Lorenzetti, gli effetti del buon governo

La democrazia e la fede

un ingiusto sospetto

«date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio» (Mt 22,21)

obiezioni “cristiane” contro la democrazia

la riserva fondamentale

l'equiparazione di verità ed errore

Anche da parte cattolica sono esistite ed esistono riserve nei confronti della democrazia e dei suoi valori, come la libertà. Il maggior rimprovero che alcuni credenti fanno, più o meno implicitamente, alla democrazia è di mettere sullo stesso piano qualsiasi concezione della realtà, e quindi verità ed errore. Dando a tutti la stessa possibilità di esprimersi e di contare. Per questo tipo di cattolicesimo lo Stato dovrebbe invece imporre a tutti la verità e reprimere l'errore.

Questo tipo di motivazione, che trovava ancora degli appigli nel Magistero ottocentesco (si pensi al Sillabo di papa Pio IX) è stato esplicitamente e decisamente superato dal Concilio Vaticano II, che ha chiarito come l'oggettiva esistenza della verità non implica che essa debba essere imposta per via legislativa e coercitiva: la verità deve essere proposta (alla libertà delle persone), non imposta (tramite lo Stato).

Si tratta di una presa di coscienza decisiva per quanto riguarda il rapporto tra Chiesa e mondo: la democrazia non implica il relativismo e non è nemica della fede. E quindi un cristiano non può avere riserve di principio nei suoi confronti.

Ma non mancano degli ultra-conservatori, come uno dei più accaniti critici di papa Francescomons. Viganò, che non esitano ad attaccare lo stesso Concilio, cioè l'assise più solenne di cui la Chiesa dispone per chiarire ciò che è cristiano e ciò che non lo è. Egli così attacca i Padri conciliari che hanno approvato quella libertà religiosa che è uno dei cardini della democrazia:

«Si sono resi conto – egli si chiede – tutti questi Padri conciliari che hanno dato il loro voto a Dignitatis Humanae e hanno proclamato con Paolo VI la libertà religiosa, che hanno di fatto spodestato Nostro Signore Gesù Cristo strappandogli la corona della sua regalità sociale?»

Per sostenere la sua tesi, secondo cui lo Stato non dovrebbe considerare alla pari tutte le religioni, ma consentire solo quella vera, cioè il cristianesimo, mons. Viganò è costretto a capovolgere le parole che in Vangeli attribuiscono a Gesù Cristo: per lui «il Regno di Cristo» è «di questo mondo».

riserve minori

un vittimismo fuori luogo

Ma la maggior parte degli ultra-conservatori che oggi criticano la democrazia non pare condividere del tutto la radicalità di tali, anacronistiche e estremistiche, posizioni. Si attesta piuttosto sulla constatazione che negli Stati democratici vengono di fatto approvate leggi che contrastano con la morale cattolica, come l'aborto, il divorzio, le unioni omosessuali, l'eutanasia e simili.

Ora, trascurando pure il fatto che all'area ultra-conservatrice sfugge, come nota Borghesi, tutta una gamma di valori postulati dalla fede ma da tale area ignorati (come la giustizia sociale e la solidarietà con i più poveri e deboli), ciò che viene in tal modo dimenticato è che se tali leggi vengono approvate non è per colpa della democrazia, che dà la possibilità a tutti di esprimersi, ma di chi non è capace di convincere la maggior parte della gente della bontà della propria posizione.

Il che è quanto suggerisce implicitamente Paolo Musso quando parla di quei cristiani «che pretendono che le leggi continuino a basarsi sui valori cristiani anche se questi non sono più accettati dalla maggioranza, invece di interrogarsi sul perché questo è accaduto e soprattutto sul come tale tendenza può essere invertita» (La scienza e l'idea di ragione, Mimesis, Milano 2019, p.149).

Non si può, insomma, chiedere che lo Stato faccia da stampella coercitiva a una soggettività incapace di convincere. Si tratta di non risparmiarsi il lavoro di testimonianza e di dialogo nella società, tra la gente.

preferibilità della democrazia per la fede

La democrazia, cioè il fatto che tutti possano esprimersi liberamente e contare nella decisioni che riguardano la vita pubblica, è in realtà preferibile per chi è credente.

da un punto di vista storico

Si potrebbe ricordare come, dallo stesso punto di vista storico, un'epoca fortemente influenzata dalla fede, come il Basso Medioevo, conobbe forme di democrazia: si pensi ai Comuni italiani. Da notare, per inciso, che nella loro lotta contro il Barbarossa i Comuni italiani furono sostenuti dal papa. Anche se non (o almeno non soprattutto) per il fatto di essere democratici, bensì (soprattutto) in quanto di opponevano allo strapotere imperiale (e probabilmente anche alla germanizzazione del Nord Italia).

Viceversa l'avvento delle monarchie assolute, che non erano, è vero, dei regimi propriamente dittatoriali, ma andavano comunque in quella direzione, della concentrazione del potere in poche mani, andò di pari passi con una limitazione della libertà della Chiesa. Col tentativo di sottometterla al potere politico, come fu con il progetto gallicano nella Francia di Luigi XIV.

da un punto di vista logico

Ma, anche da un punto di vista logico, la democrazia, l'imperfezione della quale non è intrinseca ma conseguente al peccato originale, è la forma di governo più conforme ai valori cristiani di eguaglianza di tutti gli esseri umani.

Inoltre essa è la più conforme al Disegno di un Mistero che non vuole degli schiavi, ma dei figli, liberi e da cui si aspetta una adesione libera e non forzata. Come ben ha sottolineato Charles Péguy.

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