiore libertà di giudizio (in altri termini, non ideologicamente), con una certa determinata parte.

Per un giudizio

Il nostro giudizio su S.Agostino è prevalentemente positivo. Non crediamo sia un caso se per un millennio il pensiero cristiano occidentale si è ispirato esplicitamente a lui, e anche quando, dal XIII secolo Tommaso d'Aquino lo ha in qualche modo "surclassato" come pensatore più apprezzato dalla autorità ecclesiastica cattolica, egli è rimasto uno delle pietre miliari del Cristianesimo, a cui lo stesso Tommaso è debitore, e non poco (come dimostrano le abbondantissime citazioni agostiniane nelle pagine tomiste).

😃 Ciò che di lui è più importante è la chiara percezione della fondamentalità del soprannaturale, della grazia divina, che sola risponde al desiderio che anima l'uomo, che sola perciò consente all'uomo di essere uomo;

😧 Ciò che è meno accettabile in lui è una certa recezione di Platone, che lo porta a opporre materia a spirito, realtà temporali e realtà eterne in una flessione non del tutto criticamente vagliata in prospettiva cristiana. Per il Cristianesimo infatti la materia, la carne, il corpo non solo non sono male, come anche Agostino vede, già da quando passa dal manicheismo al neoplatonismo, ma non sono nemmeno qualcosa da trascurare in vista dell'Eterno. L'Eterno non è alternativo al tempo: e questo Agostino lo vede e lo capisce, ma non riesce, usando spesso categorie platoniche, a esprimerlo in modo soddisfacentemente chiaro.

📖 Testi on-line

su Sant'Agostino

di Sant'Agostino

Brani scelti

📚 Bibliografia essenziale

Articoli

Contributi